[Area] riforma bonafede - in direzione ostinata e contaria

Ilio Mannucci Pacini ilio.mannuccipacini a giustizia.it
Mer 19 Feb 2020 14:49:47 CET


Ho letto la cd. proposta Bonafede (schema di disegno di legge delega sull’efficienza del processo penale) e, come ormai mi accade sempre più spesso, sono in disaccordo con le prese di posizione assunte dalla magistratura associata (tutta intera la magistratura!).
Nei nostri circuiti interni di informazione fioccano le prese di distanza di tutti, dell’Anm, di tutte le correnti, degli anticorrentizi, con la rivendicazione di chi si è distanziato prima e in modo più netto, con comunicati polemici dell’una corrente nei confronti delle altre, e con gli anticorrentizi che, ancora più contrari, accusano tutte le correnti di essere causa di questa proposta. 
Lo confesso, mi sento totalmente estraneo a questa chiamata alle armi.
Dovrei sommessamente stare in silenzio, così evitando il rischio di essere sbeffeggiato e di sentirmi ancora più inadeguato.
Ma come nella storiella dello scorpione e della rana, non riesco a trattenere l’istinto e mi assumo il rischio dello sberleffo.
Penso che molte delle previsioni contenute nella proposta siano di buon senso (ma si sa, il buon senso è espressione evanescente)
Sarebbe fuori luogo un’analisi specifica, ma, ragionando a tesi, credo che:
- le modifiche al sistema delle notificazioni (art. 2) sia molto utile per semplificare una fase che per chi quotidianamente tratta processi è tra le più ferraginose e burocratiche. Io sarei ancora più estremo: prima notifica a mani dell’imputato da parte del P.M. (magari l’avviso di conclusione delle indagini completo dell’imputazione), con l’indicazione che tutte le notifiche successive saranno effettuate presso il difensore (anche quello d’ufficio che non può rifiutarsi); se il P.M. non trova l’indagato (quasi imputato) il fascicolo si ferma lì fino a quando non viene reperito. Su questo articolato qualcuno ha da ridire? I giudici penali non pensano che risolverebbe molte questioni riguardanti la notifica di centinaia di atti e provvedimenti, riducendo i tempi di tutte le fasi processuali?
- l’ampliamento dei riti speciali a me sembra opportuno (art. 4). A parte gli ideologi del dibattimento (che, forse, il dibattimento non l’hanno mai fatto), più riti speciali significa adeguarsi al modello accusatorio (che può reggersi solo su una modesta percentuale di dibattimenti). Qualcuno è contrario ? 
- gli interventi sul giudizio di primo grado (artt. 5 e 6) sono, a mio parere, molto interessanti (alcuni da verificare, certo, ma tutti funzionali a una riduzione dei tempi, non a scapito dei diritti delle parti)
- sull’appello non ho esperienza, ma a naso alcune cose mi paiono interessanti (procura speciale ad appellare, semplificazione dell’appello per alcuni reati, magari anche il monocratico sulle citazioni dirette) - art. 7
- i piccoli interventi previsti agli artt. 8, 9 e 10 sono tutti utili.
Io credo che siano un insieme di interventi (più o meno piccoli) che sembrano accogliere i bisogni di chi ogni giorno si confronta con il processo penale.
Avrei anche altre questioncine da aggiungere, qualche modifica che abolisca il superfluo dai meccanismi, ahimè talvolta ferragionosi, della procedura, ma sulla gran parte degli articoli non ho sentito una voce contraria alzarsi, per cui ritengo che se ne condividano i contenuti. Comunque sarebbe cosa buona parlarne per provare a segnalare le criticità, che, lo ripeto, io non riesco a cogliere.
Rimangono le norme sulla durata di indagini e processi (artt. 3 e 11).
La questione che io pongo è: il problema della durata esiste o è un’invenzione della politica (e dell’opinione pubblica)?
Se si, dipende solo dalla scarsità di risorse?
A queste risposte tutti gli attori della giurisdizione dovrebbero rispondere e cercare di dare risposte adeguate.
In particolare, credo che la magistratura dovrebbe sì chiedere che la politica (rectius, il governo) faccia la sua parte (non solo più risorse, ma un utilizzo più adeguato delle risorse disponibili), ma sono anche convinto che farsi carico dell’affrontare il problema non significhi intelligenza con il nemico (io non ho nemici!).
Sulle risorse: perché non diamo atto alla politica che è in corso un aumento di organico della magistratura (oltre 500 posti) e la previsione di una “pattuglia” per la flessibilità dell’organico degli uffici?
Non si deve provare a interloquire su questo aumento con proposte non corporative o territoriali?
L’autogoverno sta tentando di farlo, chi è in Consiglio Giudiziario sa che in questi mesi siamo stati impegnati nelle proposte sugli aumenti di organico.
Questo è il modo di confrontarsi con la politica.
Ma vediamo le norme bandiera (tempi ridotti di indagini e processi per legge).
Mi rendo conto che qualche problema alcune previsioni contenute nelle norme bandiera li creano, ma, innanzitutto, sono norme bandiera.
Le norme bandiera presentano normalmente tratti di demagogia, ma rispondono certamente a un’esigenza reale. 
Non comprendo perché la magistratura non debba rivendicare la bontà di quell’idea: ridurre i tempi di indagini e processi è condivisibile (se non necessario), elaboriamo proposte che, senza essere questa volte delle bandiere (invocare la depenalizzazione mi sembra una di quelle, anche considerato che talvolta la penalizzazione ce la chiede l’Europa), provino a rendere effettiva la riduzione dei tempi.
Tutto quello che è contenuto negli articoli che sopra ho indicato va in quella direzione. Diciamolo.
Sui cosiddetti timer (uso non a caso un’espressione contenuta nel comunicato di Area) proponiamo interventi migliorativi che non facciano ricadere solo sulla magistratura le responsabilità rispetto alla non soluzione del problema.
Nelle norme (io confido che tutti quelli che ne parlano le abbiamo lette attentamente) si fa riferimento all’intervento del CSM nella definizione dei tempi processuali, nella valutazione dei programmi di gestione (che sono i magistrati a definire), nella previsione di una condotta caratterizzata da negligenza inescusabile per configurare una responsabilità disciplinare, insomma ci sono paletti che, se migliorati, possono rendere anche quelle norme bandiera meno “punitive”.
Io non mi sento proprio di alzare le barricate, ma, com’è noto, vivo alquanto dissociato dal sentire della magistratura.
Ilio Mannucci Pacini
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