[Area] La discrezionalità e la forza delle regole: il CSM e la dirigenza giudiziaria

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Mar 6 Feb 2024 12:04:52 CET



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_La discrezionalità e la forza delle regole: _

_il CSM e la dirigenza giudiziaria_

_Consiglio nazionale di Magistratura democratica, 3 febbraio 2024_

_Il __Consiglio nazionale di Magistratura democratica__ ha espresso 
preoccupazione per la vistosa tendenza alla gerarchizzazione della 
magistratura, quale premessa per controllarne e indirizzarne l'azione di 
controllo della legalità e tutela dei diritti, vanificando il principio 
costituzionale secondo cui i magistrati si distinguono solo per le 
funzioni svolte. Ha constatato l'esigenza di contrastare il carrierismo 
attraverso una corretta determinazione delle regole che disciplinano 
l'esercizio della discrezionalità del Consiglio superiore della 
magistratura e la concreta declinazione di tale discrezionalità, che 
deve essere oggetto di una stringente verifica di cui rendere conto. La 
natura doverosamente politica del ruolo del Consiglio trova, infatti, la 
sua dimensione costituzionale nella corretta individuazione delle regole 
e dei principi che devono disciplinarne l'attività e non nella regola 
del più forte. Per questa ragione __Magistratura democratica__ ha deciso 
di avviare una riflessione seminariale aperta a tutti i magistrati, 
destinata ad individuare il percorso culturale e normativo più idoneo a 
ripensare i criteri di scelta degli incarichi interni alla magistratura 
al fine di renderli il più possibile oggettivi e razionali, in vista di 
una proposta di profondo ripensamento delle regole vigenti. Per 
determinare __quali modelli di dirigente (e dunque di magistratura, e 
dunque di magistrato) il Consiglio intende conseguire._

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Il Consiglio superiore della magistratura è un organo di rilievo 
costituzionale, chiamato ad assicurare autonomia e indipendenza della 
magistratura. La sua composizione (che vede, oltre al Presidente della 
Repubblica e ai membri di diritto, componenti designati dal Parlamento - 
con maggioranze qualificate - ed eletti dalla magistratura) rende 
evidente che il disegno costituzionale riconosce l'esistenza - e la 
necessità - che, nell'assolvimento della sua funzione di _garanzia 
istituzionale_, il Consiglio superiore della magistratura effettui delle 
_scelte_, all'esito del confronto tra diverse sensibilità.

In questo si palesa la ineliminabile _politicità _dell'azione del 
Consiglio superiore della magistratura, nel perimetro della funzione di 
garanzia e di governo autonomo della magistratura. Di qui la 
ineliminabile _discrezionalità_ delle scelte del Consiglio.

La discrezionalità e la politicità dell'azione del Consiglio superiore 
della magistratura attraversano innumerevoli aspetti della vita 
dell'organo. Ma è innegabile che, nel dibattito attuale, il tema della 
discrezionalità della sua azione viene sempre più spesso evocato per 
parlare della _carriera_ dei magistrati. E parlare della _carriera in 
magistratura_, vuol dire parlare _della magistratura_ e _dei_ _singoli 
magistrati_. Della percezione che il magistrato ha di sé e della 
funzione che è chiamato ad esercitare.

Magistratura democratica nella sua storia si è battuta per 
l'affermazione di una magistratura in cui il rilievo della dirigenza 
giudiziaria non deve essere enfatizzato: una magistratura orizzontale, 
in cui le responsabilità funzionali di un dirigente non possono - e non 
devono - diventare elementi di gerarchia interna.

Non di meno, Magistratura democratica - all'indomani della riforma degli 
anni 2006-2007 - ha investito con altrettanta convinzione nella riforma 
della dirigenza giudiziaria. Una riforma che - nell'ambizione di rendere 
più efficiente il servizio giustizia - ha attribuito al Consiglio 
superiore della magistratura la responsabilità di designare dirigenti 
degli uffici giudiziari in possesso di comprovate competenze. Una 
riforma che - superando il criterio della mera anzianità - ha ampliato 
inevitabilmente gli spazi di discrezionalità del Consiglio. È una 
riforma in cui Magistratura democratica ha creduto.

Più di quindici anni di esperienza ci dicono quale sia l'impatto di 
questa riforma e dell'ampliamento di questi spazi di discrezionalità. La 
contemporaneità ci impone di prendere atto di alcune conseguenze: è 
aumentato il _carrierismo_ (sacrificando la promessa costituzionale di 
una magistratura orizzontale); è aumentato il _clientelismo_; l'aumento 
della discrezionalità rende talora le decisioni del Consiglio 
scarsamente comprensibili e l'opinabilità di molte decisioni alimenta 
una percezione di delegittimazione del Consiglio nel corpo della 
magistratura; si ampliano - oltre i tassi fisiologici - gli spazi di 
intervento del giudice amministrativo: sino al punto che, in alcuni 
casi, la decisione di nominare un certo dirigente è presa, di fatto, dal 
giudice amministrativo e non dall'organo costituzionalmente investito di 
quella funzione.

