[Area] Il valore di Nemecsek
thorgiov
thorgiov a libero.it
Mer 22 Feb 2017 19:39:06 CET
L'ho scritto più volte e lo ripeto . Il vero problema delle valutazioni
per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi è uno solo
: quello delle fonti di conoscenza . I consigli giudiziari e il CSM
decideranno sempre al buio fino a quando i pareri verranno redatti da
altri capi degli uffici. In realtà, per conoscere le vere attitudini ( o
più spesso le inettitudini ) del candidato bisognerebbe sentire i
magistrati che con lui hanno lavorato e che lo conoscono meglio di
chiunque altro. Anzi, a mio parere anche le valutazioni di
professionalità del singolo magistrato andrebbero effettuate, più che
sulla base del parere del capo dell'ufficio, che non sempre ha le
capacità tecniche per effettuare una valutazione attendibile, proprio
sentendo i suoi colleghi , e non gli avvocati, come qualcuno propone,
perchè almeno in teoria i colleghi non dovrebbero avere nè remore nè
motivi di risentimento all'atto della espressione del parere. Se quello
giudiziario è un potere diffuso, anche la valutazione deve essere fatto
a livello diffuso. In questo modo verrebbe meno la gerarchizzazione
strisciante che era il vero obiettivo della riforma Castelli - Mastella
e il potere delle correnti sarebbe decisamente ridimensionato. Perchè
alla fine proprio la gerarchizzazione è l'aspetto della riforma
dell'ordinamento giudiziario più gradito alle correnti che a parole si
sono opposte alla sua approvazione.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
Il 22/02/2017 15:30, guido.vecchione25 ha scritto:
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> -------- Messaggio originale --------
> Da: Guido Vecchione <guido.vecchione a giustizia.it>
> Data: 22/02/2017 12:42 (GMT+01:00)
> A: "'guido.vecchione25'" <guido.vecchione25 a tin.it>
> Oggetto: Elogio di Nemecsek
>
> Le periodiche polemiche in occasione delle scelte dei Capi degli Uffici
> effettuate dal CSM rischiano seriamente di minare la credibilità del
> nostro
> autogoverno, sia all'esterno, sia all'interno della magistratura.
> È inutile nasconderlo, infatti, che proprio tra i colleghi è oramai molto
> diffusa la convinzione che tali scelte non vengano effettuate con
> riferimento alle effettive capacità dei candidati e alla loro attitudine a
> ricoprire un determinato incarico direttivo, bensì in base a logiche
> spartitorie e siano frutto di alleanze e scambi di reciproci favori.
> Un quadro certamente sconsolante, rispetto al quale molti nostri colleghi
> attribuiscono la responsabilità ai Consiglieri del CSM ed al sistema delle
> correnti.
> Personalmente credo che, sebbene alcune critiche temo siano fondate,
> sarebbe forse opportuno, da parte di tutti noi, un atto di consapevole
> autocritica, riconoscendo che la principale causa di questo fenomeno è
> il " carrierismo" del quale temo che molti nostri colleghi siano
> oramai preda e che, secondo me, determina anche quei fenomeni
> degenerativi del sistema delle correnti che spesso giustamente
> critichiamo.
> La mia opinione, quindi, è che il male non sia costituito dalle
> correnti in
> sé, le quali, se rimanessero sempre fedeli a quella funzione di
> "circoli" tra magistrati che condividono opinioni comuni sulla
> giustizia ed
> il proprio ruolo, ritengo siano associazioni assolutamente da difendere,
> anche contro gli attacchi alla nostra autonomia che provengono dall'
> esterno, bensì dalle prassi degenerative che ho appena descritto,
> delle quali, peraltro, credo il numero di responsabili sia maggiore
> di quello che generalmente viene indicato.
> Quale componente elettivo di un Consiglio Giudiziario, vorrei cominciare
> da una personale autocritica, nel senso che, per aiutare il CSM a prendere
> decisioni migliori, forse i Consigli Giudiziari, in occasione dei pareri
> espressi per gli incarichi direttivi e semidirettivi - tanto più se si
> considera che la posta in gioco non è la progressione in carriera
> del collega - dovrebbero essere più coraggiosi e franchi, scrivendo
> più chiaramente se le caratteristiche di ogni candidato siano tali
> da renderlo in generale idoneo ad assumere incarichi direttivi ed in
> particolare quello al quale aspira.
> Ritengo, infatti, che questi pareri potrebbero essere formulati in
> maniera più rigorosa, con indicazione più netta e chiara di eventuali
> elementi che possano indurre a ritenere che quel collega - che per il
> resto
> potrebbe essere un ottimo magistrato - non disponga di quelle
> specifiche capacità necessarie per assumere un determinato ruolo
> direttivo.
> Credo, inoltre, che mentre sia legittima l'aspirazione di ognuno a
> rivestire un incarico direttivo, anche per dare prova delle proprie
> capacità organizzative, sia preoccupante la tendenza - che purtroppo mi
> pare di scorgere in un crescente numero di colleghi - di aspirare
> sempre e
> comunque ad un ruolo direttivo, essendo disponibile, a tal fine, a far
> parte di quel gioco di alleanze e scambi di favori che tutti deprechiamo,
> almeno a parole.
> Intendiamoci, il carrierismo è un male comune anche ad altre
> amministrazioni, per i magistrati, tuttavia, questo male ha ancora
> minori giustificazioni, poiché l'autonomia che ci è riconosciuta ci
> consente di conseguire le progressioni in carriera, con i relativi
> vantaggi economici, sulla base di periodiche valutazioni di
> professionalità che si possono superare "limitandosi" a svolgere
> diligentemente e con equilibrio il proprio lavoro.
> Questa possibilità, quindi, giustamente prevista a garanzia della nostra
> indipendenza, dovrebbe consentirci di resistere meglio alla sfrenata
> ambizione personale e quindi di essere meno disponibili ad accedere
> ad ogni costo ad un ruolo direttivo, anche perché quel meccanismo che
> molti di noi denunciamo ( e che temo, almeno in alcune occasioni, si
> sia effettivamente verificato ), di alleanze strategiche e scambi di
> favori costituisce il maggiore pericolo per la nostra autonomia.
> In conclusione, credo siano da elogiare ed apprezzare, piuttosto, quei
> nostri colleghi ( che sono convinto siano in realtà la maggioranza )
> che si
> comportano come il personaggio di quel romanzo che tutti abbiamo letto
> da bambini, "I ragazzi della Via Pàl" di Ferenc Molnár.
> Mi riferisco a quel ragazzino gracile e timido, Nemecsek, il solo a
> rimanere, nella banda di ragazzini della quale fa parte, un semplice
> soldato, il quale, tuttavia, si dimostra l'unico capace di agire davvero
> nell'interesse del bene comune.
> L' augurio, per tutti questi colleghi, anche per quelli che sono stati
> chiamati a svolgere ruoli direttivi ( sono sicuro che, nonostante tutto,
> qualche volta ciò accada ) è quello di rimanere sé stessi, per la
> loro indipendenza e di quella dell' intera Magistratura.
> Guido Vecchione
>
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