[Area] Arenula, CSM, perseverare diabolicum

Valerio Savio valerio.savio a giustizia.it
Mer 24 Lug 2019 09:49:40 CEST


Scrive Giuliano (Castiglia ) che quello di noi contrari ad ogni forma di sorteggio è “il solito bla bla”. Ha ragione. Ripetiamo come un mantra argomenti razionali , cui non si risponde nel merito e cui ci viene opposta una petizione di principio: che il sorteggio cambierà il nostro mondo perché abbatterà gli odiati correntisti .

Giuliano, io non so più come ripeterlo: nessuno difende l’esistente, ma l’idea mia , e di tanti altri, è che non sarà mai un sistema elettorale a poter evitare certe degenerazioni da codice penale, o anche solo gli aspetti deteriori delle prassi del governo autonomo, bensì un recupero collettivo, e allo stesso tempo uti singuli, della responsabilità culturale, professionale, istituzionale che ci compete come magistrati. E togliti dalla testa che possano farlo i proposti meccanismi di sorteggio. 

Per restare all’ultima versione del DDL governativo, il sorteggio dei candidati proposto può certo “neutralizzare i percorsi” correntizi di quanti sino ad ora si sono pianificati la candidatura negli anni . Ma può “far tremare la terra sotto i piedi “ ai singoli, non alle correnti come gruppi. Così come quelli proposti sinora.

Il disegno di legge prevede che per ciascuno dei 18 collegi territoriali formati accorpando Distretti e Circondari , così come per il collegio “nazionale” ( composto con i magistrati inquirenti e giudicanti di legittimità, e della DNA) si proceda in una prima fase a sorteggio dei “magistrati candidabili” al CSM , in numero pari, per ciascun collegio, “al venti per cento degli eleggibili” tra i magistrati aventi almeno la terza valutazione di professionalità; che in ciascun collegio “i magistrati sorteggiati” “possono” presentare la candidatura, corredata da dieci firme di presentatori, non solo nel collegio in cui lavorano , ma in alternativa – ci si può candidare in un solo collegio -- anche in uno di quelli in cui si è lavorato negli ultimi dieci anni; che ogni elettore abbia un voto nel collegio dove lavora, voti tra i sorteggiati del suo collegio, e che venga quindi eletto nel singolo collegio il più votato ( nel collegio “nazionale” di legittimità, i due più votati ). 

Torno a dire: al di là dell’incostituzionalità , al di là di ogni altra considerazione ( è un meccanismo che può fisiologicamente partorire un Consiglio di soli pm o di soli giudici, di soli uomini o di sole donne, di appartenenti ad un unico gruppo che abbia saputo far arrivare primo il suo candidato in tutti i Collegi) è un sistema che, certo frustrando le aspirazioni di chi si prepara la candidatura fin da bambino, le correnti, lungi dall’indebolirle e farle tremare, le rilancia, e proprio come apparati.

Si sorteggerà il 20 per cento degli eleggibili, in collegi di circa 450 magistrati l’uno. A Roma vorrà dire sorteggiarne quindi circa 80-90 in ciascuno dei due Collegi, in tanti altri saranno 20-30 , in un Distretto piccolo e con tanti giovani non eleggibili perchè senza la terza valutazione, magari solo 4 o cinque. In tutto, avremo centinaia di sorteggiati: bene , niente più quattro candidati per quattro posti.

La legge dei grandi numeri farà fatalmente sì che una larga parte di sorteggiati sarà di iscritti ad una delle quattro correnti “storiche” ( con “Magistrati Controcorrente”, cinque ). 

La logica politica fa agevolmente prevedere che tra i sorteggiati presenteranno la candidatura molto più quelli con dietro una corrente che non gli apolidi, perchè i gruppi chiederanno ai loro sorteggiati più “forti” e con più chance di candidarsi , facendo poi blocco su un nome, attesa la natura uninominale del collegio. Con l’effetto che si può immaginare sulla composizione del Consiglio ( e se la corrente dei Gialli col 35% avrà la maggioranza relativa ovunque, avrà 18 consiglieri su 18 , una cosa così è già successa in passato). Inoltre le sole quattro-cinque settimane previste di “campagna elettorale” , con le possibilità di confronto “strozzate”, faranno sì che i gruppi si muoveranno in così breve periodo molto più come apparati e macchine-elettorali dei candidati che avranno scelto di appoggiare in ogni collegio ( magari con ovvii patti di desistenza, trattandosi di collegi uninominali) che non come attori del pluralismo associativo. La proposta di legge  esalta ancora una volta il loro aspetto deteriore, quello che tutti vorremmo vedere frustrato, quello che di certo si vuole frustrare oggi da parte del legislatore nella sua “intenzione” storica. 

