[Area] R: tre proposte

carlocitt a alice.it carlocitt a alice.it
Mer 31 Gen 2018 09:41:17 CET


Al volo prendo spunto dalla seconda proposta di Bruno.

 

Due cose:

- mi ha insegnato tanti anni fa un collega che stimo molto che la
caratteristica del giudice d’appello è la “cultura della prova”. Ciò
presuppone il precedente esercizio di un periodo effettivo efficace e
fecondo di giurisdizione vissuta nel giudicare;

 

- è ora di finirla di mandare in appello il più anziano/a in ruolo tra
coloro che hanno fatto domanda nel singolo specifico bando, a prescindere
dalle storie professionali e dalle effettive capacità specifiche. L’ufficio
della corte d’appello è oggi rimasto forse l’unico dove si va solo per
anzianità, anche indipendentemente dalle funzioni che si sono esercitate
prima e dalla concreta soggettiva idoneità alla funzione (che, giova
ricordarlo, è solo collegiale, con quel che ciò comporta). L’ottica (vero
emblema dell’approccio sostanzialmente corporativo che caratterizza il
nostro sistema autoreferenziale) pare sempre quella dell’aspettativa del
singolo, poco (mai?) quella delle esigenze dell’ufficio di destinazione.

 

L’appello, in particolare nel settore penale, è oggi il cuore nevralgico e
vero del sistema: se non funziona l’appello, tutto evapora e rimangono giri
di carte, impegni personali, utilizzazione delle poche risorse, tutto
confluente in un grande gioco di ruoli che culmina nella celebrazione di uno
spreco senza pari. E, soprattutto, nel sacrificio in fatto dei principi
costituzionali dell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge e della
giustizia giusta (che presuppone innanzitutto, per essere tale, una
decisione nel merito e non in rito). Oggi chi va in appello si va per
‘trottare’: alzare l’equilibrio possibile tra qualità e quantità, tensione
alla risposta a domande di giustizia (che sono dell’imputato ma anche della
vittima e, comunque, delle esigenze di tutela e corretta vita sociale di
tutti i cittadini), lotta con le risorse che mancano, aver chiara la
necessità di acquisire una professionalità specifica che è diversa da quella
del giudice di primo grado e tanto più del pubblico ministero, avere
consapevole disponibilità dell’adeguare il proprio modo di lavorare alle
esigenze proprie della funzione e del contesto solo collegiale che la
caratterizza.

 

Ed allora, no ai soli professorini in appello (ci vogliono magistrati che
abbiano innanzitutto specifica esperienza nella ”carne” degli imputati e
delle vittime, nell’esame di testi e consulenti, nella motivazione) e no al
trasferimento del più anziano a prescindere che faccia domanda.

 

Grazie Bruno per aver riposto il problema, che forse perché coinvolgente un
numero sostanzialmente ridotto di magistrate/i pare sempre ignorato o
negletto.

 

Lavori, Bruno, il prossimo CSM per trovare un equilibrio.

 

carlo citterio

 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Giordano Bruno
Inviato: mercoledì 31 gennaio 2018 09:17
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] tre proposte

 

 

Ci sono cose semplici che potrebbero migliorare il nostro lavoro e di cui il
CSM dovrebbe occuparsi coniugando i poteri di normazione secondaria con
quelli di proposta legislativa (senza attendere l'inutile richiesta di
parere su decreti legge che passano con la fiducia).

 

Ho atteso - prima di inviare alcune mie proposte in questa lista - di
riscontrare l'opinione dei colleghi negli incontri di queste settimane per
le primarie di Area cui partecipo, da Gela a Trieste, in (quasi) tutti i
distretti.

 

Provo a sottoporvele:

 

1) APPELLO PENALE: 

 

La recente riforma delle impugnazioni penali non ha modificato le competenze
in relazione alla composizione del giudice di appello penale. Attese le
condizioni agonizzanti delle corti di appello si potrebbe pensare ad un
giudice di appello monocratico che giudichi sui reati a citazione diretta.

Mediamente  in un collegio di appello ci sono colleghi che insieme arrivano
almeno a 90 anni di magistratura che non penso siano necessari per giudicare
in secondo grado un furto di bicicletta, la ricettazione di un motorino o
l'omissione di contributi previdenziali. 

 

2) CORTE DI APPELLO:

 

L'esperienza dei giudici di cassazione c.d. juniores, per particolari
meriti, risulta positiva per la giurisdizione di legittimità. Si potrebbe
quindi estendere alla selezione dei giudici di appello consentendo a
colleghi con specifici titoli il trasferimento in appello. Ciò potrebbe
suscitare particolare interesse nei giudici di primo grado stimolandoli a un
impegno straordinario (anche sul piano scientifico) e ad arginare la deriva
burocratica in attesa di maturare l'anzianità richiesta. 

 

3) COMPETENZE DISTRETTUALI

 

Il legislatore si (e ci) sta abituando a rispondere a situazioni
apparentemente emergenziali "distrettualizzando" le competenze sia in civile
sia in penale (immigrazione, imprese, misure di prevenzione, antimafia,
reati informatici, prostituzione minorile etc etc) senza alcuna
considerazione sulle conseguenze nell'organizzazione giudiziaria e nella
(dis)articolazione del lavoro tra sedi distrettuali e circondariali. Non ho
nulla in contrario - si badi - alle competenze in sede distrettuale ma non
possiamo più sostenere  un'irrazionale distribuzione delle risorse tra sedi
distrettuali e non, con fascicoli viaggianti, applicazioni, processi
istruiti in una sede e dibattuti in altra, pubblici ministeri itineranti nel
distretto etc.

Ratio loci e organizzazione devono essere inscindibili.  

 

Che ne pensate?

 

 

Bruno Giordano 

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