[Area] R: "La magistratura è sana, solo il sei sette per cento dei magistrati è corrotto"

dott.ssa Marrone Antonella antonella.marrone a giustizia.it
Gio 13 Feb 2020 16:26:57 CET


Poni giustamente il problema della comunicazione.
Che forse per la magistratura ordinaria è IL problema.
I capi degli uffici, in particolare degli uffici di Procura, pare “debbano” parlare, spiegare, rispondere.
Conosco molti colleghi (in ciò del tutto differenti da me, non potrebbero esserlo di più) che pensano anzi che interloquire, farsi capire, “aprirsi”, farsi conoscere sia parte dei propri doveri istituzionali.
Questa riduzione dello spazio tra magistratura e società civile (tramite la comunicazione) pare possa colmare un baratro ed avvicinare il banco e l’ideale martelletto a quel Popolo in nome del quale si scrive al sicuro, dietro le scrivanie.
Io non l’ho mai fatto e mai potrei farlo, e perciò non potrei mai dirigere un ufficio e nemmeno fare il Pubblico Ministero.
Parlare pesa.
Parlare conta.
E’ un attimo: si dicono due parole, ma proprio quattro al massimo, e dal banco lontano si scaraventano su centinaia e migliaia di persone concetti che diventano idee e convinzioni ed evolvono in ragionamenti, deduzioni, dogmi.
Così, per esempio, il concetto che i magistrati (indistinti) guadagnano 7.200 euro al mese ed il 6/7 per cento degli oltre novemila di loro è corrotto; e niente, basta un attimo.
Essere buoni magistrati è un conto; essere comunicatori efficaci è un altro.
Le parole pesano.
Se pronunciate da un magistrato, pesano ancora di più.
Se pronunciate da un noto e stimato capo di un ufficio, pesano notevolmente di più.
Facciamo attenzione, per favore, anche per tutti quei colleghi che non parlano e non parleranno mai.
AM


From: Dott. Ardigo' Mario 
Sent: Thursday, February 13, 2020 3:46 PM
To: area a areaperta.it 
Subject: [Area] R: "La magistratura è sana, solo il sei sette per cento dei magistrati è corrotto"

Il rischio è di assimilare la magistratura alla “casta”.

Il collega Gratteri è un alto grado della magistratura ordinaria, non tutti gli altri magistrati hanno il suo stipendio. Circa mille euro di quell’importo, che io ricordi, è poi un’indennità di rischio collegata alla funzione. Alcuni magistrati rischiano di più, come certamente Gratteri,  altri di meno o quasi nulla, come accade a me. O meglio, uno pensa di non rischiare, ma non si può mai dire, come casi del passato hanno purtroppo dimostrato. 

Le indagini antimafia mi sono sempre sembrate quelle più complesse dal punto di vista organizzativo e di tecnica investigativa, proprio perché riguardano associazioni spesso con molti aderenti, fiancheggiatori, favoreggiatori, succubi. E’ come in medicina: un intervento neurochirugico sull’encefalo è enormemente più complesso di una tonsillectomia, ma entrambi sono necessari, sebbene il primo richieda una superspecializzazione e attrezzature disponibili solo nei centri clinici maggiori. Il problema è quando, in zone contaminate dalle organizzazioni mafiose, non vi è chi sia tecnicamente capace di sviluppare indagini in quel campo. Credo che questo fosse il senso delle parole del collega Gratteri, almeno io le ho intese in questo modo. 

Quanto al numero dei colleghi magistrati corrotti, non so su che basi Gratteri abbia fatto quella stima. Io non sono in grado di farla e, quindi, nemmeno di confutare quella di Gratteri. Spero solo che la percentuale sia più bassa. Nella mia vita professionale non ho mai personalmente constatato fatti di corruzione di magistrati, né ne ho avuto evidenza in indagini da me condotte, ma alcuni colleghi che conoscevo sono stati imputati di fatti di corruzione. Meno di dieci in tutto credo. Su centinaia di magistrati che ho conosciuto. Ma quest’esperienza, naturalmente, lascia il tempo che trova, non ha valore statistico. Avrei certamente preferito che Gratteri desse qualche elemento  in più come base della sua stima, o rimandasse quelle sue dichiarazioni sul fenomeno a quando potesse darlo e, innanzi tutto, gli fosse fornito tempo sufficiente per darlo. Ma tant’è. Potrebbe imparare dall’esperienza. In coscienza, ripeterebbe quelle parole?

