[Area] Far diventare la crisi un'occasione

Luciano Cavallone lucianocavallone a gmail.com
Mer 15 Apr 2020 19:21:53 CEST


Forse violo la "netiquette", ma me lo consinterete (è da tempo che leggo
senza mai scrivere nulla, e poi il momento è - pure per me - epocale):
condivido, condivido, condivido.
E sintetizzo: *dobbiamo guardare avanti, non indietro*.
Ho la fortuna di aver esercitato quasi 20 anni nel civile in primo grado
(gestendo col pct decine di migliaia di fascicoli tra pignoramenti presso
terzi e cognizione ordinaria) e ora, da quasi 4 anni, sono al penale in
appello: per cui ho una discreta conoscenza dei 2 settori.
Tabù come l'oralità (laddove spesso neppure c'è, di fatto, in effetti) e
l'ontologica differenza tra civile e penale devono (almeno) cedere in parte
il passo alla necessaria * modernizzazione* del sistema, che oggi viene
imposta dal virus.
Il modello potrebbe ben essere (coi dovuti adattamenti) il processo civile
e/o quello tributario (che prevede la discussione a richiesta delle parti),
eliminando ulteriormente (anche dal civile, peraltro) le udienze superflue:
è davvero necessario incontrare il Giudice prima dell'escussione dei testi?
E, se sì, lo è sempre?
Ed allora l'udienza limitiamola ai casi in cui effettivamente serve, magari
a richiesta delle parti (che poi dovranno spiegare perché non basti, ad
es., un contraddittorio cartolare).
E laddove l'udienza non coinvolga terzi diversi dagli operatori del diritto
(ovvero - mi pare - i testi: a ben vedere anche i consulenti/periti ben
potrebbero essere investiti in modo telematico), e, dunque, si svolga tra
gli avvocati ed il giudice, predisponiamoci ad operare da remoto (salvo,
magari, la possibilità di fissarla in modo "tradizionale" a discrezione del
giudice: ad esempio, per il numero delle parti e/o la complessità della
vicenda).
Dobbiamo guardare avanti (ripeto), perché ce lo chiede, oltre che per il
nostro Paese, il pianeta (siamo quasi 8 miliardi ormai).
La natura che si sta riprendendo (in parte) il suo, in questo periodo, a
mio avviso, ci sta lanciando un messaggio assolutamente positivo (nella
tragedia che stiamo vivendo).
Avanti, avanti ...
👋👋👋


Il giorno mer 15 apr 2020 alle ore 17:52 Claudio Castelli <
claudio.castelli a giustizia.it> ha scritto:

> Chi pensa che la fine di questa fase drammatica possa risolversi con un
> semplice ritorno alla normalità precedente credo abbia capito ben poco di
> quanto è successo e sta succedendo. Finita l’emergenza sanitaria (ed anche
> prima della fine), comincerà l’emergenza economica e dovremo ricostruire il
> Paese. E dare il nostro contributo in questo senso.
>
> Tornare ad una normalità un po’ ammaccata non solo non sarà possibile, ma,
> a mio avviso, neanche auspicabile.
>
> Cerchiamo di cogliere quella che è una crisi drammatica, ma anche una
> gigantesca opportunità. Quanto avvenuto ha evidenziato fino in fondo la
> nostra arretratezza tecnologica e culturale.
>
> Non si tratta difatti solo di indubbi ritardi nella realizzazione di
> programmi e progetti, di cui è facile incolpare oggi il Ministero, ma di un
> forte conservatorismo diffuso negli uffici giudiziari e tra gli operatori
> del diritto, lo stesso conservatorismo che ha portato molti ad opporsi o a
> creare ostacoli al PCT e a non ritenere come passo necessario fondamentale
> l’innovazione dei nostri sistemi.
>
> Quanto avvenuto nell’ultimo periodo ha fatto toccare a tutti con mano la
> profonda necessità di una modernizzazione che parta dalle esigenze degli
> utenti e dei servizi della giustizia: l’applicazione teams con le
> possibilità che dà per la realizzazione di udienze da remoto e di camere di
> consiglio è solo un piccolo esempio.
>
> Credo sbagliata una diffidenza verso strumenti di questo tipo, che
> andranno invece resi quanto più possibile comodi e performanti.
>
> Si tratta semplicemente di nuovi strumenti che danno più ampie possibilità
> e che saranno utilizzabili per certi eventi, senza alcuna indebita
> generalizzazione. Quella che ci viene messa a disposizione, in particolare
> dalle tecnologie, è una sorta di cassetta degli attrezzi da cui dobbiamo
> prendere a seconda delle necessità quelli che meglio rispondono al tipo di
> processo, alle sue necessità e alla fase in cui si trova.
>
> E’ anche l’occasione per rendersi conto come la modalità di gestione delle
> udienze possa essere diversa e variegata a seconda del tipo di contenzioso
> e del tipo di contraddittorio che richiede. Senza con questo rimanere
> ancorati ad un modello di udienza generalista, come quello attuale in cui
> spesso l’oralità è un mero simulacro e il contraddittorio è del tutto
> formale.
>
> Per l’appello le modalità dell’udienza virtuale come disegnata dall’art 83
> co. 7 lettera h, salvo che in alcune materie (lavoro, famiglia, minori, ma
> anche qui nemmeno in tutte le cause), non creano problema alcuno alle
> parti. E potremmo pensare a soluzioni diverse, ciascuna che possa
> attagliarsi alle esigenze delle diverse tipologie di udienze. La
> celebrazione delle udienze da remoto può tranquillamente restare come
> opportunità a richiesta di parte (per comodità e per evitare lunghi
> trasferimenti), ma si potrebbe pensare a udienze con oralità completa e
> verbali con file audio video, altre virtuali ed altre disegnate come quelle
> attuali.
>
> Nel settore civile è più facile, ma anche nel penale ci sono ampie
> possibilità. Del resto, per la fase di appello penale molti di noi pensano
> che in via ordinaria, salvo vi sia richiesta di parte, l’udienza potrebbe
> essere tranquillamente svolta in forma camerale non partecipata.
> Rivendicare la necessità del contraddittorio orale quando in moltissimi
> casi questo si risolve nel riportarsi ai motivi di appello da una parte e a
> chiedere la conferma della sentenza di primo grado dall’altro, suona quanto
> mai ipocrita.
>
> Anzi dovremo prendere insegnamento dalle esperienze che faremo in questo
> periodo come esperimenti preziosi per delineare nuovi modelli processuali.
>
> Pensare che sia possibile tornare alla situazione precedente al
> Coronavirus (che comunque non era l’età dell’oro) è semplicemente
> impossibile e dobbiamo pensare in grande se vogliamo che il futuro che ci
> aspetta sia complessivamente migliore.
>
>
>
>                                                         Claudio Castelli
>
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