[Area] Dopo il 25 Aprile - per i più giovani

thorgiov thorgiov a libero.it
Mer 1 Maggio 2019 23:44:06 CEST


Però nel mese di ottobre del 1989 si era dimesso Honecker, ostile alla 
politica di cambiamento promossa da Gorbaciov. E quando fu aperto il 
varco, subito si incominciò a demolire anche le altre parti del muro. 
Era stato costruito molto bene, e di conseguenza per demolirlo 
completamente ci volle del tempo. Poi in Romania ci fu la rivolta armata 
contro Ceacescu, che fece una brutta fine. Insomma, non è che tutto 
questo accadde in virtù di una delibera, come se la storia si 
amministrasse come un condominio. Certo, inizialmente i regimi dell'est 
Europa pensarono che il socialismo potesse ancora sopravvivere, ed anche 
Gorbaciov era di questa idea. Ma si sbagliavano, e crollarono tutti 
quanti. Il gigante sovietico si dissolse due anni dopo, dimostrando di 
avere dei piedi di argilla. Non è un caso se nel 1991 si sciolse anche 
il Patto di Varsavia. Non è un caso se il Patto di Maastricht fu 
stipulato nel 1992 : il passaggio dell'Europa dall'unione economica a 
quella politica nasceva proprio dalla fine dell'esperienza comunista e 
dalla speranza di una nuova era. Anche Wojtyla pensava di ricostruire un 
contesto unitario europeo, ma nel segno del cristianesimo. Secondo me 
all'epoca ci fu un errore di prospettiva di molti dei protagonisti di 
quel cambiamento. La Chiesa ortodossa a sua volta nutrì speranze 
eccessive. Rammento, tanto per fare un esempio, che l'anno scorso in 
Romania non è passato un referendum, sostenuto proprio da quella Chiesa, 
per vietare le nozze tra omosessuali. Anche l'allargamento dell'Unione, 
che nel 2002 vide l'ingresso dei Paesi dell'Est, ha reso alla fine molto 
più difficile la gestione dell'Europa, che infatti si sta dissolvendo, 
come all'epoca avvenne per l'Unione Sovietica. Perchè alla fine l'Unione 
Europea funzionava abbastanza bene fino a quando comprendeva pochi 
Paesi. Ci sono dei processi storici che hanno un inizio, ma che possono 
anche terminare. Questo è normale.

Quanto a Bergoglio, il suo pontificato risente sotto alcuni aspetti 
dell'influenza della teologia della liberazione, anch'essa ormai 
passata. Non è un caso se proprio in America Latina il cattolicesimo è 
in grande crisi, e stanno avanzando gli evangelici. Poi, certo, noi 
italiani il Vaticano lo teniamo da sempre in casa. Il Vaticano è lì, ed 
è una grande potenza economica prima che spirituale. Ma per fortuna dal 
punto di vista politico conta molto meno di un tempo, perchè con il 
crollo della Democrazia Cristiana è finito anche il mito dell'unità 
politica dei cattolici, anche perchè i cattolici nella società sono 
diventati minoranza. Lo vedi quanto crolli si sono susseguiti, uno 
dietro l'altro?

La Chiesa cattolica fa continuamente pedagogia, e Bergoglio in questo 
non ha inventato nulla di nuovo. Però, come ho già scritto, il più delle 
volte il Vaticano, che pure ha una storia millenaria, non ci azzecca, e 
le sue previsioni si rivelano sbagliate. Alla fine il cattolicesimo 
manca di razionalità, e per questo motivo non riesce a leggere bene il 
presente ed il futuro.

FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 01/05/2019 11:56, mario ardigo ha scritto:
>  Solo per precisare precisare che, a novembre del 1989, non cadde 
> nessun muro a Berlino. Il governo della comunista Repubblica 
> Democratica Tedesca semplicemente deliberò, con un provvedimento 
> formale, poi corretto e integrato nel giro di alcune ore, l'apertura 
> dei varchi tra il settore della città integrato nella RDT perché 
> caduto in mano dell'Unione Sovietica al termine della Seconda Guerra 
> mondiale e la parte della città ormai integrata nella Rebubblica 
> Federale di Germania, ma in realtà ancora controllata da Usa, Gran 
> Bretagna e Francia. Si trattò quindi di una metamorfosi del regime 
> comunista, che era coeva di quella di altri comunismi europei, 
> occidentali e orientali, anche del nostro comunismo, che tesero 
> progressivamente  a distinguersi da quello dell'Unione Sovietica, pur 
> nella versione meno totalitaria che Michail Gorbaiov stava organizzando.
