[Area] R: Palazzi di ingiustizia

Oscar Magi oscar.magi a giustizia.it
Ven 18 Gen 2019 11:15:13 CET


Caro Felice, non ho detto che non ci sono onori, ho solo affermato che, a mio parere, gli oneri sono, spesso, superiori ( ovviamente a far bene il proprio lavoro).
Parlando solo di me , ti posso dire che ho scelto, a suo tempo, questo tipo di incarico perchè mi piaceva l’idea di cambiare prospettiva e di fare qualcosa per cui mi sentivo e mi sento ancora portato, e cioè organizzare il lavoro degli altri, oltre che il mio.
Per quanto riguarda il masochismo non saprei risponderti: è possibile che anche dentro di me ce ne sia una certa percentuale  ( per esempio, continuare a leggere le mail di questa lista di alcuni tra di noi..) , in ogni caso ti consiglio la lettura del libro “ Venere in pelliccia” che traccia, in modo magistrale, i confini interiori ed esteriori di una patologia psicoanalitica di significativa frequenza.
saluti
Oscar Magi 

From: thorgiov 
Sent: Thursday, January 17, 2019 4:41 PM
To: Oscar Magi ; Dott. Marco Patarnello ; 'Marcello Basilico' ; area a areaperta.it 
Subject: Re: [Area] R: Palazzi di ingiustizia

Anche io ho preferito , e tuttora preferisco, la seconda alternativa. Almeno fino a quando il mio fisico me lo consentirà. Però tu fai una affermazione che ho sentito più volte da molti Presidenti : gli oneri in una carriera direttiva sono più incisivi e preponderanti degli onori. Una affermazione che spesso si accompagna ad un'altra : io vedo il mio ruolo direttivo come un servizio. Ora, non voglio parlare di casi particolari, perchè ovviamente c'è sempre chi lavora poco e male, e chi lavora bene e molto, indipendentemente dalle funzioni che svolge. Però mi sono sempre chiesto : se effettivamente il ruolo direttivo o semidirettivo comporta più sacrifici che vantaggi, se veramente viene vissuto come un servizio e non come un avanzamento di carriera ( carriera che in base alla Costituzione per noi non dovrebbe esistere ), per quale motivo la grande maggioranza dei magistrati si affatica tanto per ricoprirlo ? Perchè i magistrati litigano fra loro, si insultano, sgomitano di continuo all'interno della corrente e dell'ANM, si affannano per avere più titoli preferenziali possibili, propongono ricorsi al TAR, cercano sempre un referente che li appoggi, anche nella politica, tutto per avere la nomina o la conferma nell'incarico, con notevole dispendio di energie ed anche di risorse economiche ? Tutta questa fatica per che cosa? Per soffrire di più ! Ecco, io credo che nei sempre più numerosi ricorsi al Giudice Amministrativo proposti da parte dei magistrati che si sono visti rigettare dal CSM la richiesta di nomina ad un incarico dirigenziale, perchè la scelta è caduta su un altro collega, bisognerebbe precisare che si è più adatti a quel posto non perchè si è più bravi ( non importa se dal punto di vista tecnico od organizzativo, tanto è lo stesso ), ma perchè si è più capaci, anzi più desiderosi, di soffrire. Questo è il merito che bisognerebbe premiare! Questa è la dote principale di un candidato!  Certo, se si parte da tale premessa bisognerebbe concludere che noi magistrati siamo dei masochisti, il che non è certo un segno di equilibrio. Ma ad un certo punto il cittadino deve sapersi accontentare. Alla fine non si può avere tutto.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )




Il 17/01/2019 11:01, Oscar Magi ha scritto:

