[Area] Arenula, CSM, perseverare diabolicum

Stefano Celli stefano.celli a giustizia.it
Lun 22 Lug 2019 13:51:55 CEST


Caro Valerio
come forse avrai sentito dire quando passi da queste parti ... "e pez, 
un è mai mort" (il "peggio" non è mai morto).
Però questo bel DDL ce la sta mettendo tutta per far morire, insieme al 
peggio, la rappresentanza, i  valori, il contenuto.
Sentivo questa mattina a Prima Pagina il commentatore che citava una 
ricerca a proposito del livello raggiunto dal linguaggio 
semplificatorio, specie nella comunicazione politica.
Il meccanismo è noto, più che studiato, e purtroppo le armi sono 
spuntate. Perché a dispetto dei buoni argomenti di chi riconosce la 
complessità del problema, e cerca di dare risposte adeguate (anche se 
complesse e articolate) vince sempre il tweet.
Che ci siano gravi problemi nel governo autonomo non si può negare, che 
ci siano condotte riprovevoli, illegittime (ora abbiamo appreso anche 
illecite) è un fatto; però è anche un fatto che la fotografia che ci si 
vuole restituire è, se non falsa, falsata da generalizzazioni, 
invettive, e verdetti (perché di sentenze ne vedo poche), che magari 
sono anche gradevoli da leggere, suscitano ilarità, ma non risolvono 
alcun problema.
E purtroppo, mi spiace dirlo, anche una buona parte di chi è abituato a 
ragionare, a interrogarsi sulla complessità, si è lasciato trascinare in 
questo vortice. Alludo, da ultimo, alla proposta (ahimè accolta) di 
invitare le correnti a non presentare propri candidati.
Una risposta debole a un problema forte, che denuncia l'incapacità di 
opporre i tanti buoni argomenti che pure ci sono, alla giusta ondata di 
sdegno provocata dalle ultime vicende, che però si inseriscono in un 
malcontento non proprio marginale.
La debolezza è poi magnificata dalla clausola temporale: per questa 
volta vale l'incompatibilità. E per la prossima? se è una cosa giusta 
vale sempre, se non lo è, o è uno specchietto per le allodole, allora 
meglio non prendersi in giro.

Un'ultima annotazione, ricollegandosi al problema della semplificazione. 
E' quello che fa più male, dico la verità, quando viene da un 
magistrato. Non dico che a volte bisogna tagliare netto. E ammetto anche 
che nella comunicazione (specie nella piazza virtuale) non si può ogni 
volta spaccare il capello in quattro e scrivere trentadue cartelle.
Ciò detto mi chiedo se la riflessione sia bandita da questi luoghi? è 
possibile lasciare aperta la porta al dialogo, o l'alternativa è sempre 
quella di "o con me, o contro di me?", condita da qualche (sempre più 
sgarbata) presa per i fondelli, che va molto in voga, e magari fa anche 
sorridere, solo che serve solo ad affermare se stessi?
Cari saluti

stefano celli


Il giorno lun 22 lug 2019 alle ore 11:28 Valerio Savio 
<valerio.savio a giustizia.it <mailto:valerio.savio a giustizia.it>> ha scritto:

    *via Arenula, CSM, perseverare diabolicum*

    **

    **Abolire non solo il diritto di elettorato passivo dei magistrati (
    per sostituirlo con il “diritto” ad essere inserito in un bussolotto
    con cui sorteggiare i candidati), ma abolire anche il confronto
    elettorale tra i magistrati.

    Ridurre le elezioni CSM ad un fastidioso adempimento burocratico,
    per eleggere un organo il più possibile di basso profilo e di minimo
    protagonismo istituzionale.

    Queste le evidenti linee direttrici del DDL Bonafede “bis” diffuso
    nel fine settimana: con l’obiettivo di sempre di certa Politica,
    ridurre l’influenza non tanto delle famigerate correnti, ma del
    Consiglio stesso.

    Abbandonato a pochi giorni di distanza, con un clamoroso cambio di
    prospettiva, il meccanismo proposto con la prima bozza del DDL ( che
    vedeva l’elezione in ciascuno dei singoli collegi territoriali e nei
    due “nazionali” di cinque candidati con almeno il 5% dei voti , tra
    cui poi sorteggiare i componenti del Consiglio, fossero anche i meno
    votati tra gli eletti alla seconda fase), via Arenula, in quella che
    è ormai palesemente una fantasiosa/caccia al sorteggio buono,
    plausibile, costituzionale/, ribalta il meccanismo : prima si
    sorteggia, poi si vota.

