[Area] [Nuovarea] R: R: L'aumento di organico: una grande occasione

Luca Perilli luca.perilli a giustizia.it
Gio 7 Feb 2019 15:00:21 CET


Carissime/i, la decisione sulla distribuzione delle (nuove) risorse dovrebbe, dal mio punto di vista, partire innanzitutto dall’analisi del dato.

Alla fine del 2018 il Ministero della Giustizia ha aggiornato le statistiche  -aggregate- civili e penali su pendenze, arretrato e durata media dei procedimenti giurisdizionali.

Per quanto riguarda la giustizia civile (https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_9_13.page ) dal 2009 le pendenze complessive sono diminuite del 37%! (da  oltre 5.700.000 a procedimenti nel 2008 ai 3.628.936 del 2017). Le pendenze del 2017 sono inferiori del 20% rispetto a quelle di 15 anni prima (2003). Il decremento degli ultimi di anni ha riguarda tutti i settori, più marcatamente l’area SICID (contenzioso e volontaria giurisdizione) ma anche l’area della crisi d’impresa e delle esecuzioni civili (area SIECIC). Non ho ritrovato i dati aggregati per Corti d’appello e cassazione.

Per quanto riguarda la giustizia  penale (uffici giudicanti; per i requirenti le statistiche non aiutano) l’andamento è positivo per gli uffici di primo grado: le pendenze medie  dal 2003 sono state sempre ricomprese in una forbice tra  1.100.000 ed 1.300.000 ma dal 2013, anno del picco, si è verificata una forte diminuzione di quasi il 20% (da 1.314.501 nel 2013 a 1.165.337). Sono decisamente negativi i dati delle Corti d’appello: vi è stato un lento aumento delle pendenze dal 2013 (verosimilmente dovuto all’aumento della produttività in primo grado) ma, complessivamente, le pendenze sono raddoppiate dal 2003 al 2017 (da 130.000 a 270.000).   La Cassazione ha invece dati stabili  in lento miglioramento (intorno ai 30.000 la media procedimenti pendenti dal 2003, con significativa diminuzione dal 2014, anno del picco –oltre 34.000-).

Ciò detto, consegno alcune molto sommarie considerazioni:  il primo grado ha una tendenza alla iperproduttività (definizioni di gran lunga superiore alle sopravvenienze) probabilmente indotta dall’efficientismo numerico che ammanta alcuni progetti di gestione; l’appello è in grave sofferenza (verosimilmente anche in conseguenza della iperproduttività del primo grado); la Cassazione arranca per non soccombere di fronte al numero spropositato anche se stabile di ricorsi da cui è attinta.

Dobbiamo poi tenere conto dei tempi molto  diversi di durata dei procedimenti negli uffici del Paese (anche se la tendenza  al miglioramento è complessiva). Questa durata sembrerebbe –enfasi sul condizionale-  che in diversi uffici non sia  indotta (solo) dalle risorse scarse ma da una gestione non sempre efficiente dell’ufficio.

Quando dico sembra, faccio riferimento ad una lunga ricerca che sta per essere portata a compimento dall’Irsig-CNR di Bologna e che è stata presentata più volte nei corsi sulle “risorse” della SSM. Questa ricerca utilizza un criterio di misurazione sperimentato con successo in altri ordinamenti (ad esempio in Olanda): il “costo per caso”. Si considerano i costi fissi -estratti da fonti pubbliche-  di un ufficio giudiziario (per la grandissima maggioranza si tratta di salari) e si dividono per il numero di definizioni (non le pendenze; quindi l’analisi non tiene costo del “costo temporale” del peso dell’arretrato). Gli uffici sono stati raggruppati in grandi categorie: molto grandi, grandi, medi e piccoli.  Ebbene  gli indicatori evidenziano scostamenti enormi da ufficio ad ufficio. Costi medi di 2,5 a 5 per tribunali grandi; da 2 a 6 per tribunali grandi; da 2,5 a 6,5 per tribunali medi; da 3 a 7 per tribunali piccoli. Squilibri importanti si registrano all’interno degli stessi uffici, nei settori penale e civile. In altri termini, con le stesse risorse alcuni uffici producono quasi il triplo di altri. Lo studio evidenzia inoltre che il procedimento giudiziario medio italiano costa pochissimo (il costo molto basso segnala una attenzione eccessiva alla quantità a scapito della qualità): costa 340,00 euro contro i 479,00 euro dell’Olanda.

