[Area] R: R: tre proposte

thorgiov thorgiov a libero.it
Mer 31 Gen 2018 14:20:08 CET


Io invece faccio una sola proposta, molto più semplice. Poichè l'appello 
non è previsto dalla Costituzione, a differenza del ricorso in 
Cassazione, e poichè l'appello si poteva giustificare con il processo 
inquisitorio, per aggiungere una garanzia di cui c'era bisogno laddove 
la sentenza di primo grado era pronunciata sul materiale raccolto dal 
pubblico ministero senza contraddittorio, è giunto il momento di 
abolirlo una volta per tutte. Ormai esiste il giusto processo, fra 
l'altro con l'udienza preliminare, che di fatto rappresenta un ulteriore 
grado di giudizio, per i reati più gravi. Il sistema di garanzie è 
diventato eccessivo ed è molto costoso, anche sul piano economico. 
L'appello nel penale conviene sempre, perchè male che vada esiste il 
divieto di reformatio in peius e di solito una diminuzione di pena non 
si nega a nessuno, mentre nel civile almeno c'è un filtro rappresentato 
dai costi. Bisogna quindi diminuire le garanzie processuali con 
l'eliminazione di un grado di giudizio. Dopotutto, le sentenze vengono 
pronunciate in nome del popolo italiano, ed è meglio evitare che il 
popolo si pronunci ( e si affatichi ) troppo. Semmai bisogna intervenire 
sul piano del diritto sostanziale, laddove si annidano le vere cause 
della crescita dell'intervento penale.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 31/01/2018 09:53, Perelli Simone ha scritto:
>
> Il giudice monocratico in appello per i reati minori potrebbe essere 
> una buona idea …
>
> Tuttavia l’appello dovrebbe essere armonizzato con il processo 
> accusatorio, quindi modificato radicalmente con riferimento al 
> processo dibattimentale.
>
> Riguardo alle caratteristiche dei magistrati d’appello, pur 
> condividendo le osservazioni di Bruno  Giordano e di Carlo Citterio, 
>  segnalo che in alcune Corti – tra cui Torino – in occasione degli 
> ultimi bandi non sono stati neppure coperti tutti i posti per carenza 
> di domande!
>
> Altro che necessità di scegliere…
>
> *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di 
> *carlocitt a alice.it
> *Inviato:* mercoledì 31 gennaio 2018 09:41
> *A:* area a areaperta.it
> *Oggetto:* [Area] R: tre proposte
>
> Al volo prendo spunto dalla seconda proposta di Bruno.
>
> Due cose:
>
> - mi ha insegnato tanti anni fa un collega che stimo molto che la 
> caratteristica del giudice d’appello è la “cultura della prova”. Ciò 
> presuppone il precedente esercizio di un periodo effettivo efficace e 
> fecondo di giurisdizione vissuta nel giudicare;
>
> - è ora di finirla di mandare in appello il più anziano/a in ruolo tra 
> coloro che hanno fatto domanda nel singolo specifico bando, a 
> prescindere dalle storie professionali e dalle effettive capacità 
> specifiche. L’ufficio della corte d’appello è oggi rimasto forse 
> l’unico dove si va solo per anzianità, anche indipendentemente dalle 
> funzioni che si sono esercitate prima e dalla concreta soggettiva 
> idoneità alla funzione (che, giova ricordarlo, è solo collegiale, con 
> quel che ciò comporta). L’ottica (vero emblema dell’approccio 
> sostanzialmente corporativo che caratterizza il nostro sistema 
> autoreferenziale) pare sempre quella dell’aspettativa del singolo, 
> poco (mai?) quella delle esigenze dell’ufficio di destinazione.
>
> L’appello, in particolare nel settore penale, è oggi il cuore 
> nevralgico e vero del sistema: se non funziona l’appello, tutto 
> evapora e rimangono giri di carte, impegni personali, utilizzazione 
> delle poche risorse, tutto confluente in un grande gioco di ruoli che 
> culmina nella celebrazione di uno spreco senza pari. E, soprattutto, 
> nel sacrificio in fatto dei principi costituzionali dell’eguaglianza 
> dei cittadini davanti alla legge e della giustizia giusta (che 
> presuppone innanzitutto, per essere tale, una decisione nel merito e 
> non in rito). Oggi chi va in appello si va per ‘trottare’: alzare 
> l’equilibrio possibile tra qualità e quantità, tensione alla risposta 
> a domande di giustizia (che sono dell’imputato ma anche della vittima 
> e, comunque, delle esigenze di tutela e corretta vita sociale di tutti 
> i cittadini), lotta con le risorse che mancano, aver chiara la 
> necessità di acquisire una professionalità specifica che è diversa da 
> quella del giudice di primo grado e tanto più del pubblico ministero, 
> avere consapevole disponibilità dell’adeguare il proprio modo di 
> lavorare alle esigenze proprie della funzione e del contesto solo 
> collegiale che la caratterizza.
