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Dom 7 Giu 2020 15:06:22 CEST


Segnaliamo.

“E’ antifascista”. Campagna web contro il pm che indaga su CasaPound

Albamonte attaccato dai siti sovranisti. Nel mirino la bandiera dell’Anpi
sul suo profilo facebook. E rispunta Occhionero, l’ingegnere del
cyberspionaggio

Eugenio Albamonte
GIUSEPPE SALVAGGIULO *Pubblicato il* 07 Giugno 2020
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Il segnale era stato dato giovedì pomeriggio da Simone Di Stefano, alla
manifestazione di protesta contro il provvedimento del gip di Roma che ha
disposto il sequestro dell’immobile di via Napoleone III, occupato
abusivamente da Casapound da 17 anni. «Lo sgombero è un attacco politico
strumentale che proviene dalla magistratura di sinistra, dal successore di
Palamara che è Albamonte», aveva dichiarato il vicepresidente di Casapound.

Da quel momento è partita una campagna web che si fonda su due elementi -
le idee politiche del pm e l’evocazione del nome di Luca Palamara, al
centro dello scandalo delle nomine giudiziarie – per sostenere che
l’inchiesta della Procura di Roma sia viziata da un pregiudizio politico.

A guidare la campagna Francesca Totolo, giornalista «fieramente italiana e
patriota» che era assurta a notorietà due anni fa, quando aveva pubblicato
sul suo profilo social un video in cui si vedeva Josefa, la camerunense
sopravvissuta al naufragio al largo delle coste libiche, circondata dai
volontari della Ong spagnola Open Arms. La Totalo aveva sottolineato lo
smalto sulle unghie della migrante, concludendo «Josefa con le unghie
perfette laccate di rosso. Quindi: 1. i trafficanti mettono lo smalto alle
migranti; 2. Sulla nave Open Arms ci si diletta con lo smalto, quindi le
condizioni psico-fisiche di Josefa collidono con 48 ore in mare aggrappata
al relitto».

La polemica era diventata virale, per smontare la tesi del naufragio e
alimentare quella del salvataggio concordato tra scafisti, migranti e Ong.
Ma successivamente si era rivelata una fake news, poiché era emerso che lo
smalto era stato messo durante la navigazione verso la Spagna dalle
volontarie della Ong per distrarre la donna traumatizzata.

Al «compagno Albamonte», la Totalo (oltre 25.500 follower) ha dedicato
numerosi tweet negli ultimi giorni. In particolare, evidenziando che il 25
aprile è comparsa, sul profilo facebook del magistrato, l’immagine di una
bandiera dell’Anpi (Associazione partigiani), la stessa organizzazione che
un anno fa aveva presentato alla Procura di Roma un esposto su Casapound.
Immagine successivamente eliminata. Il pm l’ha sostituita con una foto che
ricorda la repressione cinese di piazza Tienanmen.

L’ultimo tweet della Totalo (ma anche di altri esponenti di destra, come
Francesco Storace) associa il nome di Albamonte a quello di Palamara. «Si
sente puzza di Palamara», twitta la Totalo citando Di Stefano. In realtà
Albamonte e Palamara non sono della stessa corrente. E Albamonte è stato
presidente dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) nel 2017, nove anni
dopo Palamara, quando questi non era nel vertice del sindacato delle toghe,
in quanto membro del Csm. Nel frattempo, e prima di occuparsi di Casapound,
Albamonte ha indagato per anni sulla sinistra antagonista romana, dedita
alle occupazioni abusive di immobili a fini sociali. Tra le sue inchieste,
anche quelle a carico di militanti di sinistra responsabili di aggressioni
a sfondo politico: tra le altre, ai danni di gazebo allestiti da militanti
della Lega di Salvini e contro gruppi di giovani di estrema destra arrivati
a Roma per partecipare a un evento della stessa Casapound.

Ciononostante, la campagna web impazza. Il giornale sovranista «Il primato
nazionale» ha pubblicato un articolo intitolato «Antifascista, di sinistra
e pro immigrazione: chi è Eugenio Albamonte, il pm che indaga CasaPound»,
in cui si sottolinea il ruolo associativo del magistrato (presidente di
Area, cartello progressista delle toghe), «appartenenza che già di per sé
pone qualche dubbio sulla sua assoluta imparzialità di giudizio».

Segue una breve e parziale biografia, specificando che «è sempre l’attuale
segretario di Area, a meno che non si tratti di un clamoroso caso di
omonimia, che ama pubblicare sui social immagini celebrative della
Resistenza e foto di manifestazioni antirazziste».

Il politologo Marco Gervasoni ha evocato in un tweet il Venezuela: «Signore
e signori, direttamente da Caracas, i magistrati italiani». Tweet chiosato
da Giulio Occhionero con la frase sibillina «Grazie Professore, e mi
permetta di aggiungere, in merito ad Albamonte e ai suoi amici nella
giustizia militante, specie quelli Americani, che: “non avete ancora visto
niente”».

Occhionero, ingegnere, è stato condannato con la sorella Francesca Maria
per accesso abusivo a sistemi informatici per un’attività di
cyberspionaggio su vasta scala anche a livello istituzionale:
rispettivamente 5 e 4 anni le condanne in primo grado. A sostenere l’accusa
era proprio il pm Albamonte.

Occhionero, dal carcere dov’era detenuto, l’aveva denunciato contestando le
modalità dell’indagine e chiedendo che rinunciasse al processo. La Procura
di Perugia aveva indagato Albamonte per falso e abuso d’ufficio. Dopo
un’approfondita inchiesta ne ha chiesto l’archiviazione. Richiesta accolta
dal giudice che ha disposto il non luogo a procedere per insussistenza dei
fatti.
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