[Area] Dopo il 25 Aprile - per i più giovani

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mer 1 Maggio 2019 11:56:41 CEST


  Solo per precisare precisare che, a novembre del 1989, non cadde nessun muro a Berlino. Il governo della comunista Repubblica Democratica Tedesca semplicemente deliberò, con un provvedimento formale, poi corretto e integrato nel giro di alcune ore, l'apertura dei varchi tra il settore della città integrato nella RDT perché caduto in mano dell'Unione Sovietica al termine della Seconda Guerra mondiale e la parte della città ormai integrata nella Rebubblica Federale di Germania, ma in realtà ancora controllata da Usa, Gran Bretagna e Francia. Si trattò quindi di una metamorfosi del regime comunista, che era coeva di quella di altri comunismi europei, occidentali e orientali, anche del nostro comunismo, che tesero progressivamente  a distinguersi da quello dell'Unione Sovietica, pur nella versione meno totalitaria che Michail Gorbaiov stava organizzando.   Certamente Karol Wojtyla fu protagonista nel processo di integrazione degli europei orientali soggetti a regimi comunisti di tipo marxista-leninista, ma, per quello che ho letto, e sono usciti molti libri sul suo regno,  segnalo quello molto informato di Riccardi intitolato Giovanni Paolo II. La biografia, egli non si faceva molte illusioni sulle possibilità di ampliare l'evangelizzazione, che era già massiccia nella sua Polonia e che altrove avrebbe avuto eventualmente come protagoniste Chiese dell'Ortodossia, come in effetti poi è realmente avvenuto nei decenni a seguire. Piuttosto pensava di poter ricostruire un contesto culturale unitario europeo, obiettivo in parte raggiunto e in parte mancato, e che ora sovranismi  mettono a rischio. Papa Bergoglio  è portatore di una concezione politica e sociale completamente diversa, che originò da una teoria e pratica religiose pensate e sperimentate nelle masse dell'America Latina, nella quale sono ancora vive e vitali. La sua concezione è più ampia di quella del Wojtyla e non centrata sulle culture europee. Ha un respiro globale e si oppone fortemente alla globalizzazione costruita dalle economie e politiche capitaliste. Ha ancora scarsa presa nell'Italia di oggi, in cui il cattolicesimo sociale e quello democratico sono in fase fortemente recessiva per l'improvviso e rapido prevalere di quello che il teologo Sequeri ha chiamato recentemente l'ateismo del cuore.  Avverto: ho fatto riferimento a elementi di cultura religiosa, ma siamo ancora al di fuori della fede cristiana; non sono implicati, a questo livello, elementi numinosi, si tratta semplicemente di quello che pensiamo di fare agli e degli altri intorno a noi. Ha scritto Sequeri: «L’ateismo del cuore incomincia come vergognadella compassione, che ci fa sembrare deboli e irrazionali. Si concentra nellacura di sé, accettando l’avvilimento di interi popoli come una fatalità cheseleziona in vincenti. Si armonizza infine con l’industria del godimento,premiando l’insensibilità per la privazione dell’altro come ragionevole calcolodi risorse. L’ateismo  del cuore nonriconosce nessun Dio della giustizia al quale rispondere, né alcun Diodell’amore al quale corrispondere. L’ateismo del cuore ingrassa il nichilismo edivide gli umani. Produce effetti di degrado civile che possono assumere formeimpressionanti di ignoranza e di aggressività». E' in sostanza indifferenza, e addirittura ostilità, ai grandi valori umanitari che in genere vengono collegati all'idea di socialismo. Appaiono un lusso che non ci si può permettere. Per il magistero sociale cattolico sono invece ancora un dovere. Bergoglio ha esplicitato una motivazione in parte nuova per seguirli: se non lo facciamo, periremo, perché in un mondo tanto complesso e interdipendente, seguire la legge della giungla insegnata dal neo-capitalismo globalizzato distruggerà prima la nostra integrità di persone, spingendoci ad atti infami verso gli altri, e poi in una dinamica apocalittica l'intero complesso delle nostre società contemporanee, che furono costruite riformando e  cercando di correggere la loro letale aggressività reciproca dei secoli passati.Mario Ardigò  
    Il martedì 30 aprile 2019, 15:56:49 CEST, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:  
 