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 Alla luce di quanto sopra, propongo alcune molto sommarie conclusioni.

1)      Una distribuzione adeguata delle risorse in primo grado (e l’analisi del costo del caso potrebbe aiutare a comprendere come), consentirebbe –non solo di eliminare l’arretrato- ma di dedicare tempo alla qualità (altro che carichi esigibili): e quindi al necessario approfondimento dei fatti (è importante recuperare la cultura della importanza della unicità dei fatti), alla giustizia cosiddetta procedurale (attenzione alle parti, all’informazione, alle comunicazione), alle riunioni di confronto di giurisprudenza e prassi, alle proposte degli osservatori.

2)      A riforme invariate (abbraccio  le proposte di riforma delle impugnazioni ma realisticamente i 600 arriveranno prima), l’investimento in risorse deve riguardare gli uffici superiori (e l’analisi del      costo per caso potrebbe aiutare la distribuzione).

3)       L’attenzione alla qualità ed ad una gestione delle risorse efficiente richiede una dirigenza consapevole e dotata di capacità di leadership (il tema sulla formazione alla leadership è centrale nella formazione europea). Mi chiedo se questi siano i criteri che oggi basano la scelta nei nostri dirigenti.

Cordiali saluti

Luca Perilli


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di elisabetta pierazzi <dr.pierazzi a gmail.com>
Inviato: giovedì 7 febbraio 2019 11:06
A: Luca Minniti
Cc: area; Antonello Cosentino; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Area] [Nuovarea] R: R: L'aumento di organico: una grande occasione

Sono d'accordo con le analisi di chi mi ha preceduto ed in particolare con Antonello Cosentino:con questi numeri un sistema con appello integralmente devolutivo non possiamo reggerlo.
Ed è anche deresponsabilizzante per le parti (credo che a Roma al penale si sia cominciata a dichiarare l'inammissibilità di atti di appello fatti a stampone senza alcuna specifica indicazione dei motivi, ma altri potranno parlarne meglio di me).
Quindi mi convince la valorizzazione del giudizio di primo grado (che per il penale significa partire da fascicoli ben istruiti durante le indagini) e contestuale riforma dell'impugnazione nel senso ben descritto da Antonello Cosentino di impugnazione a critica vincolata.
Con una distribuzione delle risorse che vada nel senso di accompagnare queste linee.
Elisabetta Pierazzi





Il giorno mer 6 feb 2019 alle ore 16:23 Luca Minniti <luca.minniti a giustizia.it<mailto:luca.minniti a giustizia.it>> ha scritto:

Nel condividere le osservazioni di Antonello dall'esperienza del I grado io penso che la efficacia di un approccio complessivo ( e di una proposta che muove più leve ) come quello che molti di voi hanno proposto, dipenda principalmente dalla capacità di mettere le proposte in fila secondo un ordine di priorità che non vuol dire degradare il resto o rinviarlo sine die.

Ma individuare un percorso riformatore per step e remare tutti inquella direzione.

Altrimenti ognuno tira dalla propria parte e la barca non si muove.



La mia opinione è che la leva principale da cui muovere è la riforma del giudizio di appello proposta da Antonello. Proposta cui agganciare le altre, rafforzamento del I grado ecc. ecc...



L.M.







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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it<mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it>> per conto di Antonello Cosentino <antocosen a libero.it<mailto:antocosen a libero.it>>
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 13:44
A: Antonio Ardituro; 'Claudio Castelli'; 'area'
Cc: nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>
Oggetto: [Nuovarea] R: R: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione

Condivido le argomentazioni di Claudio e anche le riflessioni esposte da   Antonello su “Giustizia insieme”.
Il tema dell’aumento di organico richiede molta attenzione da parte di Area, non solo per le sue implicazioni organizzative, ma anche perché può/deve essere l’occasione per svolgere una riflessione più generale sulla struttura del processo e sulla capacità della magistratura di far fronte ai propri compiti.
Ha perfettamente ragione Antonello quando sottolinea che le corti di appello sono oggi l’imbuto del sistema e pone l’accento sulla necessità che una parte rilevante del nuovo organico venga loro assegnato.
Il punto però, a me pare, è che questo non deve farci perdere di vista che la giustizia che interessa davvero ai cittadini è quella che si fa in primo grado; il resto, estenuante ed estenuato, arriva sempre tardi rispetto alla vita.
Saldo allora il mio ragionamento con l’ affermazione di Claudio sulle corti di appello, che condivido in pieno: “il vero rimedio è intervenire sulle impugnazioni più che sulle Corti.”
Per risolvere il problema delle corti (di appello e di cassazione)  dovremmo ripensare a fondo il paradigma delle impugnazioni.
La mia modesta e personale opinione è che si dovrebbe abbandonare l’idea tradizionale dell’appello integralmente devolutivo e  costruire l’appello  come impugnazione a critica vincolata; ciò alleggerirebbe enormemente le corti di appello e, di riflesso, la Cassazione.
Inoltre, qualunque intervento volto a limitare  la ricorribilità per cassazione delle pronunce di merito (passaggio a mio avviso indispensabile per riportare la Cassazione in condizioni di operatività compatibili con la propria funzione) risulterebbe assai più praticabile (potendo essere  assai più leggero) se il giudizio di cassazione si collocasse a valle di un giudizio di appello  strutturato come revisione del primo giudizio.
Ma - e vengo al punto - per poter far passare  l’idea di rimodulare il giudizio di appello come revisione del primo giudizio è necessario che la generalità del ceto forense e accademico possa, a prescindere dalla vittoria/soccombenza nella singola vicenda, riconoscere soddisfacente l’esito del primo giudizio, sia dal punto di vista dell’accertamento dei fatti che dal punto di vista della correttezza della soluzione giuridica. Solo un giudizio di primo grado che i consociati generalmente percepiscano  come sostanzialmente “giusto” può consentire di confinare il sistema delle impugnazioni nell’area – ineliminabile ma, a quel punto,  residuale – della patologia.
Apriamo su questo un confronto aperto con l’avvocatura, valorizzando e rilanciando l’esperienza degli Osservatori sulla giustizia civile e stanando su questi temi anche le Camere penali.
Lavoriamo per alleanza trasversali con tutti quei pezzi di società italiana interessati  al funzionamento della  giustizia; solo collegandosi con il mondo esterno potremo  superare le resistenze al nuovo ed i riflessi auto conservativi che inevitabilmente scatteranno dentro la magistratura.
Usiamo allora l’occasione dell’aumento di organico per alleviare l’emergenza degli uffici di secondo grado; ma usiamola anche per aprire un grande dibattito nazionale sulla prospettiva di fondo della giustizia italiana, che a me pare debba essere quella di valorizzare il  giudizio di primo grado (in larga parte gestito, non dimentichiamocelo mai, da magistrati onorari),  investendo su quello personale,  risorse, cultura.
Antonello Cosentino

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it<mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it>] Per conto di Antonio Ardituro
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 10:30
A: Claudio Castelli; area
Cc: nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>
Oggetto: [Nuovarea] R: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione

Ringraziando Claudio Castelli per aver rilanciato il tema, che si fa sempre più urgente, riporto il link al mio contributo pubblicato da “Giustizia insieme”.
Si tratta di considerazioni., le sue e le mie,  solo in parte convergenti che possono però aiutare a ragionare ed in ogni caso mettono in chiaro alcune delle più rilevanti questioni da affrontare.
Saluti,
Antonello Ardituro


Da: Giustizia Insieme [mailto:redazione a giustiziainsieme.it]
Inviato: giovedì 17 gennaio 2019 10:07
A: Area <area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>; Mailinglist Anm <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com<mailto:mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>>; Nuovarea <nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>>
Oggetto: [Mailinglist-anm] L’aumento della pianta organica


L’AUMENTO DELLA PIANTA ORGANICA DEI MAGISTRATI: UNA SFIDA CHE CHIAMA IN CAUSA L’INTERA MAGISTRATURA ED UN’OCCASIONE DA NON PERDERE. DI ANTONELLO ARDITURO

https://www.giustiziainsieme.it/it/il-magistrato/561-l-aumento-della-pianta-organica-dei-magistrati-una-sfida-che-chiama-in-causa-l-intera-magistratura-ed-un-occasione-da-non-perdere


Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Claudio Castelli
Inviato: mercoledì 6 febbraio 2019 09:54
A: area <area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>
Oggetto: [Area] L'aumento di organico: una grande occasione


L’aumento di organico di 600 unità: una grande occasione.



