[Area] R: Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania

Roberto Ferrari roberto.ferrari a giustizia.it
Ven 1 Feb 2019 10:25:37 CET


Certamente.
Ma il fatto è che il bello, il novum che nasce dalla fusione di elementi, si manifestano alcuni secoli dopo l' inizio del processo di fusione.
All' inizio e nel corso del processo si avvertono l' insidia del contagio, la paura dell'ignoto, il conflitto sulle risorse (estremamente accentuato nel welfare state), la perdita dell'omogeneità del gruppo e dei suoi elementi caratterizzanti (identitari).

Se poi andiamo alla fine del processo...
Il prodotto del sincretismo è certamente affascinante se si osserva ex post la storia del suo sviluppo; altrimenti è null'altro che la propria cultura, la propria identità; è neutro.
Non è inusuale a quel punto che acquisti invece valore la "purezza" perduta, la specificità di ciò che non è più all' esito del processo di unione e commistione.
Non è inusuale patire la perdita della "biodiversità": prima c'erano tante culture che, volendo, potevi fondere; ora, avvenuta la reductio ad unum, la facoltà di scegliere, di creare è persa per sempre.


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di mario ardigo <marioardigo a yahoo.com>
Inviato: venerdì 1 febbraio 2019 04:46
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania

   Noto che sull'immigrazione anche le persone colte tendono ad entrare in un ciclo ripetitivo vizioso: si ripetono all'infinito gli stessi argomenti, riprendendo da capo quando li si è esauriti.Così si ha la sensazione di essere chiusi in un labirinto, dove si gira, si gira, ma non si riesce ad arrivare da nessuna parte.
 Accoglierli, integrarli, se si rimane intorno a questo non se ne esce. Che ne dite a provare a riflettere sull'integrarci? Non sono solo quelli che arrivano che hanno bisogno di integrazione. L'integrazione è una relazione e il suo buon esito dipende da un addomesticamento reciproco. Attenzione: non  è cosa che viene naturale. In natura l'addomesticamento non c'è. E' infatti una conquista culturale che richiede un certo sviluppo di una mente. E' in quel momento che si inizia a organizzare società. Vi sono in natura altri esseri viventi  sociali, ma gli esseri umani sono i soli ad organizzare società. Non è una scoperta di ora. Φύσει μέν ἐστιν ἄνθρωπος ζῷον πολιτικόν. = Fìsei men estìn àntropos zòon politicòn - Invero per natura l’essere umano è un vivente che organizza società (Aristotele - Πολιτεία = Politèia, L’arte di organizzare società, libro 3,1278 b, questo è Aristotele, 4° secolo dell'era antica. Ragionava sull'esperienza delle città stato dell'antica Grecia, le quali, sperimentando, avevano cercato la migliore organizzazione sociale. Costituivano micro-civiltà poco inclusive. Se ne è parlato ieri pomeriggio su Rai 3 a Farheneit, prendendo spunto dal filmi sugli antichi romani che da ieri è nelle sale, Il primo re. Parlava l'archeologo Andrea Carandini. Nel'antica Atene, ha osservato, se non eri ateniese rimanevi poco integrato, eri un meteco, non arrivavi mai ad essere cittadino. Fin dalle origini la cultura latina coagulatasi in Roma fu diversa. Romolo non era romano, veniva da Alba. La gente che venne raccogliendosi intorno a lui era tutta fatta da immigrati da un altrove. Alla fine divennero re anche etruschi e andò più o meno sempre così: nel senato c'erano nord-africani, l'imperatore Adriano era spagnolo e nel terzo secolo vi fu anche un imperatore arabo, Marco Giulio Filippo Augusto.  La forza dell'organizzazione politica romana, quella che le consentì di espandersi includendo fu appunto la sua capacità di integrare integrandosi. La più spettacolare epopea in questo senso fu l'integrazione con la civiltà greca, che aprì la via al cristianesimo, dalle sue remote origini siriane. Quando le civiltà greche divennero la  civiltà greca? Proprio ai tempi in cui Aristotele insegnò al giovane Alessandro di Macedonia, un  barbaro per i greci, l'arte di organizzare società. I Macedoni assimilarono la civiltà ellenica dalla quale erano rimasti fascinati e, per virtù di alcuni sovrani, integrandosi  con essa ed integrandola, la resero capace di integrare anche altre civiltà, spingendola verso gli estremi confini della Terra, arrestandosi con il venir meno di sovrani che pensassero in grande. Questa mentalità fu assorbita dai romani, che rispetto ai greci dell'elleismo erano più arretrati culturalmente. Da cui si dice che la Grecia, vinta, conquistò il selvaggio vincitore. Ma, in realtà, fu un reciproco conquistarsi, compenetrarsi culturalmente. Dal 4° secolo in centro politico dell'impero  romano  si spostò in Grecia, mantenendo però la principale conquista culturale dei romani: il loro diritto. Quel diritto, in particolare il diritto civile dei romani grecizzati,  rimase vigente in Europa fino al Settecento.
  Vi domando: dopo aver letto quello che ho sintetizzato sopra, cominciate ad apprezzare la bellezza di pensare in grande? Non avvertite la miserie del circuito vizioso in cui la poca lungimiranza a volte ci rinchiude?
Mario Ardigò

