[Area] APP: uno strumento inidoneo che chiama in causa l’inadeguatezza del Ministero, impone un ruolo attivo al CSM, richiede una riflessione della magistratura associata
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Mar 6 Feb 2024 11:07:41 CET
APP: uno strumento inidoneo che chiama in causa l'inadeguatezza del
Ministero, impone un ruolo attivo al CSM, richiede una riflessione della
magistratura associata
_Consiglio nazionale di Magistratura democratica, 3 febbraio 2024_
Le Procure della Repubblica e gli Uffici Gip di tutta Italia denunciano
senza eccezioni come APP, l'applicativo che dal 14 gennaio 2024 è
imposto dal D.M. Giustizia n. 217 del 2023 come mezzo esclusivo per la
gestione con modalità telematiche delle procedure di archiviazione e che
- secondo le prime comunicazioni del Ministero dell'ottobre 2023 -
avrebbe addirittura dovuto gestire l'intera fase delle indagini
preliminari, stia presentando, sin dal primo giorno di operatività,
gravissimi e strutturali problemi di funzionamento. Come previsto da
plurime relazioni dei gruppi di tecnici che lo avevano sperimentato per
conto del CSM, APP si presenta assolutamente inidoneo allo scopo per cui
è stato creato, gravemente carente sul piano dell'usabilità anche da
parte di utenti informaticamente avanzati, non in grado di gestire, in
modo efficiente e rapido, anche il più semplice dei procedimenti (come
la definizione di un'archiviazione a carico di indagati ignoti), perfino
non in grado di rispettare le normative ordinamentali che regolano le
Procure e gli Uffici Gip.
Un disastro già capace di produrre un arretrato di cui non si sentiva il
bisogno, che chiama in causa la responsabilità del Ministero della
Giustizia per avere varato - oltretutto in grave ritardo sui tempi
previsti dalla riforma Cartabia già nell'ottobre 2022, e al di fuori di
ogni effettivo pubblico confronto - un'operazione tanto rilevante e
indispensabile per la magistratura del futuro, quanto fallimentare per
l'approssimazione delle scelte che già stanno producendo danni
significativi all'efficienza del sistema.
Se è doverosa la denuncia di una gestione che chiama in causa,
purtroppo, l'inadeguatezza del Ministero della Giustizia nello svolgere
il ruolo costituzionale di presiedere all''"organizzazione" e al
"funzionamento dei servizi relativi alla giustizia" (articolo 110 della
Costituzione), è altrettanto doveroso e necessario volgere lo sguardo al
futuro. La vicenda di APP si profila infatti utile a comprendere quali
dovranno essere e quali non potranno mai più essere, le direttrici di
costruzione e le modalità di sviluppo del Processo Penale Telematico. Il
primo dato esperienziale che se ne può trarre è la necessità che i
magistrati e gli avvocati debbano essere coinvolti con un ruolo
rilevante nei processi di innovazione e non già trattati come meri
destinatari di decisioni prese lontano dai Tribunali spesso da chi non
conosce neanche le procedure dei codici.
Si dovrà innanzitutto partire dall'analisi di realtà degli Uffici come
sono - e non come si immagina che siano - in relazione ad hardware e
software disponibili, alla preparazione degli operatori, alle condizioni
della rete. Avendo sempre chiaro il contesto in cui si opera: uffici
oberati di lavoro, alle prese con gravi scoperture di organico, già
schiacciati da cronici problemi, senza bisogno di aggiungere quelli
creati dal Ministero. Il PPT non potrà poi essere _calato dall'alto_ o
costruito _altrove_ come avvenuto per APP_, _piuttosto costruito
_mattone dopo mattone_ , segmento processuale dopo segmento processuale,
con gradualità, coinvolgendo gli operatori - anche amministrativi e di
polizia giudiziaria - e insieme ai magistrati anche gli avvocati, avendo
chiaro che il processo penale, massimamente nella fase delle indagini,
non è fatto solo e principalmente di atti, ma di attività, di processi
conoscitivi e relazionali tra una pluralità di soggetti e non potrà
quindi mai essere organizzato da un programma di mera gestione
documentale degli atti.
