[Area] UNITÀ ASSOCIATIVA E RINNOVAMENTO

Magistratura democratica md a magistraturademocratica.it
Ven 30 Ott 2020 09:42:24 CET



 

UNITÀ ASSOCIATIVA E RINNOVAMENTO

 

In attesa della convocazione del Comitato Direttivo Centrale, e
nell’augurare un buon lavoro a tutti gli eletti, vogliamo affidare alla
carta qualche breve considerazione, prendendo le mosse da un obiettivo che
nell’ultimo anno abbiamo spesso rivendicato: l’unità associativa.

 

L’unità associativa è sempre stata un baluardo in tutte le più difficili
stagioni della storia politica e giudiziaria d’Italia ed è stata
determinante nella formazione di una comune cultura istituzionale e
costituzionale della magistratura, contribuendo ad affermarne il ruolo nella
società democratica. 

L’unità associativa non è, perciò, l’insegna utile a celare pratiche
consociative o ripiegamenti corporativi, ma un valore da perseguire
attraverso la condivisione di un progetto di cambiamento, al quale deve
essere funzionale. 

Oggi vi sono le condizioni perché si realizzi una profonda azione di
rinnovamento all’interno della magistratura: siamo convinti che dalla crisi
si possa uscire solo ricostruendo una forte identità collettiva intorno a
valori condivisi.

 

Lo abbiamo detto nel corso dell’ultimo anno e sentiamo di doverlo ribadire
con più forza dopo queste elezioni: unità, per noi, significa rinnovamento. 

 

In questo senso, dobbiamo essere consapevoli che la difesa dell’autonomia e
dell’indipendenza della magistratura e la ricostruzione della credibilità
della funzione giurisdizionale e della sua legittimazione democratica non
possono considerarsi esaurite con la sola espulsione di Luca Palamara e con
l’accertamento delle responsabilità disciplinari.

Neppure vogliamo accontentarci della narrazione che distingue tra gravità
delle colpe e dei comportamenti e accredita purezza solo in alcuni gruppi e
non in altri. Riteniamo, infatti, che al centro della crisi vi siano
questioni di fondo che coinvolgono tutta la magistratura.

 

È necessaria, perciò, un’ulteriore profonda attività di analisi e di scavo,
che sarà compito dell’Associazione, in tutte le sue componenti, e di tutti i
gruppi, al loro interno, portare avanti in maniera convinta.

Molto ancora dobbiamo comprendere, perché soltanto la comprensione delle
cause e delle dinamiche profonde delle degenerazioni emerse sarà garanzia
del superamento della crisi.

È un risultato che dobbiamo alla democrazia italiana, ai cittadini e ai
tanti magistrati che, negli uffici e riuniti spontaneamente nelle assemblee
di base, hanno richiesto una immediata correzione di rotta, invocando un
rinnovamento in nome della trasparenza e della partecipazione. 

 

Crediamo che proprio la partecipazione debba essere la cifra
dell’associazionismo, che il nuovo Comitato Direttivo Centrale oggi è
chiamato a valorizzare, dando linfa alla discussione e all’elaborazione, al
suo interno e in tutte le istanze periferiche.

 

È necessario aprire una nuova fase per l’associazionismo giudiziario, che
dovrà portare avanti la riflessione sulle ragioni più profonde della crisi,
in uno sforzo di riflessione collettiva, critica e autocritica, superando
atteggiamenti di autoreferenzialità e preoccupazioni, tattiche e di parte,
che hanno condizionato scelte e reso poco leggibili alcune decisioni, nello
scorso quadriennio.

 

In quest’ottica, ci chiediamo se non si debba riflettere a fondo sulla
soluzione di una rigida e predeterminata rotazione annuale delle cariche.

L’esperienza dell’ultimo quadriennio ci ha dimostrato che questa prassi,
anziché rinforzare la logica dell’unità ed essere funzionale – come sempre è
stata – alla piena assunzione di responsabilità, può invece sclerotizzarsi
ed essere utile a ricondurre l’immagine dell’associazione al patrimonio del
gruppo che di volta in volta ne esprime il vertice.  In tal modo non
favorisce la partecipazione e quel necessario sforzo di sintesi che,
attraverso il dibattito interno, deve essere alla base di un confronto
coerente con la politica, in una fase strategica di riforma dell’ordinamento
giudiziario e del processo penale.

 

Inoltre, riteniamo che una rigida e predeterminata rotazione impoverisca la
dialettica associativa, degradandola a logica consociativa, in base alla
quale la discussione sui contenuti e sulle linee politiche passa in secondo
piano, rispetto alla conquista del momento della direzione. 

 

Riteniamo necessario, dunque, che su tale criterio e sulle sue implicazioni
vi sia un momento di confronto serio ed approfondito. 

 

Rimaniamo convinti che l’unità associativa sia garanzia di massima
espressione della dialettica associativa e della sua ricchezza, del
confronto dei punti di vista e delle visioni, di valorizzazione del
pluralismo, nella certezza di un comune percorso di intransigenza sugli
obiettivi e valori con cui la Costituzione definisce il ruolo della
magistratura.

Questi obiettivi e questi valori, a partire dall’indipendenza interna ed
esterna, sono l’unico terreno sul quale è possibile il confronto con la
politica; un confronto che, a sua volta, esige coerenza e trasparenza, con
l’abbandono delle logiche di parte, fondate su schieramenti preconcetti. 

 

Siamo certi che tutti gli eletti saranno all’altezza dello sforzo, davvero
grande, a loro richiesto. 

 

Buon lavoro.

 

Roma, 30 ottobre 2020.

 

L’Esecutivo di Magistratura democratica

 

 

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