[Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 5 Feb 2019 04:52:30 CET


  Storicamente il principale argomento contro la democrazia è che dà troppo potere agli incompetenti. Quello contro ogni tipo di autocrazia è che dà troppe opportunità di potere ai malintenzionati.  Se c'è da pilotare un aereo di linea, un incompetente vale dieci milioni di incompetenti: la situazione non cambia, l'aereo  non decolla. Però, se c'è da fermare un autocrate che cerca di farsi largo a forza e con la frode, dieci milioni di dissenzienti contano. Purché riescano a smascherarlo, facendosi colti,  e a mettersi d'accordo per contrastarlo. Ci si sottomette all'autocrate per paura o convenienza, sperando, sottomettendosi, di avere una parte del bottino e temendo, altrimenti, di avere la peggio. L'autocrazia è fatta di relazioni di dominio di tipo naturale, che c'erano già nella preistoria e che si osservano anche nei viventi non umani. La democrazia è stata invece una conquista culturale e richiede uno sforzo per riuscire ad avere una visione a lungo raggio dei problemi, e questo significa farsi colti. Gli antropologi insegnano che cominciammo ad averla, agli albori delle nostre culture, quando conquistammo la stazione eretta. La migliorammo, come specie, quando conquistammo un linguaggio. Da questo sorsero società più evolute e la politica, come loro organizzazione. Masse che dialogano e cercano di avere prospettive ampie, quindi masse colte,  non sono più fatte da incompetenti, anche se messe insieme  e senza una particolare istruzione continueranno a non saper pilotare un Boeing. Quello sforzo di allargare le prospettive le migliora e, rendendole rende colte, le abilita alla politica democratica. Alla fine, così,  le libera dagli autocrati. Questo è appunto lo sforzo che occorre fare di fronte al problema politico delle migrazioni. Altrimenti si ricade nelle mani degli aspiranti autocrati, i quali sostengono che non c'è altra via dell'uso bestiale della forza per escludere, a costo di ammazzare, perché altrimenti non ci si salva. Del resto, il potere dell'autocrate  è fondato sulla forza. Chi gli si sottomette confida di esserne preservato, ma la storia insegna che si sbaglia. Chi si sottomette alla forza condividerà il destino dei vinti.   Dunque: sembra non esserci via d'uscita, per risolvere il problema dei migranti dovremmo  farci come bestie e azzannarli. Si è sempre fatto così e sempre sarà, si sostiene. Non ci sono posti per loro tra noi, posti  di lavoro, ma poi semplicemente posti. Dovrebbero quindi sparire.   Ma è proprio vero che si è sempre fatto così? Poniamoci il problema. Studiamo la storia per verificare se è sempre  andata così. Com'è, ad esempio, che ci sono tanti italiani sparsi per tutto il mondo? Pensiamo ingenuamente che all'inizio fossero trattati meglio degli africani e degli asiatici che arrivano da noi, ma non è così. Si legga il libro di Gian Antonio Stella L'orda. L'orda  eravamo noi. Negli Stati Uniti d'America eravamo considerati peggio dei neri, che almeno sapevano parlare la lingua locale. Eppure, quando raggiunsero la conquista cultura dell'integrazione, le società nelle quali gli italiani si erano spostati beneficiarono di quella migrazione. Prendiamo poi consapevolezza del contesto attuale, cerchiamo di allargare le nostre prospettive al di là delle nostre paure.  Siamo sulle soglie di una nuova rivoluzione industriale e sociale. Stiamo per mettere in campo massicciamente e dovunque sistemi di intelligenza artificiale che renderanno superati molti lavori d'oggi. Le società diventeranno così sempre più ricche, ma ci saranno sempre meno posti  di lavoro al di fuori di quelli dei servizi alla persona, dove la relazione con chi li presta è fondamentale, nei quali quindi  è come  un servizio viene prestato e non il risultato finale che conta. Per far sopravvivere la società sarà quindi necessario redistribuire  le risorse sociali e questo lo può fare la democrazia o l'autocrate, ma alla prima riesce meglio, perché l'autocrate pensa prima a sé e agli altri in quanto gli siano sottomessi mentre in democrazia si cerca di pensare a tutti allo stesso modo, con criterio di giustizia. In un caso e nell'altro la soluzione non è lasciarsi imporre dall'economia il numero di posti  di lavoro. E' in quest'ottica che è stato ideato il reddito di cittadinanza, che in realtà andrebbe chiamato meglio reddito universale,  e dovrebbe competere non solo a quelli riconosciuti come cittadini in quanto abilitati ad aver voce in politica. E non dovrebbe essere attribuito solo a chi sta peggio, ma a tutti: per questo lo si definisce universale, altrimenti è solo reddito di inclusione. Se lo si dà solo a chi sta peggio è sempre qualcosa, è l'inizio di un correttivo del problema dell'esclusione sociale, ma allargando le prospettive non basta a fare quello che serve. Allargando ancora di più le prospettive, si capisce che l'altra importante novità dei tempi nostri è l'interconnessione a livello globale, per cui il nostro destino dipende da assetti politici che comprendono anche popoli molto lontani, dai quali però ci arriva gran parte di ciò che ci serve nell'uso quotidiano. Questo rende le frontiere obsolete, come anche la distinzione tra chi è dentro e chi è fuori. Questa è la ragione delle migrazioni, che non riguardano solo ci sta peggio, ma tutti, un problema epocale non contingente. In Italia, ad esempio, ora che con metodi brutali si è riusciti a ridurre l'immigrazione dalle coste africane, quelli che partono (circa 150.000 all'anno, in aumento sembra) sono molti di più di quelli che arrivano.   Alzare lo sguardo dal proprio particolare può spaventare se lo si fa da soli. La democrazia serve anche a farsi coraggio. E così, capendo la propria forza collettiva, a non cedere allo scoraggiamento, alla paura, o alla tentazione della brutalità. La persona colta non è mai sola, ha sempre intorno a sé tanti compagni che stima, anche se sono vissuti in altre epoche e di loro ha appreso solo ciò che ha letto.  Di questi argomenti si è scritto su Micromega n.1/19, in edicola, dedicato a "Cent'anni dopo-Weber e la politica come professione", partendo dalla conferenza La politica come professione, tenuta nel 1919 dal sociologo tedesco Max Weber. Il testo della conferenza, ancora oggi interessante, è pubblicato nella Piccola biblioteca Einaudi €18,00. Vi sono esposti molti dei dilemmi cruciali della politica, che riguardano tutti coloro che sono chiamati, a qualsiasi livello, a decisioni politiche, anche, ai tempi nostri, cliccando su un like.Mario Ardigò 
    Il lunedì 4 febbraio 2019, 19:16:36 CET, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:  
 