  Certo, mia moglie insegnante a fine carriera prende circa duemila euro al mese. Mia figlia, che l’anno scorso è stata assunta in un ufficio pubblico (non in magistratura), prende più di lei, come esperto giuridico. Io alle soglie della pensione, molto di più. Viviamo bene. Ma rimane l’insoddisfazione di un lavoro che non può essere fatto come si deve, per le ragioni che ogni magistrato sa, come anche al Ministero sanno; ma poi ancora non ci si è riusciti a porvi rimedio. Com’è che ci sono tanti reati prescritti? Il fenomeno mi pare endemico in appello. E’ inutile scontrarsi su prescrizione breve o lunga, bisognerebbe riuscire a ottenere che un processo si concluda con una sentenza nel merito  ben prima dello scadere del termine di prescrizione. Guardate, lo dico per i non addetti ai lavori che leggono, che non si è mai riusciti ad ottenere questo risultato, anche quando c’era la vecchia procedura penale, prima del 1989, e i dibattimenti andavano più veloci. Infatti, circa ogni cinque anni c’era un’amnistia che cancellava i reati meno gravi e un indulto, che impediva l’esecuzione di pene per fatti troppo risalenti. Poi dopo il ’90 nulla più, è cambiata la Costituzione e per approvare l’amnistia ci vuole una maggioranza parlamentare difficile da ottenere, soprattutto in clima di bipolarismo. Quindi arriva, come misura di salvaguardia, la prescrizione, per i reati meno gravi, a parte  certi reati non gravissimi per i quali, per ragioni politiche essenzialmente, si è voluto prolungare, anche molto, il termine di prescrizione. Sotto questo profilo i recidivi reiterati se la passano male. Perché dico “salvaguardia”? Perché, nel diritto e nella psicologia penitenziaria contemporanea la sanzione irrogata per un reato non viene più considerata prevalentemente una “sofferenza”, ma un “trattamento” volto ad ottenere un cambiamento di mentalità del condannato, quella che in Costituzione viene definita “rieducazione”, con un termine un po’ datato ma che rende ancora l’idea. Ma a che serve un trattamento, quando la vita ha fatto il suo corso e uno, per quel processo di biologia e psichismi, è per conto suo cambiato. Ho 63 anni, non la penso più come a venti, ma nemmeno come a quaranta. Se dovessi “scontare” una pena grave per fatti commessi a quarant’anni, che rimarrebbe da “rieducare” in me? La vita mi ha (duramente) ammaestrato,  e questa mi pare esperienza comune tra i miei coetanei. Negli Stati Uniti d’America giustiziano condannati anche dopo decenni dalla condanna. Mi pare disumano. Giustiziano persone che non sono le stesse che commisero tanti anni prima certi gravi delitti. 

In un’udienza del mese scorso in cui c’ero anch’io, un signore africano ha detto che non voleva essere rimesso in libertà, come aveva chiesto il suo difensore, perché voleva “pagare”. L’avvocato si è disperato, si è inquietato con il cliente, ha chiesto soccorso alla Corte e a me. In effetti, la pena, e ancor più la carcerazione preventiva, non  è un “debito” che il colpevole ha verso la società. Come farlo capire ai nostri concittadini?  Le riparazioni e i risarcimenti sono altra cosa. Il condannato non ripaga la società con la sua sofferenza. La pena non è una vendetta della società. La sofferenza che c’è nel “trattamento” penitenziario viene inflitta perché non se ne può fare a meno in certi casi, ma si punta ad altro. L’altro giorno Giovanni Bachelet, ora professore come il padre ucciso dalle brigate rosse, ha detto in radio che gli assassini del suo papà sono da anni in libertà e che questo lo considerava la vera vittoria della società, la vittoria dell’umanità sulla violenza bestiale. Così sia. 

Di solito un magistrato prende a cuore queste deficienze del sistema, non si appaga dello stipendio un po’ più alto della media. Ci soffre e si sforza di dare il meglio che può. Non “stacca” mai, come sanno i suoi stretti familiari, il coniuge e i figli. I “fascicoli” debordano negli armadi domestici. Ma il sistema è quello che è  e a certi problemi non si può rimediare solo con l’impegno personale. E’ come con l’organizzazione sanitaria che si basa su una costante revisione delle procedure sulla base dell’esperienza, tanto che questa è divenuta una vera e propria scienza. E’ essenzialmente questo che ci consente di provare a fronteggiare un flagello come un’epidemia virale come quella che si è manifestata a dicembre. Chi potrebbe dire che non vi sono medici, e anche super-medici (per la specializzazione dei quali sono state impegnate tante risorse), corrotti? L’esperienza giudiziaria dimostra che ci sono stati. Ma nel complesso l’organizzazione è valida, tanto che ha portato, nel giro di cinquant’anni, a un significativo aumento della speranza di vita e dell’età media della popolazione. E’ a questo che dovremmo puntare anche nell’organizzazione giudiziaria, ma non lo si fa. Si danno stipendi più alti della media ai magistrati sperando di attirare gente più valida, sottraendola ad altre opportunità di lavoro, sperando poi che con la personale iniziativa rimedi alle carenze strutturali del sistema. Purtroppo questa soluzione non funziona ed  è per questo che poi ci si trova a scontrarsi sulla prescrizione. 

