[Area] Prescrizione - l'esperienza di una Corte di Appello

Claudio Castelli claudio.castelli a giustizia.it
Mer 7 Nov 2018 10:26:48 CET


In tema di prescrizione credo sia opportuno ragionare sulla base di
esperienze concrete. Parto dalla mia esperienza ovvero la corte d’appello di
Brescia, Corte dove la percentuale di prescrizioni, con sentenza in generale
predibattimentale, arriva quasi al 25%.

Il problema delle Corti non è prevalentemente la pendenza dei processi, ma
l’enorme difficoltà a curare la fase successiva riguardante il post
dibattimento e l’esecuzione. Per fare dei numeri relativi ovviamente alla
Corte che presiedo oggi abbiamo circa 6000 pendenze, un buon risultato
(frutto di un eccezionale sforzo ed impegno di magistrati e personale) se si
tiene conto che nel 2011 eravamo arrivati a 11.000, ma quanto più preoccupa
è il numero di sentenze in attesa di notifica (circa 3000) e da eseguire, in
numero analogo. Ciò è derivato dalla drammatica scopertura di personale
amministrativo, anche oltre il 30%, avutasi in questi anni, che aveva fatto
sì che venivano affrontate e curate solo le urgenze. Anche in relazione alle
pendenze quando sono arrivato poco più di due anni fa più di metà
riguardavano fascicoli iscritti prima del 2013. Con l’arrivo dei nuovi
assistenti, segno di un chiaro mutamento di politiche che non possiamo che
sperare che continui, ora c’è una seria possibilità di recuperare
l’arretrato. L’intervento sulla prescrizione, al di là del fatto che
riguarderà soltanto i reati commessi successivamente alla modifica
normativa, e che pertanto ne beneficeremo solo tra qualche anno, può
aiutarci in quanto presumibilmente disincentiverà una quota di appelli
puramente dilatori, anche se i tassi di impugnazione, un po’ inferiori
rispetto a quelli nazionali riguardano solo il 23,08% (dato 2016 -2017)
delle sentenze emesse nel distretto (comprese n.d.p. e assoluzioni). Non è
comunque risolutivo. Il primo problema è quello di avere un’ulteriore forte
innesto di personale e di personale qualificato, il cui ruolo è essenziale
in particolare nel settore penale. Se ciò venisse fatto potremmo in tempi
ragionevoli eliminare l’arretrato sia come pendenze, sia come
postdibattimento, sia come esecuzioni. Il blocco della prescrizione comunque
interverrebbe su una fascia estremamente limitata di procedimenti, dato che
nell’ultimo anno giudiziario nel distretto a fronte di circa 1000 sentenze
di prescrizione dichiarate in Corte si sono avuti 7000 decreti archiviazione
e quasi 1300 sentenze di non doversi procedere per tale causa negli Uffici
GIP e dibattimento penale dei Tribunali del distretto. 

Se si tratta di un primo passo, accompagnato da una forte iniezione di
risorse in particolare come personale amministrativo, è più che ragionevole,
se si pensa possa essere la soluzione è gravemente errato.

La realtà è che occorre ripensare radicalmente il processo e in particolare
le impugnazioni. Il nostro sistema afflitto da panpenalismo non è in grado
di far fronte in modo efficace all’enorme carico penale. Ciò è stato
aggravato dalle tendenze produttivistiche diffusesi negli uffici giudiziari
con un enorme numero di citazioni dirette che ha prodotto percentuali
estremamente elevate di assoluzioni.

A fronte di ciò la prescrizione viene ad avere l’effetto calmieratore e di
tenuta del sistema che per oltre quarant’anni avevano avuto le periodiche
amnistie.

Contenerla con la sospensione dopo la sentenza di primo grado, sia pure in
un segmento finale, ha un senso di giustizia, ma nel contempo non
illudiamoci che risolva i problemi, dato che la diminuzione di impugnazioni
rischia di essere compensata dall’aumento delle pendenze per processi non
più definibili per prescrizione.

Da ciò una valutazione che inevitabilmente è complessa, ma che rimanda alla
necessità di una radicale revisione di un sistema che funziona male e che
oggi richiede a più soggetti enormi sforzi (e costi umani ai cittadini) con
risultati insoddisfacenti.

 
Claudio Castelli – C.A. Brescia

 

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