[Area] R: R: intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

Riccardo De Vito riccardo.devito a giustizia.it
Mer 7 Nov 2018 19:06:35 CET


Non intendo sottrarmi al dibattito su questo argomenti, anzi apprezzo molte delle domande poste da dagli interlocutori con i quali il dibattito è sempre stato proficuo (con Matteo Centini ricordo un vivace scambio a un corso in materia di penitenziario, del quale conservo un ricordo importante per il metodo e i contenuti).

Parto dall'articolo, che è un'intervista e che ha una sua inevitabile semplificazione.

Quindi provo a chiarire il senso del mio intervento.

Pacifico che molti reati (occorrerebbe verificare statistiche serie) si prescrivono prima della sentenza di primo grado. Alcune statistiche parlano addirittura di cifre prossime al 70%.

A mio avviso - cosa che certamente nella sintesi non sono riuscito a spiegare - questo è imputabile a diversi fattori:



1) un fattore è sicuramente dovuto a quello che ritengo un operare meritorio dei pubblici ministeri: dare priorità ai fatti di maggiore allarme sociale per evitare che questi ultimi, che sono quelli di più difficile accertamento, siano sottoposti alla lotteria della prescrizione. Procedimenti i, per così dire, "meno importanti" vengono postergati. Questo è un fatto determinato dalla lotteria della prescrizione e quindi lo indicavo per non falsare il secondo dei punti che intendo discutere, che è il seguente;



2) un altro fattore del prescriversi prima della sentenza di primo grado, non mi pare revocabile in dubbio, è attribuibile al fatto che i reati di più difficile accertamento - anche i c.d. White collars crimes - richiedono tempi di indagine lunghi e tempi dibattimentali lunghi. tendono a prescriversi, quindi, prima della sentenza di primo grado e questo a differenza di minor allarme sociale (furti e rapine improprie, ad esempio, non certo i gravi casi citati da Matteo). Questo contribuisce ad alimentare un carattere del processo: quello di colpire più facilmente - di essere più efficiente - nei confronti di chi è ai margini del perimetro sociale. credo che la norma sulla prescrizione così concepita non contribuisca a creare vantaggi;



3) altro fattore è quello a cui accennava Paolo Ielo. Molti reati a citazione diretta vivono per molto tempo in un limbo, una terra di nessuno che è quella zona compresa tra Procura che se ne è liberata e Tribunale che non ha ancora fissato udienza. Permettetemi di osservare che questo varia da prassi a prassi, da Tribunale a Tribunale. Non è per tutti così. E in ogni caso è un fattore che si aggiunge agli altri e che da solo non può giustificare tutte le prescrizioni di tutti i procedimenti in fase di indagine.



Detto ciò, qualche precisazione mi sembra dovuta alle lucide osservazioni di Stefano Calabria.

Dire  - come io ritengo - che la prescrizione dopo la sentenza di primo grado - in questo momento, senza intervenire sui tempi dei processi e senza avere sperimentato l'efficacia della legge Orlando - non sia cosa positiva, non vuol dire non avanzare alcun giudizio sulla prescrizione e sulle pene.

il nostro sistema funziona come un sistema, scusate la citazione retrò, come un sistema di classe. Molti dei reati in materia di ambiente e infortunistica sono contravvenzioni. non va bene, a meno di non scegliere di perseguirle su piani diversi dal penale. Ma questo ha a che fare con l'interruzione della prescrizione dopo il primo grado?

Per le contravvenzioni non è prevista recidiva, pur essendo i più tipici reati imprenditoriali e dunque seriali. Anche qui non mi sembra che sia l'emendamento proposto a cambiare le carte.

alcuni reati dovrebbero essere imprescrittibili, vedi tortura. e via dicendo.