In una parola: come nel 2002, si peggiorano le cose, e come allora perseguendo un obiettivo si otterrà il suo opposto, non raggiungendo l’effetto ricercato di indebolire le correnti intese come macchine elettorali ma anzi rinforzandole proprio come apparati e “deprimendone” quella che dovrebbe essere la loro migliore se non unica funzione.

Poi certo potrete godere come tricoteuse sotto la ghigliottina a vedere la frustrazione di alcuni aspiranti candidati battuti dall’introduzione di questo meccanismo. 

Contenti come chi per far dispetto alla moglie si è tagliato gli attributi. Nel caso: come chi è felice di vedere sostituito il proprio diritto a candidarsi e a candidare altri con la facoltà di essere inserito come un numero in un sorteggio.

Poi prendo atto del fatto che tutto questo, come scrivi, “non ti umilia per niente”. Ma cerca almeno non ti chiedo di accettare ma di comprendere il nostro punto di vista: a noi non umilia “il fatto che al CSM vadano magistrati anzichè uomini di partito” a noi umilia essere pubblicamente privati davanti ai cittadini del diritto di scegliere e che ci vadano magistrati selezionati dal caso e non dai loro colleghi, per andare a comporre un organo indebolito, burocratizzato, meno rappresentativo, più debole nella componente togata.

Valerio Savio , giudice Tribunale Roma 



From: Giuliano Castiglia 
Sent: Tuesday, July 23, 2019 12:26 PM
To: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com 
Subject: [Mailinglist-anm] R: Arenula, CSM, perseverare diabolicum

Valerio, il solito bla, bla, bla! Certo tutto è perfettibile e un po’ di confusione c’è nel disegno governativo con troppa carne al fuoco, anche quella che non ha alcun motivo di starci.

Ma la verità è che il rischio di neutralizzazione dei programmi e percorsi correntizi&co., insito nel sorteggio dei candidati, fa tremare la terra sotto i piedi alla galassia correntocrate.

A me dispiace che ti umili il fatto che al CSM vadano dei magistrati e non degli uomini di partito che hanno attraversato tutto il relativo cursus honorum, a volte bruciando le tappe. Ma a me non umilia per niente e penso che non possa e non debba umiliare per niente, e che debba anzi inorgoglirli, tutti i magistrati che credono veramente nel sistema costituzionale dell’ordinamento giudiziario, che pone al centro non il CSM – organo servente – ma l’esercizio soggetto soltanto alla legge della giurisdizione, affidato ai magistrati ordinari.

Giuliano Castiglia

 

 

Da: Valerio Savio <valerio.savio a giustizia.it> 
Inviato: lunedì 22 luglio 2019 11:27
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; nuovarea a nuovarea.it; iscritti a magistraturademocratica.it; Area a areaperta.it; Valerio Savio <valerio.savio1960 a gmail.com>
Oggetto: [Mailinglist-anm] Arenula, CSM, perseverare diabolicum

 

via Arenula, CSM, perseverare diabolicum

 

            Abolire non solo il diritto di elettorato passivo dei magistrati ( per sostituirlo con il “diritto” ad essere inserito in un bussolotto con cui sorteggiare i candidati), ma abolire anche il confronto elettorale tra i magistrati. 

Ridurre le elezioni CSM ad un fastidioso adempimento burocratico, per eleggere un organo il più possibile di basso profilo e di minimo protagonismo istituzionale.

Queste le evidenti linee direttrici del DDL Bonafede “bis” diffuso nel fine settimana: con l’obiettivo di sempre di certa Politica, ridurre l’influenza non tanto delle famigerate correnti, ma del Consiglio stesso. 

Abbandonato a pochi giorni di distanza, con un clamoroso cambio di prospettiva, il meccanismo proposto con la prima bozza del DDL ( che vedeva l’elezione in ciascuno dei singoli collegi territoriali e nei due “nazionali” di cinque candidati con almeno il 5% dei voti , tra cui poi sorteggiare i componenti del Consiglio, fossero anche i meno votati tra gli eletti alla seconda fase), via Arenula, in quella che è ormai palesemente una fantasiosa caccia al sorteggio buono, plausibile, costituzionale , ribalta il meccanismo : prima si sorteggia, poi si vota.