>   Certamente Karol Wojtyla fu protagonista nel processo di 
> integrazione degli europei orientali soggetti a regimi comunisti di 
> tipo marxista-leninista, ma, per quello che ho letto, e sono usciti 
> molti libri sul suo regno, segnalo quello molto informato di Riccardi 
> intitolato /Giovanni Paolo II. La biografia/, egli non si faceva molte 
> illusioni sulle possibilità di ampliare l'evangelizzazione, che era 
> già massiccia nella sua Polonia e che altrove avrebbe avuto 
> eventualmente come protagoniste Chiese dell'Ortodossia, come in 
> effetti poi è realmente avvenuto nei decenni a seguire. Piuttosto 
> pensava di poter ricostruire un contesto culturale unitario europeo, 
> obiettivo in parte raggiunto e in parte mancato, e che ora /sovranismi 
> / mettono a rischio.
>  Papa Bergoglio  è portatore di una concezione politica e sociale 
> completamente diversa, che originò da una teoria e pratica religiose 
> pensate e sperimentate nelle masse dell'America Latina, nella quale 
> sono ancora vive e vitali. La sua concezione è più ampia di quella del 
> Wojtyla e non centrata sulle culture europee. Ha un respiro globale e 
> si oppone fortemente alla globalizzazione costruita dalle economie e 
> politiche capitaliste. Ha ancora scarsa presa nell'Italia di oggi, in 
> cui il cattolicesimo sociale e quello democratico sono in fase 
> fortemente recessiva per l'improvviso e rapido prevalere di quello che 
> il teologo Sequeri ha chiamato recentemente l'/ateismo del cuore/.
>  Avverto: ho fatto riferimento a elementi di cultura religiosa, ma 
> siamo ancora al di fuori della fede cristiana; non sono implicati, a 
> questo livello, elementi numinosi, si tratta semplicemente di quello 
> che pensiamo di fare agli e degli altri intorno a noi. Ha scritto 
> Sequeri:«L’ateismo del cuore incomincia come vergogna della 
> compassione, che ci fa sembrare deboli e irrazionali. Si concentra 
> nella cura di sé, accettando l’avvilimento di interi popoli come una 
> fatalità che seleziona in vincenti. Si armonizza infine con 
> l’industria del godimento, premiando l’insensibilità per la privazione 
> dell’altro come ragionevole calcolo di risorse. L’ateismo  del cuore 
> non riconosce nessun Dio della giustizia al quale rispondere, né alcun 
> Dio dell’amore al quale corrispondere. L’ateismo del cuore ingrassa il 
> nichilismo e divide gli umani. Produce effetti di degrado civile che 
> possono assumere forme impressionanti di ignoranza e di aggressività». 
> E' in sostanza indifferenza, e addirittura ostilità, ai grandi valori 
> umanitari che in genere vengono collegati all'idea di socialismo. 
> Appaiono un lusso che non ci si può permettere. Per il magistero 
> sociale cattolico sono invece ancora un dovere. Bergoglio ha 
> esplicitato una motivazione in parte nuova per seguirli: se non lo 
> facciamo, periremo, perché in un mondo tanto complesso e 
> interdipendente, seguire la legge della giungla insegnata dal 
> neo-capitalismo globalizzato distruggerà prima la nostra integrità di 
> persone, spingendoci ad atti infami verso gli altri, e poi in una 
> dinamica apocalittica l'intero complesso delle nostre società 
> contemporanee, che furono costruite riformando e cercando di 
> correggere la loro letale aggressività reciproca dei secoli passati.
> Mario Ardigò
>
> Il martedì 30 aprile 2019, 15:56:49 CEST, thorgiov 
> <thorgiov a libero.it> ha scritto:
>
>
> Ho più di cinquanta anni, per cui non rientro tra i più giovani. 
> Ricordo benissimo la forza dei partiti del cosiddetto arco 
> costituzionale, che furono spazzati via nel 1992. In realtà la loro 
> fine era incominciata prima, nel 1989, con la caduta del muro di 
> Berlino. I vecchi equilibri crollarono insieme con quel muro. La 
> Chiesa cattolica, che con Giovanni Paolo II pensava che quello sarebbe 
> stato l'inizio di una nuova evangelizzazione, come suo solito non capì 
> il segno dei tempi nuovi. Fu preveggente quando auspicava il crollo 
> dei sistemi comunisti, fu miope quando pensò di potersi ritagliare un 
> ruolo di primo piano nel nuovo mondo. "Cattolico" è una parola che ha 
> un preciso significato : universale . Se Bergoglio cerca il dialogo 
> con le altre religioni, convinto che Dio sia uno solo, è perchè in 
> realtà pensa che il suo Dio sia anche quello degli altri. Perchè pensa 
> che i suoi valori siano quelli di tutti, proprio perchè universali. 
