[Area] R: R: Ai tempi del Covid 19

thorgiov thorgiov a libero.it
Ven 24 Apr 2020 18:10:03 CEST


Se non sbaglio, il codice di rito civile Pisanelli del 1865 costruiva un 
processo interamente scritto, e il principio dell'oralità fu introdotto 
per la prima volta dal codice Grandi del 1942. Anche il rito societario 
del 2003, abrogato dopo appena sei anni, si basava su un contraddittorio 
cartolare. Il codice di rito penale Rocco prevedeva la formazione della 
prova durante la fase della istruzione, mentre nel dibattimento il 
Giudice si limitava a dare lettura degli atti già assunti nella fase 
precedente. Il codice Vassalli creò il mostro giuridico del rito 
accusatorio all'italiana. Non è che sarebbe il caso di rivedere certi 
principi che si assumono ormai acquisiti per sempre, a torto?

FELICE  PIZZI  ( Giudice del Tribunale di Napoli )

Il 24/04/2020 16:57, Roberto Ferrari ha scritto:
>
> Anche chi diffida dell' oralità e dell' immediatezza, non lo fa mai 
> abbastanza.
> La comprensione nell' interazione immediata tra individui è 
> grandemente alterata da pulsioni inconsce.
> Talora l' effetto di queste non è disastroso, ma certo non entrano 
> nella motivazione del provvedimento. E infatti chi non ha partecipato 
> alla dialettica orale spesso non è in grado di condividere i 
> provvedimenti sulla base della motivazione logico-analitica.
>
> In ogni caso, superata l' epoca dell' analfabetismo diffuso, non è 
> chiaro quali siano le ragioni razionali in favore dell' oralità, se il 
> popolo e le parti sono ormai in grado di conoscere e verificare gli 
> argomenti scritti.
>
> Indubbiamente il lavoro diventerà più noioso e meno libero per giudici 
> e avvocati. Entrambi ci dovremmo rassegnare a un lavoro solitario, 
> perdere il potere concesso dagli ostacoli al controllo del pubblico e 
> ridurci a un lavoro strettamente razionale, senza poter scegliere 
> secondo i nostri valori e preferenze.
>
>
> E' il prezzo dell' efficienza e, poichè lo paghiamo noi, è 
> comprensibile che lo si rifiuti.
> Anch' io, come molti, ero e resto affascinato dalla razionalità e 
> dall' efficienza, ma ho conosciuto il maggior peso delle 
> responsabilità e dei limiti che ne derivano.
>
>
> ------------------------------------------------------------------------
> *Da:* Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Domenica 
> Gambardella <domenica.gambardella a giustizia.it>
> *Inviato:* venerdì 24 aprile 2020 15:40
> *A:* Paolo Scotto Di Luzio; Claudio Castelli; area a areaperta.it
> *Oggetto:* [Area] R: R: Ai tempi del Covid 19
>
> Perché parli di “baloccarsi con teams”?
>
> Le potenzialità  sono notevoli e valgono non solo per l’udienza ma 
> anche  per l’organizzazione dell’intero ufficio e per la possibilità 
> di lavorare in  team da remoto con altri colleghi.
>
> Senza poter utilizzare Team in questi periodo difficilmente avremmo 
> potuto scrivere a 6 mani un protocollo e altri provvedimenti, 
> parlando, condividendo idee e contemporaneamente scrivendo.
>
> Ma davvero in una udienza di discussione,  per procedimenti non 
> particolarmente complessi, il giudice ascolta le parti solo se 
> presenti in aula?
>
> Non può essere molto più efficace anche poter rivedere e riascoltare 
> la video-fonoregistrazione della discussione, quando  si è in camera 
> di consiglio?
>
> Perché impedire al Difensore che non può muoversi dallo studio per le 
> più varie ragioni ( quarantena ad esempio) di assistere validamente il 
> proprio  cliente da remoto?
>
> E’più aderente al diritto di Difesa rinviare il processo piuttosto che 
>  dare la possibilità al Difensore di parlare al Giudice , sia pure  da 
> remoto, senza rinviare l’udienza?
>
> In questo periodo più di un Difensore mi ha chiesto di trattare 
> l’udienza da remoto.
>
> E vi assicuro, la loro Difesa non è stata meno efficace  di come lo 
> sarebbe stata se fossero stati presenti in udienza.
>
> A meno che non si creda che ciò che conta ai fini della Decisione di 
> un giudice tecnico, quali noi siamo, sia  il condizionamento 
> determinato dalla voce a effetto ovvero dal  portamento del Difensore.
>
> Ciò che conta sono gli atti e la lettura che se ne dà.
