[Area] R: riforma bonafede - in direzione ostinata e contaria

Filippo Focardi filippo.focardi a giustizia.it
Mer 19 Feb 2020 16:06:21 CET


Non intendo sbeffeggiare Ilio, ma proporre un punto di vista articolato e diverso dal suo.

 

Non mi pare che le soluzioni adottate siano in effetti congrue al fine dichiarato, e cioè si cerca di accelerare i processi mediante la apposizione di pezze che di fatto legittimano un sistema irrazionale.

Ecco alcuni esempi:

a)      Sulle notifiche: mi pare che il disegno di legge attribuisca al difensore oneri di ricerca dell’imputato che finora gravavano sugli uffici giudiziari. Bene per noi, ma non per il sistema. La irragionevolezza del sistema è quello di un processo in cui si dia per scontata la legittimazione dell’imputato a disinteressarsene, quasi che questo fosse un principio costituzionale. L’imputato che se ne frega del suo processo va ricercato: ora ad opera della Giustizia, domani ad opera del difensore… ma è ragionevole questo? E allora direi effettività della prima notifica, da farsi necessariamente a mani o al domicilio eletto (possiamo anche ragionare sulla effettività della conoscenza del procedimento, rendendo più stringenti i parametri), onere dell’imputato di partecipare alle udienze o altrimenti quello che succede succede, nessuno è tenuto a dirgli più nulla.

b)      Finché avremo abnormi numeri in entrata, inseguire la via dell’aumento di organico riproduce ed amplifica una stortura del sistema, consistente nella panpenalizzazione. I processi durano troppo perché ci sono troppi fatti costituenti reato. Introdurre tempi per le indagini e per i processi, aumentando le risorse, significa solo dover fare più processi per fatti che non lo meritano

c)       Riti alternativi: come sopra, ci sarebbero comunque troppe sentenze da fare, sia in primo grado che in appello, che in cassazione

d)      Impugnazioni: finché la stragrande maggioranza degli appelli si concludono con una riforma della sentenza di primo grado, anche solo limitatamente alla pena, come si può sostenere la necessità di ridurre l’accesso all’appello? In questo modo veramente si amplia la forbice di chi può permettersi (non solo economicamente) un appello e chi no

e)      In effetti la semplificazione dibattimentale già potrebbe essere perseguita mediante la produzione concordata di atti (per fare un abbreviato occorre la procura speciale, per depositare tutti gli atti di indagine nel corso del dibattimento no), ma anche in questo caso gli avvocati scontano la circostanza che il disinteresse del cliente potrebbe un domani rivoltarglisi contro come addebito disciplinare (e risarcitorio) per cattiva difesa: e cioè il cliente che se ne frega del processo, una volta condannato può prendere gli atti e decidere che il suo difensore l’ha difeso male perché ha concordato la acquisizione della denuncia di furto del cellulare ricettato, anziché sentire l’ignaro derubato: finché i difensori hanno da guadagnare (gratuito patrocinio per le impugnazioni) o rimetterci in proprio (contestazione da parte dell’imputato di non avere impugnato la sentenza) sulla gestione del processo, non possiamo sperare una qualche forma di accelerazione dei procedimenti che passi attraverso di loro

Che poi ci siano anche cose buone, siamo d’accordo.

Così come sono d’accordo sul fatto che contestare la riforma unicamente sul punto relativo alle ipotesi disciplinari dà l’idea di sostenere che il problema della lunghezza dei processi non è un problema che sentiamo, cosa che non è vera e che non deve essere vera.

 

Filippo Focardi, Procura Minori Firenze

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Ilio Mannucci Pacini
Inviato: mercoledì 19 febbraio 2020 14:50
A: AreAperta
Oggetto: [Area] riforma bonafede - in direzione ostinata e contaria

 

Ho letto la cd. proposta Bonafede (schema di disegno di legge delega sull’efficienza del processo penale) e, come ormai mi accade sempre più spesso, sono in disaccordo con le prese di posizione assunte dalla magistratura associata (tutta intera la magistratura!).
Nei nostri circuiti interni di informazione fioccano le prese di distanza di tutti, dell’Anm, di tutte le correnti, degli anticorrentizi, con la rivendicazione di chi si è distanziato prima e in modo più netto, con comunicati polemici dell’una corrente nei confronti delle altre, e con gli anticorrentizi che, ancora più contrari, accusano tutte le correnti di essere causa di questa proposta. 
Lo confesso, mi sento totalmente estraneo a questa chiamata alle armi.

Dovrei sommessamente stare in silenzio, così evitando il rischio di essere sbeffeggiato e di sentirmi ancora più inadeguato.

Ma come nella storiella dello scorpione e della rana, non riesco a trattenere l’istinto e mi assumo il rischio dello sberleffo.