  
Tu fai riferimento alle convenzioni internazionali che impongono al Paese di arrivo di consentire l'ingresso ai migranti, per poi valutare se sussistono i presupposti per considerarli rifugiati, sempre in base al diritto pattizio internazionale. Ora, si tratta per l'appunto di un diritto di origine volontaria, perchè i trattati di regola vengono stipulati così. Quello che sostengo è che si tratta di una normativa ormai superata dalla realtà, perchè nata sulla base di una esperienza molto diversa da quella attuale. Si faceva riferimento, all'epoca, alla terribile esperienza degli ebrei che fuggivano dalle persecuzioni naziste, e che spesso venivano rifiutati dagli Stati in cui cercavano rifugio. Una volta scoperto che cosa accadeva nei lager, si è pensato di disciplinare il diritto di accoglienza dei rifugiati, che inizialmente, non a caso, riguardava solo i fuoriusciti dagli Stati europei. La realtà è cambiata, perchè gli attuali migranti fuggono essenzialmente dalla miseria, non dalle guerre e delle persecuzioni. Fra l'altro il fenomeno migratorio attuale riguarda numeri di molto superiori a quello degli ebrei che cercavano scampo dalle persecuzioni tedesche. Rammento anzi che all'inizio Heydrich ebbe a dire che lui , paradossalmente, si considerava sionista, perchè era favorevole a che quelle poche migliaia di ebrei che vivevano in Germania potessero andarsene in terra di Palestina. In quella folle prospettiva, la migrazione era un fenomeno positivo, perchè  era un modo di liberarsi di ospiti indesiderati, che a dire il vero non erano nemmeno ospiti in senso proprio, ma cittadini della Germania a tutti gli effetti. La soluzione finale nacque in un secondo momento, quando i tedeschi invasero i Paesi dell'Est Europa e lì, accortisi che gli ebrei erano in numero molto superiore, decisero di ucciderli, organizzando i campi di sterminio. Rammento anche che con l'arrivo dei rifugiati ebrei nella Terra Promessa, gli arabi reagirono molto malamente, tanto è vero che il Gran Muftì di Gerusalemme, palestinese, si recò in Germania per stringere un accordo con i nazisti, perchè anche loro non li volevano.
 
