[Area] IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA E LE PROPOSTE DEL C.N.F.

Claudio Castelli claudio.castelli a giustizia.it
Mer 13 Gen 2021 18:30:22 CET


IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA E LE PROPOSTE DEL C.N.F.

 

Il Consiglio Nazionale Forense ha fatto uno sforzo coraggioso ed
apprezzabile affrontando il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e
fornendo idee e proposte.

Del tutto condivisibile è a mio parere l’approccio adottato dal documento
che va oltre il mero versante economico per valorizzare un ruolo della
giustizia per lo sviluppo di una società inclusiva e caratterizzata da più
ampi livelli di benessere collettivo.

L’idea da cui si parte è quella di riportare al centro la persona e il suo
bisogno di tutela e da questo partono una serie di interventi. 

E sempre condivisibile è la critica alle proposte ministeriali sinora
conosciute che impostano il futuro sulla base di interventi normativi, tra
l’altro in parte già superati dalle esperienze fatte in questa pandemia.

Alcune delle direttrici generali sono ottime e in realtà frutto della
migliore riflessione della cultura giuridica quali:

*	L’innesto tra tecnologia e celebrazione tradizionale del processo,
come sperimentato nel periodo emergenziale determinato dalla pandemia.
*	L’attenzione allo smaltimento dell’arretrato.
*	Investire nella giustizia complementare.
*	Semplificare e razionalizzare i riti.
*	Specializzare il giudice.

Altre rispondono alla esigenza propria del CNF di dare una prospettiva ai
professionisti valorizzando la loro professionalità ed il loro apporto.

La mia impressione è che le proposte concrete che poi ne discendono siano
meno ambiziose.

Alcune sono interessanti e condivisibili, quali affrontare l’enorme congerie
di materie che oggi costituisce la volontaria giurisdizione passandole a
professionisti (anche se occorrerebbe poi affrontare il problema materia per
materia ed essendo personalmente contrario a passare agli avvocati
l’emissione dei decreti ingiuntivi) e rivedere per asciugare il catalogo dei
comportamenti di rilevanza penale e dei reati perseguibili a querela. Altre
sono forse scontate, ma è importante che l’avvocatura si schieri con
chiarezza a favore, quali l’ufficio per il processo, la valorizzazione di
una tecnologia servente e non decidente, estendere le modalità alternative
di trattazione delle controversie previste dall’art 221 DL n.34/2020.

Ma la mia impressione è che manchi, e forse è inevitabile per un organo
istituzionale collegiale che già ha avuto il coraggio di cimentarsi con una
prospettiva di tale ampiezza, la creatività e l’idea di dare prospettive
innovative anche andando oltre riflessioni e discussioni che rimangono
vincolate all’oggi. 

Oltre che, ma questo è forse inevitabile, essere ancorati all’interesse
della professione che si rappresenta. 

Devo dire che la prospettiva di risolvere il problema dell’arretrato nel
settore civile con una sorta di arbitrato obbligatorio delle cause pendenti
mi sembra sbagliata e impercorribile. 

Così la prospettiva (peraltro delineata in modo non chiaro circa la
provenienza professionale della figura) del court manager, che copia
istituti anglosassoni in contesti normativi e ambientali radicalmente
diversi. 

Così pure la proposta di unificazione dei Tribunali dei minori in sezione
dei tribunali ordinari (con limitazione di numero e ruolo dei giudici
onorari) si situa su di un terreno delicatissimo che rischia di riproporre,
senza a mio avviso dare soluzione, le proposte sinora fortunatamente
respinte di abolizione della specificità o di ridimensionamento del settore
minorile. 

Per poi giungere a quello che vedo come un vero e proprio infortunio ovvero
quello di rivedere la geografia giudiziaria a favore di una giustizia di
prossimità che sembra preludere alla riapertura di Tribunali accorpati nel
2013. Tutt’altra cosa sarebbe la creazione di sportelli di prossimità, che
il documento del CNF valorizza con gli sportelli del cittadino creati presso
ogni Ordine, ma che dovrebbero in realtà svilupparsi a livello di
collaborazione con gli enti locali e con un ambito di competenza ben più
vasto e ambizioso rispetto anche al progetto sinora rimasto in larga parte
sulla carta degli “Sportelli di prossimità” ministeriali.

Comunque una sollecitazione complessiva sicuramente preziosa che chiama oggi
altri contributi che dovranno pervenire anche da una magistratura e da una
avvocatura sinora troppo silenziose.

I fondi europei sono davvero un’occasione irripetibile per cambiare anche il
nostro sistema ed occorrono idee, cervello e cultura per delineare la
giustizia che vorremmo per i prossimi anni. 

 

 
Claudio Castelli

 

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