[Area] [Nuovarea] sui nuovi semidirettivi

Fabrizio Amato fabramato a alice.it
Mar 16 Lug 2019 15:37:00 CEST


Riguardo alla questione relativa ai semidirettivi da tempo condivido in pieno quanto ha esposto Piergiorgio (punti 3 e 4). Già di per sé semidirettivo o coordinatore, non mi sembrano parole divaricate. Il presidente di sezione di fatto coordina e sollecita e propone al capo dell’ufficio e questo fa di fatto e farebbe altrettanto anche il coordinatore inserito come tassello peculiare dell’ufficio.

Di poco precedente alle attuali necessarie valutazioni dopo l’intervento governativo, una mia mail del 2 giugno scorso, che ribadisco: “Elemento cruciale è anche ... la eliminazione dei semidirettivi da parte del CSM, che, sia in piccoli sia in grandi uffici di primo e secondo grado, possono essere definiti con più saggezza nelle soluzioni tabellari dei singoli uffici: dopo che i magistrati del/la singolo/a settore/sezione abbiano scelto il colleghi ritenuto esperto e bravo del/la settore/sezione di riferimento venga quindi valutato dal capo dell’ufficio capo/coordinatore/primus in pares - per un periodo da determinare volta a volta – sulla base gestionale della tabella organizzativa.
Questa non è una cosa nuova; qualcuno ci pensò qualcuno qualche tempo fa, ma...,chissà,... la “carriera” non andava ridotta...”


Mi rendo conto anche io che sono di più i colleghi che guardano al semidirettivo come un valore particolare. Non comprendo, per la verità, il discorso circa la importanza dell’arrivo di un esterno come logica portante del nuovo presidente di sezione o del procuratore aggiunto, come se adesso le scelte, le interpretazioni e le modalità gestorie dei magistrati tutti sono ampiamente confrontate tra i vari uffici, questione che peraltro è anche di competenza delle Corti di Appello, salve ovviamente autonomia e indipendenza di giudici e requirenti.   
E’ pur vero che un presidente di sezione o un procuratore aggiunto abbiano incarichi complessi ed importanti, ma credo – come segnala Piergiorgio - che in effetti, oltre ad appesantire il lavoro del CSM, si è nel tempo realizzata una modalità che ha portato in buona parte alla “corsa ossessiva alla carriera”, che si è scatenata dopo la riforma del 2006-2007, penso sia all’origine di tanti guasti emersi nell’ultima stagione. In tale prospettiva le nomine a semidirettivo hanno avuto un ruolo sul “cambio di mentalità” di molti di noi.”  
L’unico pesante errore (figlio, anche inconsapevole forse, dell’autoritarismo di questo governo) della presunta riforma è quello di determinare esclusivamente dal capo dell’ufficio la scelta tabellare, mentre sarebbe trasparente e concreta per conoscenze collettive la valutazione da parte dei magistrati di quella sezione, dipartimento etc. dell’ufficio, che sarebbero i veri conoscitori e acquisitori delle capacità, per cui il parere dei magistrati tutti di quel settore venga confermato (salve particolari situazioni contrasti) dal capo dell’ufficio che qualora non la confermasse deve dare sue motivate giustificazioni. Anche con rotazioni ogni quattro anni, ad esempio, come previsto dalla bozza di riforma.

Saluti cari a tutt*. F.

From: MOROSINI PIERGIORGIO 
Sent: Monday, July 15, 2019 7:10 PM
To: Nicola Di Grazia ; Ignazio Pardo 
Cc: nuovarea a nuovarea.it 
Subject: Re: [Nuovarea] sui nuovi semidirettivi

1.Certamente ci sono tante cose che non vanno nella bozza di riforma che sta circolando. Alcune novità mi paiono davvero pericolose per la nostra indipendenza (interna ed esterna.) Altre suscettibili di cambiare in senso molto negativo il nostro approccio alla giurisdizione. Penso ai test psico-attitudinali; alle norme strampalate sulla elezione dei componenti del CSM; alla introduzione di forme di denuncia anonima sull’operato dei magistrati da parte di diverse figure professionali; alle nuove figure di illecito disciplinare; ad una geografia giudiziaria che “violenta” la specializzazione in nome di una non meglio precisata “giustizia di prossimità”.

Sono d’accordo con Ignazio, invece, sull’atteggiamento più generale da tenere verso una inevitabile stagione di riforme. Non possiamo affrontare questa passaggio come se non fosse accaduto nulla; come se la crisi che stiamo vivendo non sia la crisi del “nostro” sistema.



2. Questo non significa rinunciare ai valori fondamentali. E neppure abbandonarsi al “metodo Casaleggio”. Ma credo significhi tenere conto di specifiche proposte che, peraltro, sono nate già da qualche anno nel dibattito all’interno del nostro mondo. Il riferimento corre proprio alla cosiddetta “tabellarizzazione degli incarichi semidirettivi” e alla istituzione della figura di un “coordinatore”. Figura certamente meno blasonata dal punto di vista formale ma da reperire in base a ciò che si esprime  nell’esercizio quotidiano della giurisdizione al fianco degli altri magistrati del tuo ufficio, all’essere per loro un punto di riferimento affidabile nell’organizzazione del lavoro, nella conoscenza degli orientamenti giurisprudenziali, nel modo di interpretare un ruolo.