 
Lo vedi come la storia è complessa? Ma la complessità può essere risolta. Nessun nodo è inestricabile. Salvini oggi vince, e probabilmente vincerà anche domani, perchè fa la scelta più razionale, anche se è una scelta che contrasta con le normative dettate dai trattati. Ed è una scelta razionale perchè tiene conto di un dato di fatto ineliminabile : l'attuale fenomeno migratorio non conviene ai Paesi di arrivo. La crisi di rigetto nasce da questo. Mario Ardigò ha rammentato gli incontri / scontri che si verificarono nel mondo antico tra civiltà diverse. Dimentica però che sia i Macedoni che i Romani accoglievano in quando portavano avanti una politica che oggi definiremmo coloniale. Non erano i loro vicini che li invadevano, ma erano loro che invadevano i propri vicini. A quel punto aveva un senso insegnare e apprendere nello stesso tempo, perchè lo scambio era reciproco e conveniente in particolare per una parte, che poteva apprendere da civiltà per molti versi superiori. Alessandro Magno sposò una principessa persiana, scandalizzando i suoi, perchè aveva una visione a lungo raggio. Sapeva che la piccola e rozza Macedonia aveva tutto da  guadagnare nel contatto con una civiltà molto evoluta come quella persiana. Lo sai che i persiani non conoscevano la schiavitù, su cui invece si reggevano la Grecia e Roma ? Considera anche che a quei tempi la popolazione umana era in numero di molto inferiore alla attuale, per cui non c'erano rischi di sovraffollamento.
 
 
Oggi non si tratta di rifiutare le migrazioni in sè. Spostarsi è naturale per un essere umano, e non esistono civiltà eterne ed immutabili. Però bisogna riconoscere che anche i principi e le regole debbono cambiare, insieme con le civiltà. Tutto scorre, tutto è relativo. Non si tratta di rifiutare il diverso, ma di verificare se conviene accoglierlo oppure no. E di farlo con lucidità e freddezza, senza sopravvalutare i sentimenti. I sentimenti portano a non ragionare, e facilmente si trasformano in risentimenti. La normativa pattizia attuale, ivi comprese quella che disciplina le espulsioni, non funziona, e continuare a sostenerla significa creare le premesse perchè crollino le democrazie liberali. E allora sì che sarebbe un disastro. Per tutti.
 
 
FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 

 
 Il 04/02/2019 15:06, Stefano Celli ha scritto:
  
 
Sarò un cattolico sui generis, anzi mei generis, ma insisto spesso sul principio di responsabilità. Forse è una cosa poco da cattolici, ma l'ho sempre sostenuto.  Ci sarebbe qualche obiezione sull'art. 54, ma mi preme di più dirti, per non farla troppo lunga, che al di là delle analogie fra i pensieri miei e dei vicepresidenti, non ho detto che i migranti andavano accolti nel senso che dovevano restare in Italia. Solo che Salvini li ha utilizzati per fini politici. Non ha utilizzato la vicenda. Ha utilizzato loro, tenendoli bloccati sulla nave invece che in un centro di accoglienza o di identificazione etc. Quindi, posto che mi pare di capire che non volevi né lasciarli né ributtarli in mare, ma semmai espellerli, non credo che tu sostenga tesi tanto diverse dalle  mie. Se poi mi dici che espellerli è difficile ti do ragione, ma forse il problema è un po' diverso.  Ciao Stefano 
  
  
 
 stefano celli  
 Il giorno 02 feb 2019, alle ore 14:49, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:
 
  
  
