[Area] Continuando a discutere: le specificità del processo civile e del lavoro

[Magistratura democratica]

Continuando a discutere: le specificità del processo civile e del lavoro

 

Partiamo dalle condivisibili considerazioni che i colleghi penalisti
dell’esecutivo hanno svolto qualche giorno fa, per proporre qualche
riflessione specifica sul processo civile e del lavoro. 

Il processo telematico, in questi settori, è ormai una realtà: una realtà
positiva, che ha permesso in questi anni di rendere più celeri i depositi
degli atti del processo, sia per i magistrati che per gli avvocati, le
comunicazioni e le notifiche; che ha permesso tramite consolle l’accesso da
remoto ai fascicoli e la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo. In
questa situazione di emergenza, aver da tempo smaterializzato le carte e
aver creato ed utilizzato uno strumento così importante, ha determinato un
indubbio vantaggio del settore, che è in grado di offrire così un’immediata
tutela dei diritti. Se si è potuto evitare una sospensione della
giurisdizione, è perché gli attori del processo hanno compiuto uno sforzo
ulteriore, e si sono rese anche le udienze telematiche. Attraverso la
trattazione scritta o la trattazione orale da remoto, anche in questo tempo
segnato dal Coronavirus si sono potuti garantire i diritti fondamentali
della persona e trattare le cause più urgenti. Nell’immediato futuro, quando
ancora non sarà possibile recarsi in Tribunale tutti insieme, sarà possibile
offrire una risposta alle numerose domande di giustizia dei cittadini. 

Tuttavia l’esperienza ci ha insegnato che una trattazione concentrata e
dialogata (che presuppone la conoscenza del caso sia da parte dei difensori
che del giudice), volta alla formazione progressiva della decisione
attraverso il contraddittorio, consente di individuare una modalità di
definizione più adatta alla singola controversia e di raggiungere risultati
soddisfacenti sotto il profilo formale e sostanziale, cioè di “dire” la
giustizia, in tempi ragionevoli. 

Tutto questo, però, non solo non ci esime, ma crediamo che ci obblighi ad
uno sforzo ulteriore di riflessione: è necessario individuare quelle
attività che necessitano la compresenza nello stesso luogo fisico di tutti
gli attori processuali e che, ad emergenza terminata, dovranno nuovamente
essere svolte secondo le modalità ordinarie. Pensiamo al tentativo di
conciliazione in prima udienza, all’audizione dei testimoni (in particolare
nel rito del lavoro), all’ascolto dei richiedenti asilo e dei minori,
all’udienza di discussione. 

Nel processo civile di primo grado il contatto delle parti con il giudice e
delle parti tra loro, il fatto che ciò avvenga in luogo fisico a ciò
deputato, la discussione orale come momento di confronto tra diverse
prospettive, sono elementi qualificanti della giurisdizione, che
contribuiscono a disegnare il modello di giudice e di processo.

Paradossalmente, le due novità “udienza da remoto” e “trattazione scritta”,
se adottate in via generale e indiscriminata, rischiano di non essere
affatto innovative, ma di incoraggiare nei procedimenti di primo grado
trattazioni più “burocratiche”, disperdendo i risultati fin qui raggiunti. 

Mentre le soluzioni adottate per la fase dell’emergenza potrebbero
rappresentare un punto di partenza per ripensare la trattazione efficace
nell’ambito di taluni procedimenti speciali e nei successivi gradi di
giudizio.

Useremo l’applicativo Teams anche per continuare a discutere di questi
aspetti, consapevoli che il livello di sviluppo tecnologico già raggiunto
nel settore civile ci consente di partire da un approdo sicuro, per
ragionare insieme sui percorsi che dovremo intraprendere e sulle mete che
vorremo raggiungere.

Roma, 22 aprile 2020.


 

di Giulia Marzia Locati e Antonietta Ricci

Componenti dell’Esecutivo di Magistratura democratica

 

 

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