[Area] Ancora sul 25 Aprile - per i più giovani

thorgiov thorgiov a libero.it
Gio 25 Apr 2019 17:17:45 CEST


Non so se posso essere considerato appartenente alla cerchia dei più 
giovani, cui è indirizzata la tua e-mail. Però noto che nel tuo primo 
messaggio hai scritto : "L’ambiente culturale cattolico aveva aperto una 
breccia nell'isolamento creato dal regime fascista, consentendo uno 
sguardo realistico sulla realtà." Secondo me i cattolici hanno la 
tendenza a sopravvalutarsi. Il Vaticano da un lato coltivava il 
compromesso raggiunto con il fascismo grazia alla stipula del Concordato 
( chi fu a definire Benito Mussolino l'Uomo della Provvidenza ? ), 
dall'altro entrava in conflitto con il regime, nemmeno tanto di 
nascosto, in settori cruciali, quale l'educazione della gioventù. Era 
inevitabile, visto che il fascismo era un regime totalitario che si 
proponeva di creare l'uomo nuovo, e oggettivamente le sue idee, 
connotate dal nazionalismo, non combaciavano con quelle della Chiesa, 
che si professava universale. Chinati giunco, fino a quando passa la 
piena. Tutto sommato questa era l'idea di massima del papato, che mal 
sopportava i nuovi governanti ma che tutto sommato li preferiva ai 
socialisti ed ai comunisti, che venivano visti come la vera minaccia 
incombente. Dopo la caduta di Mussolini il Vaticano si illuse di avere 
campo libero nella società, credendo che la DC sarebbe stato il suo 
braccio secolare. Si sbagliava, perchè fu proprio la DC ad avviare una 
politica indipendente dalle direttive papali, introducendo, tanto per 
fare un esempio, il divorzio e l'aborto. Un altro grosso sbaglio il 
papato lo commise quando, caduti i regimi comunisti nell'Est Europa, si 
illuse che questo fosse l'inizio di una nuova evangelizzazione di quei 
popoli e di poter assumere un ruolo guida in questo processo storico, 
partendo dalla Polonia. Anche qui si sbagliava. Non si rendeva conto che 
quelle società, anche grazie ai regimi comunisti, si erano laicizzate 
nel profondo. Per dirla in maniera semplice, per quei popoli don Lorenzo 
Milani e Padre Pio rappresentano le due facce della stessa medaglia, e 
si tratta di una medaglia che non hanno nessuna intnzione di appuntarsi 
sul petto. Insomma, non direi proprio che il mondo cattolico si sia 
dimostrato lungimirante. Al contrario, ha sempre coltivato illusioni, 
per sè e per gli altri, senza rendersi conto di essere superato dalla 
realtà, che è sempre mutevole, cangiante, spesso deludente rispetto alle 
aspettative di chi si propone di cambiarla a propria immagine e 
somiglianza, senza riuscirvi ( per fortuna, aggiunto io ). Il risultato 
è che, senza che ovviamente se ne accorga, il mondo cattolico perde ogni 
giorno di più importanza. E il bello è che ogni volta che subisce una 
sconfitta, in qualunque settore, reagisce sempre allo stesso modo , 
pensando che sono gli altri che non l'hanno capito. E quindi insiste 
nell'errore, senza comprendere mai fino in fondo le ragioni della 
propria sconfitta. Vabbè, gli ultimi saranno primi. Ma nel Regno dei 
Cieli. Qui le cose vanno diversamente.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 25/04/2019 11:56, mario ardigo ha scritto:
>
> Oggi è la festa civile del 25 Aprile e voglio continuare il discorso 
> su di essa che ho iniziato ieri.