Gli Indiani d'America rammentavano sempre agli invasori europei che non si può imprigionare il vento, per cui, in tale prospettiva, la loro logica di accaparramento dei territori non aveva senso. Ma il vento non ha una volontà, le persone sì. Chi sale sui barconi sa benissimo dove vuole andare. Il salvataggio viene cercato in via strumentale, come mezzo per giungere in Europa. Sempre per le persone, e non per il vento, vale il principio di autoresponsabilità, molto difficile da capire per un cattolico. Significa che chi si pone volontariamente in una situazione di pericolo, deve poi accettarne le conseguenze. Se ci si pensa bene, non è un concetto mostruoso : è stato accolto persino dall'art. 54 c.p. come presupposto per l'operatività della scriminante dello stato di necessità. Non può invocare tale causa di giustificazione chi, pur commettendo il fatto di reato per esservi costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, si è posto volontariamente in quella situazione di pericolo. Nulla di particolarmente complicato, come vedi. Quando si affronta un problema, lo si deve fare con lucidità e consapevolezza. Noto una preoccupante analogia tra il tuo modo di pensare da un lato e quello di Salvini e Di Maio dall'altro. Quando si contesta a questi ultimi che la quota cento e il reddito di cittadinanza, finanziati in deficit, faranno saltare i conti pubblici, loro rispondono che è proprio dovere pensare alle persone, prima che ai conti. La soluzione sarebbe semplice : aumentare la tassazione per coprire queste uscite correnti. Ma loro rispondono che non possono gravare le persone di ulteriori tasse. Ah, queste persone, come sono difficili! E come è difficile da accettare la realtà per chi vive di retorica.  In sintesi, se tu mi chiedi se bisogna salvare chi sta affogando in mare, io rispondo affermativamente. Se mi chiedi se poi bisogna automaticamente accoglierlo in Italia, io rispondo negativamente, perchè significherebbe farsi prendere in giro. Dalle mie parti c'è un detto : 'cca nisciuno è fesso! Oppure no?
 
 
FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 
 

 
 

 
 Il 02/02/2019 11:02, Stefano Celli ha scritto:
  
 Il messaggio di Felice può essere definito di buon senso. L’esempio della porta aperta e degli infissi malandati è efficacissimo.  L'analogia però non regge, semplicemente perché qui di mezzo ci sono delle persone. E Felice stesso è la dimostrazione della complessità delle singole persone e ancor più delle organizzazioni di persone. L'esempio è bello ma non puoi applicarlo al caso, perché qui non si tratta di respingere freddo, gelo e vento, ma persone. In fondo è il motivo per il quale mi sembra che non regga la difesa attuale di Salvini, a meno che non si dica che per perseguire un interesse nazionale si possono strumentalizzare le persone. Siete pronti ad accettarlo? Stefano Celli 
  
 Il giorno 1 feb 2019, alle ore 23:46, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:
 
  
  
Che cosa ci trovi di così terribile nella semplicità ? La semplicità è il più delle volte una complessità che finalmente è stata risolta. Sapessi quante volte nel mio lavoro sono riuscito a definire un processo, che sembrava non avere nè capo nè coda, sulla base di una singola norma o di un unico precedente di legittimità che inizialmente mi era sfuggito. Il metodo è fondamentale. In passato ho svolto le  funzioni di G.E. immobiliare e lì non contano solo le capacità tecniche, ma soprattutto quelle organizzative. Tornando al tema dei migranti, non si tratta di dare messaggi rassicuranti nel breve, ma di adottare una impostazione efficace fin dall'inizio che poi funzioni anche nel lungo termine. Perchè se lo si fa, poi i risultati non solo arrivano ma diventano permanenti. In realtà molti migranti arrivano anche via terra, non solo su barchini improvvisati, e lì certo non corrono il rischio di affogare. Questo però non significa che, siccome possono arrivare anche per vie secondarie, bisogna lasciare aperte le vie principali. Bloccare i barconi, che sono sicuramente più grandi dei barchini e quindi possono portare un maggior numero di persone, significa ottenere non solo nell'immediato, ma anche in prospettiva futura, una grossa diminuzione dei flussi in entrata. Voglio fare un esempio banale : se fuori fa freddo e il vento  entra anche attraverso gli infissi perchè non sono di buona qualità, questo non è un buon motivo per lasciare aperta la porta di ingresso, perchè farebbe molto più freddo. Quindi, intanto si chiude la porta, e poi si comprano degli infissi di buona qualità.  Si tratta di una logica elementare, e la programmazione non è altro che questo : affrontare un problema per gradi, avendo però ben chiaro quali sono le sue ragioni di fondo. Personalmente sono dell'opinione che Salvini abbia avuto alcune intuizioni giuste, ma che  non affronti la questione della immigrazione a tutto tondo. Per esempio, non interviene affatto in via repressiva sui datori di lavoro che assumono in nero gli immigrati irregolari e li sfruttano alla luce del sole, forse perchè tra di loro ci sono molti suoi  elettori ( fra i datori di lavoro, ovviamente, non tra gli immigrati ). Io credo però che l'ipocrisia su questo argomento sia a più livelli. Tu in realtà non neghi che Salvini sia riuscito a conseguire un risultato. Tu in realtà non gradisci quel risultato. La frase "Noi continueremo a salvarli" è molto equivoca. Siccome dubito che ti metterai su una barca per raccogliere i migranti in mare ed evitare che  anneghino, vuol dire che intendi salvarli quando sono già arrivati qui. Attenzione, perchè poi va a finire che saremo noi magistrati ad avere bisogno di essere salvati.
 
FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 

 
 Il 01/02/2019 09:51, Antonio Ardituro ha scritto:
  
 



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Credo esattamente il contrario. La tua posizione è quella semplice, come quella del governo e di Salvini. Non c’è posto, chiudiamo i porti, prima gli italiani. Messaggio chiaro e rassicurante nel breve. Ma semplicemente non è vero.  E’ quello che ci fanno sapere e meraviglia che ci caschi anche chi è intellettualmente attrezzato. Mentre si tengono fermi  47 immigrati sulla nave, ne arrivano nel silenzio su barchini improvvisati a centinaia. Perché quelli continuano e continueranno a partire …. Ad affondare …. Con un pagella cucita nel giubbotto. A chiedere d essere salvati.  Semplicemente perché stare dove sono è insostenibile. Noi continueremo a salvarli …  finché siamo uomini.  L’Italia che mi piace è quella che li salva.  
 
Il resto viene dopo.
 
Saluti,
 
Antonello
 
  
 
  
   
Da: thorgiov [mailto:thorgiov a libero.it] 
 Inviato: giovedì 31 gennaio 2019 19:53
 A: Antonio Ardituro  <antonio.ardituro a giustizia.it>;  area a areaperta.it
 Oggetto: Re: [Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania
   
  
 
E l'accoglienza che proponi tu che accoglienza è, se non esiste la domanda di manodopera ? Il reddito di cittadinanza è sicuramente una misura assistenzialistica che porterà a truffe e sprechi, una misura propagandistica per una popolazione che in realtà vuole campare senza lavorare. Ma la logica della integrazione di cui tu parli quale è stata ? Prendiamo l'esempio di Riace, che viene sempre menzionato come modello. Ti dice nulla il fatto che tutte le attività economiche che erano state aperte in quel paesino abbiano chiuso appena è cessato il flusso di denaro pubblico ? Se quel modello avesse veramente funzionato, sarebbe stata raggiunta l'autosufficienza economica. In realtà quel modello non funzionava, ecco perchè ha chiuso. Ora, detesto le logiche da Cassa del Mezzogiorno, sia per gli italiani che per gli extracomunitari. Indubbiamente il Governo si  comporta ipocritamente quando rifiuta questa logica solo per i migranti e invece la fa propria per gli italiani. Questa è una discriminazione odiosa. Ma ciò non significa che bisogna recuperare l'assistenzialismo per tutti. Al contrario, l'assistenzialismo non deve esserci per nessuno. Tu parli di migliaia di posti di lavoro umile che gli italiani rifiutano, ed è indubbio  che il fenomeno esista. Ma quanti sono questi posti di lavoro in tutto il paese ? Facciamo conto che siano centomila, solo per fare un esempio. Vorrebbe dire che tutti i migranti che superano questo numero non hanno speranza di essere integrati. Logica vorrebbe che venissero controllati i flussi nel senso di accogliere centomila migranti e rifiutare tutti gli altri.  Poi, è chiaro che nelle condizioni in cui vivono nei paesi di origine vivono male, altrimenti non rischierebbero la pelle per venire qui. Ma questo non è un motivo valido  per riceverli nel momento in cui manca la domanda di manodopera. Se poi manca manodopera specializzata, logica vorrebbe  che si prendesse nei luoghi in cui la specializzazione già esiste, come l'Est Europa, l'India. Prendere persone di bassa scolarizzazione per dare loro una formazione ex novo significa accollarsi un costo altissimo. Tutto questo non è conveniente, e ciò che non è conveniente è dannoso. Si tratta di una elementare legge dell'economia, che risponde ad esigenze di  razionalità. Ma è proprio la razionalità che manca nel tuo atteggiamento, perchè gli sbarchi non consentono nessuna programmazione. Che senso ha parlare di verifica di sostenibilità degli ingressi, se gli ingressi con i barconi per definizione non consentono nessuna verifica ? Tutto questo è illogico, e il sonno della ragione genera solo mostri. La tua posizione alla fine è  più irrazionale di quella di Salvini, ecco perchè alla fine vince lui. Senza merito suo, ma per demerito tuo.
 
FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 
  
  
Il 31/01/2019 19:00, Antonio Ardituro ha scritto:
  
 
Se i migranti non partono dalle coste della Libia, vengono torturati e muoiono. Se non partono dai loro Paesi d’origine muoiono per la guerra o per la fame. Dunque partono, accettando il rischio di morire, perché  calcolano che sia un rischio inferiore a quello che corrono restando fermi dove sono. A nessuno piace mettersi su un gommone in pieno inverno e sperare che qualcuno ti prenda in mezzo al mare e ti porti dall’altra parte.  Con donne e bambini.
 
E quando stanno in mezzo al mare bisogna salvarli e portarli sulla terra ferma.  Per il semplice fatto che loro partono e continueranno a partire e noi abbiamo l’obbligo, potendo, di salvarli. Poi c’è da discutere con l’Europa, con i paesi africani, mettere in campo le iniziative economiche,  sociali, umanitarie. Nel frattempo loro partono e noi li salviamo.  
 
Quanto alla offerta  di lavoro e dunque alla possibilità di integrazione, ci sono migliaia di posti di lavoro liberi senza domanda, o  perché specializzati ( e nessuno si specializza) o perché troppo umili ( e nessuno li vuole fare). Poi ci sono campagne ed Appennini abbandonati, crescita demografica negativa,  un Paese che invecchia e non riuscirà a pagare le pensioni (anche le nostre). 
 
Aspetto il reddito di cittadinanza per vedere quanti accetteranno i lavori che saranno proposti e che verosimilmente non saranno comodi lavori nel pubblico impiego, semmai saranno capaci di intercettarli e proporli.  Quanti trufferanno lo stato continuando a lavorare in nero, quanti prenderanno il reddito essendo disoccupati e continueranno a fare furti, rapine, e piccoli o  grandi reati.  Vediamo. 
 
Forse è meglio accoglierli ed integrarli, facendo una seria verifica di sostenibilità degli ingressi, piuttosto che accontentarsi di un sistema che non può impedire gli sbarchi, non integra quelli che già sono sbarcati e li  consegna alla criminalità organizzata, al traffico di droga, al caporalato ed al marginalismo urbano.
 
Ma ci conviene?
 
Boh!
 
Saluti,
 
Antonello Ardituro
 
 
 
 
   
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
 Inviato: giovedì 31 gennaio 2019 18:02
 A: area a areaperta.it
 Oggetto: Re: [Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania
   
 
 
Se i migranti non partono, non muoiono e non vengono torturati. Non si tratta di negare il soccorso, ma di negare l'ingresso. Però capisco che per un paese cattolico, apostolico e romano è difficile accettare il principio di autoresponsabilità. L'ho già scritto altre volte e lo ripeto : esiste in tutte le economie un principio di corrispondenza tra domanda ed  offerta. Se non c'è domanda di manodopera, l'immigrazione, da qualunque parte provenga, non ha senso. Quando i miei lontani parenti partirono dall'Italia per andare a New York e in Messico, ci andarono perchè lì c'era bisogno di  loro. Girava tra gli immigrati italiani una vera e propria leggenda, quella secondo cui le strade di New York erano lastricate d'oro. Arrivati sul posto scoprivano che le strade non erano lastricate d'oro. Anzi, scoprivano che non erano lastricate affatto. Alla fine capivano l'amara realtà : era compito loro lastricarle. Per questo venivano accolti. La realtà purtroppo esiste, anche se vedo che per tutti gli italiani, a prescindere da come la pensino non solo sull'immigrazione ma anche su altri temi, la retorica è sempre più importante.
 
FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 
 
  
Il 30/01/2019 22:54, Umberto Gioele Monti ha scritto:
  
 
"L'attuale governo è stato solo più risoluto nel contrastare le attività di soccorso in mare. Il precedente governo  aveva stabilito regole amministrative che consentivano quella dei volontari privati. 
 
