[Area] AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara

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Mer 10 Feb 2021 09:43:05 CET


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*AreaDG su libro intervista Sallusti - Palamara*



Da giorni è in atto una campagna di screditamento della magistratura, delle
istituzioni giudiziarie e delle più alte cariche istituzionali del Paese,
condotta attraverso il libro-intervista di Alessandro Sallusti e Luca
Palamara, la cui pubblicazione e i cui contenuti sono stati rilanciati e
amplificati attraverso passaggi televisivi e organi di stampa.

Con questa operazione si cerca di accreditare una fantasiosa ricostruzione
secondo cui da oltre vent’anni la magistratura progressista, attraverso il
controllo delle cariche apicali della magistratura e delle più importanti
Procure, e in combutta con l’occulta e sapiente regia della Presidenza
della Repubblica e, in particolare, del Presidente Giorgio Napolitano,
avrebbe pilotato, condizionato e strumentalizzato a fini politici le
iniziative giudiziarie da un lato indirizzandole contro alcuni leader
politici, dall’Onorevole Berlusconi, all’Onorevole Renzi e fino, da ultimo,
all’Onorevole Salvini, in quanto avversari e invisi al Partito democratico
e dall’altro avrebbe agevolato il Governo Prodi, mettendolo al riparo da
azioni giudiziarie che ne avrebbero pregiudicato l’immagine.

Un sistema, secondo gli autori, che attraverso il controllo delle nomine
avrebbe consentito l’eterodirezione dell’azione giudiziaria e la sua
strumentalizzazione a fini politici. L’operazione è condotta attraverso una
narrazione capziosa e strumentalmente orientata, intrisa di clamorose
falsità – alcune delle quali già documentalmente accertate - mezze verità e
reticenze, millanterie, allusioni e accostamenti maliziosi, secondo una
tecnica di diffamazione a mezzo stampa ben nota e sanzionata nelle aule
giudiziarie, con cui Luca Palamara confessando, con sconcertante
disinvoltura, la commissione di gravissime condotte, contrarie a un
corretto esercizio delle proprie funzioni, cerca di costruire il teorema
che non regge al confronto con la logica e la storia.

Perché nel pretendere di ricostruire secondo una lente deformata la storia
giudiziaria italiana degli ultimi vent’anni, il libro intervista prende in
considerazione numerose vicende giudiziarie che hanno interessato imputati
eccellenti, omettendo di spiegare che quelle inchieste sono state istruite
lungo un ampio arco temporale, dalle più diverse procure della Repubblica,
nelle quali vi hanno lavorato molti magistrati e sono state decise da
altrettante Corti composte da dirigenti e magistrati della più varia ed
eterogenea estrazione ed orientamento. Tanto che appare estremamente
fantasioso che possano tutti esser stati  condizionati nelle loro
determinazioni da un unico manipolatore, fosse anche collocato ai più alti
vertici istituzionali.



In questo contesto deformato, i magistrati tutti - dirigenti, inquirenti,
giudici civili e penali - salvo qualche eccezione faziosamente selezionata,
farebbero parte di un sistema che li accomuna nella loro permeabilità alle
pressioni politiche esercitate dai partiti della sinistra, nell’essere
proni ai loro interessi e disponibili a svendere la funzione, la loro
autonomia e indipendenza, non si comprende neppure bene per quale
tornaconto.

Il libro e il teorema che con esso si pretende di dimostrare,
costituiscono, all’evidenza il punto di convergenza di un coacervo di
interessi privati non certo commendevoli.

Quello personale di Luca Palamara rivolto da un lato, a lucrare un
ricollocamento in politica come da lui stesso appalesato, dall’altra a
screditare tanto la Procura generale, quanto il C.S.M. che ne hanno
determinato in sede disciplinare l’espulsione dall’ordine giudiziario e la
destituzione, nonché nei confronti degli organi inquirenti e giudicanti
competenti nell’ambito delle inchieste che lo vedono tuttora al centro di
accuse di corruzione e altri reati.

Ma vi è anche l’oggettivo interesse, convergente, di indagati e imputati,
alcuni anche condannati in via definitiva, coinvolti in inchieste
giudiziarie di grande risalto mediatico, a riscrivere, mistificandola, la
storia giudiziaria del nostro Paese, per accreditare l’idea presso
l’opinione pubblica di una azione inquirente etero diretta dalla politica e
di una giurisdizione di parte.

A fare le spese dell’intera operazione non sono solo i singoli, i gruppi
della magistratura associata e coloro che, specificamente coinvolti, hanno
già depositato querele o si apprestano a proporle e a intraprendere azioni
in sede civile per le accuse gravemente diffamatorie e calunniose contenute
nel libro-intervista, ma l’intera magistratura.

Per perseguire gli interessi personali di chi ha ordito questa operazione,
infatti, si delegittima e si disonora l’intero corpo giudiziario, spargendo
un discredito che attinge tutti, accomunando la parte sana della
magistratura a coloro che hanno strumentalizzato la loro funzione. In tal
modo si restituisce una immagine complessiva della magistratura del tutto
lontana dalla realtà che rischia di determinare una generalizzata perdita
di fiducia agli occhi dell’intera comunità.



Certamente esiste ed è sotto gli occhi di tutti una grave caduta etica che
ha colpito profondamente l'autogoverno della magistratura piegato, dalle
correnti e dai potentati personali che hanno operato in esse, a strumento
di clientela e di favoritismo consortile; ma il libro intervista, lasciando
sullo sfondo l’inchiesta di Perugia e le vicende connesse e omettendo
intenzionalmente la narrazione di fatti che coinvolgevano persone che si è
ritenuto conveniente non esporre, non contribuisce minimamente ad
individuare le cause, le relative responsabilità ed i necessari
indifferibili rimedi.

Questa narrazione interessata non serve ai magistrati italiani; non serve a
migliorare l’autogoverno, non serve al processo di rifondazione etica che,
a partire dalla giunta uscente, è stata avviata dall’A.n.m. e viene ora
portata avanti con convinzione.



L’Associazione nazionale magistrati, i suoi aderenti e i gruppi associativi
si sono impegnati in un processo di rinnovamento etico che passa attraverso
l’indagine disciplinare ormai avviata, ma impone anche una profonda
riflessione sulle cause che quella caduta hanno determinato e sugli
strumenti idonei a prevenirla.



Tale processo deve proseguire, lungo la strada che la stessa Associazione
ha tracciato, per l’accertamento delle violazioni deontologiche, ma anche
per contrastare il carrierismo e recuperare il senso e l’orgoglio di essere
quel che la nostra Costituzione ci ha reso: semplici magistrati, che si
distinguono tra loro solo per funzione, che svolgono in modo autonomo e
indipendente il loro lavoro per la tutela dei diritti e delle garanzie dei
cittadini, che non si rendono strumento di manipolazione esterna ne vittime
di condizionamenti nell'esercizio delle loro funzioni.
Il Coordinamento nazionale di AreaDG.
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