Ultima notazione. Mi rendo conto  che la norma potrebbe avere i seguenti effetti: meno impugnazioni, più riti alternativi, ruoli più sgombri, tutto che si rimette in equilibrio. a parte che non lo credo - vedi le norme sull'impossibilità di accedere ai riti alternativi - credo che non si possa attendere.

perché sono in gioco i principi di presunzione di non colpevolezza e quella che nei lavoratori preparatori del codice Rocco veniva definita "azione corroditrice del tempo". domani andrò in udienza con esecuzioni penali in carcere per fatti commessi nel 2005 e nel 1998.

non mi sembra che la giustizia penale possa funzionare, possa svolgere il suo potere confermativo e di rassicurazione sociale, Si trasforma nel suo esatto opposto.



Mi rendo conto che scelgo un punto di vista per trattare questo argomento. ma credo che anche gli altri lo facciano.

Quella che non è fake news è sicuramente il carcere che domani attende persone.



grazie a tutti

Riccardo





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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Rossella Soffio <rossella.soffio a giustizia.it>
Inviato: mercoledì 7 novembre 2018 18:12
A: Stefano Calabria; Paolo Ielo; Matteo Centini; 'riccardo arena'
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: R: intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

Giusto, giustissimo, finalmente.
Mi permetto solo di aggiungere che nei reati colposi la prescrizione giunge al termine o in corso di istruttoria di processi e indagini difficilissime,  con consulenze e perizie lunghe e complesse e accertamenti di responsabilità per cui ha " sputato sangue" il pm e il giudice monocratico nel folle tentativo di arrivare almeno ad una affermazione di responsabilità che consenta almeno un minimo ristoro alle persone offese......
.....il parossismo cioè, il colmo di un processo morboso..
Rossella


Inviato dal mio dispositivo Samsung


-------- Messaggio originale --------
Da: Stefano Calabria <stefano.calabria a giustizia.it>
Data: 07/11/18 17:30 (GMT+01:00)
A: Paolo Ielo <paolo.ielo a giustizia.it>, Matteo Centini <matteo.centini a giustizia.it>, 'riccardo arena' <radiocarcere a gmail.com>
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

... E molti altri procedimenti si prescrivono nel corso delle indagini perché la querela, o comunque la notitia criminis, riguarda fatti già prescritti, o comunque prossimi alla prescrizione.

Più in generale, segnalo quello che è a molti noto ma che non viene a mio avviso sufficientemente evidenziato: in nessun paese europeo (tranne forse la Grecia) c’è una disciplina della prescrizione come quella italiana, in cui il termine continua a correre non soltanto dopo l’esercizio dell’azione penale ma finanche dopo l’accertamento di responsabilità (accertamento che per lo Stato è sufficiente ad irrogare la sanzione, salvo il diritto della parte ad impugnare il provvedimento). Ed allora, delle due l’una: o in tutti i paesi europei c’è una disciplina poco garantista oppure siamo noi che abbiamo una disciplina irragionevole. Propenderei per la seconda ipotesi. E sul punto le modifiche apportate dalla legge 103/2017, per quanto comunque positive, sono state a mio avviso insufficienti.

Non capisco poi l’argomento, utilizzato più che altro nel dibattito sui media, secondo cui un intervento sulla prescrizione come quello voluto dall’attuale Ministro condurrebbe ad una dilatazione dei tempi dei processi perché i giudici se la prenderebbero più comoda senza lo spauracchio della prescrizione: si tratta di un argomento abbastanza offensivo, almeno per i giudici addetti al settore civile e del lavoro, i quali lavorano su processi che non si prescrivono e che non mi risultano essere mediamente più neghittosi dei giudici addetti al settore penale.

Osservo infine che a mio avviso è decisivo un argomento: uno Stato che lascia sistematicamente prive di sanzione intere tipologie di reati (ad esempio tutte le contravvenzioni, tra cui i reati edilizi o quelli ambientali, almeno in molti distretti) è uno Stato che abdica ai suoi compiti essenziali e verso il quale il cittadino onesto può maturare profondi sentimenti di estraneità ed avversità; e così si veicolano tra i consociati anche sentimenti forcaioli, di vendetta privata e di desiderio “dell’uomo forte”, da combattere e da prevenire.
Per come la penso io, è un male minore (e sottolineo un male minore) una condanna per un abuso edilizio che interviene dieci anni dopo i fatti, con annesso ordine di demolizione (ordini che i magistrati dovrebbero essere messi in condizione di eseguire...), piuttosto che l’impunità per quella condotta; è un male minore una condanna dopo dodici anni dai fatti per lesioni colpose gravissime ed invalidanti piuttosto che l’assenza di qualsiasi sanzione verso l’autore.
Poi, per il medio e lungo periodo, siamo tutti d’accordo nel volere un processo penale più rapido, anche se ci dividiamo su alcune delle possibili soluzioni (io, per esempio, sono a favore dell’abolizione del divieto di reformatio in peius, come accade nel sistema francese). E però non diciamo che dobbiamo aspettare Godot prima di riformare una disciplina della prescrizione che è profondamente ingiusta ed ormai non più tollerabile.