Ma il successo delle politiche di immigrazione si misura sul numero dei migranti che si è riusciti a integrare,  riportandoli alla condizione di persone stanziali, in Europa, nello stato di origine, altrove. Non può essere considerato un successo mantenerli per via,  nel deserto, in Libia internati, clandestini o in condizione di schiavi, in fondo al mare."
 
 
 
E' esattamente così   a mio parere  ........
 
 
 
il punto non è solo o tanto il non far sbarcare e trattenere nelle navi  (qulsiasi baniera battano, italiana compresa) per  ottenere una redistribuzione in Europa (ma perchè ? se si fanno sbarcare e contemporaneamente si chiede ? ) quanto il franco e sempre più netto ed esplicito  dissuadere da operazioni di soccorso ai migranti ..... dietro le parole di lotta ferrea agli scafisti e ai mercanti di morte e ai loro complici (ONG ..) c'è questa forte segnale di dissuazione ....
 
 
 
anche per la Sea Watch se era invocato il sequestro della nave e il mettere sotto indagine penale il comandante ....
 
 
 
che ci sia gente , persone, in mare in situazione di pericolo poco importa; 
 
 importa che non ci siano navi o imbarcazioni in giro che possano socccorerli ......  ci deve pensare la Guardia Costiera Libica ..... poi se non risponde alle chiamate, o non arriva  amen ..... poi se arriva e li riporta indietro bene ..... poi se nessuno sa niente di quel che accade meglio ancora .....
 
 
 
e se poi qualcuno improvvidamente  e ostinatamente soccorre perchè il mare è grosso, perchè i libici non arrivano, beh ......  rendiamogli la vita difficile  .... così che gli altri imparino ..... a girare lo sguardo da un'altra parte .... 
 
 
 
Ma davvero non c'è un'altra scelta possibile per regolare e controllare  o anche evitare le partenze ?? e gli arrivi da noi ? 
 
 
 
Possibile che la via che si persegue oltre etichette  dissonanti e finte sia quella di contrapporre al terrore delle persone che fuggono e cercano di imbarcarsi il terrore  ancora più forte e senza scampo di morire affogati o di essere ritrascinati in Libia ?  e di dissuadere  in ogni modo le attività di soccorso ? 
 
 
 
Oltre a dare soldi e mezzi alla Guardia Costiera Libica il nostro modo di reagire all'enorme problema della immigrazione  dalle coste africane è quello di rendere il più evidente possibile  che l'unica aternativa per chi si mette sui barconi è quella di morire o essere riportati in Libia ? 
 
 
 
Questo è l'unico metodo ? 
 
 
 
E se a questo metodo conseguono (tante) persone morte o torturate, o vendute possiamo davvero restare indifferenti ..... e azi  contenti della diminuzione così ottenuta degli arrivi ? 
 
 
 
umberto monti
 
 
 
 
 
 
 
 
      
Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di mario ardigo <marioardigo a yahoo.com>
 Inviato: mercoledì 30 gennaio 2019 20:22
 A: Area
 Oggetto: Re: [Area] Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale dei Ministri di Catania 
  
 
      
 Nei ragionamenti di etica e diritto non bisogna tener conto della campagna  elettorale. 
   
 Da un punto di vista etico: rispetto all'anno scorso è molto aumentata la  mortalità delle traversate tentate dai migranti  tra le coste africane e le nostre. E' bene o è male? E' un effetto diretto delle politiche  italiane, ne siamo tutti responsabili. Dunque? Se si prende come riferimento il comandamento religioso Non uccidere!  è male. Diciamo di avercela avuta con chi organizzava la traversata marittima  e ci guadagnava, ma quanto, a quelle morti, quelli là vanno considerati corresponsabili, con noi. In guerra o in attività di polizia può accadere di uccidere, ma lo si fa nel contesto di aggressioni armate altrui: non era il  caso dei migranti affogati mentre cercavano di arrivare da noi. Non siamo in  guerra, non ci stavano attaccando in armi, non c'è la pena di morte per l'immigrazione irregolare.  Naturalmente, in un altro contesto etico può essere diverso. Basta esserne consapevoli. Se uno è cattolico fa peccato grave, deve confessarsi e può ricevere  l'assoluzione se si propone seriamente di non peccare più. Dicono che i cattolici siano sempre  meno. E' stato autorevolmente sostenuto che tutto sommato è meglio così: meno ipocriti e sacrileghi in chiesa. 
   
