[Area] R: Un seminario su carcere e pena a Milano

MATTEO CENTINI matteo.centini a giustizia.it
Gio 7 Mar 2019 11:33:39 CET


Caro Collega, ti ringrazio per  la risposta.

Ti dico subito che il mio intento era chiaramente polemico, come del resto mi pare chiarissimo tu abbia colto, proponendo possibili interpretazioni del mio pensiero sul filo – mi è sembrato di cogliere – dell’ironia (che apprezzo sempre).

Andando nel merito la tua risposta però non mi convince. Posto che ovviamente mi riferivo al ruolo di “docente”, atteso che quello di discente lo davo per scontato non fosse precluso ai pm (e ci mancherebbe pure), non vedo perché la funzione ci escluderebbe dal prendere parte a molte iniziative sul carcere (che siano relative alla condizione dei detenuti, che siano relative alla procedura di sorveglianza, ecc), posto che anche l’ordinamento penitenziario prevede, eccome, un ruolo importante in capo al pm.

Vedi, partecipare come discente (e ti evidenzio la sorpresa di molti relatori per il fatto che partecipassero molti pm) al corso organizzato dalla SSM  sull’evoluzione del sistema penitenziario (P18048) è stato piuttosto frustrante (per me e per moltissimi colleghi pm). Tra i numerosi relatori vi erano i colleghi della sorveglianza, docenti universitari, garante nazionale dei detenuti, ecc, ma nessun pm.

E di ciò ha risentito il taglio della discussione, a mio parere, così come il mancato approfondimento di alcuni temi o meglio la loro comprensione.

Esemplificando, ci si lamentava della mancata entrata in vigore della norma che avrebbe consentito colloqui “garantiti” ai garanti dei detenuti regionali e comunali ed il relatore manifestava scetticismo che questa possibilità potesse essere un veicolo per rendere permeabile il carcere al flusso comunicativo non intercettabile tra i detenuti e l’esterno. C’è stata una sollevazione dei pm presenti, che hanno evidenziato come non solo i garanti comunali ma anche quelli regionali sono a forte rischio di essere espressione di istanze opache se non di matrice squisitamente criminale, in terre di mafia dove si sciolgono comuni ogni tre giorni e si arrestano consiglieri regionali con ritmo solo leggermente inferiore.

Così come è emersa una scarsa conoscenza se non una grande superficialità in coloro che parlando come docenti lamentavano le scarse informazioni o i pareri scarni forniti dalle procure rispetto alle delibazioni cui sono chiamati su istanze dei detenuti, ed anche qui gli è stato fatto notare che non sempre la procura può interloquire sull’attualità del collegamento mafioso del detenuto, perché le informazioni di cui pure dispone provengono da indagini in corso (che allora tanto varrebbe interrompere). È un sistema quindi che sconta una difficoltà intrinseca. Non ho la soluzione ma la sensibilità del pm, che pure ne ha una, lì tra i docenti ci sarebbe stata bene, per evidenziare come ciò che non si dice non vuol dire che non esista. 

Ma al di là del merito, i nostri interventi sono stati avvertiti da molti (non da tutti) con fastidio, quasi che avessimo rovinato l’omogeneità dell’incontro, dove tutti andavano d’amore e d’accordo.

E questo mi è parso poco corretto, soprattutto se ad organizzare l’incontro è la SSM.

Inutile dirti che tra le figure che operano nel carcere o comunque con esso hanno a che fare, oltre al pm, mancava un rappresentante della polizia penitenziaria. Non proprio una mancanza da poco, posto che invece vi erano tutte le altre figure.

La logica separazionista è proprio quella che ha ispirato ed ispira l’organizzazione di queste iniziative.

