[Area] AREADG – Dopo lo sciopero del 16 maggio.

andreale andreale a yahoo.com
Mer 18 Maggio 2022 23:17:43 CEST


Incollo, con il suo consenso , una straordinaria mail di Gabriele Di Maio inoltrata sulla mailing list ANM di Napoli. Un esempio di parresia e del dovere di criticare e di superare la disonestà intellettuale dilagante nei rivoli della correntocrazia nostrana.Andrea RealeRifiuto, almeno per quanto mi riguarda, questa tesi che gli “anziani”  operanti in uffici “superiori”, non  aderendo allo sciopero, abbiano mancato di sensibilità nei confronti dei colleghi più giovani impegnati in uffici di “frontiera”.A parte che anche in cassazione ed in appello possono esservi condizioni lavorative molto difficili da fronteggiare, se lo sciopero fosse servito a qualcosa per aiutare questi colleghi, non avrei esitato a parteciparvi.La verità, come più volte esposto e, a quanto pare, da molti (anche giovani) compreso, è tuttavia che lo sciopero non sarebbe servito a nulla, a già avvenuta approvazione in una camera di una riforma, sostenuta da una maggioranza blindata, dopo una “proficua mediazione” con le correnti ANM tali da risparmiargli il temutissimo sorteggio temperato (cit.).  Se non a peggiorare ulteriormente il rapporto già compromesso con i cittadini (e i cittadini stessi) e, quindi, in definitiva a danneggiare chi con i cittadini avrà ancora per molti anni a che fare. E, appunto, a distogliere le rimostranze dei giovani verso le correnti che a questa riforma, prima di mediarla, hanno spalancato la strada con la somma dei loro atti di “mala gestio”.In questo senso, molto più onesto e con un minimo di autocritica (in questo caso invece come sempre assente) mi sembra il comunicato del Segretario di MD il quale, oltre a riconoscere senza mezzi termini che “questo sciopero è stato un fallimento!” (con tanto di punto esclamativo: chapeau), ha ammesso, precedendolo con un “forse” (questo eliminabile)   che lo sciopero è stato fatto per “blandire la legittima rabbia della magistratura più giovane”.Se i giovani si pongono la questione di vedersi davanti molti anni di esercizio delle funzioni e del come poterle  svolgere in maniera indipendente e con valutazioni corrette del proprio operato (e fanno bene a porsela, perché è una questione seria e reale), devono però sapere che questo problema non nasce con questa riforma.Un collega (più giovane di me, e che ha scioperato)  mi ha scritto “che questa riforma non stravolgerà nulla che non sia stato già stravolto”, e non posso dargli torto.Una vicenda della quale a qualcuno da fastidio che se ne parli ancora (ma che secondo me è non meno sanguinosa di quelle che si ricordano nella sede dell’ANM, e che meriterebbe analogo memoriale) è capitata ad esempio ad una collega molto giovane e molto brava, Gabriella Nuzzi, che anni fa, quando ancora questa riforma non c’era, cercava appunto solo di fare il suo lavoro bene ed in maniera indipendente e per questo venne punita. Cercate su internet, qui trovate una sua intervista: https://www.la7.it/nonelarena/video/giustizia-il-magistrato-che-indago-su-luigi-de-magistris-08-06-2020-329143 .Al Procuratore capo della collega andò anche peggio, perché non aveva tenuto a freno i suoi sostituti. Ma fu una eccezione, perché in genere pochi capi cadevano e cadono in questo errore dopo essere stati collocati in quel posto dalle correnti di appartenenza (magari a seguito di conciliaboli palamariani).E quindi anche il problema di gerarchizzazione non si pone affatto adesso, ma è già da tempo presente,  come altri potrebbero raccontarvi, ad esempio Forleo, Robledo. Qui qualche loro