I costruttori e gli sviluppatori del programma dovranno frequentare gli
Uffici per lunghi periodi di osservazione, al fine di analizzare non
solo _cosa _fanno pm e gip, ma _come _lo fanno e con _quali tempi_. Solo
all'esito potrà procedersi a una valutazione dei costi e benefici della
digitalizzazione anche per attività che, già al momento, sono esitate
con celerità ed efficienza. Si dovrà poi costruire un programma
adattabile non solo alle diverse dimensioni degli uffici, ma anche alla
loro diversa strutturazione interna, per non ledere l'autonomia
organizzativa dei singoli Uffici, che è già espressione
dell'autogoverno. Si dovrà, perciò, costruire un programma che consenta
una gestione autonoma e duttile da parte di ciascun dirigente, che
rispetti le norme ordinarie e secondarie di ordinamento giudiziario,
l'assegnazione degli affari e ogni altro bene costituzionale in gioco.
Il PPT, poi, non potrà essere avviato senza che vi siano adeguate
rassicurazioni in ordine alla impenetrabilità della rete. Non si dovrà,
infine, ripetere l'errore - compiuto per APP - di sperimentare il nuovo
programma sul corpo vivo del processo, invece che in contesti di
simulazione, garantendo a tutti una formazione non solo teorica, ma
soprattutto pratica e operativa, avviando il PPT solo quando ogni suo
segmento sia efficientemente utilizzabile.
In questo contesto, sono molteplici i profili - non riducibili a quelli
tecnici - che interpellano il Consiglio superiore della magistratura,
insieme a tutto il circuito del governo autonomo. Quella della
digitalizzazione è una vicenda epocale con effetti potenzialmente
"conformativi della giurisdizione". Per questo si dovrà evitare che il
mezzo telematico prenda il sopravvento sulla possibilità per ciascun
magistrato di organizzare e dare forma al proprio lavoro nella libertà
intellettuale di operare e redigere gli atti con modalità non ingabbiate
da percorsi e modelli informatici obbligati. Per questo il CSM, i
Consigli giudiziari, la dirigenza degli Uffici dovranno evitare che il
PPT si sviluppi per scelte esclusive del Ministero, senza una loro
diretta partecipazione non solo a momenti di effettivo confronto ma
anche di decisione sulle grandi scelte di indirizzo.
La magistratura dovrà governare la transizione digitale, e non esserne
governata.
I processi innovativi chiamano in causa anche l'associazionismo - inteso
come ANM e quei gruppi associati che vogliono essere "centri di
elaborazione culturale e professionale e non centri di potere" - ma non
potrà mancare un elevato protagonismo istituzionale del Consiglio
superiore della magistratura. Quest'ultimo, insieme a tutto il circuito
del governo autonomo, dovrà garantire che il processo di
digitalizzazione del processo penale sia gestito alla luce dei valori
costituzionali in gioco nella giurisdizione penale.
Sul punto, in particolare, è molto elevato il rischio che il PPT -
ispirato dalla "filosofia" della velocità - diventi veicolo di ulteriore
burocratizzazione del lavoro del magistrato, ulteriore strumento delle
derive produttivistiche in atto da anni, che portano, in ogni sede, a
ragionare non di qualità della giurisdizione ma solo di "smaltimento"
dei processi: la gretta efficienza è sempre nemica della buona
giustizia.
_Il Consiglio nazionale di Magistratura democratica_
_Leggi sul sito di Magistratura democratica_ [1]
Links:
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[1]
https://www.magistraturademocratica.it/articolo/app-uno-strumento-inidoneo-che-chiama-in-causa-l-inadeguatezza-del-ministero-impone-un-ruolo-attivo-al-csm-richiede-una-riflessione-della-magistratura-associata
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