Saluti

 

Da: Dott. Guglielmo Leo [mailto:guglielmo.leo a scuolamagistratura.it] 
Inviato: mercoledì 6 marzo 2019 16:05
A: MATTEO CENTINI; nuovarea a nuovarea.it; area a areaperta.it
Oggetto: R: [Area] Un seminario su carcere e pena a Milano

 

Caro Collega, grazie per l’attenzione riservata all’iniziativa milanese. Quanto alle tue osservazioni, che interpreto nel senso della necessità di maggiore attenzione per la funzione requirente quando si discute di esecuzione della pena carceraria, non posso risponderti per gli organizzatori, non avendo partecipato all’elaborazione di quel progetto.  Non posso risponderti neppure per la Scuola, che definisce le proprie strategie culturali e formative in modo collegiale, e con l’ausilio determinante degli Esperti di volta in volta designati. 

Posso però darti la mia opinione personale.  La Scuola ha dedicato grande attenzione, negli ultimi anni, ai temi della esecuzione penale, della giurisdizione di sorveglianza e del sistema sanzionatorio, che trascendono di gran lunga, fortunatamente, il tema pure importantissimo del carcere. Tanto nei corsi dedicati, quanto per incontri a carattere più generale, la presenza dei magistrati di Procura tra i discenti è ampiamente garantita, ed in qualche caso “protetta” attraverso la previsione di quote riservate. Ciò naturalmente al fine di garantire il confronto tra esperienze e punti di vista diversi, che giova alla qualità dell’offerta, prima ancora che al fine di garantire le pari opportunità di accesso a tutti i magistrati. Se poi si allude – come credo – alle funzioni docenti (latamente intese), personalmente ritengo che il “peso” della provenienza funzionale non sia variabile indipendente dall’obiettivo di un corso e dal suo oggetto. Una cosa ad esempio è parlare della sostanza dei diritti (se si vuole, del diritto sostanziale), e quindi di legislazione sul carcere, di parametri costituzionali e sovranazionali, di garanzia giurisdizionale nel rapporto con l’Amministrazione penitenziaria o per l’accesso a misure alternative. Altra cosa è concentrarsi su aspetti procedimentali, dove la specifica riflessione nascente dall’esperienza della funzione è particolarmente importante.  Qui la Scuola valorizza maggiormente le provenienze funzionali, e certo non trascura quella requirente. Per fare solo un paio di esempi, un recente corso sulla formazione del titolo esecutivo e sulle relative implicazioni è stato per intero affidato alla programmazione di un Pubblico ministero (P18017), ed altrettanto è accaduto, ancor più recentemente, per un corso sul giudicato e sulla sua rimozione, dedicato in gran parte all’esecuzione delle pene “illegali” e “incostituzionali” (P19007).

Personalmente, credo si debba fare molta attenzione, sul piano delle politiche culturali, al corretto bilanciamento tra la valenza delle posizioni funzionali ed il rischio di logiche separazioniste. Naturalmente tutto si può migliorare, ed in questo senso aiuta ogni stimolo, compreso quello che hai voluto esercitare in questa occasione.

Saluti cordiali

Guglielmo Leo 

 

 

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Da: MATTEO CENTINI <mailto:matteo.centini a giustizia.it> 
Inviato: mercoledì 6 marzo 2019 11:16
A: 'Dott. Guglielmo Leo' <mailto:guglielmo.leo a scuolamagistratura.it> ; nuovarea a nuovarea.it; area a areaperta.it
Oggetto: R: [Area] Un seminario su carcere e pena a Milano

 

Buongiorno, mi pare una iniziativa interessante.

Ho però una domanda (non so se sai rispondere però), come mai non è stato invitato nessun pubblico ministero?

Lo chiedo perché mi sembra un tratto caratteristico di molte iniziative sul carcere, comprese, incredibili a dirsi, quelle organizzate dalla SSM.

Matteo Centini

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Dott. Guglielmo Leo
Inviato: mercoledì 6 marzo 2019 09:53
A: nuovarea a nuovarea.it; area a areaperta.it
Oggetto: [Area] Un seminario su carcere e pena a Milano

 

Sperando di far cosa utile (e sperando che le liste sostengano l’allegato), vi trasmetto la locandina di un evento programmato a Milano e relativo ai principi di umanità del trattamento, di dignità delle persone detenute, di necessaria finalizzazione rieducativa della pena.

Grazie per l’attenzione.

Guglielmo Leo

 

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