Pur rispettando le comprensibili perplessità di Nicola e di Paolo, la proposta sull’abolizione dei semidirettivi non possiamo cestinarla senza discuterla. Non mi sfuggono le peculiarità del problema e le distinzioni tra semidirettivi a seconda delle dimensioni dell’ufficio in cui esercitano la funzione. Tuttavia non possiamo trascurare altri aspetti di non poco momento. 



3.La nomina dei tanti semidirettivi, attualmente, appesantisce di molto l’attività del CSM. Sovente propizia contestazioni infinite con l’accusa per i suoi componenti di non conoscere le esigenze territoriali o le effettive professionalità in campo. Questo ha contribuito ad allontanare il CSM da tanti magistrati e non è stata una cosa buona. Le comparazioni, sganciate ovviamente dal criterio dell’anzianità, sovente sono molto scivolose; comunque discutibili. 

Ma quello dei semidirettivi in questi anni è stato anche un terreno su cui si è registrata una forte “pressione degli aspiranti” che vedono in quella nomina la prima irrinunciabile tappa per fare ingresso nel “circuito parallelo dei direttivi”. E con un “monte nomine” così ricco, il sistema consiliare è certamente più esposto a degenerazioni di ogni tipo, a scambi di basso livello. Ed ancora. Ci siamo chiesti quanto l’istituto dei semidirettivi abbia inciso sull’approccio alla professione di tanti di noi in vista di quel “riconoscimento”? Crediamo, veramente, che per la loro individuazione non abbiano avuto un peso forte, col sistema vigente, i rapporti del dirigente?  

Questo non significa, naturalmente, che il potere di individuazione del “coordinatore” vada affidato ai dirigenti degli uffici. Credo che un grande contributo lo possano dare i componenti dell’ufficio, in grado di riconoscere le qualità di chi può temporaneamente svolgere certe funzioni. E credo siano importanti criteri di rotazione. Su questo versante forse si può lavorare in termini di proposte.



4.In molti non saranno d’accordo, ma la “corsa ossessiva alla carriera”, che si è scatenata dopo la riforma del 2006-2007, penso sia all’origine di tanti guasti emersi nell’ultima stagione. In tale prospettiva le nomine a semidirettivo hanno avuto un ruolo sul “cambio di mentalità” di molti di noi. Le soluzioni alternative non sono a portata di mano e non sono neppure facili. Una cosa è certa, dovremmo fornire delle indicazioni che vanno nella direzione opposta di una magistratura che ora, nei fatti, si distingue tra “direttivi e semidirettivi” e “soldati semplici”, diversamente da quanto prevede la Costituzione secondo cui “i magistrati si dividono fra loro soltanto per la diversità di funzioni”. In questa prospettiva dovremmo anche laicamente discutere del significato da attribuire alla “temporaneità delle funzioni direttive”.

In questo senso mi riconosco nel messaggio di Ignazio.

Ciao a tutti. Piergiorgio


From: Nicola Di Grazia 
Sent: Monday, July 15, 2019 5:30 PM
To: Ignazio Pardo 
Cc: mailto:nuovarea a nuovarea.it 
Subject: Re: [Nuovarea] sui nuovi semidirettivi

La nomina di "semplici coordinatori" é una delega (da parte del dirigente) di funzioni organizzative. 
Delega sottoposta al regime tabellare, ma pur sempre delega. 
La delega è istituto che di per sé evoca il principio gerarchico.
La riduzione della scelta del coordinatore all'interno del singolo ufficio esclude (soprattutto per i piccoli-medi uffici) l'apporto di esperienze esterne e non garantisce affatto più partecipazione. 
Non c'è altro modo di garantire condivisione nella gestione degli uffici, verificabilita' dei risultati, "scomodità" del ruolo semidirettivi e fine del nominificio?
Sono serenamente disposto, nella crisi che viviamo, a rivedere le mie convinzioni. 
Ma, appunto, vorrei essere convinto da argomenti concreti. 
Saluti a tutti

Nicola Di Grazia 


Il lun 15 lug 2019, 16:23 Ignazio Pardo <ignazio.pardo a giustizia.it> ha scritto:

  Ritenere che la riforma voglia attribuire ai capi degli uffici il "potere" di nominare presidenti di sezione e procuratori aggiunti è un errore. Ed è un errore farne conseguire una volontà di gerarchizzazione imperante.




  La riforma cancella le figure dei semi direttivi sostituendoli con semplici coordinatori, nominabili per un periodo temporaneo, non rinnovabili. I capi quindi non nominano presidenti di sezione o procuratori aggiunti, ma figure diverse che devono procedere alla gestione degli uffici con il consenso degli altri colleghi e che  periodicamente si alternano nell'incarico.




  Potrà piacere o no ma non si tratta di attribuire un potere assoluto ai capi; viceversa si vuole  procedere nella strada di una gestione condivisa e ramificata dell'ufficio non più attribuita ai semidirettivi per un periodo di 8 anni privo di sostanziali controlli.




  La riforma priva il CSM del potere di nomina di oltre 700 figure di semidirettivi,  in perenne scadenza, imponendogli un ruolo di "nominificio" che non si confà al ruolo costituzionale e che costituisce il vero arnese attraverso il quale il peggiore correntismo si è impadronito della nostra carriera costituendo oggi il maggiore pericolo all'indipendenza.




  Area prima di bocciare come gerarchizzante questa previsione dovrebbe riflettere, proprio per valutare se essa non voglia essere una forma di gestione degli uffici diversa e più "democratica".




  a presto


  Ignazio Pardo


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