Saluti

Stefano Calabria



From: Paolo Ielo<mailto:paolo.ielo a giustizia.it>
Sent: Wednesday, November 07, 2018 3:40 PM
To: Matteo Centini<mailto:matteo.centini a giustizia.it> ; 'riccardo arena'<mailto:radiocarcere a gmail.com> ; md a magistraturademocratica.it<mailto:md a magistraturademocratica.it>
Cc: 'Area'<mailto:area a areaperta.it>
Subject: Re: [Area] R: intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

Attenziine a veicolare fake news. Molti reati si prescrivono in una fase preprocessuale perche’ i piu’ numerosi di essi sono a citazione diretta e stanno nella fase compresa tra la richiesta di udienza, dunque a indagini definite, e la data d’udienza. Dunque si prescrivono dopo la definizione delle indagini e prima della fissazione dell’udienza
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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di MATTEO CENTINI <matteo.centini a giustizia.it>
Inviato: mercoledì 7 novembre 2018 14:27:58
A: 'riccardo arena'; md a magistraturademocratica.it
Cc: 'Area'
Oggetto: [Area] R: intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

In Italia la maggior parte dei reati si prescrive in fase di indagini, è una responsabilità della magistratura?
Influiscono certamente le scelte delle procure che, a fronte di risorse scarse, tendono a sacrificare alcuni processi per garantire quelli più importanti. Ma si prescrivono soprattutto i reati di più difficile accertamento che sono poi quelli commessi dai colletti bianchi. Mentre arrivano a conclusione i processi per i poveracci. È una selezione che lede il principio di uguaglianza e che avviene ben prima delle sentenze di primo grado.

Mi piacerebbe sapere il “bravo come sempre” intende dire che le procure fanno una selezione che risparmia i colletti bianchi e si accaniscono sui poveracci (che poi sarebbero rapinatori, violentatori, estorsori e spacciatori, tipo…)

Facci sapere!

Matteo Centini

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di riccardo arena
Inviato: mercoledì 7 novembre 2018 14:01
A: md a magistraturademocratica.it
Cc: Area
Oggetto: Re: [Area] intervista a Riccardo De Vito sulla prescrizione

Bravo come sempre!

Il giorno mer 7 nov 2018 alle ore 13:18 <md a magistraturademocratica.it<mailto:md a magistraturademocratica.it>> ha scritto:

Nel nome dell’interesse dello Stato si fa a pezzi il principio di non colpevolezza

Intervista a Riccardo De Vito, presidente di Md (Il Manifesto, 7 novembre 2018)



Riccardo De Vito, presidente di Magistratura Democratica, qual è il suo giudizio sulla proposta di interrompere la prescrizione dopo il primo grado di giudizio? La corrente di Davigo chiede che Csm e Anm si schierino a sostegno dell’iniziativa del M5S.

Non condivido, ma è legittimo che una corrente della magistratura possa chiederlo. Così come sarebbe giusto che Csm e Anm prendessero posizione sui punti critici e pericolosi del decreto sicurezza. Sulla prescrizione le posizioni nella magistratura sono diverse, ed è giusto ricordare che l’Anm si è sempre espressa...

Continua a leggere vai al link: http://www.magistraturademocratica.it/articolo/nel-nome-dell-interesse-dello-stato-si-fa-a-pezzi-il-principio-di-non-colpevolezza_2957.php



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