Il giovedì 31 gennaio 2019, 19:02:17 CET, Antonio Ardituro <antonio.ardituro a giustizia.it> ha scritto:



Se i migranti non partono dalle coste della Libia, vengono torturati e muoiono. Se non partono dai loro Paesi d’origine muoiono per la guerra o per la fame. Dunque partono, accettando il rischio di morire, perché calcolano che sia un rischio inferiore a quello che corrono restando fermi dove sono. A nessuno piace mettersi su un gommone in pieno inverno e sperare che qualcuno ti prenda in mezzo al mare e ti porti dall’altra parte.  Con donne e bambini.

E quando stanno in mezzo al mare bisogna salvarli e portarli sulla terra ferma.  Per il semplice fatto che loro partono e continueranno a partire e noi abbiamo l’obbligo, potendo, di salvarli. Poi c’è da discutere con l’Europa, con i paesi africani, mettere in campo le iniziative economiche, sociali, umanitarie. Nel frattempo loro partono e noi li salviamo.

Quanto alla offerta  di lavoro e dunque alla possibilità di integrazione, ci sono migliaia di posti di lavoro liberi senza domanda, o perché specializzati ( e nessuno si specializza) o perché troppo umili ( e nessuno li vuole fare). Poi ci sono campagne ed Appennini abbandonati, crescita demografica negativa,  un Paese che invecchia e non riuscirà a pagare le pensioni (anche le nostre).

Aspetto il reddito di cittadinanza per vedere quanti accetteranno i lavori che saranno proposti e che verosimilmente non saranno comodi lavori nel pubblico impiego, semmai saranno capaci di intercettarli e proporli.  Quanti trufferanno lo stato continuando a lavorare in nero, quanti prenderanno il reddito essendo disoccupati e continueranno a fare furti, rapine, e piccoli o  grandi reati.  Vediamo.

Forse è meglio accoglierli ed integrarli, facendo una seria verifica di sostenibilità degli ingressi, piuttosto che accontentarsi di un sistema che non può impedire gli sbarchi, non integra quelli che già sono sbarcati e li consegna alla criminalità organizzata, al traffico di droga, al caporalato ed al marginalismo urbano.

Ma ci conviene?

Boh!

Saluti,

Antonello Ardituro





Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
Inviato: giovedì 31 gennaio 2019 18:02
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania



Se i migranti non partono, non muoiono e non vengono torturati. Non si tratta di negare il soccorso, ma di negare l'ingresso. Però capisco che per un paese cattolico, apostolico e romano è difficile accettare il principio di autoresponsabilità. L'ho già scritto altre volte e lo ripeto : esiste in tutte le economie un principio di corrispondenza tra domanda ed offerta. Se non c'è domanda di manodopera, l'immigrazione, da qualunque parte provenga, non ha senso. Quando i miei lontani parenti partirono dall'Italia per andare a New York e in Messico, ci andarono perchè lì c'era bisogno di loro. Girava tra gli immigrati italiani una vera e propria leggenda, quella secondo cui le strade di New York erano lastricate d'oro. Arrivati sul posto scoprivano che le strade non erano lastricate d'oro. Anzi, scoprivano che non erano lastricate affatto. Alla fine capivano l'amara realtà : era compito loro lastricarle. Per questo venivano accolti. La realtà purtroppo esiste, anche se vedo che per tutti gli italiani, a prescindere da come la pensino non solo sull'immigrazione ma anche su altri temi, la retorica è sempre più importante.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



Il 30/01/2019 22:54, Umberto Gioele Monti ha scritto:

"L'attuale governo è stato solo più risoluto nel contrastare le attività di soccorso in mare. Il precedente governo aveva stabilito regole amministrative che consentivano quella dei volontari privati.

