[Area] AreaDG sul trattamento delle persone fermate

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Lun 29 Lug 2019 15:33:31 CEST


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Suscita sgomento l’immagine di un fermato bendato e ammanettato alla
schiena, ripresa all’interno di una caserma dei Carabinieri e ampiamente
diffusa dalla stampa, in esito alle indagini per l’omicidio del
Vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Mario Cerciello Rega.
Riteniamo che in uno Stato di diritto la dignità delle persone debba essere
sempre salvaguardata anche nei confronti di chi sia sospettato di un
brutale assassinio, perché le garanzie e i diritti di ciascuno anche se
indiziato o, financo, condannato per gravi reati, vadano sempre rispettati.
Consideriamo, inoltre, inaccettabile che condotte lesive di principi e
diritti che esigono il rispetto di tutti ed ad ogni livello istituzionale
possano essere messe in atto all’interno di una caserma, ossia in un luogo
nel quale in primis agli uomini dello Stato è fatto obbligo di garantire la
sicurezza e la dignità delle persone fermate o private, a qualunque titolo,
della loro libertà.
Per le stesse ragioni di rispetto di questi principi, la condotta di chi ha
bendato ed ammanettato il fermato risulta già tempestivamente e
correttamente censurata dai vertici dell’ Arma, mentre il Procuratore
Generale presso la Corte d’appello di Roma sta acquisendo gli elementi
necessari per l’eventuale esercizio dell’azione disciplinare nei confronti
dei militari responsabili. Apprendiamo, invece, che il Ministro
dell’Interno, che istituzionalmente sovraintende le Forze di Polizia, ha
stranamente smentito e contraddetto i vertici dell’Arma stessa, corpo di
polizia storicamente e quotidianamente impegnato, con sacrificio, al
contrasto alla criminalità organizzata e alla tutela della collettività, e
a cui la Magistratura è sempre vicina.
Rileviamo, inoltre, che un'immagine riprovevole, non degna di uno Stato di
diritto, è stata immessa nel circuito mediatico in violazione dell’art. 8
del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali
nell’esercizio dell’attività giornalistica e a tutela della dignità di chi
si trova in vinculis, con l’effetto di alimentare, attraverso i social,
sentimenti brutali di vendetta che rimandano all'idea di un consenso
fondato su odio e pregiudizi, e che ostentano plateale insofferenza
rispetto a diritti fondamentali violati, elevando con cinismo una vittima
innocente a simbolo di un pensiero che guarda agli umori di piazza.
Siamo, perciò convinti che dignità e sicurezza delle persone in condizioni
di limitata libertà personale debbano trovare voce nella Costituzione e non
nel linguaggio dei media, perché è nel rispetto dei diritti fondamentali di
ciascun individuo che si attua veramente la differenza e il rispetto dei
valori di qualunque persona; e la magistratura ha il dovere di farsene
interprete nel discorso pubblico.
Il  Coordinamento nazionale di AreaDG
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