[Area] Caso Calabria: l'esercizio indipendente della giurisdizione in terra di mafia

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Sab 28 Dic 2019 13:18:59 CET


L'esercizio indipendente della giurisdizione in terra di mafia 

Il "caso Calabria" 

La trasparenza e la comprensibilità dell'azione giudiziaria, al fine di
garantire un'informazione efficace, ma anche sobria ed equilibrata,
costituiscono i cardini della delibera adottata dal CSM nel 2018 per
dettare ai magistrati le Linee Guida di una corretta comunicazione
istituzionale. 

La comunicazione quale strumento per aumentare la fiducia dei cittadini
nella Giustizia e nello Stato di diritto, e indurli così a liberarsi dal
giogo mafioso, è una parte sensibile del lavoro delle Procure Antimafia
maggiormente coinvolte sul fronte del contrasto ai fenomeni criminali
più pervasivi. Una comunicazione efficace e trasparente, infatti,
rafforza le Istituzioni e mette in crisi il mito dell'invincibilità
mafiosa, che a sua volta alimenta la capacità di siffatte organizzazioni
di generare quell'intimidazione assoggettante che annichilisce i diritti
dei cittadini. 

Un compito fondamentale, demandato alla magistratura requirente al fine
di garantire un'informazione imparziale e obiettiva, consapevole
dell'intrinseca precarietà degli accertamenti acquisiti, in vista della
loro verifica nel contraddittorio con le difese e nel rispetto di ogni
tutela e garanzia prevista dalla Costituzione. 

Le recenti dichiarazioni rilasciate dal Procuratore della Repubblica di
Catanzaro in merito all'indagine c.d. Rinascita-Scott, seppur mosse
dall'avvertita necessità di ribaltare la percezione pubblica di
inviolabilità di santuari criminali, hanno trasmodato, purtroppo, in
eccessi dialettici che rischiano di mettere in crisi il senso
dell'azione giudiziaria e il ruolo della magistratura. 

Anche nei distretti a più alta densità criminale, infatti, è
indispensabile garantire il diritto dell'indagato a non subire condanne
mediatiche e preservare l'equilibrato ruolo dei giudici che dovranno
pronunciarsi sull'ipotesi accusatoria nella fase cautelare e in quella
di merito. 

È, inoltre, illusorio, fuorviante e improprio attribuire all'indagine
penale finalità palingenetiche delle strutture sociali e dei sistemi
politico-amministrativi. Decenni di impegno nel contrasto al fenomeno
mafioso, non solo della magistratura e delle forze di polizia, ma di
tanti cittadini, singoli e associati, hanno fatto crescere la
consapevolezza che l'indagine penale è solo uno degli strumenti che
contribuisce alla disarticolazione delle strutture criminali. Fare
affidamento sulle capacità messianiche di singoli magistrati o Uffici
Giudiziari serve soltanto ad aggirare le reali problematiche sottese
alla fascinazione intimidente che garantisce il perpetuarsi del fenomeno
criminale. Un tale atteggiamento rischia inoltre di vanificare le
puntuali attività di contrasto consolidate nel lavoro collettivo di
tutti i magistrati degli Uffici requirenti, oltre che
deresponsabilizzare il singolo cittadino e il governo della cosa
pubblica. Si potrebbe così essere indotti a confidare nell'azione
salvifica di imponenti azioni giudiziarie, senza mai mettere al centro
dell'agenda politica le problematiche strutturali che relegano la
Calabria ai margini economici e politici del Paese, generando -
nell'assordante silenzio di concrete iniziative politiche - una diaspora
giovanile sempre più imponente, a cui solo la 'Ndrangheta sembra dare
illusorie risposte. È il pericolo che si corre quando, esaurito il
clamore di un'azione giudiziaria pur imponente, la quotidianità non
offre alcuna concreta alternativa alle proposte dell'organizzazione
criminale. 

Nel contempo la cittadinanza registra, attonita, le dichiarazioni
pubbliche del Procuratore Generale di Catanzaro, che, affermando di non
sapere nulla dell'indagine, sottolinea l'inesistenza di relazioni di
coordinamento con l'Ufficio distrettuale e pronostica esiti processuali
infausti per l'iniziativa cautelare già vagliata da un Giudice. Un
intervento, quello del Procuratore Generale, che rischia di
delegittimare l'intero Ufficio distrettuale, in attesa della prima
verifica del risultato cautelare, sottoposto al Tribunale del Riesame. 

Quest'ultimo sarà chiamato a pronunciarsi su una mole imponente di
ricorsi che i ristretti tempi decisionali imposti dalla legge
affideranno ad un numero limitato di giovani magistrati, che, con il
loro straordinario impegno, dovranno gestire un enorme carico di lavoro
e garantire il diritto degli indagati ad una serena e pacata valutazione
delle loro ragioni, nella prima occasione di più ponderato
contraddittorio difensivo. 

Nell'auspicare, pertanto, che vengano al più presto assunte iniziative
adeguate per fronteggiare l'emergenza giudiziaria degli uffici
calabresi, esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi chiamati ad
operare in questa difficile situazione, resa ancora più complessa da
anomale e contrapposte pressioni, certi che sapranno salvaguardare
l'indipendente esercizio della giurisdizione. 

Eccessi mediatici, esaltazione di conflitti personali e risorse umane
limitate mettono a nudo le difficoltà nell'esercizio della giurisdizione
in Calabria, evidenziando la necessità di una più efficace politica dei
trasferimenti interni alla magistratura e un'urgente rivisitazione degli
organici di quei distretti. La vicenda ci rammenta anche l'illusione di
una azione di contrasto alla criminalità organizzata che, se fosse
interamente squilibrata sul versante della mera repressione penale,
perderebbe di vista l'essenza dei problemi economici e culturali che
sono la causa della pervicace resistenza del fenomeno mafioso. 

Roma, 28 dicembre 2019 

                                                                        
                        L'Esecutivo di Magistratura democratica 

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