>
> A tali fini  anche una discussione da remoto mi appare assolutamente 
> idonea a soddisfare il Diritto di Difesa.
>
> Con questo non voglio dire che il processo da remoto sia l’unica via. 
> È una semplice opzione, talvolta necessitata, da non disprezzare e, 
> semmai, da migliorare.
>
> Domenica Gambardella
>
> *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *Paolo 
> Scotto Di Luzio
> *Inviato:* venerdì 24 aprile 2020 15:17
> *A:* Claudio Castelli; area a areaperta.it
> *Oggetto:* [Area] R: Ai tempi del Covid 19
>
> Se mai fosse vero che “Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza 
> economica e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili 
> conflitti” e quindi uno dovesse prendere sul serio queste 
> affermazioni, baloccarsi con teams non mi sembra proprio la missione 
> del momento
>
> *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *Claudio 
> Castelli
> *Inviato:* venerdì 24 aprile 2020 12:01
> *A:* area a areaperta.it
> *Oggetto:* [Area] Ai tempi del Covid 19
>
> Diversi colleghi hanno posto un problema reale: se  non cogliamo oggi 
> le possibilità che ci sono date per la celebrazione delle udienze da 
> remoto, perdiamo una grande occasione.
>
> Questa, a mio avviso, è solo una parte di un problema molto più grande 
> e drammatico. Dopo l’emergenza sanitaria avremo un’emergenza economica 
> e sociale, con milioni di disoccupati e inevitabili conflitti. Si pone 
> per tutti, anche per noi, un problema di ricostruzione del paese. 
> Dobbiamo decidere se essere parte della soluzione o essere parte del 
> problema.
>
> Se cercare di svolgere quel ruolo di (parte della) classe dirigente 
> che fa parte della nostra professione, o avere un atteggiamento 
> difensivo che cerca di evitare responsabilità e illuderci di rimanere 
> estranei ai cambiamenti che subisce il contesto generale.
>
> O avremo la capacità di ripensare alla giustizia facendo un salto di 
> qualità o saremo travolti. E, piaccia o no, le tecnologie sono uno dei 
> pochi strumenti che possono farci fare questo salto di qualità. Il 
> problema non è di affidarsi alle tecnologie in modo fideistico, ma di 
> cogliere quello che possono darci e di farle rispondere alle nostre 
> esigenze. Dobbiamo decidere se governarle o subirle. E solo 
> governandole (ed allora dovremo sporcarci le mani) avremo risultati ed 
> un prodotto fruibile e disponibile.
>
> Le discussioni sull’udienza telematica sono in questo quadro davvero 
> poca cosa, anche perché credo che alcuni non colgano che l’udienza da 
> remoto è un’opportunità in più che viene data, non necessariamente 
> sostitutiva, ma aggiuntiva, che addirittura in non pochi casi può 
> consentire di arricchire un contraddittorio altrimenti inesistente o 
> puramente formale (penso all’interrogatorio di garanzia del GIP 
> titolare quando la persona sottoposta a misura cautelare venga 
> arrestato in altro territorio o alla lontananza di imputato e/o 
> difensore, che altrimenti rinuncerebbero a comparire o si farebbero 
> sostituire).
>
> Ma queste discussioni sono anche sintomo di una forte arretratezza 
> culturale che tutti ci portiamo dietro. È facile oggi accusare il 
> Ministero per indubbi ritardi che ci sono stati e ci sono. Ma non 
> possiamo far finta di ignorare che noi per primi (non tutti, ma la 
> grande maggioranza) non abbiamo mai coltivato l’innovazione ed anzi 
> spesso abbiamo vissuto con fastidio o abbiamo osteggiato nuove idee e 
> nuovi programmi.
>
> L’arretratezza tecnologica esistente è anche figlia di questa 
> arretratezza culturale e vedo con piacere che quest’emergenza può 
> darci piena consapevolezza di ciò e farci mutare orientamento.
>
> È il momento di pensare in grande, di rivedere vecchi concetti e 
> gabbie in cui un po’ tutti ci rintaniamo, disegnando la giustizia del 
> futuro. Questa esperienza drammatica può diventare un prezioso volano 
> di innovazione.
>
> Sfruttiamola appieno e non illudiamoci che la fase 3 sia un semplice 
> ritorno alla vita pre epidemia.
>
> Sarà radicalmente diversa, e può essere anche migliore.
>
> Claudio Castelli
>
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