[Area] R: R: tre proposte

Perelli Simone simone.perelli a giustizia.it
Mer 31 Gen 2018 09:53:06 CET


Il giudice monocratico in appello per i reati minori potrebbe essere una buona idea ...
Tuttavia l'appello dovrebbe essere armonizzato con il processo accusatorio, quindi modificato radicalmente con riferimento al processo dibattimentale.
Riguardo alle caratteristiche dei magistrati d'appello, pur condividendo le osservazioni di Bruno  Giordano e di Carlo Citterio,  segnalo che in alcune Corti - tra cui Torino - in occasione degli ultimi bandi non sono stati neppure coperti tutti i posti per carenza di domande!
Altro che necessità di scegliere...


Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di carlocitt a alice.it
Inviato: mercoledì 31 gennaio 2018 09:41
A: area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: tre proposte

Al volo prendo spunto dalla seconda proposta di Bruno.

Due cose:

- mi ha insegnato tanti anni fa un collega che stimo molto che la caratteristica del giudice d'appello è la "cultura della prova". Ciò presuppone il precedente esercizio di un periodo effettivo efficace e fecondo di giurisdizione vissuta nel giudicare;

- è ora di finirla di mandare in appello il più anziano/a in ruolo tra coloro che hanno fatto domanda nel singolo specifico bando, a prescindere dalle storie professionali e dalle effettive capacità specifiche. L'ufficio della corte d'appello è oggi rimasto forse l'unico dove si va solo per anzianità, anche indipendentemente dalle funzioni che si sono esercitate prima e dalla concreta soggettiva idoneità alla funzione (che, giova ricordarlo, è solo collegiale, con quel che ciò comporta). L'ottica (vero emblema dell'approccio sostanzialmente corporativo che caratterizza il nostro sistema autoreferenziale) pare sempre quella dell'aspettativa del singolo, poco (mai?) quella delle esigenze dell'ufficio di destinazione.

L'appello, in particolare nel settore penale, è oggi il cuore nevralgico e vero del sistema: se non funziona l'appello, tutto evapora e rimangono giri di carte, impegni personali, utilizzazione delle poche risorse, tutto confluente in un grande gioco di ruoli che culmina nella celebrazione di uno spreco senza pari. E, soprattutto, nel sacrificio in fatto dei principi costituzionali dell'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge e della giustizia giusta (che presuppone innanzitutto, per essere tale, una decisione nel merito e non in rito). Oggi chi va in appello si va per 'trottare': alzare l'equilibrio possibile tra qualità e quantità, tensione alla risposta a domande di giustizia (che sono dell'imputato ma anche della vittima e, comunque, delle esigenze di tutela e corretta vita sociale di tutti i cittadini), lotta con le risorse che mancano, aver chiara la necessità di acquisire una professionalità specifica che è diversa da quella del giudice di primo grado e tanto più del pubblico ministero, avere consapevole disponibilità dell'adeguare il proprio modo di lavorare alle esigenze proprie della funzione e del contesto solo collegiale che la caratterizza.

Ed allora, no ai soli professorini in appello (ci vogliono magistrati che abbiano innanzitutto specifica esperienza nella "carne" degli imputati e delle vittime, nell'esame di testi e consulenti, nella motivazione) e no al trasferimento del più anziano a prescindere che faccia domanda.

Grazie Bruno per aver riposto il problema, che forse perché coinvolgente un numero sostanzialmente ridotto di magistrate/i pare sempre ignorato o negletto.

Lavori, Bruno, il prossimo CSM per trovare un equilibrio.

carlo citterio


Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Giordano Bruno
Inviato: mercoledì 31 gennaio 2018 09:17
A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] tre proposte




Ci sono cose semplici che potrebbero migliorare il nostro lavoro e di cui il CSM dovrebbe occuparsi coniugando i poteri di normazione secondaria con quelli di proposta legislativa (senza attendere l'inutile richiesta di parere su decreti legge che passano con la fiducia).



Ho atteso - prima di inviare alcune mie proposte in questa lista - di riscontrare l'opinione dei colleghi negli incontri di queste settimane per le primarie di Area cui partecipo, da Gela a Trieste, in (quasi) tutti i distretti.



Provo a sottoporvele:



1) APPELLO PENALE:



La recente riforma delle impugnazioni penali non ha modificato le competenze in relazione alla composizione del giudice di appello penale. Attese le condizioni agonizzanti delle corti di appello si potrebbe pensare ad un giudice di appello monocratico che giudichi sui reati a citazione diretta.

Mediamente  in un collegio di appello ci sono colleghi che insieme arrivano almeno a 90 anni di magistratura che non penso siano necessari per giudicare in secondo grado un furto di bicicletta, la ricettazione di un motorino o l'omissione di contributi previdenziali.



2) CORTE DI APPELLO:



L'esperienza dei giudici di cassazione c.d. juniores, per particolari meriti, risulta positiva per la giurisdizione di legittimità. Si potrebbe quindi estendere alla selezione dei giudici di appello consentendo a colleghi con specifici titoli il trasferimento in appello. Ciò potrebbe suscitare particolare interesse nei giudici di primo grado stimolandoli a un impegno straordinario (anche sul piano scientifico) e ad arginare la deriva burocratica in attesa di maturare l'anzianità richiesta.



3) COMPETENZE DISTRETTUALI



Il legislatore si (e ci) sta abituando a rispondere a situazioni apparentemente emergenziali "distrettualizzando" le competenze sia in civile sia in penale (immigrazione, imprese, misure di prevenzione, antimafia, reati informatici, prostituzione minorile etc etc) senza alcuna considerazione sulle conseguenze nell'organizzazione giudiziaria e nella (dis)articolazione del lavoro tra sedi distrettuali e circondariali. Non ho nulla in contrario - si badi - alle competenze in sede distrettuale ma non possiamo più sostenere  un'irrazionale distribuzione delle risorse tra sedi distrettuali e non, con fascicoli viaggianti, applicazioni, processi istruiti in una sede e dibattuti in altra, pubblici ministeri itineranti nel distretto etc.

Ratio loci e organizzazione devono essere inscindibili.



Che ne pensate?





Bruno Giordano
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