    In sintesi, ed evitando le tecnicalità, si prevede così :

    a)che per ciascuno dei 19 collegi territoriali formati accorpando
    Distretti e Circondari limitrofi fino a renderli i più omogenei
    possibile numericamente per corpo elettorale ( uno dei quali, quello
    volto a “smezzare” Roma, composto con i soli magistrati di Corte di
    Appello Roma e relativa Procura Generale), così come per il collegio
    “nazionale” ( composto con i magistrati inquirenti e giudicanti di
    legittimità, e della DNA) si proceda in una prima fase a sorteggio
    dei “magistrati candidabili” al CSM , in numero pari, per ciascun
    collegio, “al venti per cento degli eleggibili” tra i magistrati
    aventi almeno la terza valutazione di professionalità;

    b)che in ciascun collegio “i magistrati sorteggiati” (a questo punto
    non più/titolari di un elettorato passivo/ma meri/beneficiati dalla
    sorte/) “possono” presentare la candidatura, corredata da dieci
    firme di presentatori, non solo nel collegio in cui lavorano , ma in
    alternativa – ci si può candidare in un solo collegio -- anche in
    uno di quelli in cui si è lavorato negli ultimi dieci anni. Ogni
    elettore ha un voto nel collegio dove lavora, vota tra i sorteggiati
    del suo collegio, i collegi sono uninominali e maggioritari e viene
    quindi elettoil più votato ( nel collegio “nazionale” di
    legittimità, i due più votati : non sono più previsti meccanismi di
    subentro per il caso di mancata sufficiente rappresentazione delle
    diverse categorie (pm , giudici di merito, giudici di legittimità),
    unica categoria certa di essere rappresentata essendo quella dei
    magistrati di legittimità, eletti in separato collegio .

    Appena appena più razionale del primo sistema proposto ( che poteva
    portare al sorteggio dei meno votati, per poi recuperare “i più
    votati” nei meccanismi di subentro), non si tratta nè di un
    sorteggio/buono,/nè di un sorteggio/plausibile/nè di un
    sorteggio/costituzionale./

    E’ un sistema che ha tutti i difetti di quelli fondati
    sul/sorteggio/, noti al dibattito: è un sistema incostituzionale (
    non solo e non tanto per il dato letterale per cui l’art. 104 Cost.
    parla di componenti “eletti” non tra pre-sorteggiati o in altro modo
    pre-selezionati , ma «tra gli appartenenti alle varie categorie» e
    quindi senza eccezioni o limitazioni al diritto di elettorato
    passivo,che non potrà mai avere un equipollente nella mera
    possibilità di essere sorteggiati, ma perchè la Costituzione,
    istituendo a baluardo dell’autonomia e dell’indipendenza della
    Magistratura un consesso presieduto dal Presidente della Repubblica
    e raccordato agli altri Organi costituzionali e al circuito del
    consenso politico mediante la previsione di componenti eletti dal
    Parlamento, ne fa intrinsecamente e pacificamente non un Consiglio
    di amministrazione burocratica del personale ma appunto un organo di
    rilievo costituzionale di governo autonomo della Magistratura nelle
    materie assegnategli), ed è una pubblica umiliazione per la
    Magistratura e per i singoli magistrati , delegittimati anche sul
    lavoro ( che si vedono pubblicamente indicati come incapaci di
    scegliersi gli eletti in un libero confronto , che vengono degradati
    davanti ai cittadini , con strappo dalle spalline , dei gradi di
    liberi candidati e di liberi elettori), è una riforma che
    indebolisce la rappresentatività e quindi il peso e quindi il
    protagonismo istituzionale del Consiglio.

    Ancora, è un meccanismo che può fisiologicamente partorire un
    Consiglio di soli pm o di soli giudici, di soli uomini o di sole
    donne . O un CSM “monocolore”, di membri di un unico orientamento
    poltico-istituzionale ( se preferite, di un’unica corrente che abbia
    saputo far arrivare primo il suo candidato in tutti i Collegi )

    Ma c’è di più.

    Ora si vuole impedire , con la pratica abolizione di una fase
    di/campagna elettorale/, anche il confronto tra i candidati.

    Seguendo il nuovo testo proposto per l’art. 25 della legge 195 /
    1958, ed applicandolo a date/esempio (per rendere più scorrevole il
    discorso), secondo il nuovo meccanismo proposto, con elezioni
    fissate, poniamo, al 30 giugno, dovrebbe avvenire quanto segue:
    convocazione delle elezioni fatta dal CSM entro il 30 aprile, nomina
    dell’Ufficio Elettorale Centrale entro il 5 maggio, sorteggio dei
    candidati da parte dell’Uff. Elettorale Centrale “entro cinque
    giorni dalla nomina” e quindi nell’esempio anche il 10 maggio, con
    “immediata pubblicazione” dell’elenco dei sorteggiati in ciascun
    collegio; a seguire, con uno/“spatium deliberandi/” oltretutto
    minimo per l’interessato e per una scelta che coinvolge
    evidentemente la vita privata oltre che quella professionale,i
    sorteggiati hanno ternine di sette giorni per presentare la
    candidatura con le firme di dieci presentatori, e siamo ,
    nell’esempio, al 17 maggio; scaduto tale termine , l’Ufficio
    Elettorale Centrale ha cinque giorni, e siamo al 22 maggio, per
    verificare eventuali ineleggibilità e che le candidature siano
    formalmente regolari e trasmettere l’elenco dei “candidati ammessi”
    al CSM . Due giorni per eventuali ricorsi in Cassazione contro
    provvedimenti di esclusione , tre per la Cassazione per deciderli, e
    siamo anche al 27 maggio; gli elenchi dei candidati distinti per
    singolo collegio infine pubblicati sul notiziario del CSM , inviati
    ai magistrati ed affissi anche solo “sette giorni prima della data
    della votazione”, entro quindi il 23 giugno. Elezioni come detto il
    30 giugno.

