[Area] Troppi innocenti mandati a giudizio

Matteo Centini matteo.centini a giustizia.it
Mer 30 Gen 2019 10:12:12 CET


Ma poi che si fa? Tutto in procura generale, ad indagini scadute?

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Il giorno 30 gen 2019, alle ore 10:06, thorgiov <thorgiov a libero.it<mailto:thorgiov a libero.it>> ha scritto:


Sicuramente il giudizio monocratico ha dei problemi propri. Ma insisto su un punto : non basta aumentare le richieste di archiviazione. Bisogna invece utilizzare in modo efficace i criteri di priorità. La legge esiste, è sufficiente utilizzarla.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 30/01/2019 09:48, Matteo Centini ha scritto:
Sicuramente il vero filtro è il pm, ma credo che sia esperienza comune che le procure chiedano più archiviazioni che rinvii a giudizio. Si può fare meglio certamente, ma credo che il grande malato, ossia il giudizio monocratico, soffra di problemi anche di altro tipo. Oltre al carico, incidono gli avvicendamenti dei colleghi, soprattutto nei tribunali piccoli, le problematiche di notifica, la qualità e preparazione dei vpo e dei got (preciso e lo dico sempre che ce ne sono di bravi, ma il livello medio almeno dove ho lavorato io non è all’altezza). A proposito di quest’ultimo punto una cosa che le procure devono fare o fare meglio è sovrintendere al lavoro dei vpo con più attenzione, monitorando il loro lavoro, magari abbinandoli ai pm. Così come il tribunale dovrebbe fare o fare meglio con i got. ricordiamoci che costoro sono quasi tutti avvocati e ciò incide sui rapporti di forza in aula, soprattutto in realtà locali.
Saluti

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Il giorno 30 gen 2019, alle ore 09:20, thorgiov <thorgiov a libero.it<mailto:thorgiov a libero.it>> ha scritto:


Il vero filtro è il P.M., o meglio, dovrebbe essere il P.M. L'unica soluzione è adottare dei criteri di priorità con sano realismo. La legge attribuisce questo potere agli uffici inquirenti , che però preferiscono non esercitarlo. Ci sono stati addirittura dei Procuratori che si sono fatti pubblicamente vanto della loro volontà di non dare seguito alla normativa. Alla fine, è una questione di mentalità : bisogna capire che l'epoca del decretificio è finita. Inutile lamentarsi se poi non si fa nulla per cambiare.

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 29/01/2019 20:37, Matteo Centini ha scritto:
Il problema dell’udienza preliminare, nella maggior parte dei distretti, è il carico eccessivo dei colleghi. Se a Milano vi era una situazione efficiente dipendeva certamente anche dall’adeguato numero di risorse. Vi sono altre realtà, temo la maggior parte, che viceversa sono in difficoltà. Penso a Reggio Calabria che ha un numero di Gip risibile come risibile è che non si sia fatto nulla per aiutarli. Ma molte altre realtà sono in difficoltà. In questo senso se l’udienza preliminare è centrale allora li dobbiamo concentrare le risorse.
Quanto alle polemiche e strumentalizzazioni sono scontate se anche il sempre ottimo (come mi è stato fatto notare) Ferrarella parla di “innocenti”, che ci aspettavamo?


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Il giorno 29 gen 2019, alle ore 19:22, Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it<mailto:claudio.castelli a giustizia.it>> ha scritto:

La riflessione sull’eccessivo numero di rinvii a giudizio sta già diventando un elemento di polemica che alcuni giocano contro la magistratura. Ragione di più per non lasciar cadere un problema sicuramente esistente e per cercare di dare risposte concrete. In primo luogo credo sia profondamente sbagliata la risposta di chi crede che un rimedio sia eliminare l’udienza preliminare. La mia esperienza ( ho fatto per 16 anni il GIP) dice che un buon ufficio Gip fa un fortissimo filtro, e l’udienza preliminare è essenziale non solo per la celebrazione dei riti alternativi, ma anche per le sentenze di non luogo a procedere (il tasso di n.l.p. nella mia esperienza a Milano arrivava al 20 – 25 %).
Non solo, ma quando guardiamo i dati delle assoluzioni e proviamo a distinguere tra collegiale e monocratico vediamo come il reale problema che “intasa” i tribunali e da cui derivano larga parte delle assoluzioni siano le citazioni dirette, proprio perché totalmente prive di filtro.
Il riscontro dei dati che ho acquisito nel  distretto di Brescia parlano di un tasso di assoluzioni di gran lunga inferiore nel collegiale (tra il 10 ed il 20 % in meno).
Credo che possono essere prese nell’immediato due iniziative, forse non risolutive, ma che ci possono far fare passi avanti:

·         chiedere che nei dati e nelle performance degli uffici giudiziari vengono compresi anche gli esiti dei procedimenti, il tasso di impugnazioni ed il tasso di conferme in appello (ed in cassazione), specificando le riforme in punto di responsabilità ed in punto di pena; assurdamente oggi non vi sono statistiche ed ottenerle, l’ho verificato nel mio distretto, è tutt’altro che facile;

·         aprire tavoli distrettuali in cui affrontare insieme (uffici giudicanti e requirenti, di primo e secondo grado) sia i criteri di priorità nelle fissazioni, sia l’esito ed i tempi che hanno i nostri processi, sia la capacità di definizione che un tribunale e/o una corte d’appello possono avere. Si tratta di condividere i problemi, di esserne consapevoli e di dare risposte, perché l’attuale sistema non regge, anche per colpa nostra. Si tratta anche di coinvolgere l’avvocatura su questi problemi. Non potremo dare soluzioni definitive, ma migliorare la situazione sicuramente si.
Claudio Castelli – CA Brescia

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