[Area] IL NUOVO UFFICIO PER IL PROCESSO: UN NUOVO MODO DI LAVORARE NEGLI UFFICI GIUDIZIARI ED UNA SFIDA PER TUTTI

massimiliano sicilia sternahirundo3 a yahoo.it
Lun 28 Giu 2021 20:27:47 CEST


 
A proposito della struttura organizzativa denominata "ufficio per il processo" sono un po' disorientato, dopo aver letto tempo fa l'analisi  del Centro Studi Livatino e del giudice di cassazione Alfredo Mantovano, noto esponente della magistratura che si definisce "moderata".
Riporto una pericope (il grassetto è mio) del breve documento che ho letto e di cui trovate in calce la pagina-link.
Cari saluti                                                     ms

Il Centro Studi Livatino, che aveva segnalato le ragioni – note a tutti gli operatori del settore – per orientare le risorse aggiuntive soprattutto all’incremento del numero di magistrati togati, anche attraverso la stabilizzazione del gran numero di giudici onorari che oggi sono fondamentali per la funzionalità del sistema. Che l’organico dei magistrati italiani sia sottostimato rispetto alle esigenze della popolazione lo conclamano i numeri: la Commissione per l’efficienza della giustizia presso il Consiglio d’Europa-Cepej in un report del 2018, con dati riferiti all’anno 2016, riferisce che in Italia sono presenti circa 10,6 giudici ogni 100.000 abitanti, meno della metà della media europea (21,5) comprensiva dei Paesi non membri UE. Analoghe carenze strutturali riguardano il personale ausiliario, intendendosi come tale la cancelleria e gli ufficiali giudiziari, non i collaboratori allo studio: costoro vanno bene per la Corte costituzionale, al cui interno l’approfondimento delle questioni di legittimità esige spesso lunghe e impegnative ricerche; e infatti coloro che svolgono questo ruolo alla Consulta non sono neolaureati bensì docenti universitari o magistrati con esperienza e competenza.
Nei giudizi comuni va diversamente. Sul tavolo del giudice vi è da una parte il fascicolo processuale oggetto della decisione, e dall’altra i codici e le leggi di riferimento, accompagnati dalle pronunce della giurisprudenza, che ne orientano l’interpretazione. Come ricorda l’antico brocardo mihi factum, dabo tibi ius, il lavoro è contestualmente di disamina del dato concreto e di ricerca della norma più adeguata alla sua soluzione: se il giudice è abituato a lavorare sodo, il c.d. ufficio del giudice è per lui una perdita di tempo, poiché al giovane, che prevedibilmente esaurirà la composizione di tale ufficio, prima devi raccontargli il fatto, poi devi confrontarti con lui sul diritto, e intanto hai già perduto il doppio del tempo che impieghi da solo, perché alla fine non è lui che scrive la sentenza, visto che la firmi tu.
  Per dare ai giudici un “ufficio” inutile bastava Bonafede. Si può fare di meglio.

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Per dare ai giudici un “ufficio” inutile bastava Bonafede. Si può fare d...


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    Il lunedì 28 giugno 2021, 19:25:30 CEST, area-request a areaperta.it <area-request a areaperta.it> ha scritto:  
 
  1. IL NUOVO UFFICIO PER IL PROCESSO: UN NUOVO MODO DI LAVORARE
      NEGLI UFFICI GIUDIZIARI ED UNA SFIDA PER TUTTI
      (claudio.castelli a giustizia.it)
  2. Re: IL NUOVO UFFICIO PER IL PROCESSO: UN NUOVO MODO DI
      LAVORARE NEGLI UFFICI GIUDIZIARI ED UNA SFIDA PER TUTTI
      (giuseppe noviello)

IL NUOVO UFFICIO PER IL PROCESSO: UN NUOVO MODO DI LAVORARE NEGLI UFFICI GIUDIZIARI ED UNA SFIDA PER TUTTI

  

L’Italia con il PNRR si è impegnata a ridurre del 40 % i tempi dei processi civili e del 25 % i tempi dei processi penali.

Lo strumento fondamentale pensato per arrivare a questi risultati è l’Ufficio per il processo per cui verranno assunti 16.000 giovani laureati in due tranche. I primi 8000 dovrebbero arrivare negli uffici giudiziari già all’inizio del prossimo anno. 

Ció vuol dire che a breve vedremo arrivare nei nostri uffici decine o centinaia di giovani laureati nell’ambito di una struttura che continuiamo a chiamare Ufficio per il processo, ma che è radicalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto e con prospettive molto più ambiziose e concrete delle strutture oggi già esistenti in molti uffici. Questo nuovo ufficio per il processo comporta una rivoluzione culturale delle modalità in cui è stata sinora concepita l’attività giudiziaria. È il passaggio da un lavoro sostanzialmente artigianale ad un’elaborazione “industriale”. Sinora abbiamo concepito il lavoro del magistrato, come una monade isolata che da solo studiava, rifletteva, scriveva.

