[Area] R: [Mailinglist-anm] Re: AreaDG sulla riduzione del numero dei parlamentari

Emilia Grassi emilia.grassi a giustizia.it
Lun 7 Set 2020 10:09:36 CEST


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Emilia Grassi

Da: Bernadette Nicotra <bernadette.nicotra a giustizia.it>
Inviato: martedì 1 settembre 2020 21:34
A: Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com>; area <area a areaperta.it>; <nuovarea a nuovarea.it> <nuovarea a nuovarea.it>; <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com> <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>
Oggetto: [Mailinglist-anm] Re: AreaDG sulla riduzione del numero dei parlamentari




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Cari colleghi di AreaDG,
ma i magistrati non dovrebbero  rimanere estranei alla contesa partitica-politica che si sviluppa nei periodi di campagna elettorale?  ma  " schierarsi" - pubblicamente perchè  il Vostro comunicato  viene  diffuso più o meno  pubblicamente  tanto che, mentre scrivo, ne leggo il contenuto come riportato dall'HuffPost on line - in un referendum anche se di natura costituzionale, non significa tradire la terzietà e confermare così alla politica di essere "politicizzati" ?  ma il codice etico dell'anm non ci ricordava forse di evitare qualsiasi coinvolgimento nelle vicende della politica?
Buon inizio di settembre a tutti !
Bernadette Nicotra







Da: Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com<mailto:coordinamentoarea a gmail.com>>
Inviato: martedì 1 settembre 2020 17:44
A: area; <nuovarea a nuovarea.it<mailto:nuovarea a nuovarea.it>>; <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com<mailto:mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>>
Oggetto: [Mailinglist-anm] AreaDG sulla riduzione del numero dei parlamentari


[AreaDG.jpg]
AreaDG sulla riduzione del numero dei parlamentari
A breve i cittadini italiani saranno chiamati  a pronunciarsi  con  referendum confermativo sulla legge di revisione costituzionale dal titolo :" Modifiche agli artt. 56,57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari ". La legge n. 249/2019 prevede un drastico taglio, pari a 36,5%, dei componenti  di Camera e Senato, che passano  rispettivamente da 630 a 400,  da 315 a 200, fissa a cinque il numero dei senatori a vita, riduce da 6 a 4 il numero dei senatori eleggibili nella circoscrizione Estero, abbassa a 3 il numero di  minimo di senatori assegnato ad ogni regione, con l'eccezione del Molise e Valle d'Aosta per le quali il numero minimo di senatori è fissato rispettivamente a 2 ed 1,  mentre le province autonome di Trento e Bolzano sono equiparate alle regioni e per esse il numero minimo è fissato a 3 per ciascuna provincia.  Si tratta di un referendum confermativo per il quale non è previsto un quorum: a prescindere dalla partecipazione al voto, se dovessero prevalere i "SI" , con le prossime elezioni, le rappresentanze parlamentari saranno ridotte di oltre un terzo e ciò  in assenza della riforma della legge elettorale.
Secondo i sostenitori della legge, questa dovrebbe portare tre risultati : allineare il numero dei nostri rappresentati in Parlamento alle medie degli altri Parlamenti,  in particolare di quelli europei, sull'assunto che quello italiano sia eccessivo; ridurre i costi della politica e assicurare maggiore efficienza al nostro Parlamento.
Ma molti autorevoli costituzionalisti hanno  assunto posizioni fortemente critiche, osservando che si  tratta di una riforma che non realizza gli obiettivi prefissati e che rischia, invece, di produrre effetti distorsivi  sulla qualità della nostra democrazia. La riforma, comportando un taglio lineare di oltre un terzo dei parlamentari,  non assicura un recupero di efficienza del Parlamento,  specie in assenza di riforma dei Regolamenti parlamentari e delle procedure di approvazione delle leggi;  determinerà, invece, un sensibile rallentamento, se non la paralisi, del lavoro parlamentare e delle Commissioni, aggravandone  l'inefficienza.
Quanto ai costi, affrontando il tema senza inseguire le spinte populiste dell'antipolitica, si deve riconoscere che la democrazia ha esborsi che occorre sostenere per assicurare il funzionamento delle istituzioni repubblicane, dalle quali dipende la garanzia delle libertà fondamentali, il cui valore non è comparabile con il declamato risparmio. Sul quale, peraltro, nessuno è stato in grado, finora, di fornire dati affidabili: i sostenitori della legge parlano di un risparmio di 500 milioni a legislatura, i detrattori la stimano in cinquantamilioni o poco più. Nessuno è in grado di fornire dati certi e verificabili. Quale che  sia l'entità del risparmio, esso non inciderà realmente sui costi del Parlamento, e quindi sulle uscite dello Stato. Il taglio ridurrà solo le indennità di mandato ma non le spese, certo più cospicue, di funzionamento delle camere; soprattutto non inciderà sui costi realmente inutili della politica, sugli enti superflui, sulle spese fuori controllo, sugli sprechi e sui privilegi, sulle pratiche degenerative ed illegali.
Quanto all'allineamento del numero dei nostri parlamentari alle medie di quelli europei, le comparazioni hanno dimostrato che l'argomento è suggestivo e demagogico; certo è che, invece, se la riforma  andrà a regime  l'Italia sarà tra i  paesi europei con il minor numero di rappresentanti eletti in Parlamento.
Occorre allora, molto seriamente, domandarsi se un risparmio di spesa  incerto, e scarsamente incidente sui  costi della politica, costituisca un vantaggio tanto significativo da giustificare  gli effetti distorsivi che la riforma rischia di determinare sulla  democrazia, sulla rappresentanza politica e sul pluralismo. Effetti che rischiano di aggravarsi in assenza della riforma della legge elettorale, aumentando la distanza tra la politica e i cittadini elettori; perché in presenza  della legge elettorale attuale, nelle quale la composizione delle liste è decisa  delle segreterie dei partiti, la riduzione del numero degli eleggibili accresce il ruolo di queste ultime, che finiranno con l'occupare ogni spazio di rappresentanza, e determina una marcata marginalizzazione delle minoranze, se non la loro espulsione dal Parlamento.
Né potranno trovare adeguata rappresentanza tutte le differenti realtà territoriali del nostro Paese, perché la riforma penalizza i territori più fragili che non potranno più portare in Parlamento le loro istanze e bisogni, ma anche la ricchezza di idee e visioni che le periferie del nostro Paese spesso sono capaci di esprimere. Ciò si inserirebbe in un quadro istituzionale che già registra un progressivo e preoccupante svilimento del ruolo del Parlamento rispetto al Governo, attuato attraverso l'irrigidimento della disciplina di partito, fino alla sostanziale imposizione del vincolo di mandato, il costante ricorso alla decretazione d'urgenza, alla legge delega ed al voto di fiducia, il sistematico accantonamento delle proposte di legge di iniziativa parlamentare per dare corso più rapido a quelle governative.
Il risultato sarà un Parlamento meno rappresentativo, meno efficiente, meno pluralista, perché privo dei contributi  di tanti territori e delle minoranze, e omologato alla direttive del Governo. Un vulnus per la democrazia rappresentativa voluta dalla Costituzione che rischia di aggravare la crisi di credibilità nella quale da tempo versano le istituzioni del nostro Parlamento, sempre più distanti  dai cittadini.
Il Coordinamento nazionale di AreaDG
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