  
Ho più di cinquanta anni, per cui non rientro tra i più giovani. Ricordo benissimo la forza dei partiti del cosiddetto arco costituzionale, che furono spazzati via nel 1992. In realtà la loro fine era incominciata prima, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. I vecchi equilibri crollarono insieme con quel muro. La Chiesa cattolica, che con Giovanni Paolo II pensava che quello sarebbe stato l'inizio di una nuova evangelizzazione, come suo solito non capì il segno dei tempi nuovi. Fu preveggente quando auspicava il crollo dei sistemi comunisti, fu miope quando pensò di potersi ritagliare un ruolo di primo piano nel nuovo mondo. "Cattolico" è una parola che ha un preciso significato : universale . Se Bergoglio cerca il dialogo con le altre religioni, convinto che Dio sia uno solo, è perchè in realtà pensa che il suo Dio sia anche quello degli altri. Perchè pensa che i suoi valori siano quelli di tutti, proprio perchè universali. Noi europei in generale ragioniamo nello stesso modo : la vera democrazia è la nostra, e ci sembra scontato che tutti la debbano accettare. Ma non è così. Esistono valori diversi, che fra l'altro cambiano con  il tempo, ed è giusto che sia così. Tutto passa e si trasforma. Oggi non è più tempo di un partito cattolico, organizzato o meno dalla Chiesa, se non altro perchè non esistono più le masse cattoliche. Basta guardare le chiese rimaste vuote. Una volta non era così. Beninteso, non sto dicendo che questo è un bene o un male. Mi limito a fare una constatazione. Per l'appunto quando qualcosa cambia, che ci piaccia o meno, la prima cosa da fare è accorgersene. Se non si fa questo primo passo, tutto il resto è inutile.
 
FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
 
 Il 27/04/2019 07:55, mario ardigo ha scritto:
  
 
  
Scrivo per i più giovani, perché per chi ha più di cinquantanni certe cose dovrebbero essere scontate, per averle vissute.  
 
 Alle elezioni politiche del 1946, dopo vent'anni di fascismo mussoliniano e due anni di guerra di Resistenza, si ripresentò la situazione uscita dalle elezioni del 1921, le ultime  libere prima del lunghissimo governo Mussolini: le forze maggiori erano le socialiste e le social-cattoliche, con la prevalenza delle prime. Alle elezioni del ’21 i fascisti ottennero circa trentamila voti, contro i quasi due milioni delle  formazioni socialiste e il milione e quattrocentomila circa dei social-cattolici. Trattandone, gli storici di solito affermano, quindi, che il fascismo non fu ineluttabile, conseguì dalla divisione delle forze democratiche. Dopo il ’46 la lezione della storia fu compresa da socialisti e social-cattolici. L’intesa tra loro per preservare democrazia e valori fondamentali  non venne mai meno, fino a quando quelle formazioni esistettero. Oggi il panorama politico appare completamente rivoluzionato, in una misura che pochi avrebbero immaginato possibile fino all'inizio degli anni  ’90. E anche l’accordo sui valori non si manifesta con la forza di prima. 
 
 Quell'intesa di cui ho detto, e che coinvolse anche forze liberali e repubblicane storiche, fu detta costituzionale, perché da essa fu plasmata la nuova Costituzione entrata in vigore nel 1948. In quello stesso anno si svolsero nuove elezioni politiche, in cui prevalsero largamente i social-cattolici. Si danno tante diverse spiegazioni di questa affermazione. Evidenzio l’importanza cruciale che vi ebbe l’agitazione politica dell’Azione Cattolica italiana, organismo costituito nel 1906 dal Papato, sulla base di precedenti diverse esperienze,  con lo scopo principale di fare politica: questa è l’azione  dell’Azione Cattolica. Nel 1931, con l’enciclica Il Quarantennale - Quadragesimo Anno  il Papato ordinò ai membri dell’Azione Cattolica (non all’associazione come tale) di collaborare alle istituzioni sociali dello stato, che all'epoca erano quelle fasciste. Questo lavoro venne presentato come manifestazione della carità evangelica. Cambiato, dal 1939, l’orientamento politico del Papato, esso fu diretto verso la costruzione di una democrazia sociale. Su quest’ultima si basò l’intesa costituzionale a cui ho fatto riferimento.
 
