[Area] R: R: Troppi innocenti mandati a giudizio

Pietro Mondaini pietro.mondaini a giustizia.it
Mer 30 Gen 2019 11:40:04 CET


Questa è una constatazione paradossale, dal momento che il processo serve a far risaltare la mera verità processuale che non sempre corrisponde alla verità storica.

È noto a tutti che i criteri di valutazione e il materiale da valutare sono diversi a seconda della fase procedimentale.

Pertanto il quesito dovrebbe essere formulato in maniera diversa, ammesso e non concesso che quel che si dice nell’articolo sia vero: “troppe assoluzioni  rispetto al numero di esercizi dell’azione penale”.

Ma questo, in ogni caso, è un modo epistemologicamente scorretto di valutare le questioni perché colpevolizza inopinatamente e generalmente il Pubblico Ministero oppure il G.u.p., senza indagare quale sia il vero il fattore causale più efficiente di questa (solo) asserita condizione.

Sembra un po’ come la questione dei vaccini: gli idioti, constatando che le prime manifestazioni di autismo si verificano nell’età in cui sono previste le vaccinazioni, imputano ai vaccini la causalità rispetto all’autismo efanno ammalare i propri figli, non vaccinandoli.

Bisogna che ciascuno si prenda le proprie responsabilità e, in questo caso, è del tutto evidente che il problema è questo sgangherato e stupido sistema processuale penale, che anche uno come il ministro “Tony Nelly” avrebbe certamente scritto in maniera più decente: quindi la responsabilità è della politica oltre che dell’accademia (che in Italia è particolarmente scarsa dal punto di vista intellettuale), siccome investita dalla politica e dei tecnici in generale, parimenti investiti dalla politica: la magistratura associata dovrebbe dirlo con chiarezza, anche rivolto all’opinione pubblica.

Le prove che sono presenti al momento dell’azione penale non sempre corrispondono a quelle che, con una retorica oggettivamente nauseabonda, si dice che vengono formate in dibattimento. Per non dire del fenomeno della dispersione di elementi di prova che si verifica nel corso dei “cinque o sei” “normali” gradi di giudizio e dell’aggravio del tutto irrazionale di energie e risorse per il raggiungimento di risultati minimali che il nostro sistema presuppone, nonché degli inutili formalismi dei quali il nostro sistema è inutilmente infarcito.

L’Italia ha copiato il codice dal Regno Unito. Per questo chi ha partecipato alla stesura (ma anche chi l’ha “emendato”, in qualsiasi sede, negli anni successivi al 1988) mi sembra quello studente somaro che copia dal primo della classe, ma, essendo così somaro, non riesce neanche a copiare bene.

Ma la razionalità non è di questo mondo e, soprattutto, non è del mondo giudiziario.

p.m.

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Massimiliano ROSSI
Inviato: mercoledì 30 gennaio 2019 11:11
A: 'Matteo Centini'; 'thorgiov'
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: Troppi innocenti mandati a giudizio

 

Qualche tempo fa ho letto un articolo relativo ad  un caso di cronaca ( era stato arrestato a New York un importante personaggio che rivestiva una carica di rilevanza mondiale ). L’articolo in questione faceva anche il nome del pubblico ministero che avrebbe seguito il caso evidenzaindo come lo stesso fosse davvero molto bravo in quanto aveva già sostenuto l’accusa in 25 processi ottenendo ben 24 condanne ( i numeri potrebbero essere sbagliati ma il concetto era quello ).

Da noi invece nessun ufficio tiene le statistiche degli esiti dei processi promossi dal pubblico ministero.

La cosa in però non è assolutamente anomala se solo si tengono in considerazione le diverse impostazioni tra il processo in America e in Italia:

a)      In America vige il principio della lealtà processuale nel senso che ad un certo punto anche la difesa è obbligata a tirare fuori le carte e far vedere alla controparte tutti gli elementi a favore del proprio assistito di cui dispone. E’ evidente quindi che, in America diversamente che da noi, l’accusa viene promossa in modo totalmente consapevole;

b)      In America una persona ( teste o indagato in procedimento connesso ) che viene sentita nel corso delle indagini preliminari se si mostra reticente e non conferma le sue precedenti dichiarazioni commette “ oltraggio alla corte “. Da noi invece molto spesso esercita un suo diritto ( es. duecentodiecista, o teste che sia familiare dell’imputato ) con la conseguenza che l’esito del dibattimento sarà molto diverso da quello che era prevedibile al momento dell’esercizio dell’azione penale;

c)       In America, una volta che l’accusa si rende conto che l’azione penale è stata esercitata in modo erroneo, il pubblico ministero chiede che il processo non prosegua e il giudice si deve determinare di conseguenza. Da noi, neanche sto a dirlo, vale tutta un’altra disciplina.

In conclusione quindi da noi il sistema è strutturato in modo che sia quasi fisiologico che ci siano molti processi e che molti si concludano con l’assoluzione dell’imputato. Finché le regole resteranno queste non credo che si possa fare molto per cambiare le cose …

 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Matteo Centini
Inviato: mercoledì 30 gennaio 2019 10:12
A: thorgiov
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] Troppi innocenti mandati a giudizio

 

Ma poi che si fa? Tutto in procura generale, ad indagini scadute?

