[Area] Notti bianche e non solo....
thorgiov
thorgiov a libero.it
Dom 13 Gen 2019 16:49:11 CET
Non sono d'accordo. La scuola ormai da decenni viene vissuta
essenzialmente con fastidio da parte degli studenti e dei loro genitori,
i quali il più delle volte pensano che non vale neppure la pena di
imparare qualcosa, perchè poi a decidere sul successo di una carriera
professionale saranno più che altro le relazioni personali. Anche i
professori lo sanno e sono sempre più demotivati, nel momento in cui si
trovano contro i loro studenti appoggiati senza riserve dalle famiglie
di provenienza. Del resto la maggior parte degli insegnanti attualmente
in servizio non è nemmeno entrata nella scuola per concorso, ma in virtù
di immissioni in ruolo dei precari, e mancando una selezione alla base
la qualità complessiva del corpo docente nel corso degli anni è scesa
sempre di più. I professori hanno sempre guadagnato poco, ma c'era un
tempo in cui il rispetto nei loro confronti era incondizionato. Oggi
quel rispetto non esiste più, e la scuola è diventata essenzialmente un
ammortizzatore sociale, l'ultima spiaggia per chi ha una laurea .
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
Il 13/01/2019 11:33, Francesco Messina ha scritto:
>
> Nei mesi scorsi ho rappresentato ai colleghi le iniziative marchigiane
> di AREA per stabilire un dialogo costante, e non occasionale, con le
> scuole.
>
> La scelta è stata quella di un’azione convergente nei contenuti
> (almeno per quanto è possibile) da sviluppare o da approfondire
> all’interno dei programmi di studio dei docenti.
>
> E così venerdì sera, sino a tarda ora, ho partecipato all'iniziativa
> organizzata dall'Istituto "Nolfi" di Fano per la "notte bianca" dei
> licei classici.
> Sono state ore piene di sentimento e di ragione, grazie a un programma
> davvero splendido organizzato da professori e studenti.
> Ho percepito la loro passione, il loro impegno, il loro credere in ciò
> che facevano.
> Li ringrazio per la vitalità che hanno generato in tutti e in me in
> particolare.
> Ho dato il mio contributo, trattando il tema “/Socrate. problema o
> risorsa civile? Il processo come luogo della riflessione critica/” .
> Ho ascoltato ottime relazioni tenute dai docenti. Gli studenti hanno
> offerto spunti di grande interesse.
>
> Insomma, mi sono arricchito non poco.
>
> Da tutto ciò ho tratto qualche considerazione.
>
> Ho tratto spunto anche dallo straordinario riscontro di pubblico avuto
> da Roberto Scarpinato, il 30 novembre scorso, sempre a Fano,
> nell’ambito di una iniziativa patrocinata dall’ANM delle Marche.
>
> L’incontro con Roberto Scarpinato non ha dato solo la possibilità
> (davvero unica) a chi era presente di fissare e mettere in logica,
> ordinata sequenza alcuni tasselli decisivi per la storia italiana.
>
> E’ stata anche l’occasione per comprendere che ci sono precise
> esigenze nella comunità, più o meno pensante, di cui siamo parte.
> Esiste, ed è forte nella sua cogenza, il desiderio di approfondire
> temi che riguardano la verità, il diritto, la giustizia.
> E non solo con la consapevolezza dei meccanismi giuridici, ma anche
> della storia processuale italiana, intesa come parte decisiva per una
> vera memoria collettiva.
> Certo, si tratta di essere disponibili e duttili sul piano
> comunicativo, ma lo spazio d'interlocuzione e di condivisione è ancora
> ampio, purché lo si voglia vedere e praticare.
> Come cittadini e come magistrati non ci possiamo sottrarre, a patto,
> però, che la tutta nostra storia – compresa quella dei colleghi che,
> in solitudine, si sono posti come elemento di contraddizione positiva
> rispetto a persone, prassi, sistemi di potere, e come tali spesso
> dimenticati o resi “insipidi” nel loro ricordo, vale a dire senza il
> significato urticante dei loro pensieri e delle loro azioni – sia
> compresa, sia “saputa” da chi entra – ora - in magistratura.
>
> Nell’ansiogena ricerca di ciò che è “moderno”, di ciò che è “attuale”,
> si dimentica che esso, per definizione, è transeunte, non è stabile,
> sarà trascinato via dal passare del tempo.
> E allora forse è davvero il caso di recuperare ciò che noi siamo in
> senso “classico”. Di fare della nostra memoria storico-professionale
> una categoria non statica, ma dinamica, attiva.
>
> Si è “classici” quando si sopravvive al “moderno”, quando si “resiste”
> al “qui e ora” nel senso più furbesco e semplificante
> dell’espressione. Senza capacità critica, senza confronto, senza il
> giusto distacco rispetto a ciò che rischia di far diventare asserviti
> al (o servi del) momento.
>
> Se si tratta, allora, di “resistere”, di selezionare il meglio che
> supera il tempo contingente, il semplicemente “moderno”, la scuola
> rappresenta l'ultimo territorio non ancora definitivamente espugnato
> dall'idiozia di massa.
> La diseducazione al ragionamento, scopo principale del sistema
> mediatico e di precisi interessi negli ultimi decenni, ha abbassato il
> senso critico complessivo.
> Ma c'è, ancora, un luogo collettivo e culturale da presidiare.
> C'è, ancora, una trincea etica da difendere.
> Ed è, appunto, la scuola. Il luogo in cui, anche etimologicamente,
> s’insegna a non essere “al servizio” di nulla. A essere autenticamente
> liberi di pensare secondo i principi che aiutano a “stare” nella
> Storia, elaborando, cioè, un giudizio critico rispetto al momento, e
> non a soccombere a esso.
> Lo si può fare non solo dando il nostro contributo conoscitivo, ma
> stando anche vicini agli insegnati della scuola secondaria.
> Condividendo le difficoltà del loro lavoro, le loro problematiche
> organizzative, le loro istanze economiche.
> Contribuendo a ristabilire l'autorevolezza sociale della loro professione.
>
> Contrastando il disegno impiegatizio che il contesto (in)culturale si
> vuole attuare – e in parte non minima è stato realizzato - proprio per
> insegnanti e magistrati.
>
> C’è uno spazio in cui misurare il nostro compito professionale e
> intellettuale.
>
> Ma ben sapendo che non c'è compito più difficile e appassionante che
> educare un giovane a essere libero nella mente e nel cuore, in modo
> autentico e responsabile.
>
> Francesco Messina, Tribunale Pesaro
>
>
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