[Area] Dopo il 25 Aprile - per i più giovani

thorgiov thorgiov a libero.it
Mar 30 Apr 2019 15:54:40 CEST


Ho più di cinquanta anni, per cui non rientro tra i più giovani. Ricordo 
benissimo la forza dei partiti del cosiddetto arco costituzionale, che 
furono spazzati via nel 1992. In realtà la loro fine era incominciata 
prima, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. I vecchi equilibri 
crollarono insieme con quel muro. La Chiesa cattolica, che con Giovanni 
Paolo II pensava che quello sarebbe stato l'inizio di una nuova 
evangelizzazione, come suo solito non capì il segno dei tempi nuovi. Fu 
preveggente quando auspicava il crollo dei sistemi comunisti, fu miope 
quando pensò di potersi ritagliare un ruolo di primo piano nel nuovo 
mondo. "Cattolico" è una parola che ha un preciso significato : 
universale . Se Bergoglio cerca il dialogo con le altre religioni, 
convinto che Dio sia uno solo, è perchè in realtà pensa che il suo Dio 
sia anche quello degli altri. Perchè pensa che i suoi valori siano 
quelli di tutti, proprio perchè universali. Noi europei in generale 
ragioniamo nello stesso modo : la vera democrazia è la nostra, e ci 
sembra scontato che tutti la debbano accettare. Ma non è così. Esistono 
valori diversi, che fra l'altro cambiano con il tempo, ed è giusto che 
sia così. Tutto passa e si trasforma. Oggi non è più tempo di un partito 
cattolico, organizzato o meno dalla Chiesa, se non altro perchè non 
esistono più le masse cattoliche. Basta guardare le chiese rimaste 
vuote. Una volta non era così. Beninteso, non sto dicendo che questo è 
un bene o un male. Mi limito a fare una constatazione. Per l'appunto 
quando qualcosa cambia, che ci piaccia o meno, la prima cosa da fare è 
accorgersene. Se non si fa questo primo passo, tutto il resto è inutile.