intervista: https://youtu.be/_EeY3eDOmhMhttps://www.raiplay.it/video/2019/01/Lo-scontro-Robledo-versus-Bruti-Liberati---14012019-d7221c02-b4b4-47d9-b914-4e537749cd3d.htmlQuesti sono casi noti, ma tanti se ne potrebbero raccontare di meno conosciuti, di ripicche valutative o finanche sul piano disciplinare di Capi nei cui confronti non si era stati proni, ve ne potrei raccontare anche io personalmente. Azioni verso le quali è difficile difendersi, se voi siete un quivis de populo contro un capo fortemente spalleggiato dalle correnti che lo hanno piazzato lì a dirigervi.E allora, secondo me i giovani, superando l’impeto della rabbia e la precipitazione, dovrebbero cercare più lucidamente di capire il come ed il perché siamo già adesso in una situazione non di autogoverno della magistratura, ma di controllo della magistratura da parte di  apparati di corrente che operano secondo logiche di appartenenza e di mediazioni con poteri esterni politici e massmediatici (a proposito: istruttive le dichiarazioni di lunedì di Mastella sul patteggiamento della sua riforma e quelle di oggi di Renzi sul veto posto dal Presidente della Repubblica alla nomina di un  Ministro pro-sorteggio su imposizione delle correnti).Capire chi davvero ha fatto sì di mettere a rischio la nostra indipendenza e di irreggimentarci. E regolarsi di conseguenza.Per ora, tanti sono invece caduti nella trappola di un inutile sciopero di facciata a braccio delle correnti fortemente responsabili di questa situazione. Lo sciopero è stato un errore anche e soprattutto per loro.Il lato positivo degli errori è però che possono far capire tante cose. Io ho fatto molti errori, e tanto gli errori mi hanno insegnato.Auguri, sinceri.Gabriele Di Maio    Da: giuntadistrettualenapoli a googlegroups.com <giuntadistrettualenapoli a googlegroups.com> Per conto di AREA referenti per il distretto di NapoliInviato: mercoledì 18 maggio 2022 17:49A: giuntadistrettualenapoli <giuntadistrettualenapoli a googlegroups.com>Oggetto: AREADG – Dopo lo sciopero del 16 maggio  image0.jpegAREADG – Dopo lo sciopero del 16 maggio. All’indomani dello sciopero, vogliamo ringraziare la nostra Associazione e i suoi organi direttivi.Li ringraziamo:- per la fermezza e il rigore con cui hanno difeso i capisaldi dell’assetto costituzionale della magistratura,- per il coraggio dimostrato assumendosi il peso di scelte difficili e sfidando l’impopolarità, dando attuazione con lealtà e massimo impegno alla delibera dell'Assemblea del 30 aprile con la quale è stato indetto lo sciopero,- per la capacità di richiamare l’attenzione generale sui rischi per l’indipendenza e l’autonomia della magistratura nascosti nell’impianto della riforma dell’ordinamento giudiziario e delle possibili ricadute a lungo termine sulla giurisdizione e sull’effettività della tutela dei diritti,- per il patrimonio di idee con cui hanno contribuito al dibattito pubblico sulla giustizia,- per l’imponente sforzo organizzativo profuso.Sentiamo doveroso farlo oggi, mentre, e anche perché, urlano compiaciuti al flop all’unisono la parte della politica che sta cercando con questa riforma di portare a compimento un regolamento di conti con la magistratura inseguito da anni, e singoli dirigenti che cercano forse di accreditarsi come i loro nuovi interlocutori, ragionevoli e moderati.  