>
>  Per i più giovani: la  Resistenza storica italiana, quella contro il 
> fascismo mussoliniano e le forze militari tedesche occupanti, fu un 
> movimento culturale, politico, militare che si sviluppò in Italia tra 
> il 25 luglio 1943, quando il Re d’Italia revocò a Benito Mussolini 
> l’incarico di Capo del Governo, e il 3 maggio 1945, data in cui gli 
> occupanti tedeschi, a Caserta,  anche quali rappresentanti della 
> fascista Repubblica Sociale Italiana, firmarono la resa alle Forze 
> Alleate. Si stima in circa 185.000 il numero dei combattenti 
> antifascisti nelle Forze armate della Resistenza,  coloro che vennero 
> chiamati / partigiani /o /ribelli/. Si stima in circa 28.000 il numero 
> dei loro morti in combattimento. Si stima in circa 117.000 il numero 
> dei Resistenti civili e in circa 17.000  i loro caduti. Molto più 
> vasto fu il coinvolgimento culturale nell’antifascismo, che richiese 
> un significativo cambiamento di mentalità. Esso si sviluppò molto 
> rapidamente, quando, dopo il 25 luglio 1943 fu molto ampliata la 
> libertà di espressione e di associazione, pur con i limiti imposti 
> dalla normativa di guerra, in particolare con l’esercizio molto ampio 
> della libertà di stampa. Coloro che vissero quei due anni ricordano il 
> loro stupore di fronte al  rapido fiorire di tanti quotidiani di 
> diversi orientamenti politici  e civili.
>
>  Alle elezioni politiche italiane del 1946, le prime cui parteciparono 
> anche le donne, su ventitré milioni di votanti,   circa nove milioni 
> di votanti scelsero formazioni socialiste e circa otto milioni la 
> Democrazia Cristiana, il nuovo partito cattolico democratico fondato 
> nel 1942, e questo dopo oltre vent’anni di regime autoritario 
> fascista. Questo dà la misura del cambiamento di mentalità. Va 
> aggiunto che esso fu molto sensibile anche tra gli internati militari 
> italiani nei campi di concentramento tedeschi che in  larga 
> maggioranza avevano rifiutato di arruolarsi nelle forze armate della 
> fascista Repubblica Sociale Italiana. Facendo avrebbero riacquistato 
> la libertà.  Questo ampio consenso ai partiti democratici risalta se 
> si considera che il fascismo mussoliniano, anche se dopo il 1924 non 
> si sottopose più a verifiche elettorali libere, ebbe tuttavia una 
> vasto consenso popolare, come evidenziò, all’esito delle sue accurate 
> ricerche, lo storico Renzo De Felice, e questo in particolare dopo i 
> /Patti Lateranensi / del 1929 con il Papato romano e l’ampia 
> fascistizzazione dell’Azione Cattolica  e del clero italiano a seguito 
> dell’enciclica pontificia /Il Quarantennale -//// Quadragesimo Anno 
> / del 1931.
>
>   Il principale cambio di mentalità, una vera e propria conversione 
> civile, fu il passare da un’ideologia che si proponeva la 
> rigenerazione sociale e la  riforma politica mediante la guerra ad una 
> che si proponeva di realizzarle in un ordine pacifico, nazionale e 
> internazionale. Per il fascismo mussoliniano la guerra era la via 
> della rigenerazione nazionale, per gli antifascisti della Resistenza 
> storica essa era lo strumento per interrompere una politica di guerra 
> e la militarizzazione del contesto civile e quindi la degenerazione 
> nazionale in una nazione di bruti. In questo senso  il Resistente 
> cattolico Teresio Olivelli cantò di una / ribellione per amore. /
>
> // E’ proprio questo cambiamento di mentalità che si vuole rievocare e 
> riprodurre, prima ancora che celebrare, nella festa civile del 25 Aprile.
>
>  Sempre per i più giovani, in sintesi: il 25 Aprile del 1945, a 
> Milano, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia CLNAI diede 
> l’ordine di insurrezione generale, la città cadde nelle mani delle 
> forze armate partigiane e Benito Mussolini, tra i fondatori e poi capo 
> assoluto, /Duce/, del fascismo italiano, abbandonò il potere e iniziò 
> un tentativo di fuga. La guerra in Italia finì però solo il 2 maggio 
> 1945 con l'entrata in vigore del / cessate il fuoco / a seguito 
> della  firma, a Caserta, il 29 aprile 1945, della resa delle forze 
> armate occupanti tedesche, rappresentate dal colonnello Viktor von 
> Schweinitz 
> <https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Viktor_von_Schweinitz&action=edit&redlink=1> e 
> dal maggiore Eugen Wenner 
> <https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Eugen_Wenner&action=edit&redlink=1>, 
> i quali rappresentavano anche la fascista Repubblica Sociale Italiana 
> per delega del suo Ministro della Difesa Nazionale Rodolfo Graziani. 
> Benito Mussolini fu catturato dalle forza partigiane il 27 aprile 1945 
> e giustiziato il giorno seguente in esecuzione di un ordine del CLNAI. 