  Sarà che tra le due alternative di cui parla Felice Pizzi ( comandare e f......e) ho sempre preferito la seconda alla prima , ma io mi ritrovo , come dire, in ampio disaccordo sulle valutazioni fatte da alcuni di noi in merito alla “carriera direttiva “ .
  Come ho già scritto una volta ( ma, repetita iuvant) la targhetta “ presidente” scritta sulla porta io l’ ho sempre vista come un esplicazione funzionale, nè più, nè meno che la targhetta “ servizi” scritta per indicare l’accesso ai bagni del tribunale ( ahimè sempre troppo pochi e mal funzionanti, ma questo è un altro discorso..).
  In una struttura amministrativa come la nostra il presidente di una sezione di tribunale o di corte  è nient’altro che un “ primus inter pares “, e cioè un qualcuno ( o qualcuna) che sia minimamente esperto di organizzazione del lavoro  e che abbia la capacità di far funzionare la macchina , non certo nè il più bravo a scrivere sentenze , nè, tantomeno, quello che si può permettere di far lavorare gli altri senza lavorare egli stesso quanto e più degli altri.
  Nella mia ormai lunga esperienza di semidirettivo ( 8 anni in primo grado, 2 in Corte ) non ho mai avuto nemmeno la sensazione di avere un comando gerarchico sugli altri componenti la sezione che presiedevo  e non ho mai usato il mio cd. “potere “ per prevaricare qualcuno o per piegare alle mie esigenze il lavoro della sezione.
  Questo perchè ( al di là della particolare situazione dei Procuratori della Repubblica che godono, come si sa, di un potere gerarchico attenuato) la nostra NON è una struttura gerarchica in cui qualcuno comanda e gli altri obbediscono ( e meno male !).
  Gli oneri che una carriera direttiva comporta sono, a mio modesto parere, assai più incisivi e preponderanti che gli onori .
  Non è sempre così ? forse, ma permettetemi di credere che sia così per la maggior parte di noi .
  Poi c’è qualcuno che approfitta, che sgomita, che usa il servizio solo come potere... certo.
  Ma la macchina la fa funzionare chi  è capace di capire , di comprendere la complessità del nostro lavoro, chi ha esperienza ( che si matura, ahimè, solo con gli anni ) , chi riesce a dirigere e non a comandare, chi ha rispetto del lavoro altrui.
  Scusate il piccolo sfogo, ma ormai vicino alla pensione credo di avere il dovere di rendere testimonianza della mia piccola esperienza di giudice  e di presidente.
  Un caro saluto a tutti
  Oscar Magi 


  From: thorgiov 
  Sent: Wednesday, January 16, 2019 4:44 PM
  To: Dott. Marco Patarnello ; 'Marcello Basilico' ; area a areaperta.it 
  Subject: Re: [Area] R: Palazzi di ingiustizia

  Purtroppo è così : ormai la stragrande maggioranza dei magistrati è convinta che la carriera esista, anzi, che ci debba essere. Quella targhetta con su scritto "Presidente" messa sulla porta assume un rilievo essenziale nella vita professionale.  Il Berlusca sapeva benissimo che il potere della magistratura è un potere diffuso, e che la Costituzione non permette la creazione di una gerarchia vera e propria. Così la gerarchia l'ha introdotta in forma strisciante, con le valutazioni di professionalità e la temporaneità solo relativa degli incarichi direttivi e semidirettivi. Una magistratura gerarchizzata è una magistratura asservita, perchè chi ha bisogno sempre di qualcun altro non è mai libero, e purtroppo moltissimi questo lo accettano. Vale sempre il vecchio detto siciliano : cummannari è megghiu che f..., anche se prima di comandare bisogna obbedire. Del resto il servilismo è sempre stata la vera attitudine degli italiani.


  FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


  Il 16/01/2019 13:48, Dott. Marco Patarnello ha scritto:

    Purtroppo non ho la possibilità di rispondere con l’approfondimento che il tema meriterebbe, ma qualcosa voglio dirla ugualmente. 

    La questione tocca la sostanza del nostro essere magistrati, si tratta, dunque, di un tema di estrema importanza, che a mio giudizio condiziona tutte le più importanti questioni su associazionismo e correnti ed il relativo dibattito.

