[Area] R: R: Ai tempi del Covid 19

Domenica Gambardella domenica.gambardella a giustizia.it
Ven 24 Apr 2020 15:40:16 CEST


Perché parli di “baloccarsi con teams”?

Le potenzialità  sono notevoli e valgono non solo per l’udienza ma anche
per l’organizzazione dell’intero ufficio e per la possibilità di lavorare in
team da remoto con altri colleghi.

Senza poter utilizzare Team in questi periodo difficilmente avremmo potuto
scrivere a 6 mani un protocollo e altri provvedimenti, parlando,
condividendo idee e contemporaneamente scrivendo.

Ma davvero in una udienza di discussione,  per procedimenti non
particolarmente complessi, il giudice ascolta le parti solo se presenti in
aula?

Non può essere molto più efficace anche poter rivedere e riascoltare la
video-fonoregistrazione della discussione, quando  si è in camera di
consiglio?

Perché impedire al Difensore che non può muoversi dallo studio per le più
varie ragioni ( quarantena ad esempio) di assistere validamente il proprio
cliente da remoto?

E’più aderente al diritto di Difesa rinviare il processo piuttosto che  dare
la possibilità al Difensore di parlare al Giudice , sia pure  da remoto,
senza rinviare l’udienza?

In questo periodo più di un Difensore mi ha chiesto di trattare l’udienza da
remoto.

E vi assicuro, la loro Difesa non è stata meno efficace  di come lo sarebbe
stata se fossero stati presenti in udienza.

A meno che non si creda che ciò che conta ai fini della Decisione di un
giudice tecnico, quali noi siamo, sia  il condizionamento determinato dalla
voce a effetto ovvero dal  portamento del Difensore.

Ciò che conta sono gli atti e la lettura che se ne dà.

A tali fini  anche una discussione da remoto mi appare assolutamente idonea
a soddisfare il Diritto di Difesa.

Con questo non voglio dire che il processo da remoto sia l’unica via. È una
semplice opzione, talvolta necessitata, da non disprezzare e, semmai, da
migliorare.

Domenica Gambardella

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Paolo Scotto Di
Luzio
Inviato: venerdì 24 aprile 2020 15:17
A: Claudio Castelli; area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: Ai tempi del Covid 19

 

Se mai fosse vero che “Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza
economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti” e
quindi uno dovesse prendere sul serio queste affermazioni, baloccarsi con
teams non mi sembra proprio la missione del momento 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Claudio Castelli
Inviato: venerdì 24 aprile 2020 12:01
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] Ai tempi del Covid 19

 

Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi le
possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da remoto,
perdiamo una grande occasione.

Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande e
drammatico. Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza economica e
sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone per
tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. Dobbiamo
decidere se essere parte della soluzione o essere parte del problema. 

Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente che fa
parte della nostra professione, o avere un atteggiamento difensivo che cerca
di evitare responsabilità e illuderci di rimanere estranei ai cambiamenti
che subisce il contesto generale.

O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di qualità
o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei pochi
strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il problema non è
di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di cogliere quello che
possono darci e di farle rispondere alle nostre esigenze. Dobbiamo decidere
se governarle o subirle. E solo governandole (ed allora dovremo sporcarci le
mani) avremo risultati ed un prodotto fruibile e disponibile. 

Le discussioni sull’udienza telematica sono in questo quadro davvero poca
cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l’udienza da remoto è
un’opportunità in più che viene data, non necessariamente sostitutiva, ma
aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può consentire di arricchire
un contraddittorio altrimenti inesistente o puramente formale (penso
all’interrogatorio di garanzia del GIP titolare quando la persona sottoposta
a misura cautelare venga arrestato in altro territorio o alla lontananza di
imputato e/o difensore, che altrimenti rinuncerebbero a comparire o si
farebbero sostituire).

Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza culturale
che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il Ministero per
indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non possiamo far finta di
ignorare che noi per primi (non tutti, ma la grande maggioranza) non abbiamo
mai coltivato l’innovazione ed anzi spesso abbiamo vissuto con fastidio o
abbiamo osteggiato nuove idee e nuovi programmi.

L’arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa arretratezza
culturale e vedo con piacere che quest’emergenza può darci piena
consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.

È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e gabbie in
cui un po’ tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del futuro. Questa
esperienza drammatica può diventare un prezioso volano di innovazione.

Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice ritorno
alla vita pre epidemia. 

Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.

 
Claudio Castelli

 

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