In sintesi, ed evitando le tecnicalità, si prevede così :

a)      che per ciascuno dei 19 collegi territoriali formati accorpando Distretti e Circondari limitrofi fino a renderli i più omogenei possibile numericamente per corpo elettorale ( uno dei quali, quello volto a “smezzare” Roma, composto con i soli magistrati di Corte di Appello Roma e relativa Procura Generale), così come per il collegio “nazionale” ( composto con i magistrati inquirenti e giudicanti di legittimità, e della DNA) si proceda in una prima fase a sorteggio dei “magistrati candidabili” al CSM , in numero pari, per ciascun collegio, “al venti per cento degli eleggibili” tra i magistrati aventi almeno la terza valutazione di professionalità; 

b)      che in ciascun collegio “i magistrati sorteggiati” (a questo punto non più titolari di un elettorato passivo ma meri beneficiati dalla sorte) “possono” presentare la candidatura, corredata da dieci firme di presentatori, non solo nel collegio in cui lavorano , ma in alternativa – ci si può candidare in un solo collegio -- anche in uno di quelli in cui si è lavorato negli ultimi dieci anni. Ogni elettore ha un voto nel collegio dove lavora, vota tra i sorteggiati del suo collegio, i collegi sono uninominali e maggioritari e viene quindi eletto  il più votato ( nel collegio “nazionale” di legittimità, i due più votati : non sono più previsti meccanismi di subentro per il caso di mancata sufficiente rappresentazione delle diverse categorie (pm , giudici di merito, giudici di legittimità), unica categoria certa di essere rappresentata essendo quella dei magistrati di legittimità, eletti in separato collegio .

 

Appena appena più razionale del primo sistema proposto ( che poteva portare al sorteggio dei meno votati, per poi recuperare “i più votati” nei meccanismi di subentro), non si tratta nè di un sorteggio buono, nè di un sorteggio plausibile nè di un sorteggio costituzionale.

E’ un sistema che ha tutti i difetti di quelli fondati sul sorteggio, noti al dibattito: è un sistema incostituzionale ( non solo e non tanto per il dato letterale per cui l’art. 104 Cost. parla di componenti “eletti” non tra pre-sorteggiati o in altro modo pre-selezionati , ma «tra gli appartenenti alle varie categorie» e quindi senza eccezioni o limitazioni al diritto di elettorato passivo,  che non potrà mai avere un equipollente nella mera possibilità di essere sorteggiati, ma perchè la Costituzione, istituendo a baluardo dell’autonomia e dell’indipendenza della Magistratura un consesso presieduto dal Presidente della Repubblica e raccordato agli altri Organi costituzionali e al circuito del consenso politico mediante la previsione di componenti eletti dal Parlamento, ne fa intrinsecamente e pacificamente non un Consiglio di amministrazione burocratica del personale ma appunto un organo di rilievo costituzionale di governo autonomo della Magistratura nelle materie assegnategli), ed è una pubblica umiliazione per la Magistratura e per i singoli magistrati , delegittimati anche sul lavoro ( che si vedono pubblicamente indicati come incapaci di scegliersi gli eletti in un libero confronto , che vengono degradati davanti ai cittadini , con strappo dalle spalline , dei gradi di liberi candidati e di liberi elettori), è una riforma che indebolisce la rappresentatività e quindi il peso e quindi il protagonismo istituzionale del Consiglio.

Ancora, è un meccanismo che può fisiologicamente partorire un Consiglio di soli pm o di soli giudici, di soli uomini o di sole donne . O un CSM “monocolore”, di membri di un unico orientamento poltico-istituzionale ( se preferite, di un’unica corrente che abbia saputo far arrivare primo il suo candidato in tutti i Collegi ) 

Ma c’è di più.

Ora si vuole impedire , con la pratica abolizione di una fase di campagna elettorale , anche il confronto tra i candidati.

Seguendo il nuovo testo proposto per l’art. 25 della legge 195 / 1958, ed applicandolo a date/esempio (per rendere più scorrevole il discorso), secondo il nuovo meccanismo proposto, con elezioni fissate, poniamo, al 30 giugno, dovrebbe avvenire quanto segue: convocazione delle elezioni fatta dal CSM entro il 30 aprile, nomina dell’Ufficio Elettorale Centrale entro il 5 maggio, sorteggio dei candidati da parte dell’Uff. Elettorale Centrale “entro cinque giorni dalla nomina” e quindi nell’esempio anche il 10 maggio, con “immediata pubblicazione” dell’elenco dei sorteggiati in ciascun collegio; a seguire, con uno “spatium deliberandi” oltretutto minimo per l’interessato e per una scelta che coinvolge evidentemente la vita privata oltre che quella professionale,  i sorteggiati hanno ternine di sette giorni per presentare la candidatura con le firme di dieci presentatori, e siamo , nell’esempio, al 17 maggio; scaduto tale termine , l’Ufficio Elettorale Centrale ha cinque giorni, e siamo al 22 maggio, per verificare eventuali ineleggibilità e che le candidature siano formalmente regolari e trasmettere l’elenco dei “candidati ammessi” al CSM . Due giorni per eventuali ricorsi in Cassazione contro provvedimenti di esclusione , tre per la Cassazione per deciderli, e siamo anche al 27 maggio; gli elenchi dei candidati distinti per singolo collegio infine pubblicati sul notiziario del CSM , inviati ai magistrati ed affissi anche solo “sette giorni prima della data della votazione”, entro quindi il 23 giugno. Elezioni come detto il 30 giugno.