    Condivido lo spirito delle considerazioni di Marcello, infatti, pur essendo purtroppo piuttosto avanti con l’anzianità (“compio” 30 anni di servizio fra pochi mesi), faccio oggi il magistrato di sorveglianza e finora non ho mai fatto domande per incarichi direttivi o semidirettivi, proprio perché non li considero un privilegio o uno sviluppo di carriera. Per me -e per le norme- i magistrati si distinguono solo per funzioni: non credo alla carriera, ma alle cose che piace fare o verso cui ci si sente adatti o pronti. Io la vedo effettivamente così, anche se può suscitare ilarità. 

    Però non sono cieco, se in magistratura vi sia una carriera o non vi sia, dipende, si, dalle norme, ma dipende anche da come noi magistrati viviamo queste cose. E purtroppo oggi la magistratura crede davvero che esista la carriera. Quindi nelle nostre teste esiste.

    Giusto? Sbagliato? 

    Sbagliato. Terribilmente sbagliato. Tragicamente sbagliato.

    Il resto viene da sé.

    Colpa del CSM e del correntismo? Può darsi. In parte. Forse. Certamente non solo. Certamente è anche colpa di ciascuno di noi, perché la carriera ce l’abbiamo in testa.

    Il vero interrogativo è cosa fare per cambiare e temo che non basti prendersela solo col correntismo, perché anche un CSM senza correnti non eliminerebbe questo problema.

     

    Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
    Inviato: mercoledì 16 gennaio 2019 12:44
    A: Marcello Basilico; area a areaperta.it
    Oggetto: Re: [Area] R: Palazzi di ingiustizia

     

    Tu dici che non abbiamo carriera, capi e promozioni. Affermi che si tratta di concetti che travisano la realtà. Allora tutti i colleghi che si affannano, si arrabattano, si scontrano, si raccomandano, fanno continue richieste di posti direttivi, propongono ricorsi al TAR quando vengono bocciati o non confermati, fanno tutta questa fatica per qualcosa che in realtà non esiste. Vuol dire che sono dei pazzi o degli stupidi. Perchè la stragrande maggioranza dei colleghi si dà tanta pena per un posto di vertice ? Perchè purtroppo il vertice esiste. Non siamo affatto tutti sullo stesso piano se il dirigente può fare il parere sulla mia valutazione di professionalità e io invece, quando lui deve essere confermato, non posso dire nulla perchè il parere lo fa un altro direttivo. L'ordinamento è questo, e tu lo sai benissimo. Se la temporaneità fosse assoluta e fosse possibile, per tutti i magistrati dell'ufficio, esprimere una opinione ufficiale almeno in occasione della conferma del direttivo, allora ci distingueremmo unicamente per le funzioni svolte, e l'incarico di dirigente costituirebbe solo un'occasione per rendere un servizio alla collettività. Altrimenti si tratta di una finzione. Come è una finzione la democrazia quando si afferma che il ricco e il povero hanno uguale diritto di voto. Non è affatto così, nel momento in cui le condizioni materiali di partenza sono radicalmente diverse.

    FELICE  PIZZI  ( Giudice del Tribunale di Napoli Nord ) 

    Il 16/01/2019 11:39, Marcello Basilico ha scritto:

      Caro Felice, il termine “carriera” ha un significato ben preciso e designa un percorso professionale ascensionale con passaggi per gradi superiori.

        Noi non ne abbiamo. Gli unici gradi che conosciamo sono quelli delle impugnazioni.

        Sarebbe bene che, quando parliamo in pubblico, non fossimo noi per primi a diseducare chi non sa di ordinamento e costituzione.

        Purtroppo ci siamo abituati ad usare termini come “capi” o “promozioni” che non hanno diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento. Non sono solo parole, sfumature, ma concetti che travisano la realtà. Se ce ne dimentichiamo, diamo libero accesso a qualsiasi affermazione generica, come purtroppo sempre più accade in quest’epoca di comunicazione veloce e arrabbiata. 