> Era stato capo del Governo del Regno d’Italia dal 31 ottobre 1922 al 
> 25 luglio 1943. Successivamente aveva fondato, nella parte dell’Italia 
> occupata dalle forze armate tedesche, inizialmente nel centro e Nord 
> Italia, e successivamente solo nel Nord Italia,  la Repubblica Sociale 
> Italiana, della quale era stato capo del Governo dal 23 settembre 1943 
> al 25 aprile 1945. Durante il suo regime, l'11 febbraio 1929, furono 
> conclusi accordi di pacificazione tra il Regno d’Italia e il Papato 
> romano, i /Patti Lateranensi, / che posero fine alla controversia 
> politica iniziata con la conquista militare di Roma da parte del Regno 
> d’Italia, il 20 settembre 1870, e la soppressione dello Stato 
> Pontificio, o Stato della Chiesa, il regno territoriale dei Papi 
> nell’Italia centrale. A seguito di tali accordi, nel 1931, con 
> l’enciclica /Il Quarantennale  - //Quadragesimo Anno /(nel 
> Quarantennale della prima enciclica sociale moderna, la /Le novità 
> -The craving for the new -  Rerum novarum, / del 1891)// il Papato 
> ordinò ai cattolici di collaborare con le istituzioni sociali 
> fasciste, dove esistevano. La si legga, per credere. E’ pubblicata in 
> più lingue sul sito della Santa Sede.
>
>  Discutiamone: abbiamo, oggi, necessità di un cambio di mentalità 
> analogo a quello che si produsse all’epoca della Resistenza storica? 
> Siamo ancora tentati da qualcosa che appartenne al fascismo storico? 
> E’ questo ciò che occorre ai tempi nostri?
>
>  Il giusto modo di celebrare la festa civile del 25 Aprile è questo: 
> discutendo e, soprattutto, mettendo in discussione se stessi. Non una 
> liturgia, quindi, ma esame di coscienza, valutazione affidabile della 
> realtà sociale in cui si è immersi, autocritica e critica sociale.
>
>   In realtà, il nostro più  pressante attuale problema sociale in 
> Italia mi pare sia ancora quello a cui il fascismo tentò di porre 
> rimedio proponendo la rigenerazione civile mediante la guerra: la 
> disgregazione civile, l’egoismo sociale e di gruppo. Esso vi 
> contrappose, come virtù, l’egoismo nazionale, inteso all’espansione  
> territoriale e alla predazione mediante la guerra. L’egoismo nazionale 
> è appunto la soluzione che va oggi per la maggiore in Italia, ma non 
> più a fini aggressivi, bensì difensivi, in particolare con motivazioni 
> francamente razziste, però non basate più sull’idea della superiorità 
> della nazione italiana ma sulla paura verso chi cerca di giungervi 
> proveniente da altre nazioni. In questo vi  è anche la ripresa del 
> razzismo nazista, che vedeva negli stranieri presenti nella nazione 
> delle specie di parassiti dai quali liberarsi con un’azione di 
> disinfestazione sociale. Di questo lavoro svolto in Italia durante la 
> Resistenza storica si fece vanto il generale tedesco Albert Kesselring 
> (1885-1960), comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia 
> in quel periodo. Condannato a morte nel 1947, la pena gli fu commutata 
> in ergastolo  e poi, nel 1952, gli fu amnistiata. Tornato libero 
> Kesselring dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto fargli un 
> monumento per quello che aveva fatto in Italia durante il suo comando. 