A tutto voler concedere, e a prescindere  dai formalismi, gli elettori conosceranno il nome dei candidati 43 giorni prima del voto, nell’esempio il 17 maggio. Candidati oltretutto che si vogliono “indipendenti” per legge, “casuali” perchè sorteggiati, che saranno quindi molto frequentemente del tutto “nuovi” al dibattito associativo. Messi nella condizione di avere pochissimo tempo per spiegare perchè si dovrebbe votare per loro e non per altri.

Con l’effetto che si presenta come un fine chiaramente perseguito: ridurre l’elezione del CSM, da 50 anni massimo momento di confronto in Magistratura sulle prospettive e sul da farsi dell’autogoverno, a frettoloso adempimento burocratico, ad elezione di un consesso per andare a comporre il quale non è necessario spiegare agli elettori alcunchè, perchè è sufficiente la conoscenza personale che nei collegi territoriali gli elettori hanno dei candidati ( ma siamo sicuri che a Cassino conoscano il sorteggiato di Viterbo?) , un consesso del resto chiamato a tenere un profilo basso , composto da eletti su base territoriale e non in rappresentanza del pluralismo culturale esistente in Magistratura.

C’è poi del metodo , in questa follia.

Un perseverare nell’errore del tutto diabolico.

Si sorteggerà il 20 per cento degli eleggibili, in collegi di circa 450 magistrati l’uno. A Roma vorrà dire sorteggiarne quindi circa 70-80 in ciascuno dei due Collegi, in tanti altri 20-30 , in un Distretto piccolo e con tanti giovani non eleggibili perchè senza la terza valutazione, magari solo 4 o cinque. In tutto, centinaia di sorteggiati.

La legge dei grandi numeri farà sì che una larga parte di sorteggiati sarà di iscritti ad una delle quattro correnti ( con “Magistrati Controcorrente” – cui diamo tutti un sincero benvenuto – cinque ). 

La logica vuole che tra i sorteggiati presenteranno la candidatura molto più quelli con dietro una corrente che non gli apolidi, perchè i gruppi lo chiederanno ai loro sorteggiati e/o anche solo perchè con più chances, che non gli altri. Con l’effetto che si può immaginare sulla composizione del Consiglio.

Le sole quattro-cinque settimane di “campagna elettorale” , e il confronto così “strozzato”, faranno sì che i gruppi si muoveranno in così breve periodo molto più come apparati e macchine-elettorali dei candidati che avranno scelto di appoggiare in ogni collegio ( magari con ovvii patti di desistenza, trattandosi di collegi uninominali) che non come attori del pluralismo associativo.

Sarà esaltato ancora una volta il loro aspetto deteriore, quello che tutti vorremmo vedere frustrato, quello che di certo si vuole frustrare oggi da parte del legislatore.

In una parola: come nel 2002, si peggiorano le cose, e come allora perseguendo un obiettivo si otterrà il suo opposto, non raggiungendo l’effetto ricercato di indebolire le correnti intese come macchine elettorali ma anzi rinforzandole proprio come apparati e “deprimendone” quella che dovrebbe essere la loro migliore se non unica funzione. Congratulazioni vivissime.

Il tutto, tra gli applausi masochisti ed il cupio dissolvi di tanti magistrati, felici di non avere più il diritto di candidarsi , felici di partecipare ad una riffa nel ruolo di numeretti.

Proprio non lo si vuole capire che scrivendo la legge elettorale del CSM si deve avere di mira solo e soltanto la creazione di un Consiglio per il possibile forte perchè rappresentativo, in grado di reggere al meglio il governo autonomo della Magistratura, in funzione di una giurisdizione indipendente e quindi in funzione degli interessi dei cittadini. E che che se è vero che le leggi elettorali sono in grado di modificare i comportamenti dei gruppi che si muovono in una data Comunità, non sono in grado di cancellarli , fino a che quella Comunità li ritiene utili corpi intermedi.

Ad maiora.

Valerio Savio , giudice del Tribunale di Roma

 

 

 

 

 



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