[Area] [Mailinglist-anm] Re: Rispetto per i magistrati di Catanzaro

Stefano Celli riccelli64 a gmail.com
Gio 2 Gen 2020 23:57:20 CET


Mi sono trattenuto, finora fallo scrivere a proposito del comunicato di
emmedi, e dei commenti.
Mi sono trattenuto perché ho una visione limitata dell'insieme, dovuta al
fatto che, pur avendo qualche amico calabrese, conosco pochissimo la realtà
giudiziaria (e sociale).
 Vedo però che in molti intervengono, anche se principalmente in senso
adesivo e allora vinco il timore di sembrare inopportuno.
Parto propio dalla mail di Alfredo Sicuro per dire (non sono il primo, ma
vedo che l'adesione è tollerata), che il messaggio ha un primo grandissimo
pregio, cioè quello di parlare dei contenuti. Perché di contenuti, in
questa mail, ce ne sono molti. Come ce ne sono nel comunicato di md.
Sarebbe auspicabile continuare a parlarne, discuterne, soppesare gli
argomenti pro e contro questa o quella linea.
Come ad esempio ha fatto, anche se su un aspetto circoscritto (ma centrale,
anzi essenziale, nel senso stretto), Cinzia Barillà.
Nello stesso tempo, leggendo la mail di Alfredo, mi sono interrogato sul
fatto che io non avevo avuto l'impressione che il comunicato "mettesse
sullo stesso piano" Gratteri e Lupacchini.
Certo il fatto da cui si parte è lo stesso, ma non vedo alcuna
equiparazione. Né si potevano fare due comunicati, per di più sullo stesso
oggetto. Quindi l'intervento ha riguardato la,vicenda è ha "commentato" il
tutto, Gratteri e Lupacchini compresi. Con argomenti ben distinti.
E soprattutto utilizzando argomenti, non slogan, su cui ognuno di noi
può,farsi un'idea e soppesarne il valore.
E visto che non voglio parlare di forma, ma anche di sostanza dico anche
che, fermo restando che il PG, anche avesse tutte le ragioni del mondo (e
non le ha) è riuscito nella non facile impresa di prendersi tutti i torti,
il punto su cui mi sento di insistere e sul quale sento Gratteri lontano è
proprio la convinzione circa le potenzialità delle indagini penali.
Il che non significa che si tratta di un potere vacuo (se lo pensassi sarei
pronto per un ricovero psichiatrico urgente), meno che mai che non sia
utile, anzi, necessario. Il punto è proprio l'autosufficienza, in una
prospettiva di rinnovamento, che non mi convince affatto.
Certo si può dire che il sostegno della società civile a un'indagine come
questa è fondamentale; che il sostegno si può ottenere con una capillare
copertura mediatica; che è naturale, forse anche preferibile, esaltare gli
obiettivi raggiunti e sottolineare l'impegno di chi ha speso così tante
energie.
Si può dire, e si può farlo con una comunicazione più squillante o più
sobria, nella consapevolezza che se le parole sono pietre, le conferenze
stampa possono lanciare palle di cannone.
Ecco io continuo a pensare che sia dannoso, massimamente per un pubblico
ministero, presentare come definitivo un risultato che, pur vagliato da un
Giudice, è il primo passo del lungo cammino processuale. Non è stato così?
Meglio, perché vuol dire che ho inteso male.
Non mi sono confuso: proprio per il Pm è dannoso, e non è difficile capire
perché.
In questa sede però mi interessa meno capire se effettivamente è andata
così oppure ho inteso male. Perché il ragionamento può e deve essere fatto
sempre. E ragionare su queste cose non deve spaventarci, anche se si può
correre il rischio di voler delegittimare un collega o, peggio, il suo
lavoro. Anche se quel che si dice può passare per un elegante esercizio di
benaltrismo, che forse insieme alla spocchia è uno dei più gravi guai della
sinistra in questo paese. Sinistra politica, non mi pare (non più, da molti
lustri) giudiziaria, ammesso che il sintagma sia utilizzabile. Non lo è ma
lo utilizzo, più per la stanchezza (manca poco a mezzanotte) che per la
precisione.