> Gli replicò pubblicamente Piero Calamandrei, professore di procedura 
> civile all’Università di Firenze, fondatore del Partito d’Azione, uno 
> dei partiti democratici sorti durante l’ultima fase del regime 
> fascista mussoliniano, deputato all’Assembla Costituente, che deliberò 
> la nuova Costituzione Repubblicana, e deputato nella prima legislatura 
> della nuova Repubblica democratica, in una lirica nota come /Ode a 
> Kesselring, /per una lapide che fu affissa il 7 dicembre 1952 
> nell’atrio del Comune piemontese di Cuneo. Io la tengo appesa nel mio 
> ufficio, dietro le mie spalle. Eccovela:
>
> *LO AVRAI CAMERATA KESSELRING*
>
> *IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI*
>
> *MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ A DECIDERLO TOCCA A NOI*
>
> *NON COI SASSI AFFUMICATI*
>
> *DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO*
>
> *NON COLLA TERRA DEI CIMITERI*
>
> *DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI*
>
> *RIPOSANO IN SERENITÀ*
>
> *NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE*
>
> *CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO*
>
> *NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI*
>
> *CHE TI VIDE FUGGIRE*
>
> *MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI*
>
> *PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO*
>
> *SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO*
>
> *GIURATO FRA UOMINI LIBERI*
>
> *CHE VOLONTARI S'ADUNARONO*
>
> *PER DIGNITÀ NON PER ODIO*
>
> *DECISI A RISCATTARE*
>
> *LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO*
>
> *SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE*
>
> *AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI*
>
> *MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO*
>
> *POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO*
>
> *CHE SI CHIAMA*
>
> *ORA E SEMPRE RESISTENZA!*
>
>   Quindi, “/patto giurato fra uomini liberi che volontari s'adunarono 
> per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore 
> del mondo”. /Questo appunto il senso del cambiamento di mentalità di 
> massa che si produsse tra gli italiani tra il 1943 e il 1945, negli 
> anni in cui fu combattuta la guerra di Resistenza: un capovolgimento 
> della mentalità, e spiritualità (il fascismo aveva una propria 
> /mistica/), insegnata dal fascismo mussoliniano.
>
>   E’ molto importante capire questo: la Resistenza storica non fu solo 
> /renitenza/, vale  a dire disimpegno dalla milizia civile fascista, ma 
> un impegno secondo valori opposti a quelli del fascismo, rapidamente 
> riscoperti, in particolare, dai più giovani, quindi da quelli che 
> proprio dal fascismo, e dal clerico-fascismo, erano stati educati. Per 
> loro in particolare, in questo senso, si trattò di una vera e propria 
> conversione civile. La Repubblica Sociale Italiana, lo stato fascista 
> che pretese di continuare a governare gli italiani finiti sotto 
> occupazione tedesca dal settembre 1943 al 25 aprile 1945, condannava a 
> morte i renitenti alla leva (i bandi di leva delle classi 1924 e 1925, 
> sotto pena di morte, furono firmati dal Ministro della Difesa 
> Nazionale generale Rodolfo Graziani, il quale nel dopoguerra fu 
> presidente onorario del Movimento Sociale Italiano); chi si arruolò 
> nelle Forze armate partigiane combattendo una guerra molto dura, 
> spesso senza prigionieri, lo fece volontariamente, per un impegno di 
> milizia secondo quei valori riscoperti.
>
>  Dietro l’esperienza morale, spirituale, culturale, politica e 
> militare della Resistenza storica ci fu una questione di grandi valori 
> umanitari, divenendo consapevoli della /vergogna e del terrore 
> / sparsi nel mondo dal regime fascista e dai suoi allegati. Fu per i 
> più, lo ripeto, autocritica e conversione. Certo la guerra fu una dura 
> scuola per gli italiani. Si capì che quella violenza estrema non 
> rigenerava, ma abbrutiva. La principale promessa del fascismo 
> mussoliniano, quella della grandezza nazionale per mezzo della guerra 
> di aggressione, venne così smentita.   Ma senza l’adesione a quei 
> valori, opposti a quelli del fascismo, sarebbe tutto finito lì, si 
> sarebbe rimasti inerti subendo la rovina. E’ quello che, in 
> definitiva, accadde nella Germania fino alla caduta del regime nazista 
> hitleriano. In Germania si partì dal quel momento in poi e il trapasso 
> fu molto più lungo.
>
>   Anche ai tempi nostri vi sono vergogna e terrore dai quali 
> redimersi. Perché /redimersi/? Perché ad essi si è assentito. Se li si 
> riconosce come tali occorre quindi / ripudiarli/. A che mi riferisco? 
> Il fatto più eclatante, che implica sicuramente una responsabilità 
> storica della nazione, sono le politiche sull’immigrazione, che godono 
> di un vasto consenso popolare e che non sono riconducibili solo 
> all’ultima stagione politica. Ma vi è anche dell’altro, in 
> particolare, ad esempio,  in materia di dignità dei lavoratori 
> dipendenti. Discuterne, e mettere se stessi in discussione, è  
> celebrare degnamente la festa di oggi.
>
> Mario Ardigò
>
>
>
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