[Area] [Nuovarea] D.Salari, L’ufficio del massimario tra mito e leggenda

Paolo Giovagnoli paolo.giovagnoli a giustizia.it
Ven 19 Giu 2020 11:23:37 CEST


Ieri il Presidente della Repubblica in un discorso proprio per l' inaugurazione della Scuola della magistratura per me molto importante di richiamo ai valori veri della giurisdizione ed ai doveri dei magistrati inderogabili per svolgere le nostre funzioni con disciplina ed onore, ha richiamato l' importanza della certezza del diritto e la necessità per la credibilità della giurisdizioni che le sue decisioni siano prevedibili dai cittadini.  Ha anche parlato delle caratteristiche che le interpretazioni giurisprudenziali dovrebbero avere per essere conformi alla giurisdizione. Affermare come scuola  che non esistono interpretazioni sbagliate della legge mi sembra riduttivo e pericoloso . Soprattutto non mi sembra un risultato positivo se la giurisdizione deve essere un servizio per i cittadini e non un ambito di discussione tra magistrati. PG

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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Giustizia Insieme <redazione a giustiziainsieme.it>
Inviato: venerdì 19 giugno 2020 10:16
A: Mailinglist Anm; Area; Nuovarea; Movgiust; europa a magistraturademocratica.it
Oggetto: [Nuovarea] D.Salari, L’ufficio del massimario tra mito e leggenda

L’ufficio del massimario tra mito e leggenda
di Donatella Salari

Dice bene Vladimiro Zagrebelsky [1]  che “l’idea illuministica del giudice bocca della legge, proclamata dai Montesquieu, dai Robespierre, dai Beccaria è tramontata, almeno da quando il magistrato interprete della legge deve orientarne la lettura in modo da renderla compatibile con la Costituzione e le Carte europee e internazionali dei diritti fondamentali, per renderla capace di concretizzarne principi e valori. L’idea che le varie interpretazioni della legge da applicare alle controversie da decidere comprendano una interpretazione esatta, distinta da interpretazioni sbagliate è ormai priva di fondamento”.
Mi pare, perciò, che ciascuno di noi non possa che sottoscrivere queste parole, perché esse presidiano, innanzitutto, l’indipendenza della giurisdizione, ossia quel valore fondante che, più di tutti, è oggi insidiato da forme di populismo che impediscono qualsiasi ragionamento di una minima complessità e che favoriscono autoreferenzialità e ripiegamenti verso un arcadico “diritto oggettivo” che il giudice si limiterebbe a celebrare scevro da ogni interpretazione che lo coinvolga in un confronto con la realtà circostante e con i cambiamenti perenni che la plasmano.
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