[Area] Troppi innocenti mandati a giudizio

Maria Patrizia Spina mariapatrizia.spina a giustizia.it
Lun 28 Gen 2019 22:58:30 CET


Rispondo al collega Pasquariello sulle Corti di appello. Sono stata Consigliere della Corte di appello di Palermo per 5 anni negli anni 90. La situazione della Corte era già quella di un "imbuto". Nell'ultimo mio anno di permanenza in Corte ho scritto 305 sentenze e 100 incidenti di esecuzione, facendo 4 udienze settimanali che terminavano anche alle 20,30. Ho cercato di fare di tutto, compresa una artigianale statistica comparata sulle Corti di appello e sui carichi di lavoro, anche su incarico, preteso da me , dall' ANN per richiamare l'attenzione sul problema delle Corti di Appello. Il tutto con scarsi risultati, costituiti da rare applicazioni extradistrettuali che più che fare l'interesse dell'ufficio hanno fatto l'interesse dei "generosi" colleghi che ci venivano in aiuto e poi, in gran parte venivano nominati segretari al CSM. Sono passati circa 24 anni e non e ' cambiato nulla, anzi la situazione e' peggiorata . Nel frattempo per salvare in parte la mia salute mi sono trasferita a Caltanissetta come presidente di sezione. Non senza essere costretta a esercitare il diritto di accesso agli atti del CSM che non voleva conferirmi l'incarico semidirettivo, temendo che un collega molto correntizzato, ed ora direttivo in Sicilia,  potesse averne danno. Adesso, dopo altre immani traversie, sono presidente di una sezione della Corte di appello di Palermo e i problemi sono immutati se non peggiorati. L'imbuto e' sempre più stretto. Il tema e' all'ordine del giorno del CSM, ma solo apparentemente, visto che da 24 anni non trova alcuna effettiva soluzione, essendo le funzioni di appello non adeguatamente valorizzate. Mi chiedo se dipenda dal fatto che in seno al CSM non ci siano stati magistrati di appello, bravi a scrivere, meno a parlare. E costato che quelli bravi a parlare non hanno tenuto in alcun conto le ragioni di chi era bravo a scrivere. Sta di fatto che a distanza di 24 anni il problema e' sul tappeto, tutti ne parlano, come e' uso in Italia, ma non c'è alcun abbozzo di soluzione. Se avessimo mandato al CSM non solo PM o Gip ma anche Consiglieri di appello in numero adeguato, non saremmo a questo punto.Ma forse anche questa e' un'opzione destinata ad infrangersi nel muro della dissennata politica della giurisdizione a cui assistiamo da troppi, troppi anni. Sovradimensionata la rappresentanza di giudici di primo grado, tra cui svettano i Pm, sottodimensionati i consiglieri di appello. Saper imbonire con le parole e' considerato dalle correnti dell'ANM, il miglior apporto rispetto a quello che può fornire chi scrive e riflette. Qualunque siano e siano state le alleanze dei gruppi associativi.E poi vuoi mettere il consenso? Molti di più i voti dei giudici di primo grado. Al loro destino o meglio al loro declino i pochi voti dei consiglieri di appello. Alla faccia del buon andamento del  servizio, nonostante la previsione Costituzionale. Ma si sa: si cita solo quello che serve della nostra amata Costituzione. Dopo tanti anni di lotta per le Corti di appello vi auguro una    buona  serata e  vi mando cari saluti a tutti, in particolare al collega Pasquariello che ancora serba speranze che le cose possano cambiare nell' interesse del buon andamento della giurisdizione.

Inviato da iPhone di maria patrizia spina

Il giorno 28 gen 2019, alle ore 7:05 PM, Matteo Centini <matteo.centini a giustizia.it<mailto:matteo.centini a giustizia.it>> ha scritto:

Tutto vero, ma aggiungo due postille a quanto scrive Felice Pizzi (a testimoniare, lo dico senza polemica, che chi fa il giudice tende a vedere le esistenti carenze delle procure, un po’ meno quelle dei Tribunali :)):
1) quello che scrivi vale ancora di più per la scelta tra sentenza di non luogo a procedere è il DDG, o no? Personalmente credo che l’udienza preliminare anche per questo non serve a nulla (e che la promiscuità delle funzioni Gip e Gup è sbagliata);
2) chi te l’ha detto che la richiesta di archiviazione va motivata : ))? A parte gli scherzi, ne ho viste di richieste apodittiche... io trovo più faticoso scrivere imputazioni per truffa che archiviarle con un bel 125...
Saluti
Matteo Centini

Inviato da iPhone

Il giorno 28 gen 2019, alle ore 17:48, Domenico Pasquariello <domenico.pasquariello a giustizia.it<mailto:domenico.pasquariello a giustizia.it>> ha scritto:


Medesimi spunti di riflessione si possono (devono) trarre per i flussi primo-secondo grado.

Anzi, i numeri ci dicono che attualmente le criticità maggiori sono relative al processo d'appello.

Ad esempio la nostra corte d'appello -dove si lavora- registra un dato storico di almeno il 23% (sul totale sentenze) di prescrizioni all'anno (nel 2018 il 27%).

Una sentenza su 3-4 (di quelle di condanna "superstiti" del primo grado) finisce nella spazzatura della prescrizione; più o meno ogni giudice penale (e P.M., cancellerie, polizia giud, etc) lavora più di un giorno alla settimana inutilmente, anzi con effetti dannosi (per i costi inutili).