> Noi europei in generale ragioniamo nello stesso modo : la vera 
> democrazia è la nostra, e ci sembra scontato che tutti la debbano 
> accettare. Ma non è così. Esistono valori diversi, che fra l'altro 
> cambiano con il tempo, ed è giusto che sia così. Tutto passa e si 
> trasforma. Oggi non è più tempo di un partito cattolico, organizzato o 
> meno dalla Chiesa, se non altro perchè non esistono più le masse 
> cattoliche. Basta guardare le chiese rimaste vuote. Una volta non era 
> così. Beninteso, non sto dicendo che questo è un bene o un male. Mi 
> limito a fare una constatazione. Per l'appunto quando qualcosa cambia, 
> che ci piaccia o meno, la prima cosa da fare è accorgersene. Se non si 
> fa questo primo passo, tutto il resto è inutile.
>
> FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>
> Il 27/04/2019 07:55, mario ardigo ha scritto:
>
> Scrivo per i più giovani, perché per chi ha più di cinquantanni certe 
> cose dovrebbero essere scontate, per averle vissute.
>
>  Alle elezioni politiche del 1946, dopo vent'anni di fascismo 
> mussoliniano e due anni di guerra di Resistenza, si ripresentò la 
> situazione uscita dalle elezioni del 1921, le ultime libere prima del 
> lunghissimo governo Mussolini: le forze maggiori erano le socialiste e 
> le social-cattoliche, con la prevalenza delle prime. Alle elezioni del 
> ’21 i fascisti ottennero circa trentamila voti, contro i quasi due 
> milioni delle formazioni socialiste e il milione e quattrocentomila 
> circa dei social-cattolici. Trattandone, gli storici di solito 
> affermano, quindi, che il fascismo non fu ineluttabile, conseguì dalla 
> divisione delle forze democratiche. Dopo il ’46 la lezione della 
> storia fu compresa da socialisti e social-cattolici. L’intesa tra loro 
> per preservare democrazia e valori fondamentali non venne mai meno, 
> fino a quando quelle formazioni esistettero. Oggi il panorama politico 
> appare completamente rivoluzionato, in una misura che pochi avrebbero 
> immaginato possibile fino all'inizio degli anni  ’90. E anche 
> l’accordo sui valori non si manifesta con la forza di prima.
>
> Quell'intesa di cui ho detto, e che coinvolse anche forze liberali e 
> repubblicane storiche, fu detta /costituzionale/, perché da essa fu 
> plasmata la nuova Costituzione entrata in vigore nel 1948. In quello 
> stesso anno si svolsero nuove elezioni politiche, in cui prevalsero 
> largamente i social-cattolici. Si danno tante diverse spiegazioni di 
> questa affermazione. Evidenzio l’importanza cruciale che vi ebbe 
> l’agitazione politica dell’Azione Cattolica italiana, organismo 
> costituito nel 1906 dal Papato, sulla base di precedenti diverse 
> esperienze,  con lo scopo principale di /fare politica/: questa è 
> l’/azione / dell’Azione Cattolica/. /Nel 1931, con l’enciclica /Il 
> Quarantennale - Quadragesimo Anno / il Papato ordinò ai membri 
> dell’Azione Cattolica (non all’associazione come tale) di collaborare 
> alle istituzioni sociali dello stato, che all'epoca erano quelle 
> fasciste. Questo lavoro venne presentato come manifestazione della 
> /carità /evangelica. Cambiato, dal 1939, l’orientamento politico del 
> Papato, esso fu diretto verso la costruzione di una democrazia 
> sociale. Su quest’ultima si basò l’intesa costituzionale a cui ho 
> fatto riferimento.