Sappiamo bene che il dato dell’adesione allo sciopero è lontano da quelli del passato.E sappiamo che è necessario analizzarlo in profondità, per comprenderne le cause e interpretare correttamente i segnali: occorre, ad esempio, capire quanto cambi il livello di adesione a seconda della funzione esercitata dai magistrati, della loro età, della collocazione territoriale e della dimensione degli ufficiPerò sappiamo anche che i dati del passato non rappresentano, per sé, un serio termine di confronto.Tra gli scioperi di allora e lo stato attuale delle cose si sono insinuati profondamente il disincanto e la diffidenza di molti di noi, figli della crisi di credibilità, interna ed esterna, della magistratura e delle sue rappresentanze, istituzionali e associative, dopo i fatti emersi con il cd. scandalo Palamara e della comprensibile insofferenza a fronte delle inevitabili difficoltà di cui è disseminato il percorso di cambiamento pur intrapreso con decisione dalla nostra associazione e dagli organi rappresentanti istituzionali. Sappiamo dunque che per i magistrati la scelta dell'astensione è un peso difficile da sostenere.Tuttavia, pur nella frammentarietà attuale dei dati, una circostanza sembra emergere con chiarezza: la forte adesione nei piccoli uffici di frontiera, mentre i colleghi in Cassazione e quelli incaricati di funzioni direttive e semidirettive hanno aderito in parte minima.E’ un dato che a noi allarma e fa riflettere.Questo sciopero non mirava a difendere prerogative economiche o di status dei magistrati.Quelle non cambieranno con la riforma.Anzi, noi riteniamo che, se i magistrati saranno quieti e burocratici, quelle prerogative non saranno certo messe in dubbio.Questo sciopero puntava a sensibilizzare dai rischi cui la riforma espone l’assetto voluto dal costituente per la magistratura, il suo essere potere diffuso, orizzontale e paritario al proprio interno, senza gerarchia, in cui ci si distingue solo per funzioni, in cui non esiste il concetto di carrieraUn ritorno al passato, agli anni 50, perché questa riforma, inseguendo un’idea astrattamente meritocratica e  introducendo un sistema incentrato sulla paura del disciplinare, sui numeri e sull’omogeneità agli orientamenti consolidati, sull’incidenza del governo nella scelta delle priorità, sul progressivo inevitabile allontanamento del pubblico ministero dalla cultura della giurisdizione, incentiva il carrierismo, vera causa delle ben note degenerazioni, tende a ricreare di fatto la sepolta distinzione fra magistrature superiori e inferiori, esalta la gerarchia e il conformismo giudiziario, rende la Cassazione giudice non delle sentenze delle “magistrature inferiori”, ma giudice della professionalità del magistrato che le pronuncia.E, così, rischia di cambiare lentamente la testa dei magistrati.Perché di questa riforma preoccupa il messaggio, prima ancora delle singole disposizioni, e l’effetto che quel messaggio farà sui magistrati.Il fatto che proprio le magistrature “superiori” e i capi degli uffici per gran parte non abbiano aderito ci fa temere che questa deriva sia già cominciata e ci spinge a stringerci al fianco della nostra Associazione, perché continui ad alzare la propria voce per difendere l’idea di magistratura affermata dai costituenti e l’utopia di una giurisdizione capace di promuovere la legalità irrealizzata e di rimuovere le ingiustizie e le illegalità in attoIl Coordinamento di AreaDG.   Inviato da iPhoneInviato dal mio Galaxy
-------- Messaggio originale --------Da: Coordinamento AreaDG <coordinamentoarea a gmail.com> Data: 18/05/22  18:48  (GMT+01:00) A: area <area a areaperta.it>, "<nuovarea a nuovarea.it>" <nuovarea a nuovarea.it>, "<mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>" <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com> Oggetto: [Area] AREADG – Dopo lo sciopero del 16 maggio. AREADG
– Dopo lo sciopero del 16 maggio.