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 27/04/2019 07:55, mario ardigo ha scritto:
>
> Scrivo per i più giovani, perché per chi ha più di cinquantanni certe 
> cose dovrebbero essere scontate, per averle vissute.
>
>  Alle elezioni politiche del 1946, dopo vent'anni di fascismo 
> mussoliniano e due anni di guerra di Resistenza, si ripresentò la 
> situazione uscita dalle elezioni del 1921, le ultime libere prima del 
> lunghissimo governo Mussolini: le forze maggiori erano le socialiste e 
> le social-cattoliche, con la prevalenza delle prime. Alle elezioni del 
> ’21 i fascisti ottennero circa trentamila voti, contro i quasi due 
> milioni delle formazioni socialiste e il milione e quattrocentomila 
> circa dei social-cattolici. Trattandone, gli storici di solito 
> affermano, quindi, che il fascismo non fu ineluttabile, conseguì dalla 
> divisione delle forze democratiche. Dopo il ’46 la lezione della 
> storia fu compresa da socialisti e social-cattolici. L’intesa tra loro 
> per preservare democrazia e valori fondamentali non venne mai meno, 
> fino a quando quelle formazioni esistettero. Oggi il panorama politico 
> appare completamente rivoluzionato, in una misura che pochi avrebbero 
> immaginato possibile fino all'inizio degli anni  ’90. E anche 
> l’accordo sui valori non si manifesta con la forza di prima.
>
> Quell'intesa di cui ho detto, e che coinvolse anche forze liberali e 
> repubblicane storiche, fu detta /costituzionale/, perché da essa fu 
> plasmata la nuova Costituzione entrata in vigore nel 1948. In quello 
> stesso anno si svolsero nuove elezioni politiche, in cui prevalsero 
> largamente i social-cattolici. Si danno tante diverse spiegazioni di 
> questa affermazione. Evidenzio l’importanza cruciale che vi ebbe 
> l’agitazione politica dell’Azione Cattolica italiana, organismo 
> costituito nel 1906 dal Papato, sulla base di precedenti diverse 
> esperienze,  con lo scopo principale di /fare politica/: questa è 
> l’/azione / dell’Azione Cattolica/. /Nel 1931, con l’enciclica /Il 
> Quarantennale - Quadragesimo Anno / il Papato ordinò ai membri 
> dell’Azione Cattolica (non all’associazione come tale) di collaborare 
> alle istituzioni sociali dello stato, che all'epoca erano quelle 
> fasciste. Questo lavoro venne presentato come manifestazione della 
> /carità /evangelica. Cambiato, dal 1939, l’orientamento politico del 
> Papato, esso fu diretto verso la costruzione di una democrazia 
> sociale. Su quest’ultima si basò l’intesa costituzionale a cui ho 
> fatto riferimento.
>
> Si parla di /fede democratica, fede liberale, fede socialista/, per 
> significare gli elementi religiosi che quelle concezioni politiche 
> contengono. Una concezione è religiosa quando prescinde da come vanno 
> le cose nella realtà, quindi essenzialmente da ciò che i rapporti di 
> forza producono nella società, anche se ne ha consapevolezza 
> realistica. In questo senso anche il cattolicesimo sociale è una fede, 
> dico /è / perché esiste ancora, piuttosto vitale. Ma non lo è nel 
> senso che faccia riferimento essenzialmente ad una dimensione 
> numinosa, bensì perché ritiene, come scrisse molto bene il teologo 
> evangelico Karl Bart, che per il vangelo, il complesso delle sue 
> concezioni religiose e sociali, /la miseria non deve esistere/. Il 
> cattolicesimo sociale è socialista nel concepire realisticamente la 
> miseria come frutto di un ordinamento sociale che può, e quindi deve, 
> essere riformato e deve esserlo innanzi tutto  mediante un’agitazione 
> sociale e una crescita culturale delle masse. Esso quindi, come i 
> socialisti,  ha coscienza della divisione di classe e si propone per 
> superarla. Si distingue dai socialisti e comunisti storici, formazioni 
> che ora non ci sono più nonostante siano presenti denominazioni che 
> fanno riferimento a quelle realtà, nei metodi per superare la 
> divisione di classe, e in particolare per la minore importanza data 
> alla lotta di classe, quindi /tra / le classi, e all'azione dei 
> pubblici poteri, rispetto all’interazione dialogante nei e tra i corpi 
> sociali intermedi. L’idea di riforma sociale dei cattolico sociali si 
> basa essenzialmente su questi ultimi, nei quali si pensa di poter 
> realizzare una dinamica di /interclassismo/, di dialogo tra classi 
> sociali, che porti al superamento del classismo che produce la miseria 
> sociale, e quindi anche della lotta di classe, di cui pure non ignora 
> l’importanza. Uno dei suoi principali teorici fu Giuseppe Toniolo 
> (1845-1918), economista e sociologo, tra i principali organizzatori 
> dell’Azione Cattolica, proclamato /beato / nel 2012, e quindi proposto 
> ai cattolici  come modello  di impegno civile secondo il vangelo. Il 
> successo elettorale dei cattolico sociali del 1948 si basò 
> essenzialmente su un’intensa opera sui corpi sociali intermedi 
> italiani: l’Azione Cattolica si occupò dei ceti popolari, il nuovo 
> partito /cristiano / dei ceti medi, per defascistizzarli. A 
> quest’ultimo lavoro si dedicò in particolare Giuseppe Dossetti. Si 
> trattava di influire su /tutta / la società per cambiare l’ordinamento 
> sociale che sfavoriva quelli che, nel linguaggio della prima enciclica 
> sociali dei tempi  moderni, la / Le novità - Rerum  novarum / del 
> 1891, erano definiti /proletari/, vale a dire, come spiegò molto bene 
> Karl Barth, coloro che dipendono da altri per vivere. La massima 
> espansione dei socialisti italiani, nel 1975, si ebbe quando fecero un 
> lavoro simile, superando concezioni precedenti.
>
> In una società complessivamente molto ricca come la nostra, c’è ancora 
> la miseria, e anzi si sta espandendo. Questa constatazione è stata 
> posta alla base, ad esempio, di una misura politica come quella del 
> cosiddetto / reddito di cittadinanza/, che in realtà è qualcosa di 
> diverso da quello che viene in genere considerato come tale dai suoi 
> maggiori teorici, ma  è una misura di sostegno a coloro, tra i 
> residenti stabili, che stanno molto peggio. Chi è ancora convinto che 
> /la miseria non debba esistere / penserà alla riforma sociale e, così, 
> sarà in linea con la nostra Costituzione che appunto addirittura la 
> impone in condizioni simili. Si tratta di /riformare / un ordinamento, 
> quindi progettare ed attuare un diverso ordinamento, non basta 
> l’agitazione sociale. E trattandosi di  influire su realtà di massa, 
> occorrerà saper parlare alle masse, intese come /tutta / la società. 
> Questo riesce difficile alla politica di oggi, per vari motivi, ma 
> principalmente per carenza di mezzi finanziari, e quindi di 
> un’organizzazione politica adeguata, il che spinge a rimediare agendo 
> sulle emozioni veicolate dalle reti sociali. L’emotività è 
> controproducente per intese che dovrebbero basarsi su elementi 
> razionali, ad esempio su un’affidabile memoria storica. Oggi il solo 
> partito politico di massa che, disponendo di un consistente 
> finanziamento pubblico e di un’organizzazione capillare coordinata da 
> un ceto di professionisti ad essa dedicato, è rimasto capace di 
> suscitare sulla scena italiana un movimento politico del tipo di 
> quello che generò l’intesa costituzionale può essere considerato la 
> Chiesa cattolica italiana. Ma, in realtà, creare i presupposti per una 
> riforma richiede anche qualcosa che vada oltre la dimensione partitica 
> e si proponga innanzi tutto di suscitare una affidabile consapevolezza 
> storica degli eventi che si vanno vivendo. C’è qualcosa da tramandare 
> di generazione in generazione e che costituisce la base su cui poi 
> costruire concrete politiche democratiche di riforma. E’ l’idea di 
> democrazia, sono i principi costituzionali. Questo credo sia un lavoro 
> che può essere svolto nella società anche dai magistrati, in 
> particolare mediante il loro associazionismo, senza venir meno al 
> proprio dovere di indipendenza e di imparzialità. Del resto è materia 
> che all'università si studia negli insegnamenti di diritto pubblico, 
> diritto amministrativo e diritto costituzionale, senza necessità di 
> fare riferimento specifico a questo o quel partito.
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> Mario Ardigò - Roma
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