L’aumento di organico di 600 unità dell’organico dei magistrati è un’occasione da non perdere. Stupisce la scarsa attenzione destinata anche tra di noi ad un aspetto chiave per il nostro lavoro e vanno raccolte le sollecitazioni di Antonello Ardituro. L’organico dei magistrati ed il suo dimensionamento va governato con grande cautela e attenzione perché aumentare in modo indiscriminato il numero di magistrati, come alcuni vorrebbero, porta unicamente alla dequalificazione (quanto avvenuto a avvocati e professori universitari dovrebbe insegnarci qualcosa). Inoltre aumentare i magistrati senza un adeguato supporto di personale e mezzi rischia di essere uno spreco e di non ottimizzare il nostro lavoro ed il nostro ruolo. Ma queste obiezioni sarebbero valide se si parlasse di un aumento molto più sostenuto delle 600 unità (+ 6 %) rispetto all’attuale quadro. Dobbiamo sempre ricordare che dai dati CEPEJ risulta che il rapporto tra giudici e popolazione è tra i più bassi in Europa. Come abbiamo un rapporto bassissima di addetti giudiziari rispetto alla popolazione. Un aumento contenuto di magistrati ed una copertura e aumento di organico del personale sono oggi necessari e possono servire non solo a mantenere un indice di definizione positiva, ma a aggredire quell’arretrato che oggi impedisce di fare un salto di qualità. Il problema su cui dobbiamo concentrarci è piuttosto discutere e arrivare a proposte su come distribuirli. Credo che sul terreno ci siano due problemi su cui ragionare.

Il primo è la proposta di superare l’attuale rigidità degli organici delineando una quota flessibile da indicare a livello distrettuale che possa servire non solo per coprire le scoperture fisiologiche (maternità, malattie), ma anche per far fronte a emergenze e flussi particolari di lavoro e per perseguire progetti di recupero dell’arretrato. So bene che l’esperienza dei magistrati distrettuali non è stata felice, ma proprio da questa esperienza dobbiamo imparare. Assicurare una permanenza minima congrua, adottare una procedura trasparente e garantita, indicare tassativamente le ragioni che debbono portare all’assegnazione, introdurre incentivi per i successivi trasferimenti (eventualmente consentendo anche una legittimazione inferiore), anche economici, potrebbero rendere appetibile un ruolo che sinora era andato deserto in molti distretti.

Superare la rigidità, almeno per una quota dell’aumento di organico, può consentire una migliore adattabilità delle nostre risorse alle esigenze del territorio. Un’ipotesi a mio avviso percorribile.

Il secondo problema riguarda i parametri con cui procedere alla distribuzione. Abbiamo anzitutto diversi bacini ciascuno con una relativa autonomia cui destinare l’aumento di organico: giudicanti e requirenti, primo e secondo grado (per la cassazione la quota è già fissata).

Potrebbe essere anche l’occasione per rivedere la totale irrazionalità di proporzioni tra Tribunali e Procure (il rapporto tra Sostituti di una procura e giudici di un tribunale oscilla tra i 1,50 di Nuoro ed i 3,83 di Crotone con una mediana  di 2,58), e tra primo e secondo grado.

Dobbiamo tenere conto che il secondo grado (oltre che la Cassazione) è oggi il vero punto debole del sistema, ma anche che occorre mantenere un equilibrio tra i diversi gradi e che il vero rimedio è intervenire sulle impugnazioni più che sulle Corti. E poi occorre decidere i parametri su cui intervenire nella distribuzione territoriale. Credo che i criteri adottati nella ridistribuzione del 2016 siano replicabili, in particolare dando rilievo, quanto al dato meramente giudiziario, ai flussi ed in particolare alle sopravvenienze. Riterrei del tutto errato e con effetti disincentivanti,basarsi o tenere conto delle pendenze. Vorrebbe semplicemente lanciare il messaggio che creare arretrato è utile e riperpetuare una politica lassista che ha già creato enormi danni in magistratura. Il problema dell’arretrato esiste e va affrontato di petto, ma questo può essere fatto o con un intervento straordinario (ad esempio utilizzando magistrati in pensione) o destinando a questo recupero in via temporanea parte della quota flessibile distrettuale sulla base di progetti con scansioni temporali precise debitamente monitorate.

Una discussione aperta che credo debba vederci protagonisti.

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