Credo che però sia necessario correre il rischio, magari utilizzando ogni
cautela possibile per evitare questo possibile fraintendimento, ma è un
rischio che va corso, se non vogliamo tradire le nostre radici. Nella
consapevolezza che le eventuali critiche non riguardano, non possono
riguardare, le persone, i colleghi, e nemmeno possono seriamente mettere in
dubbio la loro buona fede. La stessa che connota la riflessione, anzi le
riflessioni partite dal comunicato dell'esecutivo di MD. Comunicato incluso
:-)
Stefano Celli




Il giorno gio 2 gen 2020 alle 21:56 Tino Mariella via Mailinglist-anm <
mailinglist-anm a associazionemagistrati.com> ha scritto:

> Carissimo Alfredo,
> rispondo soltanto a te , visto che in mailing list hai già trovato un  più
> che nutrito  e convinto appoggio  alla tua posizione ( e del resto  sulla
> vicenda di Catanzaro ero già brevemente intervenuto  ) , e lo faccio per
> adesione convinta alle cose che hai sostenuto.
> In primo luogo, l'inaccettabile e pilatesca equiparazione tra l'
> incredibile discorso da bar Sport del Procuratore Generale ( su mezzi di
> informazione nazionale!!!) , e qualche possibile enfasi sfuggita al
> Procuratore della Repubblica alla conclusione di un lavoro -
> intellettuale,  ma anche  organizzativo, e di fatica e di tensione nervosa
> - che avrebbe massacrato chiunque di noi : e possibile non capire che la
> scelta di "impiccare" qualcuno ad una singola parola forse non del tutto
> felice ( tutto Mani Pulite condensato nel "calzino" di Davigo !)
> costituisce una dichiarata "scelta di campo" ( e sappiamo quale ) ?
> E poi, è vero che i fenomeni criminali sono prima di (quasi) tutto
> fenomeni sociali , e dunque non saranno "sconfitti" dalla giurisdizione
> penale ( vale certo per le associazioni di tipo mafioso; ma vale ad esempio
> anche per tutti i reati contro i soggetti deboli, benché  ai "codici rossi"
> si attribuiscano proprietà palingenetiche,  senza che nessuno si
> scandalizzi…).
> Certo, vi è il possibile rischio che il cittadino perbene "deleghi" alla
> (sola) Giurisdizione penale  la rinascita sociale e civile ( e anche
> familiare e morale) di un Paese disastrato; ma è altrettanto evidentissimo
> - e lo hai messo perfettamente in luce, anche a costo di contrapporti ad un
> richiamo dal sapore (non sempre appropriato) del  politicamente corretto -
> che nessun impegno individuale e collettivo potrebbe essere assunto senza
> la percezione - e la convinzione - che la "battaglia per il diritto" (
> Jhering) la stiano facendo anche i Giudici.
> Ti faccio ogni augurio , da ormai pensionato.
> Tino Palestra
>
> Il giovedì 2 gennaio 2020, 08:58:00 CET, Alfredo Sicuro <
> alfredo.sicuro a giustizia.it> ha scritto:
>
>
> Da iscritto a Magistratura Democratica da quasi trent’anni, da calabrese
> residente in Calabria, da magistrato che ha lavorato in Calabria, desidero
> manifestare pubblicamente il mio dissenso rispetto al comunicato
> dell’esecutivo di M.D. sulle note vicende dell’indagine “Rinascita-Scott” e
> a quanto di adesivo è stato successivamente scritto.
>
> Mi sembra assurdo, in primo luogo, che siano state messe sullo stesso
> piano questioni palesemente incomparabili che avrebbero meritato, da
> qualunque punto di vista si vogliano considerare, ben diverso apprezzamento.
>
> Da una parte c’è un Procuratore della Repubblica che, piaccia o meno, ha
> coordinato per anni un’indagine di dimensioni gigantesche e ha ottenuto da
> un giudice terzo centinaia di provvedimenti cautelari per reati che, salvo
> mettere in discussione l’esistenza della ‘Ndrangheta e la sua capacità
> pervasiva e diffusiva anche all’interno delle istituzioni, meritano
> certamente di essere perseguiti con la massima durezza.