 

All’indomani
dello sciopero, vogliamo ringraziare la nostra Associazione e i suoi organi
direttivi.

Li
ringraziamo:

-
per la fermezza e il rigore con cui hanno difeso i capisaldi dell’assetto
costituzionale della magistratura,

-
per il coraggio dimostrato assumendosi il peso di scelte difficili e sfidando
l’impopolarità, dando attuazione con lealtà e massimo impegno alla delibera
dell'Assemblea del 30 aprile con la quale è stato indetto lo sciopero,

-
per la capacità di richiamare l’attenzione generale sui rischi per
l’indipendenza e l’autonomia della magistratura nascosti nell’impianto della
riforma dell’ordinamento giudiziario e delle possibili ricadute a lungo termine
sulla giurisdizione e sull’effettività della tutela dei diritti,

-
per il patrimonio di idee con cui hanno contribuito al dibattito pubblico sulla
giustizia,

-
per l’imponente sforzo organizzativo profuso.

Sentiamo
doveroso farlo oggi, mentre, e anche perché, urlano compiaciuti al flop
all’unisono la parte della politica che sta cercando con questa riforma di
portare a compimento un regolamento di conti con la magistratura inseguito da
anni, e singoli dirigenti che cercano forse di accreditarsi come i loro nuovi
interlocutori, ragionevoli e moderati.  

Sappiamo
bene che il dato dell’adesione allo sciopero è lontano da quelli del passato.

E
sappiamo che è necessario analizzarlo in profondità, per comprenderne le cause
e interpretare correttamente i segnali: occorre, ad esempio, capire quanto
cambi il livello di adesione a seconda della funzione esercitata dai
magistrati, della loro età, della collocazione territoriale e della dimensione
degli uffici

Però
sappiamo anche che i dati del passato non rappresentano, per sé, un serio
termine di confronto.

Tra
gli scioperi di allora e lo stato attuale delle cose si sono insinuati
profondamente il disincanto e la diffidenza di molti di noi, figli della crisi
di credibilità, interna ed esterna, della magistratura e delle sue
rappresentanze, istituzionali e associative, dopo i fatti emersi con il cd.
scandalo Palamara e della comprensibile insofferenza a fronte delle inevitabili
difficoltà di cui è disseminato il percorso di cambiamento pur intrapreso con
decisione dalla nostra associazione e dagli organi rappresentanti
istituzionali. Sappiamo dunque che per i magistrati la scelta dell'astensione è
un peso difficile da sostenere.

Tuttavia,
pur nella frammentarietà attuale dei dati, una circostanza sembra emergere con
chiarezza: la forte adesione nei piccoli uffici di frontiera, mentre i colleghi
in Cassazione e quelli incaricati di funzioni direttive e semidirettive hanno
aderito in parte minima.

E’
un dato che a noi allarma e fa riflettere.

Questo
sciopero non mirava a difendere prerogative economiche o di status dei
magistrati.

Quelle
non cambieranno con la riforma.

Anzi,
noi riteniamo che, se i magistrati saranno quieti e burocratici, quelle
prerogative non saranno certo messe in dubbio.

Questo
sciopero puntava a sensibilizzare dai rischi cui la riforma espone l’assetto
voluto dal costituente per la magistratura, il suo essere potere diffuso,
orizzontale e paritario al proprio interno, senza gerarchia, in cui ci si distingue
solo per funzioni, in cui non esiste il concetto di carriera

Un
ritorno al passato, agli anni 50, perché questa riforma, inseguendo un’idea
astrattamente meritocratica e  introducendo un sistema incentrato sulla
paura del disciplinare, sui numeri e sull’omogeneità agli orientamenti
consolidati, sull’incidenza del governo nella scelta delle priorità, sul
progressivo inevitabile allontanamento del pubblico ministero dalla cultura
della giurisdizione, incentiva il carrierismo, vera causa delle ben note
degenerazioni, tende a ricreare di fatto la sepolta distinzione fra
magistrature superiori e inferiori, esalta la gerarchia e il conformismo
giudiziario, rende la Cassazione giudice non delle sentenze delle “magistrature
inferiori”, ma giudice della professionalità del magistrato che le pronuncia.

E,
così, rischia di cambiare lentamente la testa dei magistrati.

Perché
di questa riforma preoccupa il messaggio, prima ancora delle singole
disposizioni, e l’effetto che quel messaggio farà sui magistrati.

Il
fatto che proprio le magistrature “superiori” e i capi degli uffici per gran
parte non abbiano aderito ci fa temere che questa deriva sia già cominciata e
ci spinge a stringerci al fianco della nostra Associazione, perché continui ad
alzare la propria voce per difendere l’idea di magistratura affermata dai
costituenti e l’utopia di una giurisdizione capace di promuovere la legalità
irrealizzata e di rimuovere le ingiustizie e le illegalità in atto

Il
Coordinamento di AreaDG. 
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