[Area] Sugli esiti dello sciopero del 16 maggio

thorgiov thorgiov a libero.it
Lun 23 Maggio 2022 16:58:44 CEST


Ho receduto con convinzione dall'ANM. Con altrettanta convinzione ho 
aderito allo sciopero del 16 maggio. Sono abbastanza anziano ( ahimè ), 
essendo entrato in magistratura nel 1996, ma ho inteso manifestare 
comunque la mia disapprovazione nei confronti della pessima riforma 
Cartabia. Ho però verificato che anche negli uffici di merito, in cui io 
presto servizio, i magistrati più anziani hanno preferito non 
scioperare. La divisione esiste, è nei fatti. Secondo me occorrerebbe 
prendere atto che questa ed altre più o meno recenti riforme non 
dispiacciono affatto alla parte maggioritaria della magistratura. Perchè 
la carriera esiste. In teoria non dovrebbe esserci, in base al dettato 
costituzionale. Ma l'ambizione e la vanità costituiscono una spinta 
troppo forte, cui la magistratura non è immune. Lo aveva ben chiaro 
Berlusconi già nel 2006 : i magistrati non sono diversi dagli altri 
italiani, ma solo più inclini alla retorica.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del Tribunale di Napoli )

Il 23/05/2022 10:57, Simone Spina ha scritto:
> Invio per conto di Rita Sanlorenzo e Daniele Cappuccio
>
>> *Sugli esiti dello sciopero del 16 maggio*
>
> Apparteniamo a quella minoranza di magistrati che ha scioperato il 16 
> maggio scorso negli Uffici di legittimità. Siamo consapevoli della 
> negatività di un dato già di per sé non soddisfacente a livello 
> nazionale, che dovrebbe spingere ognuno di noi, soprattutto se 
> impegnato a livello associativo, a riflettere sulle ragioni spese 
> dall’ANM a sostegno della sua proclamazione e, ciò che più preoccupa, 
> su un esito che mette in pericolo la rappresentatività di quella che 
> consideriamo la casa comune di tutti i magistrati.
>
> Pur nella difficoltà di ogni analisi che si proponga di leggere meglio 
> questo fatto, respingiamo con forza quelle letture secondo cui esso 
> evidenzierebbe la presenza di una frattura tra le magistrature 
> “superiori” (alludendosi, evidentemente, anche a quella di 
> legittimità) e quelle che operano nei gradi inferiori, e soprattutto, 
> la sostanziale acquiescenza delle prime ad una riforma che esalterebbe 
> null’altro che il carrierismo e la struttura gerarchica 
> dell’ordinamento giudiziario, contro la visione costituzionale di una 
> magistratura ove ci si distingue solo per funzioni.
>
> Abbiamo parlato con tanti colleghi, anche a noi molto vicini 
> idealmente, che non hanno inteso scioperare ritenendo questa scelta, 
> in un momento di grave caduta di credibilità della magistratura, un 
> errore, tale da rendere ancora più difficile il dialogo con la 
> politica ed il rapporto con la pubblica opinione. Ne abbiamo colto non 
> certo lo spirito di corporazione, ma la sincera ed altruistica 
> attenzione alla necessità di denunciare i rischi della riforma non con 
> gesti radicali a costo della regolarità del servizio, ma con la 
> capillare mobilitazione al fine di spiegare perché questa riforma è 
> sbagliata, ed è inutile ed anzi dannosa ai fini di un recupero di 
> efficienza.
>
> Abbiamo avuto modo soprattutto di sperimentare che la magistratura 
> della cassazione in larga parte, e indipendentemente dalle differenti 
> adesioni ideali, non solo opera giornalmente “in frontiera”, in 
> condizioni di lavoro estreme, rischiando di essere travolta dai numeri 
> elevatissimi che è chiamata a fronteggiare, ma ciononostante continua 
> a vivere la propria funzione secondo un modello di chiara e convinta 
> ispirazione costituzionale: senza cedimenti alle suggestioni del 
> potere, senza cessioni interessate della propria autonomia ai fini di 
> remunerazioni di carriera, ancora e sempre disposta a difendere 
> strenuamente la propria indipendenza nel giudicare.
>
> Per questo dissentiamo da ogni lettura che a partire dai dati di 
> adesione allo sciopero contrappone una magistratura “alta”, non 
> contraria ad una nuova conformazione verticistica dell’ordinamento, e 
> quelle magistrature “inferiori” a cui starebbe maggiormente a cuore la 
> difesa della giurisdizione come potere diffuso, orizzontale e 
> paritario e come strumento di legalità e di eguaglianza. Non solo 
> perché questa visione ignora un dato di realtà, che nasce dalla 
> diretta conoscenza di come si lavora in Cassazione e dell’ispirazione 
> che muove la maggior parte delle colleghe e dei colleghi nello 
> svolgimento della funzione di legittimità: senza alcuna intenzione di 
> ergersi a giudice della professionalità dei colleghi, ma secondo il 
> compito di assicurare, pur nelle evidenti difficoltà, quella 
> nomofilachia che è garanzia di efficienza e di esercizio democratico 
> della giurisdizione.
>
> In un momento di crisi, anche di immagine, della magistratura, ci 
> sembra errato porre l’accento su divisioni che, a nostro avviso, non 
> trovano riscontro nei fatti, quando mai come ora la magistratura ha 
> bisogno di restare e di apparire unita intorno alla sua Associazione.
>
>
> /I Segretari della Sezione Cassazione di Magistratura democratica/
> /
> /
> /Daniele Cappuccio e Rita Sanlorenzo /
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