 Dal punto di vista del diritto: uno stato totalitario fa leggi disumane  e le applica; in uno stato democratico la legge vieta la disumanità. La politica può poi  immaginare tutto, anche il passaggio da un regime all'altro: finché non arriva ad esercitare un potere pubblico, può immaginare e proporre con una certa libertà, in un regime  democratico. Il razzismo, l'intolleranza, lo squadrismo violento e il fascismo, però, le  sono vietati dalla legge. L'azione di governo ha limiti più stringenti. La sua discrezionalità amministrativa è più ampia nell'attuare indirizzi politici  generali, certo, ma su certi temi non l'ha. Ad esempio non l'ha rispetto  alla legge penale o alla Costituzione. Non basta essere un'autorità di governo per esimersi  dalla legge penale o dalla Costituzione. Per esimersi dalla legge penale, occorre che vi sia un'altra legge che ne dia il potere. Quanto alla Costituzione, l'esenzione deve essere prevista nella stessa Costituzione. A certe condizioni, ad esempio, può essere  limitata la libertà personale. Non si potrebbe  internare gli oppositori politici con una decisione del governo o di un  ministro. La tortura dei detenuti è vietata anche se fosse ordinata dal governo o da un ministro. 
   
 Si può poi discutere se le politiche sull'immigrazione dell'attuale governo abbiano conseguito risultati positivi nell'immigrazione. Osservo che si tratta di politiche  organizzate dal governo precedente: c'è una certa continuità. Non è in questione solo questo  governo, questi qui di adesso. L'attuale governo è stato solo più risoluto nel contrastare le attività di soccorso in mare. Il  precedente governo aveva stabilito regole amministrative che consentivano quella dei volontari privati. Ma il successo delle politiche di immigrazione si misura  sul numero dei migranti che si è riusciti a integrare, riportandoli alla condizione di persone  stanziali, in Europa, nello stato di origine, altrove. Non può essere considerato un successo mantenerli per via,  nel deserto, in Libia internati, clandestini o in condizione di schiavi, in fondo al  mare. Questo perché il problema rimane, tanto è vero che la gente che è riuscita a raggiungerci dall'Africa è diminuita, ma è continuata ad arrivare. Ma la via di immigrazione più facile non è poi quella. I confini terrestri sono molto più permeabili, anche se  arriva gente che è più simile a noi, gente bianca. Di fatto gli enti caritative che praticamente sostituiscono gli enti pubblici nell'assistenza ai migranti, del  resto anche sulla base di finanziamenti pubblici che arrivano a  vario titolo a diverse organizzazioni che operano nel settore, segnalano crescenti  difficoltà nell'integrazione dei migranti, nel senso che ho definito. I periodici brutali sgomberi di baraccopoli abitate da migranti, per i quali siamo già stati ripresi  dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (un'organizzazione della convenzione europea sui diritti  umani, non dell'Unione Europea), segnalano che problemi irrisolti ci sono. 
   
 Mario Ardigò
   
 
   
 
      
Il mercoledì 30 gennaio 2019, 19:19:57 CET, Giustizia Insieme <redazione a giustiziainsieme.it> ha scritto: 
   
 
   
 
      

 Caso Diciotti. Brevi note sulla decisione del Tribunale  dei Ministri di Catania di Sandro Saba
 
 L’autore affronta le questioni sottese all'avvio della  procedura per il rilascio dell’autorizzazione a procedere nei confronti del  Ministro Salvini, la prospettiva normativa, le violazioni accertate,  il reato ministeriale. Evidenzia, sotto il profilo  tecnico giuridico, come tra la tesi dell’ accertamento giurisdizionale del reato,  in applicazione del principio dell’eguaglianza di tutti i cittadini davanti la legge, e quella dell’insindacabilità  dell’atto politico si tratti di coniugare l’istanza di legalità e con  l’autonomia dei poteri. Il nostro augurio è che il senato  decida con la forza del ragionamento, nel rispetto dei principi costituzionale,  e non con la forza della maggioranza.
   
 
   
https://www.giustiziainsieme.it/it/diritto-processo-penale/567-caso-diciotti-brevi-note-sulla-decisione-del-tribunale-dei-ministri-di-catania
   
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