>
>   Si parla di /fede democratica, fede liberale, fede socialista/, per 
> significare gli elementi religiosi che quelle concezioni politiche 
> contengono. Una concezione è religiosa quando prescinde da come vanno 
> le cose nella realtà, quindi essenzialmente da ciò che i rapporti di 
> forza producono nella società, anche se ne ha consapevolezza 
> realistica. In questo senso anche il cattolicesimo sociale è una fede, 
> dico /è / perché esiste ancora, piuttosto vitale. Ma non lo è nel 
> senso che faccia riferimento essenzialmente ad una dimensione 
> numinosa, bensì perché ritiene, come scrisse molto bene il teologo 
> evangelico Karl Bart, che per il vangelo, il complesso delle sue 
> concezioni religiose e sociali, /la miseria non deve esistere/. Il 
> cattolicesimo sociale è socialista nel concepire realisticamente la 
> miseria come frutto di un ordinamento sociale che può, e quindi deve, 
> essere riformato e deve esserlo innanzi tutto  mediante un’agitazione 
> sociale e una crescita culturale delle masse. Esso quindi, come i 
> socialisti,  ha coscienza della divisione di classe e si propone per 
> superarla. Si distingue dai socialisti e comunisti storici, formazioni 
> che ora non ci sono più nonostante siano presenti denominazioni che 
> fanno riferimento a quelle realtà, nei metodi per superare la 
> divisione di classe, e in particolare per la minore importanza data 
> alla lotta di classe, quindi /tra / le classi, e all'azione dei 
> pubblici poteri, rispetto all’interazione dialogante nei e tra i corpi 
> sociali intermedi. L’idea di riforma sociale dei cattolico sociali si 
> basa essenzialmente su questi ultimi, nei quali si pensa di poter 
> realizzare una dinamica di /interclassismo/, di dialogo tra classi 
> sociali, che porti al superamento del classismo che produce la miseria 
> sociale, e quindi anche della lotta di classe, di cui pure non ignora 
> l’importanza. Uno dei suoi principali teorici fu Giuseppe Toniolo 
> (1845-1918), economista e sociologo, tra i principali organizzatori 
> dell’Azione Cattolica, proclamato /beato / nel 2012, e quindi proposto 
> ai cattolici  come modello  di impegno  civile secondo il vangelo. Il 
> successo elettorale dei cattolico sociali del 1948 si basò 
> essenzialmente su un’intensa opera sui corpi sociali intermedi 
> italiani: l’Azione Cattolica si occupò dei ceti popolari, il nuovo 
> partito /cristiano / dei ceti medi, per defascistizzarli. A 
> quest’ultimo lavoro si dedicò in particolare Giuseppe Dossetti. Si 
> trattava di influire su /tutta / la società per cambiare l’ordinamento 
> sociale che sfavoriva quelli che, nel linguaggio della prima enciclica 
> sociali dei tempi  moderni, la / Le novità - Rerum  novarum / del 
> 1891, erano definiti /proletari/, vale a dire, come spiegò molto bene 
> Karl Barth, coloro che dipendono da altri per vivere. La massima 
> espansione dei socialisti italiani, nel 1975, si ebbe quando fecero un 
> lavoro simile, superando concezioni precedenti.
>
>   In una società complessivamente molto ricca come la nostra, c’è 
> ancora la miseria, e anzi si sta espandendo. Questa constatazione è 
> stata posta alla base, ad esempio, di una misura politica come quella 
> del cosiddetto / reddito di cittadinanza/, che in realtà è qualcosa di 
> diverso da quello che viene in genere considerato come tale dai suoi 
> maggiori teorici, ma  è una misura di sostegno a coloro, tra i 
> residenti stabili, che stanno molto peggio. Chi è ancora convinto che 
> /la miseria non debba esistere / penserà alla riforma sociale e, così, 
> sarà in linea con la nostra Costituzione che appunto addirittura la 
> impone in condizioni simili. Si tratta di /riformare / un ordinamento, 
> quindi progettare ed attuare un diverso ordinamento, non basta 
> l’agitazione sociale. E trattandosi di  influire su realtà di massa, 
> occorrerà saper parlare alle masse, intese come /tutta / la società. 
> Questo riesce difficile alla politica di oggi, per vari motivi, ma 
> principalmente per carenza di mezzi finanziari, e quindi di 
> un’organizzazione politica adeguata, il che spinge a rimediare agendo 
> sulle emozioni veicolate dalle reti sociali. L’emotività è 
> controproducente per intese che dovrebbero basarsi su elementi 
> razionali, ad esempio su un’affidabile memoria storica. Oggi il solo 
> partito politico di massa che, disponendo di un consistente 
> finanziamento pubblico e di un’organizzazione capillare coordinata da 
> un ceto di professionisti ad essa dedicato, è rimasto capace di 
> suscitare sulla scena italiana un movimento politico del tipo di 
> quello che generò l’intesa costituzionale può essere considerato la 
> Chiesa cattolica italiana. Ma, in realtà, creare i presupposti per una 
> riforma richiede anche qualcosa che vada oltre la dimensione partitica 
> e si proponga innanzi tutto di suscitare una affidabile consapevolezza 
> storica degli eventi che si vanno vivendo. C’è qualcosa da tramandare 
> di generazione in generazione e che costituisce la base su cui poi 
> costruire concrete politiche democratiche di riforma. E’ l’idea di 
> democrazia, sono i principi costituzionali. Questo credo sia un lavoro 
> che può essere svolto nella società anche dai magistrati, in 
> particolare mediante il loro associazionismo, senza venir meno al 
> proprio dovere di indipendenza e di imparzialità. Del resto è materia 
> che all'università si studia negli insegnamenti di diritto pubblico, 
> diritto amministrativo e diritto costituzionale, senza necessità di 
> fare riferimento specifico a questo o quel partito.
>
> Mario Ardigò - Roma
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