Ma il successo delle politiche di immigrazione si misura sul numero dei migranti che si è riusciti a integrare, riportandoli alla condizione di persone stanziali, in Europa, nello stato di origine, altrove. Non può essere considerato un successo mantenerli per via,  nel deserto, in Libia internati, clandestini o in condizione di schiavi, in fondo al mare."



E' esattamente così   a mio parere  ........



il punto non è solo o tanto il non far sbarcare e trattenere nelle navi  (qulsiasi baniera battano, italiana compresa) per  ottenere una redistribuzione in Europa (ma perchè ? se si fanno sbarcare e contemporaneamente si chiede ? ) quanto il franco e sempre più netto ed esplicito  dissuadere da operazioni di soccorso ai migranti ..... dietro le parole di lotta ferrea agli scafisti e ai mercanti di morte e ai loro complici (ONG ..) c'è questa forte segnale di dissuazione ....



anche per la Sea Watch se era invocato il sequestro della nave e il mettere sotto indagine penale il comandante ....



che ci sia gente , persone, in mare in situazione di pericolo poco importa;

 importa che non ci siano navi o imbarcazioni in giro che possano socccorerli ......  ci deve pensare la Guardia Costiera Libica ..... poi se non risponde alle chiamate, o non arriva  amen ..... poi se arriva e li riporta indietro bene ..... poi se nessuno sa niente di quel che accade meglio ancora .....



e se poi qualcuno improvvidamente  e ostinatamente soccorre perchè il mare è grosso, perchè i libici non arrivano, beh ......  rendiamogli la vita difficile  .... così che gli altri imparino ..... a girare lo sguardo da un'altra parte ....



Ma davvero non c'è un'altra scelta possibile per regolare e controllare  o anche evitare le partenze ?? e gli arrivi da noi ?



Possibile che la via che si persegue oltre etichette  dissonanti e finte sia quella di contrapporre al terrore delle persone che fuggono e cercano di imbarcarsi il terrore ancora più forte e senza scampo di morire affogati o di essere ritrascinati in Libia ?  e di dissuadere  in ogni modo le attività di soccorso ?



Oltre a dare soldi e mezzi alla Guardia Costiera Libica il nostro modo di reagire all'enorme problema della immigrazione  dalle coste africane è quello di rendere il più evidente possibile  che l'unica aternativa per chi si mette sui barconi è quella di morire o essere riportati in Libia ?



Questo è l'unico metodo ?



E se a questo metodo conseguono (tante) persone morte o torturate, o vendute possiamo davvero restare indifferenti ..... e azi contenti della diminuzione così ottenuta degli arrivi ?



umberto monti









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Da: Area <area-bounces a areaperta.it><mailto:area-bounces a areaperta.it> per conto di mario ardigo <marioardigo a yahoo.com><mailto:marioardigo a yahoo.com>
Inviato: mercoledì 30 gennaio 2019 20:22
A: Area
Oggetto: Re: [Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania



 Nei ragionamenti di etica e diritto non bisogna tener conto della campagna elettorale.

 Da un punto di vista etico: rispetto all'anno scorso è molto aumentata la mortalità delle traversate tentate dai migranti  tra le coste africane e le nostre. E' bene o è male? E' un effetto diretto delle politiche italiane, ne siamo tutti responsabili. Dunque? Se si prende come riferimento il comandamento religioso Non uccidere!  è male. Diciamo di avercela avuta con chi organizzava la traversata marittima e ci guadagnava, ma quanto, a quelle morti, quelli là vanno considerati corresponsabili, con noi. In guerra o in attività di polizia può accadere di uccidere, ma lo si fa nel contesto di aggressioni armate altrui: non era il  caso dei migranti affogati mentre cercavano di arrivare da noi. Non siamo in guerra, non ci stavano attaccando in armi, non c'è la pena di morte per l'immigrazione irregolare. Naturalmente, in un altro contesto etico può essere diverso. Basta esserne consapevoli. Se uno è cattolico fa peccato grave, deve confessarsi e può ricevere l'assoluzione se si propone seriamente di non peccare più. Dicono che i cattolici siano sempre meno. E' stato autorevolmente sostenuto che tutto sommato è meglio così: meno ipocriti e sacrileghi in chiesa.