        Non faccio finta di non capire, Rachele e Maria Grazia, di cosa stiamo parlando: personalmente discuto di degenerazione correntizia dal 1991, anno di fondazione di un antico movimento di giovani magistrati di cui fecero parte tanti colleghi che ora – non più giovani – preferiscono combatterla stando dentro, anziché fuori le correnti. O almeno ci provano, ciascuno coi propri poveri mezzi. 

        Quanto alla battuta che mi attribuisce Maria Grazia Omboni, tocca spiegarle che non ho mai detto a Reale che Mirenda è stato incaricato coi voti della mia o di altra corrente. Ho detto che dovrebbero spiegarci (lui e Reale stesso) perché molti colleghi si lamentino del malcostume dopo una mancata nomina, come se magicamente la deriva correntizia fosse cosa di questi anni (e non – andatevi a vedere gli interventi dei presidenti ai congressi ANM degli anni Novanta – un ritornello antico).

        Coglierò comunque le sollecitazioni per vedere se e come l’Anm possa darsi carico – cosa non facile, mi pare – dei risultati della trasmissione televisiva.

        Da ex giornalista professionista, faccio fatica a definire l’ultima parte della trasmissione di Report (prima non l’ho vista) un esempio di giornalismo professionale e documentato. E dunque è difficile reagire quando il cronista muove da una tesi predeterminata affermando fatti non verificati ed interpellando solo una delle parti in gioco. Ma questo credi interessi poco a chi è contento di quella tesi.

          

            

       

      Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
      Inviato: mercoledì 16 gennaio 2019 09:34
      A: area a areaperta.it
      Oggetto: Re: [Area] R: Palazzi di ingiustizia

       

      A te risulta che la nostra categoria sia connotata dall'assenza di carriera : non abbiamo promozioni, non ci sono posizioni di sovraordinazione gerarchica e ci distiguiamo solo per funzioni. In effetti la Costituzione dice questo. Ma la realtà è un'altra, perchè l'ordinamento giudiziario è cambiato. Oggi esistono innanzitutto le valutazioni di professionalità. I capi sanno benissimo che il loro parere negativo è un'arma a disposizione per condizionare i colleghi dell'ufficio. Ovviamente la decisione finale non spetta a loro, perchè ci sono successivi passaggi al Consiglio giudiziario ed al CSM. Il problema è che all'interno di questi organi chi comanda sono proprio le correnti. Il singolo magistrato sa benissimo che deve poter contare su degli appoggi, ma le correnti lo sanno meglio di lui, e ne approfittano. Ovviamente anche il capo dell'ufficio sa che per essere nominato all'incarico di vertice, e soprattutto per mantenerlo, deve contare sull'appoggio delle correnti. Un tempo non era così, perchè una volta ricevuta la nomina l'incarico era praticamente a vita, fino alla pensione, per cui il dirigente stava tranquillo. Oggi invece esiste la temporaneità degli incarichi direttivi e semidirettivi, per cui ci si deve dar da fare di continuo, perchè l'alternativa è tornare a lavorare da semplice magistrato. E questo appare insopportabile ai più, perchè verrebbe visto da tutto l'ambiente, avvocati compresi, come una bocciatura. Ora, la temporaneità è solo relativa, nel senso che vale solo per quel singolo ufficio che si ricopre al momento, mentre non impedisce di passare ad un incarico di vertice in un diverso ufficio per altri otto anni ( quattro + quattro ). Se fosse assoluta, il dirigente si metterebbe l'anima in pace una volta per tutte. Invece attualmente è tutto uno sbracciarsi di continuo, uno sgomitare per acquisire più titoli ( e relazioni personali ) possibili, e sopravanzare in tal modo i colleghi. Insomma, è la guerra di tutti contro tutti. Beninteso, questi sono guasti dell'autogoverno, ma tutto sommato è molto meglio l'autogoverno che l'eterogoverno della politica. Anche perchè la politica ha capito benissimo che il vero punto debole dei magistrati è costituito dall'ambizione e dalla vanità, per cui vota compatta ogni volta che il CSM procede alle nomine.  Ma questo è un altro condizionamento, che si aggiunge, e non si sostituisce, a quello delle correnti. 

      FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

       

      Il 15/01/2019 16:53, Marcello Basilico ha scritto:

        Scusa Andrea, ma sentendo ieri lo “impareggiabile” Mirenda, mi è sorto un dubbio, che probabilmente altri ti/gli avranno già sottoposto. 

          Il collega era stato un presidente di sezione, apprendo. E chi lo aveva nominato presidente di sezione? Il Ministro? Il Consiglio di Stato? L’assemblea del condominio? Oppure quel CSM di cui OGGI Mirenda – al pari di tanti altri (uno per tutti, il fiero Tinti) – depreca invece la soggezione totale alla politica?

          Un po’ facile spargere fiele livoroso sull’autogoverno quando le scelte non stanno più bene.

          E – già che ci siamo – un’altra cosa: il collega ha lamentato che oggi fare CARRIERA i magistrati dovrebbero essere necessariamente associati e proni alla corrente. Addirittura, ha premesso il giornalista, avrebbe rinunciato alla CARRIERA retrocedendo a giudice. Gli ha fatto eco il nostro Ministro, parlando delle prospettive di CARRIERA dei magistrati.

          A me risultava che la nostra categoria fosse connotata dall’assenza carriera: non abbiamo promozioni, non ci sono posizioni di sovraordinazione gerarchica, con l’eccezione peculiare dei Procuratori, e ci “distinguiamo solo per funzioni”.

          Forse avrà voluto dire che le ambizioni personali di tanti magistrati finiscono per farci dimenticare dettato e spirito della Costituzione. Ma mi pare che così dicendo il primo a dimenticarsene sia proprio lui.  

          Sarebbe bello che, non dico il Ministro, ma almeno Mirenda rispettasse il vocabolario costituzionale quando va in televisione.

          Un caro saluto 

                             Marcello Basilico      

         

        Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Andrea Reale
        Inviato: martedì 15 gennaio 2019 15:41
        A: AREA Mailing List
        Oggetto: [Area] Palazzi di ingiustizia

         

        Ieri è andata in onda su Rai tre una puntata del programma di Riccardo Iacona dal titolo Palazzi di ingiustizia.

        Si può rivedere al seguente link , previa rapida registrazione.

        Presadiretta - Palazzi di ingiustizia - 14/01/2019 - video - RaiPlay

         

                     


                               
                               

                           


                         
                   

                         Presadiretta - Palazzi di ingiustizia - 14/01/2019 - video - RaiPlay
                          Puntata dedicata al complesso mondo della Giustizia, per capire come mai i luoghi nei quali ogni cittadino ha di...
                         
                   
             

        Si tratta di una descrizione impietosa delle condizioni logistiche e lavorative di alcuni Palazzi di giustizia.

        L'accusa più grave mossa alla nostra categoria, tuttavia, è stata ben altra, ed era indirizzata all'ex procuratore capo di Milano, che so  essere iscritto a questa  lista, e che non ha inteso rispondere alle infamanti accuse che gli vengono mosse e che delegittimano enormemente la magistratura italiana ed il senso stesso della funzione giudiziaria.

        La spiegazione del silenzio da parte delle correnti e della sempre più imbelle associazione di categoria, probabilmente, va ricercata nella  normalizzazione imposta dal "potere" (come ricordato dal Collega Gratteri) o dalla sua (mi riferisco all'ANM) totale soggezione al "tumore" correntizio  che la avvinghia  e delle dinamiche ad esso sottese, come ha  detto in modo impareggiabile il Collega Andrea Mirenda.

        Sarebbe bello che almeno su questa lista si facesse sentire qualche  voce capace di replicare alle tonnellate di fango che ci sono cadute addosso per il tramite del servizio pubblico.

        Ringrazio sin d'ora chi si assumerà questo gravosissimo  onere.

        Andrea Reale   

         






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