    A tutto voler concedere, e a prescinderedai formalismi, gli elettori
    conosceranno il nome dei candidati 43 giorni prima del voto,
    nell’esempio il 17 maggio. Candidati oltretutto che si vogliono
    “indipendenti” per legge, “casuali” perchè sorteggiati, che saranno
    quindi molto frequentemente del tutto “nuovi” al dibattito
    associativo. Messi nella condizione di avere pochissimo tempo per
    spiegare perchè si dovrebbe votare per loro e non per altri.

    Con l’effetto che si presenta come un fine chiaramente perseguito:
    ridurre l’elezione del CSM, da 50 anni massimo momento di confronto
    in Magistratura sulle prospettive e sul da farsi dell’autogoverno, a
    frettoloso adempimento burocratico, ad elezione di un consesso per
    andare a comporre il quale non è necessario spiegare agli elettori
    alcunchè, perchè è sufficiente la conoscenza personale che nei
    collegi territoriali gli elettori hanno dei candidati ( ma siamo
    sicuri che a Cassino conoscano il sorteggiato di Viterbo?) , un
    consesso del resto chiamato a tenere un profilo basso , composto da
    eletti su base territoriale e non in rappresentanza del pluralismo
    culturale esistente in Magistratura.

    C’è poi/del metodo , in questa follia./

    Un/perseverare/nell’errore del tutto/diabolico./

    Si sorteggerà il 20 per cento degli eleggibili, in collegi di circa
    450 magistrati l’uno. A Roma vorrà dire sorteggiarne quindi circa
    70-80 in ciascuno dei due Collegi, in tanti altri 20-30 , in un
    Distretto piccolo e con tanti giovani non eleggibili perchè senza la
    terza valutazione, magari solo 4 o cinque. In tutto, centinaia di
    sorteggiati.

    La legge dei grandi numeri farà sì che una larga parte di
    sorteggiati sarà di iscritti ad una delle quattro correnti ( con
    “Magistrati Controcorrente” – cui diamo tutti un sincero benvenuto –
    cinque ).

    La logica vuole che tra i sorteggiati presenteranno la candidatura
    molto più quelli con dietro una corrente che non gli/apolidi/,
    perchè i gruppi lo chiederanno ai loro sorteggiati e/o anche solo
    perchè con più chances, che non gli altri. Con l’effetto che si può
    immaginare sulla composizione del Consiglio.

    Le sole quattro-cinque settimane di “campagna elettorale” , e il
    confronto così “strozzato”, faranno sì che i gruppi si muoveranno in
    così breve periodo molto più come apparati e macchine-elettorali dei
    candidati che avranno scelto di appoggiare in ogni collegio ( magari
    con ovvii patti di desistenza, trattandosi di collegi uninominali)
    che non come attori del pluralismo associativo.

    Sarà esaltato ancora una volta il loro aspetto deteriore, quello che
    tutti vorremmo vedere frustrato, quello che di certo si vuole
    frustrare oggi da parte del legislatore.

    In una parola: come nel 2002, si peggiorano le cose, e come allora
    perseguendo un obiettivo si otterrà il suo opposto, non raggiungendo
    l’effetto ricercato di indebolire le correnti intese come/macchine
    elettorali/ma anzi rinforzandole proprio come/apparati/e
    “deprimendone” quella che dovrebbe essere la loro migliore se non
    unica funzione. Congratulazioni vivissime.

    Il tutto, tra gli applausi masochisti ed il/cupio dissolvi/di tanti
    magistrati, felici di non avere più il diritto di candidarsi ,
    felici di partecipare ad una riffa nel ruolo di numeretti.

    Proprio non lo si vuole capire che scrivendo la legge elettorale del
    CSM si deve avere di mira solo e soltanto la creazione di un
    Consiglio per il possibile forte perchè rappresentativo, in grado di
    reggere al meglio il governo autonomo della Magistratura, in
    funzione di una giurisdizione indipendente e quindi in funzione
    degli interessi dei cittadini. E che che se è vero che le leggi
    elettorali sono in grado di modificare i comportamenti dei gruppi
    che si muovono in una data Comunità, non sono in grado di
    cancellarli , fino a che quella Comunità li ritiene utili corpi
    intermedi.

    Ad maiora.

    Valerio Savio , giudice del Tribunale di Roma

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