Penso che molte delle previsioni contenute nella proposta siano di buon senso (ma si sa, il buon senso è espressione evanescente)
Sarebbe fuori luogo un’analisi specifica, ma, ragionando a tesi, credo che:
- le modifiche al sistema delle notificazioni (art. 2) sia molto utile per semplificare una fase che per chi quotidianamente tratta processi è tra le più ferraginose e burocratiche. Io sarei ancora più estremo: prima notifica a mani dell’imputato da parte del P.M. (magari l’avviso di conclusione delle indagini completo dell’imputazione), con l’indicazione che tutte le notifiche successive saranno effettuate presso il difensore (anche quello d’ufficio che non può rifiutarsi); se il P.M. non trova l’indagato (quasi imputato) il fascicolo si ferma lì fino a quando non viene reperito. Su questo articolato qualcuno ha da ridire? I giudici penali non pensano che risolverebbe molte questioni riguardanti la notifica di centinaia di atti e provvedimenti, riducendo i tempi di tutte le fasi processuali?

- l’ampliamento dei riti speciali a me sembra opportuno (art. 4). A parte gli ideologi del dibattimento (che, forse, il dibattimento non l’hanno mai fatto), più riti speciali significa adeguarsi al modello accusatorio (che può reggersi solo su una modesta percentuale di dibattimenti). Qualcuno è contrario ? 

- gli interventi sul giudizio di primo grado (artt. 5 e 6) sono, a mio parere, molto interessanti (alcuni da verificare, certo, ma tutti funzionali a una riduzione dei tempi, non a scapito dei diritti delle parti)
- sull’appello non ho esperienza, ma a naso alcune cose mi paiono interessanti (procura speciale ad appellare, semplificazione dell’appello per alcuni reati, magari anche il monocratico sulle citazioni dirette) - art. 7
- i piccoli interventi previsti agli artt. 8, 9 e 10 sono tutti utili.

Io credo che siano un insieme di interventi (più o meno piccoli) che sembrano accogliere i bisogni di chi ogni giorno si confronta con il processo penale.

Avrei anche altre questioncine da aggiungere, qualche modifica che abolisca il superfluo dai meccanismi, ahimè talvolta ferragionosi, della procedura, ma sulla gran parte degli articoli non ho sentito una voce contraria alzarsi, per cui ritengo che se ne condividano i contenuti. Comunque sarebbe cosa buona parlarne per provare a segnalare le criticità, che, lo ripeto, io non riesco a cogliere.
Rimangono le norme sulla durata di indagini e processi (artt. 3 e 11).
La questione che io pongo è: il problema della durata esiste o è un’invenzione della politica (e dell’opinione pubblica)?
Se si, dipende solo dalla scarsità di risorse?

A queste risposte tutti gli attori della giurisdizione dovrebbero rispondere e cercare di dare risposte adeguate.
In particolare, credo che la magistratura dovrebbe sì chiedere che la politica (rectius, il governo) faccia la sua parte (non solo più risorse, ma un utilizzo più adeguato delle risorse disponibili), ma sono anche convinto che farsi carico dell’affrontare il problema non significhi intelligenza con il nemico (io non ho nemici!).

Sulle risorse: perché non diamo atto alla politica che è in corso un aumento di organico della magistratura (oltre 500 posti) e la previsione di una “pattuglia” per la flessibilità dell’organico degli uffici?

Non si deve provare a interloquire su questo aumento con proposte non corporative o territoriali?

L’autogoverno sta tentando di farlo, chi è in Consiglio Giudiziario sa che in questi mesi siamo stati impegnati nelle proposte sugli aumenti di organico.

Questo è il modo di confrontarsi con la politica.

Ma vediamo le norme bandiera (tempi ridotti di indagini e processi per legge).

Mi rendo conto che qualche problema alcune previsioni contenute nelle norme bandiera li creano, ma, innanzitutto, sono norme bandiera.

Le norme bandiera presentano normalmente tratti di demagogia, ma rispondono certamente a un’esigenza reale. 

Non comprendo perché la magistratura non debba rivendicare la bontà di quell’idea: ridurre i tempi di indagini e processi è condivisibile (se non necessario), elaboriamo proposte che, senza essere questa volte delle bandiere (invocare la depenalizzazione mi sembra una di quelle, anche considerato che talvolta la penalizzazione ce la chiede l’Europa), provino a rendere effettiva la riduzione dei tempi.

Tutto quello che è contenuto negli articoli che sopra ho indicato va in quella direzione. Diciamolo.

Sui cosiddetti timer (uso non a caso un’espressione contenuta nel comunicato di Area) proponiamo interventi migliorativi che non facciano ricadere solo sulla magistratura le responsabilità rispetto alla non soluzione del problema.
Nelle norme (io confido che tutti quelli che ne parlano le abbiamo lette attentamente) si fa riferimento all’intervento del CSM nella definizione dei tempi processuali, nella valutazione dei programmi di gestione (che sono i magistrati a definire), nella previsione di una condotta caratterizzata da negligenza inescusabile per configurare una responsabilità disciplinare, insomma ci sono paletti che, se migliorati, possono rendere anche quelle norme bandiera meno “punitive”.
Io non mi sento proprio di alzare le barricate, ma, com’è noto, vivo alquanto dissociato dal sentire della magistratura.

Ilio Mannucci Pacini

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