Bisogna allora cominciare a pensare piani organizzativi coordinati tra i vari uffici non solo in orizzontale (Procura-Tribunale, come fossro una unica monade) ma anche in verticale (Tribunali-Corte d'Appello), secondo le rispettive capacità di smaltimento, con le relative e conseguenti priorità condivise.

La mia Corte, lavorando tanto, a pieno organico riesce a definire circa 5.000 processi all'anno; che senso ha che ce ne arrivino 6.500-7000? dal 5.001 in avanti sono prescrizioni (selezionate secondo priorità, se ci sono buoni dirigenti, o secondo casualità).

E aggiungo, dalla esperienza personale del secondo grado: l'aumento di produttività dei Tribunali oltre un certo limite si traduce in una riduzione della qualità delle motivazioni (non delle decisioni).

E una motivazione dallo standard qualitativo mediocre equivale a scaricare il lavoro a valle: più motivi di appello, più complessità degli appelli, maggior durata degli appelli e della stesura delle motivazioni d'appello.

L'ingorgo in appello aumenta, la durata complessiva del procedimento aumenta, le prescrizioni anche, e la effettività della risposta giurisdizionale diminuisce, di fronte ad  a performances di primo grado volte solo al dato quantitativo: è una soluzione solo apparente al problema, è una risposta solo apparente alla domanda di giustizia.

Altrettanto si può dire per le sentenze d'appello (come quelle che scrivo io, in mumero sempre maggiore e qualità sempre minore) ed il grado di cassazione.

  mimmo pasquariello (CA Bologna)

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Da: Area <area-bounces a areaperta.it<mailto:area-bounces a areaperta.it>> per conto di Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it<mailto:claudio.castelli a giustizia.it>>
Inviato: lunedì 28 gennaio 2019 15:34
A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] Troppi innocenti mandati a giudizio

Dobbiamo riscontrare come in questi anni ci siamo fatti dominare dalla tirannia dei tempi e dei numeri. È emblematico che tra le statistiche che vengono estratte ordinariamente non siano ricompresi gli esiti dei procedimenti: né il tasso di assoluzioni e condanne, né quello delle impugnazioni, né quello degli esiti in sede di appello. Non vi sono statistiche nazionali su questi aspetti e tutte le valutazioni di performance degli uffici non le comprendono. Quella che si è affermata è una cultura falsamente produttivistica che, pur reagendo doverosamente ad un quadro precedente di ignoranza e indifferenza su carichi e numeri, ha valorizzato unicamente il numero di rinvii a giudizio o di citazioni dirette e la riduzione dei procedimenti pendenti. Una cultura che va debellata, ma che è colpa di tutti noi e non solo dei pubblici ministeri o delle procure.
Quando sono arrivato a Brescia ho riscontrato questa situazione, aggravata da notori problemi di insufficienza di organici e di loro scopertura.
Una prima risposta, del tutto insufficiente, è stata provata con la discussione e l'approvazione di Linee guida distrettuali sui criteri di priorità che non solo individuavano i reati da fissare con priorità a livello convenzionale, ma individuavano una capacità indicativa massima di definizione dibattimentale per ogni tribunale.
Non si trattava di un tetto massimo invalicabile, ovviamente, ma della consapevolezza da parte di tutti che un numero superiore di rinvio a giudizio o di citazioni dirette avrebbe comportato notevoli problemi per l'intero sistema.
I risultati sinora non sono stati soddisfacenti. È pur vero che il tasso di assoluzioni è calato (in un tribunale del distretto era giunto all’epoca al 70%) anche se ancora molto diversificato nei vari tribunali ( si va dal 33,42 % - con il 6,91 % di pronunce promiscue – al 44,91 % e 6,8%), ma il numero di procedimenti che arriva alla fase dibattimentale dei tribunali, pur diminuito, è ancora eccessivo e supera in tre dei quattro tribunali del distretto quella capacità indicativa di definizione che era stata individuata.
Tanto che al tribunale di Brescia già oggi ci sono processi fissati nel 2023 e  in quello di Bergamo nel 2021. Lontananza nella fissazione che vuol dire un enorme danno per gli imputati che subiscono per anni un carico pendente  e un effetto negativo sugli stessi esiti processuali, anche perché è evidente che tutti i processi che si fondano su prove dichiarative riportano danni spesso irreparabili a causa del tempo trascorso.
Non abbiamo bacchette magiche, ma due cose si possono fare subito.
Da un lato imporre che questi dati, resi omogenei nelle rilevazioni, vengono abitualmente estratti e resi noti a livello nazionale. In modo tale che si possono conoscere e che su di essi si discuta e si apra un positivo confronto fattivo.
Dall'altro mettersi attorno a un tavolo e ragionare insieme, coinvolgendo anche l'avvocatura, su quali rimedi e quali iniziative si possano prendere per migliorare la qualità del nostro intervento.
È quanto personalmente ho intenzione di fare riaprendo il tavolo sulle Linee distrettuali, sia per verificarne l'attualità, sia per garantire una migliore qualità del nostro intervento.
Credo che a normativa invariata si possa fare molto.

                                                                                                                                                             Claudio Castelli – CA Brescia

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