[Area] R: [Nuovarea] Notti bianche e non solo...
Marcello Basilico
marcello.basilico a giustizia.it
Lun 14 Gen 2019 08:22:20 CET
Caro Francesco,
grazie.
Ti avvicini alle precise esigenze della comunità con una riscoperta della cultura e dei saperi, perfino quelli classici, coniugati con una riflessione approfondita e serena.
Sembra l'espressione di una passione d'altri tempi, ma probabilmente siamo noi, confusi dal contingente, a non capire che la storia ha un respiro assai più lungo di quello che crediamo di vivere in questo momento grigio.
In quella trincea, vicino ai giovani che ancora non immaginano quale futuro li attenda, io ci voglio essere. Sono certo che tutta AreaDG vorrà e dovrà esserci.
Grazie ancora Francesco.
Marcello Basilico
-----Messaggio originale-----
Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Francesco Messina
Inviato: domenica 13 gennaio 2019 11:53
A: nicola.aiello a giustizia.it; Giuseppe Pagliani1; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Nuovarea] Notti bianche e non solo...
Nei mesi scorsi ho rappresentato ai colleghi le iniziative marchigiane di
AREA per stabilire un dialogo costante, e non occasionale, con le scuole.
La scelta è stata quella di un’azione convergente nei contenuti (almeno per
quanto è possibile) da sviluppare o da approfondire all’interno dei
programmi di studio dei docenti.
E così venerdì sera, sino a tarda ora, ho partecipato all'iniziativa
organizzata dall'Istituto "Nolfi" di Fano per la "notte bianca" dei licei
classici. Sono state ore piene di sentimento e di ragione, grazie a un
programma davvero splendido organizzato da professori e studenti. Ho
percepito la loro passione, il loro impegno, il loro credere in ciò che
facevano. Li ringrazio per la vitalità che hanno generato in tutti e in me
in particolare. Ho dato il mio contributo, trattando il tema “Socrate.
problema o risorsa civile? Il processo come luogo della riflessione critica”
. Ho ascoltato ottime relazioni tenute dai docenti. Gli studenti hanno
offerto spunti di grande interesse.
Insomma, mi sono arricchito non poco.
Da tutto ciò ho tratto qualche considerazione.
Ho tratto spunto anche dallo straordinario riscontro di pubblico avuto da
Roberto Scarpinato, il 30 novembre scorso, sempre a Fano, nell’ambito di una
iniziativa patrocinata dall’ANM delle Marche.
L’incontro con Roberto Scarpinato non ha dato solo la possibilità (davvero
unica) a chi era presente di fissare e mettere in logica, ordinata sequenza
alcuni tasselli decisivi per la storia italiana.
E’ stata anche l’occasione per comprendere che ci sono precise esigenze
nella comunità, più o meno pensante, di cui siamo parte. Esiste, ed è forte
nella sua cogenza, il desiderio di approfondire temi che riguardano la
verità, il diritto, la giustizia.
E non solo con la consapevolezza dei meccanismi giuridici, ma anche della
storia processuale italiana, intesa come parte decisiva per una vera memoria
collettiva.
Certo, si tratta di essere disponibili e duttili sul piano comunicativo, ma
lo spazio d'interlocuzione e di condivisione è ancora ampio, purché lo si
voglia vedere e praticare.
Come cittadini e come magistrati non ci possiamo sottrarre, a patto, però,
che la tutta nostra storia – compresa quella dei colleghi che, in
solitudine, si sono posti come elemento di contraddizione positiva rispetto
a persone, prassi, sistemi di potere, e come tali spesso dimenticati o resi
“insipidi” nel loro ricordo, vale a dire senza il significato urticante dei
loro pensieri e delle loro azioni – sia compresa, sia “saputa” da chi
entra – ora - in magistratura.
Nell’ansiogena ricerca di ciò che è “moderno”, di ciò che è “attuale”, si
dimentica che esso, per definizione, è transeunte, non è stabile, sarà
trascinato via dal passare del tempo. E allora forse è davvero il caso di
recuperare ciò che noi siamo in senso “classico”. Di fare della nostra
memoria storico-professionale una categoria non statica, ma dinamica,
attiva.
Si è “classici” quando si sopravvive al “moderno”, quando si “resiste” al
“qui e ora” nel senso più furbesco e semplificante dell’espressione. Senza
capacità critica, senza confronto, senza il giusto distacco rispetto a ciò
che rischia di far diventare asserviti al (o servi del) momento.
Se si tratta, allora, di “resistere”, di selezionare il meglio che supera il
tempo contingente, il semplicemente “moderno”, la scuola rappresenta
l'ultimo territorio non ancora definitivamente espugnato dall'idiozia di
massa.
La diseducazione al ragionamento, scopo principale del sistema mediatico e
di precisi interessi negli ultimi decenni, ha abbassato il senso critico
complessivo. Ma c'è, ancora, un luogo collettivo e culturale da presidiare.
C'è, ancora, una trincea etica da difendere.
Ed è, appunto, la scuola. Il luogo in cui, anche etimologicamente, s’insegna
a non essere “al servizio” di nulla. A essere autenticamente liberi di
pensare secondo i principi che aiutano a “stare” nella Storia, elaborando,
cioè, un giudizio critico rispetto al momento, e non a soccombere a esso. Lo
si può fare non solo dando il nostro contributo conoscitivo, ma stando anche
vicini agli insegnati della scuola secondaria.
Condividendo le difficoltà del loro lavoro, le loro problematiche
organizzative, le loro istanze economiche.
Contribuendo a ristabilire l'autorevolezza sociale della loro professione.
Contrastando il disegno impiegatizio che il contesto (in)culturale vuole
attuare – e in parte non minima è stato realizzato - proprio per insegnanti
e magistrati.
C’è uno spazio in cui misurare il nostro compito professionale e
intellettuale.
Ma ben sapendo che non c'è compito più difficile e appassionante che educare
un giovane a essere libero nella mente e nel cuore, in modo autentico e
responsabile.
Francesco Messina, Tribunale Pesaro
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