[Area] I tempi erano oscuri....

Francesco Messina frate.adso1962 a gmail.com
Ven 8 Set 2017 15:07:51 CEST


Non ho le doti del collega Pizzi e di altri che riescono, attraverso processi d’intuizione solipsistica, a comprendere le ragioni dell’esistere in questo mondo.
Io mi limito a studiare e a fare qualche riflessione critica nei limiti in cui questo mi è possibile.
Il mio scritto era riferito a determinati metodi comunicativi paradigmaticamente rappresentati due giorni fa da un titolo di un quotidiano.
Considero scontato che tutti sappiano di trasmissioni televisive che, in certi orari della giornata, sapendo sia del tipo di spettatore sia del tipo attività in corso in quel momento della giornata, trattano temi sociali con l’uso di determinati parole e scelte linguistiche.
In estrema sintesi: formano l’opinione comune.  
Che esista una differenza tra bene e male e che alla sua conoscenza si debba pervenire attraverso il ragionamento profondo, e non sulla base di pulsioni, è concetto/esigenza che risale al 2.399 a.C. (Apologia di Socrate e Critone).
Un po’ più recentemente, nel 2006, ne ha scritto Gustavo Zagrebelsky il quale ha ripreso anche alcuni concetti espressi, tra gli altri, da Hannah Arendt in “The Aftermath of Nazi-Rule. Report from Germany” (trad. “I postumi del dominio nazista: reportage dalla Germania”).
Afferma Zagrebelsky che: “...la manipolazione, il travisamento e la ri-creazione dei fatti avviene con le parole. Così può accadere che la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza. Sono regimi corruttori delle coscienze “fino al midollo” quelli che trattano i fatti come opinioni traducibili in parole che vanno su e giù e instaurano un relativismo nichilistico applicato non alle opinioni ma ai fatti, in cui la verità è messa sullo stesso piano della menzogna, il giusto su quello dell’ingiusto, il bene su quello del male; in cui la “realtà non è più la somma totale di fatti duri e inevitabili, bensì un agglomerato di eventi e parole in costante mutamento, nel quale oggi può essere vero ciò che domani è già falso” secondo l’interesse al momento prevalente”.

Quanto poi alla “morale da parrocchia” citata dal collega Pizzi, ricordo che ci sono state parrocchie sperdute, a 450 metri di altezza, senza strada, acqua e luce elettrica, in cui sono state elaborate idee e compiuto azioni che sono divenute un faro per l’evoluzione della responsabilità civile italiana.
Maggiore ponderazione e umiltà non guasterebbero. 
Francesco Messina, giudice Trani

From: thorgiov 
Sent: Thursday, September 07, 2017 11:01 PM
To: area a areaperta.it 
Subject: Re: [Area] I tempi erano oscuri....

Quindi l'ANM intera dovrebbe seguire Area ed entrare nel dibattito pubblico. Addirittura il sindacato dei magistrati dovrebbe prendere una posizione contro il relativismo, come se Einstein non fosse mai esistito, per insegnare a tutti che la distinzione tra il bene e il male esiste, e magari effettuare non solo valutazioni giuridiche ma anche mediche, per le quali non ha nessuna competenza. Una morale da parrocchia. Io invece rivendico il mio diritto al relativismo. Non esiste una morale valida per tutti e per sempre. Non esiste una civiltà eterna. Di conseguenza, se Area vuole impegnarsi in via diretta su questi temi, facesse pure. L'importante è che non pretenda che gli altri la seguano. Per conto mio non posso che dire : vai avanti tu, chè mi vien da ridere.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )




Il 07/09/2017 18:50, Francesco Messina ha scritto:

  Il monito di Brecht "i tempi erano oscuri perché loro hanno taciuto" mi è venuto in mente dopo aver letto ieri l'incredibile titolo di un quotidiano sul caso della bambina morta di malaria.
  La vicenda mi ha fatto anche ricordare i primi minuti di un film della propaganda nazista dal titolo "l'ebreo errante".
  Ho rintracciato il documento su Youtube i cui primi dieci minuti sono molto indicativi.
  Lo metto a disposizione: 
  https://youtu.be/_okkDPI3c-U

  Ciò posto, mi chiedo se, al di là delle valutazioni penali su alcuni eventi, non vi sia anche la necessità che la magistratura si esprima come associazione, sul significato inaccettabile di certa comunicazione.
  Ho trovato ipocrita e debolissima la presa di distanza di qualche giornalista da parole, frasi, metodi propagandistici che sono la negazione assoluta di quella civiltá occidentale che costoro vorrebbero difendere.
  Anche perché, poi, sono gli stessi giornalisti che consentono a quei "maestri" di fare opnione in trasmissioni che vorrebbero essere di approfondimento politico e culturale.
  Mi domando dove siano e cosa facciano, di fronte al bombardamento dei pilastri minimi dell'educazione, i c.d. "intellettuali, i "romanzieri di successo", prontissimi h24 a promuovere i loro libri, i loro spettacoli, ma sostanzialmente silenti davanti all'inquinamento della formazione dei cittadini.
  Mi chiedo, con Brecht, se si debba accettare tutto ciò, tacendo e assuefacendosi all'idea che la libertà di espressione non incontri alcun limite.
  Mi chiedo se ci possa rassegnare a società sempre più sofistica, che relativizza bene e male esiste, che dimentica che la distinzione esiste e la si deve trovare attraverso il pensiero, non sollecitando le pulsioni peggiori.
  Si può decidere di non partecipare più a occasioni pubbliche, anche televisive, in cui siano presenti coloro che incitano all'odio, alterano le notizie, mistificano la realtà per fini evidenti per chi abbia un minimo di capacità critica.
  Ma penso sia soprattutto necessario prendere posizione riconoscibile, chiara e distinta a favore dei giovani e di chiunque non si rassegni a una deriva sempre più spaventosa.
  Francesco Messina, giudice Trani


   

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