Per concludere, chiediamoci e rispondiamoci onestamente: i magistrati sono buoni comunicatori, nel senso che sappiano orientare i concittadini sui problemi reali della giustizia? Mica tanto, mi pare. Del resto non è per questo che sono stati assunti. Non  è facile essere buoni comunicatori, specie parlando in televisione. Alcuni si bloccano, altri si lasciano troppo portare dall’emotività. La gente che capisce? Mi piaceva lo stile che aveva Giorgio Bocca quando parlava in TV. Parlava poco. Ma era un comunicatore professionale. 

Mario Ardigò 

 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di dott.ssa Marrone Antonella
Inviato: giovedì 13 febbraio 2020 13:01
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] "La magistratura è sana, solo il sei sette per cento dei magistrati è corrotto"

 

Concordo assolutamente, io sono rimasta sconcertata.

Aggiungo che ritengo totalmente inopportuno il riferimento agli importi percepiti a titolo di retribuzione.

Mi sembra un’opera di trasparenza che avrebbe potuto ben essere omessa, senza far danni di sorta nemmeno al diritto del cittadino di conoscere (mai negato).

Invece quel dato, inserito in quel contesto, mi pare non faccia che aggravare la percezione di sfascio già abilmente procurata con la parte delle dichiarazioni su cui si concentra il collega Santacatterina.

Un saluto

Antonella Marrone

 

 

From: Alberto Santacatterina 

Sent: Thursday, February 13, 2020 11:14 AM

To: area a areaperta.it 

Subject: [Area] "La magistratura è sana, solo il sei sette per cento dei magistrati è corrotto"

 

Nel corso della trasmissione “In mezz’ora” su Raitre alle 14.30 dello scorso 9 febbraio il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Lucia Annunziata, dopo una serie di affermazioni sulle quali si può concordare o meno (p.e. “"il giorno in cui mi sono insediato ho detto: "non possiamo continuare con indaginette da dieci, venti persone, perchè altrimenti non cambia nulla, perchè mentre io arresto le venti persone hanno il tempo di rigenerarsi”, dal che si apprende che le indagini – ed i relativi procedimenti – che vedano coinvolti meno di venti indagati sono ‘indaginette’), ha affermato che la corruzione riguarda il “sei, sette per cento, non di più” della magistratura italiana. 

 

Se ci fossero dei dubbi questo è il tenore letterale del colloquio con Lucia Annunziata, del resto agevolmente verificabile sul sito della RAI:

 

A. "Uno dei casi apertisi con questa inchiesta è anche il ruolo dei magistrati, del ventre molle della magistratura"

 

G. "Guardi, io le posso dire che per quella che è la mia esperienza, intanto i magistrati non vengono da Marte, i magistrati sono il prodotto di questa società, l'abbassamento della morale e dell'etica c'è in tutte le categorie negli ultimi decenni, ma le posso dire che sostanzialmente la struttura della magistratura è sana. Poi è ovvio, un magistrato corrotto fa un botto, fa un rumore, è molto grave e la gente si allontana da noi, perdiamo tanta credibilità"

 

A. "Quanto è esteso il fenomeno della corruzione, se dovesse fare una torta, di quelle... la percentuale, quanto è estesa, che valutazione dà?"

 

G. "Il problema c'è, seriamente c'è, il problema della corruzione c'è..."

 

A. "E se dovesse dare un numero, è il dieci, è il quindici, è il sei?"

 

G. "No, no, meno, meno, possiamo parlare del sei, sette per cento, non di più. Lo so, è grave, è terribile, è inimmaginabile, è impensabile, anche perchè noi guadagniamo bene, cioè noi abbiamo uno stipendio che ci consente di vivere una vita...io guadagno 7200 euro al mese, con 7200 euro al mese si vive bene"

 

I numeri non sono opinioni. Su circa diecimila magistrati in organico, quindi, nella migliore delle ipotesi secondo Gratteri almeno seicento sono corrotti, pur se, bontà sua, “sostanzialmente la struttura della magistratura è sana”. Detto in altri termini, e per rendere l’idea, chiunque di noi presti servizio in un ufficio di almeno diciassette colleghi è matematicamente certo che uno di loro sia corrotto.

 

Da domenica ad oggi queste dichiarazioni sono cadute nel silenzio più totale, dei colleghi e dell’ANM. Non so se perché nessuno ha dato loro peso o perché tutti le condividono, e non so quale sia l’ipotesi più preoccupante.

 

Saluti

 

Alberto Santacatterina

 

Procura di Lecce


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