La proliferazione di indicatori attitudinali variegati, l'assenza di 
indicazioni chiare e predeterminate sul peso specifico che ciascuno di 
essi debba avere nelle singole procedure, hanno attribuito al Consiglio 
superiore della magistratura un tasso di discrezionalità molto elevato.

L'eccessivo tasso di discrezionalità e il cattivo uso che il Consiglio 
superiore della magistratura ne ha fatto è, dunque, un problema che la 
magistratura deve affrontare. Anche perché i contrappesi che si erano 
immaginati non si sono rivelati incisivi: la _temporaneità _degli 
incarichi si è rivelata una finzione; le procedure di _conferma 
quadriennale_ - quando problematiche - sono risultate spesso tardive e 
più spesso ancora inefficaci; i contrappesi di responsabilità "politica" 
sono assenti (tanto che, sempre più spesso, in decisioni controverse, il 
componente del Consiglio nemmeno sente più il bisogno di spiegare le 
ragioni della propria astensione o del proprio voto, manifestando il 
proprio disinteresse a rendere conto di _come _egli interpreti la 
funzione).

Il cattivo uso della discrezionalità - talora impropriamente 
contrabbandato come espressione della _politicità _del Consiglio 
superiore della magistratura - consegna sempre più spesso le decisioni 
alla legge della forza (dei numeri e delle contingenti maggioranze).

Preso atto di questa deriva, Magistratura democratica ritiene 
indispensabile contrapporre - alla legge della forza - la forza della 
legge: la forza delle regole.

La discrezionalità deve necessariamente essere esercitata dal Consiglio 
superiore della magistratura in coerenza con la missione di garanzia che 
la Costituzione ad esso affida: garanzia rispetto a un'efficiente 
organizzazione del servizio giustizia (che postula dirigenti all'altezza 
del compito) ma anche: garanzia dell'indipendenza esterna ed interna dei 
singoli magistrati; promozione di una magistratura vissuta come 
orizzontale.

È necessario sdrammatizzare il tema della dirigenza e, al tempo stesso, 
tutelare le prerogative - ma anche la legittimazione istituzionale - del 
Consiglio superiore della magistratura. Riteniamo pertanto necessario 
che il Consiglio sposti il fuoco di attenzione dalla discrezionalità 
esercitata _in occasione delle singole scelte_, all'elaborazione dei 
_criteri che regolano le modalità di esercizio del potere di scelta_, 
esercitando, così, con coraggio, le proprie prerogative di politica 
giudiziaria.

Nel necessario adeguamento del Testo Unico Dirigenza, il Consiglio 
superiore della magistratura ha l'occasione per esprimere la sua 
discrezionalità e la sua _politicità_, declinando indicatori 
attitudinali maggiormente vincolanti e maggiormente conformanti la 
scelta che - in concreto - dovrà poi operare nelle varie procedure.

La riforma del Testo Unico Dirigenza sarà la sede - con atti di 
normazione secondaria e nel perimetro delle fonti primarie - per 
esprimere, all'esito di un confronto plurale tra le varie anime 
dell'organo, quali modelli di dirigente (e dunque di magistratura, e 
dunque di magistrato) il Consiglio intende conseguire.

Ciò richiederà un'intensa elaborazione su scelte che non saranno neutre: 
quale peso dare all'anzianità; quale peso dare ai diversi indicatori 
attitudinali; quali indicatori attitudinali valorizzare in relazione ai 
diversi uffici da attribuire; quale peso specifico dare ai diversi 
indicatori; e via seguitando. Ciò, probabilmente, ridurrà il senso di 
disorientamento che si registra a fronte di talune decisioni e sposterà 
la discussione di politica giudiziaria dalle singole decisioni ai 
criteri da valorizzare.

È in quel confronto e in quella elaborazione di modelli - non sulle 
singole scelte - che Magistratura democratica ritiene si debba esprimere 
il pluralismo del governo autonomo e la politicità intrinseca alla 
funzione del Consiglio superiore della magistratura, rendendo al tempo 
stesso più trasparente e meno controversa la sua azione.

È per queste ragioni che Magistratura democratica intende avviare una 
riflessione - anche per mezzo di seminari in cui discuterne - per 
proporre alla magistratura e al confronto plurale un nuovo modello di 
Testo Unico Dirigenza_ _capace di consentire al Consiglio superiore 
della magistratura di effettuare scelte discrezionali, ma comprensibili 
e sottratte alla legge della forza.

_Il Consiglio nazionale di Magistratura democratica_

_Leggi sul sito di Magistratura democratica_ [1]

Links:
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[1] 
https://www.magistraturademocratica.it/articolo/la-discrezionalita-e-la-forza-delle-regole-il-csm-e-la-dirigenza-giudiziaria
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