 Dal punto di vista del diritto: uno stato totalitario fa leggi disumane e le applica; in uno stato democratico la legge vieta la disumanità. La politica può poi immaginare tutto, anche il passaggio da un regime all'altro: finché non arriva ad esercitare un potere pubblico, può immaginare e proporre con una certa libertà, in un regime democratico. Il razzismo, l'intolleranza, lo squadrismo violento e il fascismo, però, le sono vietati dalla legge. L'azione di governo ha limiti più stringenti. La sua discrezionalità amministrativa è più ampia nell'attuare indirizzi politici generali, certo, ma su certi temi non l'ha. Ad esempio non l'ha rispetto  alla legge penale o alla Costituzione. Non basta essere un'autorità di governo per esimersi dalla legge penale o dalla Costituzione. Per esimersi dalla legge penale, occorre che vi sia un'altra legge che ne dia il potere. Quanto alla Costituzione, l'esenzione deve essere prevista nella stessa Costituzione. A certe condizioni, ad esempio, può essere limitata la libertà personale. Non si potrebbe  internare gli oppositori politici con una decisione del governo o di un ministro. La tortura dei detenuti è vietata anche se fosse ordinata dal governo o da un ministro.

 Si può poi discutere se le politiche sull'immigrazione dell'attuale governo abbiano conseguito risultati positivi nell'immigrazione. Osservo che si tratta di politiche organizzate dal governo precedente: c'è una certa continuità. Non è in questione solo questo  governo, questi qui di adesso. L'attuale governo è stato solo più risoluto nel contrastare le attività di soccorso in mare. Il precedente governo aveva stabilito regole amministrative che consentivano quella dei volontari privati. Ma il successo delle politiche di immigrazione si misura sul numero dei migranti che si è riusciti a integrare, riportandoli alla condizione di persone stanziali, in Europa, nello stato di origine, altrove. Non può essere considerato un successo mantenerli per via,  nel deserto, in Libia internati, clandestini o in condizione di schiavi, in fondo al mare. Questo perché il problema rimane, tanto è vero che la gente che è riuscita a raggiungerci dall'Africa è diminuita, ma è continuata ad arrivare. Ma la via di immigrazione più facile non è poi quella. I confini terrestri sono molto più permeabili, anche se arriva gente che è più simile a noi, gente bianca. Di fatto gli enti caritative che praticamente sostituiscono gli enti pubblici nell'assistenza ai migranti, del resto anche sulla base di finanziamenti pubblici che arrivano a  vario titolo a diverse organizzazioni che operano nel settore, segnalano crescenti difficoltà nell'integrazione dei migranti, nel senso che ho definito. I periodici brutali sgomberi di baraccopoli abitate da migranti, per i quali siamo già stati ripresi dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (un'organizzazione della convenzione europea sui diritti umani, non dell'Unione Europea), segnalano che problemi irrisolti ci sono.

 Mario Ardigò





Il mercoledì 30 gennaio 2019, 19:19:57 CET, Giustizia Insieme <redazione a giustiziainsieme.it><mailto:redazione a giustiziainsieme.it> ha scritto:





Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania di Sandro Saba

L’autore affronta le questioni sottese all'avvio della procedura per il rilascio dell’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro Salvini, la prospettiva normativa, le violazioni accertate,  il reato ministeriale. Evidenzia, sotto il profilo tecnico giuridico, come tra la tesi dell’ accertamento giurisdizionale del reato, in applicazione del principio dell’eguaglianza di tutti i cittadini davanti la legge, e quella dell’insindacabilità dell’atto politico si tratti di coniugare l’istanza di legalità e con  l’autonomia dei poteri. Il nostro augurio è che il senato decida con la forza del ragionamento, nel rispetto dei principi costituzionale, e non con la forza della maggioranza.



https://www.giustiziainsieme.it/it/diritto-processo-penale/567-caso-diciotti-brevi-note-sulla-decisione-del-tribunale-dei-ministri-di-catania

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