[Area] Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

Stefano Celli stefano.celli a giustizia.it
Mar 13 Giu 2017 12:08:28 CEST


La franchezza è una gran cosa, e penso che dobbiamo essere grati a chi 
espone le sue idee sinceramente.

Certo in linea di principio le affermazioni dell'avvocato Rosa sono 
sicuramente ben argomentate.

Non intendo contraddirle, ma semplicemente aggiungere un elemento di 
riflessione.

Tutti sappiamo che a fronte di un'agitazione indetta dagli organi 
sindacali il soggetto che decide di porla in essere patisce anche una 
qualche conseguenza.

Quando ho fatto sciopero (tre volte, mi pare, per un giorno), il mio 
stipendio è stato ridotto. E così accade per molti (tutti?) gli altri 
scioperanti.

Si dirà che questo non è sciopero, ma astensione. Non credo che importi, 
intendo sottolineare che non vedo, per il difensore, alcuna ricaduta 
negativa, mentre ne vedo diverse positive, più volte elencate, a volte 
ingigantite, altre volte non considerate, nell'ambito di questa ML e 
altrove. Non parliamo dell'imputato, salvo quello detenuto, che infatti 
deve consapevolmente rinunciare al decorso del termine di fase, 
altrimenti il processo va celebrato.


SIA BEN CHIARO che non intendo minimamente porre in dubbio la 
sussistenza del diritto all'astensione. Non è certo addebitabile al 
difensore se la regolamentazione del suo rapporto professionale è tale 
da non prevedere conseguenze economiche all'astensione. Credo però che 
ci si possa legittimamente attendere, utilizzo l'espressione 
dell'avvocato Lamacchia, "estrema cautela", se non altro perché se si 
dimostra di essere consapevoli delle potenzialità dello strumento, un 
uso morigerato aumenta la credibilità e l'autorevolezza di chi lo pratica.


Altro ci sarebbe da dire sul merito, ma non mi piace confondere i piani, 
e visto che qui si parla di metodo mi fermo qui, sperando di poter 
leggere altri argomenti sul punto, che magari possono farmi cambiare idea


stefano celli - rimini


Il 13/06/2017 10:44, Caterina Interlandi ha scritto:
> Ringrazio molto l’Avvocato Antonio Rosa per la risposta puntuale e 
> franca, che sollecita un dibattito rispettoso e serio sulla questione.
> Sarebbe auspicabile l’organizzazione di un incontro  sul punto.
> Personalmente credo il richiamo al principio dell’abuso del diritto 
> non sia improprio di fronte a astensioni a singhiozzo, ripetute a 
> breve distanza temporale,   numerose e prolungate.
> Ciò perchè esiste il dovere di lealtà processuale, che impone di 
> cooperare per arrivare ad una decisione, tempestiva nella applicazione 
> delle regole del giusto processo.
> Il rispetto del codice di autoregolamentazione non basta, se elude il 
> principio di lealtà processale.
> Sono d’accordo con la necessità di costruire insieme una maggiore 
> coesione tra magistratura e avvocatura consapevole dei propri  ruoli 
> professionali e sociali, e dell’apporto anche economico di ciascuna 
> categoria al buon funzionamento della giustizia.
> Credo che questo obiettivo non possa eludere il passaggio della 
> introduzione di un numero chiuso per l’accesso alla professione 
> forense, e alla creazione di un minimo comune denominatore 
> deontologico per avvocatura e magistratura.
> Caterina Interlandi
> *From:* Rosa & Ferrarese <mailto:rosa-ferrarese a iol.it>
> *Sent:* Tuesday, June 13, 2017 10:24 AM
> *To:* 'Rosario Lupo' <mailto:rosario.lupo a giustizia.it> ; 
> area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
> *Subject:* Re: [Area] Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero 
> indetto dal 12 al 16 giugno 2017
>
> Non entro nel merito della questione, devo però ribadire che 
> –purtroppo- l’astensione è l’unica forma di protesta che hanno gli 
> avvocati e non capisco perché si voglia limitarne l’utilizzo nel nome 
> di un efficientismo giudiziario (che poi è formula del tutto astratto 
> se ci si guarda attorno senza mettersi bende sugli occhi).
>
> Sono certo che chi ha proclamato l’astensione è soggetto legittimato a 
> farlo e ben capace di valutarne le conseguenze e di deciderne  i tempi 
> e le modalità.
>
> Esiste un codice di autoregolamentazione delle astensioni che traccia 
> il confine tra condotte legittime ed abusive; queste sono le uniche 
> regole che devono essere rispettate (anche se oggi, limitatamente ad 
> un aspetto, è stato rimesso all’esame della Corte Costituzionale).
>
> Non dimentichiamo, infine, che da troppo tempo l’Avvocatura è 
> bistrattata, si è impoverita e proletarizzata. La vecchia professione 
> liberale   è stata sacrificata al principio del libero mercato. Chiedo 
> dove era la Magistratura Associata quando questo accadeva; richiamo, a 
> chi fossero sfuggite,  le parole del Presidente del Consiglio 
> Nazionale Forense pronunciate in sede di inaugurazione dell’anno 
> giudiziario sulla necessita di costruire insieme (avvocati e 
> magistrati)  una democrazia solidale che non lascia indietro nessuno, 
> e che sia ricostruita a partire dal ceto delle professioni, dal ceto 
> medio, che non può più essere compresso da un mercato senza regole e 
> la speranza di disegnare una società nuova, libera dalla cultura 
> dell’odio e orientata alla «tutela dei diritti, che non possono essere 
> oggetto di spending review quando si tratta di salute, istruzione, 
> difesa, lavoro»
>
> Se qualcuno se ne fosse nel frattempo dimenticato, ricordo infine 
> l’apporto che l’Avvocatura ha dato (anche sotto gli aspetti 
> finanziari) per l’efficienza e l’innovazione del sistema giustizia.
>
> Escludo, da ultimo, categoricamente che un Consiglio dell’Ordine possa 
> intervenire sugli iscritti per indurli ad aderire alle astensioni 
> proclamate (semmai si limita a vigilare deontologicamente che 
> l'avvocato che aderisca all'astensione non se ne dissoci solo con 
> riferimento a singole giornate o a proprie specifiche attività, né vi 
> aderisca parzialmente, in certi giorni o per particolari proprie 
> attività professionali).
>
> Scusate ma quando si parla di abuso del diritto  con riferimento alla 
> proclamazione di un astensione si finisce per negare il principio 
> dell’esistenza del ricorso ad una legittima forma di protesta 
> (limitandola nel tempo e nella modalità, oltre quanto disposto nel 
> codice di autoregolamentazione).
>
> Che poi queste conclusioni siano tratte dalla parte della Magistratura 
> associata che più di altre si è distinta nella tutele dei diritti e 
> tradizionalmente sforzata nel creare una società solidale, mi sembra 
> davvero un incongruenza dettata (mi auguro) dal nervosismo dovuto alla 
> situazione del ripetersi delle astensioni.
>
> Scusate delle franchezza
>
> Antonio Rosa
>
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