>
> Dall’altra parte c’è un Procuratore generale che “confessa” di non avere
> mai svolto i propri compiti di coordinamento, sostiene di essersene accorto
> solo dopo avere letto sui giornali la notizia degli arresti, quindi si
> vendica rilasciando un’intervista con la quale si esprime
> sull’inconsistenza di un’indagine della quale egli stesso sostiene di non
> sapere nulla.
>
> Che in questo contesto, anche ammettendo che Gratteri possa essere incorso
> in qualche intemperanza verbale, le due posizioni possano essere accomunate
> in una generale critica delle modalità di comunicazione dei magistrati in
> terra di mafia, non solo è contrario al buon senso, ma finisce per
> accreditare l’idea che non conta ciò che fai, basta che tu lo faccia (o non
> lo faccia) in maniera educata.
>
> Non riesco poi a comprendere (certamente per miei limiti intellettuali e/o
> culturali) cosa abbia detto di così grave Gratteri per far sì che, invece
> di essere valutato per il suo lavoro, sia stato violentemente criticato e
> quasi fatto passare per un esaltato mentecatto autoinvestitosi di un ruolo
> messianico. A tutto vantaggio, evidentemente, di chi ha interesse a
> delegittimare l’inchiesta.
>
> Quando mai si è visto un Procuratore della Repubblica che va in una
> conferenza stampa e dice ai giornalisti che, sì, ha ottenuto l’arresto di
> 300 persone, ma queste potrebbero essere innocenti e solo fra cinque o sei
> anni ne sapremo qualcosa di più?
>
> Non è normale che, parlando alla stampa dopo un’operazione di questa
> portata, chi la ha coordinata esalti il lavoro proprio e quello di tutti
> coloro (magistrati, forze di polizia, personale amministrativo) che un tale
> risultato (provvisorio ma sempre risultato) hanno reso possibile, magari
> con sacrifici e con rischio personale e professionale?
>
> Cosa c’è di sbagliato nel chiamare alle armi la società civile affinché si
> riappropri degli spazi che la criminalità organizzata ha invaso e si liberi
> dal giogo che fa sì che la Calabria sia una delle zone più povere d’Europa
> e agli ultimi posti di tutte le statistiche con la sola eccezione di quelle
> dei processi di criminalità organizzata?
>
> Estrapolare quattro frasi a effetto da una conferenza stampa non cambia il
> senso ultimo delle esternazioni di Gratteri: “Io sto facendo il mio, gli
> altri facciano il resto”.
>
> Agli indagati, a mio parere, è stato mancato di rispetto nel momento in
> cui sono stati accusati di gravi reati e arrestati. Ma questo è il nostro
> lavoro ed è quello che succede sempre in operazioni di questo tipo. Per
> quanta preoccupazione si voglia avere per la reputazione degli arrestati, è
> fin troppo ovvio che l’informazione circa l’attività dell’antimafia è
> essenziale e ineliminabile perché il contrasto della criminalità
> organizzata possa avere una qualche efficacia. Far capire in una terra come
> la Calabria che lo Stato è presente, quantomeno nella sua funzione
> repressiva, è importante proprio per stimolare la coscienza civile e per
> indurre i cittadini a sottrarsi all’assoggettamento omertoso. Ed è quello
> che Gratteri stava cercando di fare.
>
> Che tutto ciò abbia un ritorno in termini di “pressione” sulla
> magistratura giudicante è tanto ovvio, tanto, ancora una volta, in linea
> con quel che è sempre accaduto nei procedimenti di criminalità organizzata
> e più in generale nei procedimenti di un certo interesse per l’opinione
> pubblica.
>
> Al netto di tutto quel che si è detto e scritto, senza voler drammatizzare
> parlando di delegittimazione, di isolamento o di altri simili concetti che
> evocano pagine oscure della storia di questo paese, mi pongo in ultimo una
> banale domanda. Ma davvero c’è qualcuno che pensa che attaccare “a caldo”
> la Procura in questo momento più esposta sul fronte del contrasto alla
> criminalità organizzata sia stata una buona idea solo perché il suo capo
> non rispetta quelli che secondo noi sono i corretti canoni comunicativi o
> perché la sua visione “legge e ordine” sembra non corrispondere al nostro
> modello di magistrato progressista?
>
>
> Alfredo Sicuro
>
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stefano celli
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