>
> Ed allora, no ai soli professorini in appello (ci vogliono magistrati 
> che abbiano innanzitutto specifica esperienza nella ”carne” degli 
> imputati e delle vittime, nell’esame di testi e consulenti, nella 
> motivazione) e no al trasferimento del più anziano a prescindere che 
> faccia domanda.
>
> Grazie Bruno per aver riposto il problema, che forse perché 
> coinvolgente un numero sostanzialmente ridotto di magistrate/i pare 
> sempre ignorato o negletto.
>
> Lavori, Bruno, il prossimo CSM per trovare un equilibrio.
>
> carlo citterio
>
> *Da:*Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *Giordano Bruno
> *Inviato:* mercoledì 31 gennaio 2018 09:17
> *A:* area a areaperta.it <mailto:area a areaperta.it>
> *Oggetto:* [Area] tre proposte
>
> Ci sono cose semplici che potrebbero migliorare il nostro lavoro e di 
> cui il CSM dovrebbe occuparsi coniugando i poteri di normazione 
> secondaria con quelli di proposta legislativa (senza attendere 
> l'inutile richiesta di parere su decreti legge che passano con la 
> fiducia).
>
> Ho atteso - prima di inviare alcune mie proposte in questa lista - di 
> riscontrare l'opinione dei colleghi negli incontri di queste settimane 
> per le primarie di Area cui partecipo, da Gela a Trieste, in (quasi) 
> tutti i distretti.
>
> Provo a sottoporvele:
>
> 1) APPELLO PENALE:
>
> La recente riforma delle impugnazioni penali non ha modificato le 
> competenze in relazione alla composizione del giudice di appello 
> penale. Attese le condizioni agonizzanti delle corti di appello si 
> potrebbe pensare ad _un giudice di appello monocratico_ che giudichi 
> sui reati a citazione diretta.
>
> Mediamente  in un collegio di appello ci sono colleghi che insieme 
> arrivano almeno a 90 anni di magistratura che non penso siano 
> necessari per giudicare in secondo grado un furto di bicicletta, la 
> ricettazione di un motorino o l'omissione di contributi previdenziali.
>
> 2) CORTE DI APPELLO:
>
> L'esperienza dei giudici di cassazione c.d. juniores, per particolari 
> meriti, risulta positiva per la giurisdizione di legittimità. Si 
> potrebbe quindi estendere alla selezione dei giudici di appello 
> consentendo a colleghi con specifici titoli il trasferimento in 
> appello. Ciò potrebbe suscitare particolare interesse nei giudici di 
> primo grado stimolandoli a un impegno straordinario (anche sul piano 
> scientifico) e ad arginare la deriva burocratica in attesa di maturare 
> l'anzianità richiesta.
>
> 3) COMPETENZE DISTRETTUALI
>
> Il legislatore si (e ci) sta abituando a rispondere a situazioni 
> apparentemente emergenziali "distrettualizzando" le competenze sia in 
> civile sia in penale (immigrazione, imprese, misure di prevenzione, 
> antimafia, reati informatici, prostituzione minorile etc etc) senza 
> alcuna considerazione sulle conseguenze nell'organizzazione 
> giudiziaria e nella (dis)articolazione del lavoro tra sedi 
> distrettuali e circondariali. Non ho nulla in contrario - si badi - 
> alle competenze in sede distrettuale ma non possiamo più sostenere  
> un'irrazionale distribuzione delle risorse tra sedi distrettuali e 
> non, con fascicoli viaggianti, applicazioni, processi istruiti in una 
> sede e dibattuti in altra, pubblici ministeri itineranti nel distretto 
> etc.
>
> Ratio loci e organizzazione devono essere inscindibili.
>
> Che ne pensate?
>
> Bruno Giordano
>
>
>
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