Inviato da iPhone


Il giorno 30 gen 2019, alle ore 10:06, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:

Sicuramente il giudizio monocratico ha dei problemi propri. Ma insisto su un punto : non basta aumentare le richieste di archiviazione. Bisogna invece utilizzare in modo efficace i criteri di priorità. La legge esiste, è sufficiente utilizzarla.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 30/01/2019 09:48, Matteo Centini ha scritto:

Sicuramente il vero filtro è il pm, ma credo che sia esperienza comune che le procure chiedano più archiviazioni che rinvii a giudizio. Si può fare meglio certamente, ma credo che il grande malato, ossia il giudizio monocratico, soffra di problemi anche di altro tipo. Oltre al carico, incidono gli avvicendamenti dei colleghi, soprattutto nei tribunali piccoli, le problematiche di notifica, la qualità e preparazione dei vpo e dei got (preciso e lo dico sempre che ce ne sono di bravi, ma il livello medio almeno dove ho lavorato io non è all’altezza). A proposito di quest’ultimo punto una cosa che le procure devono fare o fare meglio è sovrintendere al lavoro dei vpo con più attenzione, monitorando il loro lavoro, magari abbinandoli ai pm. Così come il tribunale dovrebbe fare o fare meglio con i got. ricordiamoci che costoro sono quasi tutti avvocati e ciò incide sui rapporti di forza in aula, soprattutto in realtà locali. 

Saluti

Inviato da iPhone


Il giorno 30 gen 2019, alle ore 09:20, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:

Il vero filtro è il P.M., o meglio, dovrebbe essere il P.M. L'unica soluzione è adottare dei criteri di priorità con sano realismo. La legge attribuisce questo potere agli uffici inquirenti , che però preferiscono non esercitarlo. Ci sono stati addirittura dei Procuratori che si sono fatti pubblicamente vanto della loro volontà di non dare seguito alla normativa. Alla fine, è una questione di mentalità : bisogna capire che l'epoca del decretificio è finita. Inutile lamentarsi se poi non si fa nulla per cambiare.

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 29/01/2019 20:37, Matteo Centini ha scritto:

Il problema dell’udienza preliminare, nella maggior parte dei distretti, è il carico eccessivo dei colleghi. Se a Milano vi era una situazione efficiente dipendeva certamente anche dall’adeguato numero di risorse. Vi sono altre realtà, temo la maggior parte, che viceversa sono in difficoltà. Penso a Reggio Calabria che ha un numero di Gip risibile come risibile è che non si sia fatto nulla per aiutarli. Ma molte altre realtà sono in difficoltà. In questo senso se l’udienza preliminare è centrale allora li dobbiamo concentrare le risorse.  

Quanto alle polemiche e strumentalizzazioni sono scontate se anche il sempre ottimo (come mi è stato fatto notare) Ferrarella parla di “innocenti”, che ci aspettavamo?

 

Inviato da iPhone


Il giorno 29 gen 2019, alle ore 19:22, Claudio Castelli <claudio.castelli a giustizia.it> ha scritto:

La riflessione sull’eccessivo numero di rinvii a giudizio sta già diventando un elemento di polemica che alcuni giocano contro la magistratura. Ragione di più per non lasciar cadere un problema sicuramente esistente e per cercare di dare risposte concrete. In primo luogo credo sia profondamente sbagliata la risposta di chi crede che un rimedio sia eliminare l’udienza preliminare. La mia esperienza ( ho fatto per 16 anni il GIP) dice che un buon ufficio Gip fa un fortissimo filtro, e l’udienza preliminare è essenziale non solo per la celebrazione dei riti alternativi, ma anche per le sentenze di non luogo a procedere (il tasso di n.l.p. nella mia esperienza a Milano arrivava al 20 – 25 %).

Non solo, ma quando guardiamo i dati delle assoluzioni e proviamo a distinguere tra collegiale e monocratico vediamo come il reale problema che “intasa” i tribunali e da cui derivano larga parte delle assoluzioni siano le citazioni dirette, proprio perché totalmente prive di filtro.

Il riscontro dei dati che ho acquisito nel  distretto di Brescia parlano di un tasso di assoluzioni di gran lunga inferiore nel collegiale (tra il 10 ed il 20 % in meno).

Credo che possono essere prese nell’immediato due iniziative, forse non risolutive, ma che ci possono far fare passi avanti:

·         chiedere che nei dati e nelle performance degli uffici giudiziari vengono compresi anche gli esiti dei procedimenti, il tasso di impugnazioni ed il tasso di conferme in appello (ed in cassazione), specificando le riforme in punto di responsabilità ed in punto di pena; assurdamente oggi non vi sono statistiche ed ottenerle, l’ho verificato nel mio distretto, è tutt’altro che facile;

·         aprire tavoli distrettuali in cui affrontare insieme (uffici giudicanti e requirenti, di primo e secondo grado) sia i criteri di priorità nelle fissazioni, sia l’esito ed i tempi che hanno i nostri processi, sia la capacità di definizione che un tribunale e/o una corte d’appello possono avere. Si tratta di condividere i problemi, di esserne consapevoli e di dare risposte, perché l’attuale sistema non regge, anche per colpa nostra. Si tratta anche di coinvolgere l’avvocatura su questi problemi. Non potremo dare soluzioni definitive, ma migliorare la situazione sicuramente si.

Claudio Castelli – CA Brescia

 

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