L’ottica che si realizza con il nuovo ufficio per il processo è di un lavoro di squadra di cui il magistrato è dirigente e parte e che deve contribuire a creare e si deve inserire in una organizzazione più complessa capace di utilizzare al meglio le risorse umane disponibili, di seguire moduli e procedure concordate, di stabilire standard di azione ed elaborazione.

Proprio la necessità di una organizzazione complessiva induce ad uscire da una logica solo individuale di rapporto tra il singolo magistrato e uno o più ausiliari addetti specificamente a lui, cercando invece di individuare le diverse fasi e le diverse attività in cui il team di supporto può intervenire dando tutta la propria elaborazione e collaborazione al magistrato che resta inevitabilmente il terminale ed il perno della struttura. 

L’obiettivo deve essere di togliere al magistrato tutte le attività a basso valore aggiunto e/o prodromiche, di ricerca, di sistematizzazione, di stesura materiale che possono essere demandate ad altro personale qualificato. Occorre riservare al magistrato l’attività più complessa e delicata che costituisce il core business della sua professione, ovvero la decisione. Il che comporta anche l’input su tutta l’attività preparatoria necessaria e il riscontro sulla motivazione della stessa. Ciò richiederà anche una specifica formazione sia in primo luogo delle persone che verranno assunte come funzionario addetto all’ufficio per il processo, ma anche del magistrato che, a fronte di una ricchezza che prima non aveva mai potuto sperimentare, dovrà imparare a delegare, a incaricare di specifiche attività, a monitorare, a controllare, senza rinunciare a dare il proprio apporto originale e personale. Modalità di squadra che vanno insegnate e imparate e che possono portare ad una maggiore produttività e ad una maggiore qualità. Produttività e qualità che devono rimanere inscindibilmente legate, evitando il rischio di cadere in un cieco produttivismo che, come l’esperienza ci insegna, rischierebbe di avere un impatto negativo anche sotto profilo meramente quantitativo (per il proliferare delle impugnazioni). 

Se organizziamo bene gli uffici sarà possibile lavorare meglio e con più serenità. Occorre quindi aprire subito un percorso condiviso che individui ufficio per ufficio le migliori soluzioni organizzative con flessibilità e capacità di adattarsi alle specificità di ogni realtà.

Abbiamo una gigantesca occasione per ridurre in pochi anni l’arretrato patologico che oggi appesantisce gli uffici (che già oggi nella generalità definiscono più di quanto sopravviene) e per ridurre in modo drastico le disparità territoriali che caratterizzano il nostro sistema (dovute non a differenti produttività, ma alle profonde diversità complessive di contesto ambientale e sociale, all’eccessivo turn over di magistrati, oltre che alle diverse capacità dirigenziali).

Non stiamo parlando di ipotesi irrealistiche. Negli ultimi dieci anni grazie all’informatizzazione, a qualche intervento normativo (ufficio per il processo, mediazione, geografia giudiziaria, deflazione dell’accesso), ma soprattutto ad un’eccezionale impegno di tutti gli operatori del diritto coinvolti, le pendenze del settore civile sono state dimezzate (dalle 5.081.910 cause del 2009 alle 2.806.344 del 2019).

Questo è anche il frutto di un nuovo approccio culturale che ha sempre più visto il fattore organizzativo come centrale. E del resto la riprova è che questi progressi non sono dovuti, se non nell’ultimo periodo, ad un investimento di nuove risorse, in particolare personale giudiziario, negli uffici e che tutte le analisi condotte sul campo dimostrano come non vi sia un rapporto biunivoco tra disponibilità di risorse e performance, come tra carichi di lavoro e performance.

Abbiamo di fronte una grande sfida che possiamo vincere. Poi dovremo anche chiedere un rafforzamento del PNRR ed una concretizzazione delle ipotesi di digitalizzazione nella giustizia. Ma possiamo farlo se cominciamo a sfruttare le occasioni che abbiamo oggi.

  

                                                           Claudio Castelli

  
"Questo è anche il frutto di un nuovo approccio culturale che ha sempre più visto il fattore organizzativo come centrale. E del resto la riprova è che questi progressi non sono dovuti, se non nell’ultimo periodo, ad un investimento di nuove risorse, in particolare personale giudiziario, negli uffici e che tutte le analisi condotte sul campo dimostrano come non vi sia un rapporto biunivoco tra disponibilità di risorse e performance, come tra carichi di lavoro e performance”
Si, continuiamo a fingere che la riduzione dell’arretrato non sia la conseguenza innanzitutto della “spremitura” dei colleghi oltre l’onesto e oltre il giusto. Del resto, altrimenti, come spiegare profluvii di parole e di carriere incentrate sull’”organizzazione”? 
Cordiali ma resilienti saluti ( rispetto alla favola dell’efficacia dell'organizzazione senza risorse di questi anni.). Pino Noviello _______________________________________________
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