  Si parla di fede democratica, fede liberale, fede socialista, per significare gli elementi religiosi che quelle concezioni politiche contengono. Una concezione è religiosa quando prescinde da come vanno le cose nella realtà, quindi essenzialmente da ciò che i rapporti di forza producono nella società, anche se ne ha consapevolezza realistica. In questo senso anche il cattolicesimo sociale è una fede, dico è  perché esiste ancora, piuttosto vitale. Ma non lo è nel senso che faccia riferimento essenzialmente ad una dimensione numinosa,  bensì perché ritiene, come scrisse molto bene il teologo evangelico Karl Bart, che per il vangelo, il complesso delle sue concezioni  religiose e sociali, la miseria non deve esistere. Il cattolicesimo sociale è socialista nel concepire realisticamente la miseria come frutto di un ordinamento sociale che può, e quindi deve, essere riformato e deve esserlo innanzi tutto  mediante un’agitazione sociale e una crescita culturale delle masse. Esso quindi, come i socialisti,  ha coscienza della divisione di classe e si propone per superarla. Si distingue dai socialisti e comunisti storici,  formazioni che ora non ci sono più nonostante siano presenti denominazioni che fanno riferimento a quelle realtà, nei metodi per  superare la divisione di classe, e in particolare per la minore importanza data alla lotta di classe, quindi tra  le classi, e all'azione dei pubblici poteri, rispetto all’interazione dialogante nei e tra i corpi sociali intermedi. L’idea di riforma sociale dei cattolico sociali si basa essenzialmente su questi ultimi, nei quali si pensa di poter realizzare una dinamica di interclassismo, di dialogo tra classi sociali, che porti al superamento del classismo che produce la miseria sociale, e quindi anche della lotta di classe, di cui pure non ignora l’importanza. Uno dei suoi principali teorici fu Giuseppe Toniolo (1845-1918), economista e sociologo, tra i principali organizzatori dell’Azione Cattolica, proclamato beato  nel 2012, e quindi proposto ai cattolici  come modello  di impegno  civile secondo il vangelo. Il successo elettorale dei cattolico sociali del 1948 si basò essenzialmente su un’intensa opera sui corpi sociali intermedi italiani: l’Azione Cattolica si occupò dei ceti popolari, il nuovo partito cristiano  dei ceti medi, per defascistizzarli. A quest’ultimo lavoro si dedicò in particolare Giuseppe Dossetti. Si trattava di influire su tutta  la società per cambiare l’ordinamento sociale che sfavoriva quelli che, nel linguaggio della prima enciclica sociali dei tempi  moderni, la  Le novità - Rerum  novarum  del 1891, erano definiti proletari, vale a dire, come spiegò molto bene Karl Barth, coloro che dipendono da altri per vivere. La massima espansione dei socialisti italiani, nel 1975, si ebbe quando fecero un lavoro simile, superando concezioni precedenti. 
 
  In una società complessivamente molto ricca come la nostra, c’è ancora la miseria, e anzi si sta espandendo. Questa  constatazione è stata posta alla base, ad esempio, di una misura politica come quella del cosiddetto  reddito di cittadinanza, che in realtà è qualcosa di diverso da quello che viene in genere considerato come tale dai suoi maggiori teorici, ma  è una misura di sostegno a coloro, tra i residenti stabili, che stanno molto peggio. Chi è ancora convinto che la miseria non debba esistere  penserà alla riforma sociale e, così, sarà in linea con la nostra Costituzione che appunto addirittura la impone in  condizioni simili. Si tratta di riformare  un ordinamento, quindi progettare ed attuare un diverso ordinamento, non basta l’agitazione sociale. E trattandosi di  influire su realtà di massa, occorrerà saper parlare alle masse, intese come tutta  la società. Questo riesce difficile alla politica di oggi, per vari motivi, ma principalmente per carenza di mezzi finanziari, e quindi di un’organizzazione politica adeguata, il che spinge a rimediare agendo sulle emozioni veicolate dalle reti sociali. L’emotività è controproducente per intese che dovrebbero basarsi su elementi razionali, ad esempio su un’affidabile memoria storica. Oggi il solo partito politico di massa che, disponendo di un consistente finanziamento pubblico e di un’organizzazione capillare coordinata da un ceto di professionisti ad essa dedicato, è rimasto capace di suscitare sulla scena italiana un movimento politico del tipo di quello che generò l’intesa costituzionale può essere considerato la Chiesa cattolica italiana. Ma, in realtà, creare i presupposti per una riforma richiede anche qualcosa che vada oltre la dimensione partitica e si proponga innanzi tutto di suscitare una affidabile consapevolezza storica degli eventi che si vanno vivendo. C’è qualcosa da tramandare di generazione in generazione e che costituisce la base su cui poi costruire concrete politiche democratiche di riforma. E’ l’idea di democrazia, sono i principi costituzionali. Questo credo sia un lavoro che può essere svolto nella società anche dai magistrati, in particolare mediante il loro associazionismo, senza venir meno al proprio  dovere di indipendenza e di imparzialità. Del resto è materia che all'università si studia negli insegnamenti di diritto pubblico, diritto amministrativo e diritto costituzionale, senza necessità di fare riferimento specifico a questo o quel partito. 
 
Mario Ardigò - Roma  
 
  
 
   
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