[Area] R: Ai tempi del Covid 19

Paolo Scotto Di Luzio paolo.scottodiluzio a giustizia.it
Ven 24 Apr 2020 15:16:58 CEST


Se mai fosse vero che "Dopo l'emergenza sanitaria avremo un'emergenza economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti" e quindi uno dovesse prendere sul serio queste affermazioni, baloccarsi con teams non mi sembra proprio la missione del momento
Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Claudio Castelli
Inviato: venerdì 24 aprile 2020 12:01
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] Ai tempi del Covid 19

Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi le possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da remoto, perdiamo una grande occasione.
Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande e drammatico. Dopo l'emergenza sanitaria avremo un'emergenza economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone per tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. Dobbiamo decidere se essere parte della soluzione o essere parte del problema.
Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente che fa parte della nostra professione, o avere un atteggiamento difensivo che cerca di evitare responsabilità e illuderci di rimanere estranei ai cambiamenti che subisce il contesto generale.
O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di qualità o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei pochi strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il problema non è di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di cogliere quello che possono darci e di farle rispondere alle nostre esigenze. Dobbiamo decidere se governarle o subirle. E solo governandole (ed allora dovremo sporcarci le mani) avremo risultati ed un prodotto fruibile e disponibile.
Le discussioni sull'udienza telematica sono in questo quadro davvero poca cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l'udienza da remoto è un'opportunità in più che viene data, non necessariamente sostitutiva, ma aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può consentire di arricchire un contraddittorio altrimenti inesistente o puramente formale (penso all'interrogatorio di garanzia del GIP titolare quando la persona sottoposta a misura cautelare venga arrestato in altro territorio o alla lontananza di imputato e/o difensore, che altrimenti rinuncerebbero a comparire o si farebbero sostituire).
Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza culturale che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il Ministero per indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non possiamo far finta di ignorare che noi per primi (non tutti, ma la grande maggioranza) non abbiamo mai coltivato l'innovazione ed anzi spesso abbiamo vissuto con fastidio o abbiamo osteggiato nuove idee e nuovi programmi.
L'arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa arretratezza culturale e vedo con piacere che quest'emergenza può darci piena consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.
È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e gabbie in cui un po' tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del futuro. Questa esperienza drammatica può diventare un prezioso volano di innovazione.
Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice ritorno alla vita pre epidemia.
Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.
                                                                                              Claudio Castelli

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