[Area] R: il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.

Ardigo' Mario mario.ardigo a giustizia.it
Ven 8 Giu 2018 15:51:07 CEST


Intendiamoci bene: fede religiosa e politica sono cose diverse, anche se a fare politica è un’organizzazione religiosa o di ispirazione religiosa. La Chiesa cattolica in Italia è ancora un’importante forza politica, ma la sua politica è un’elaborazione culturale, non discende direttamente dalla religione. Non è obbligatorio seguire quella politica per essere persone di fede e la si può condividere anche se non si è religiosi. Viverla da persone di fede è però più coinvolgente. Si tratta di una politica che ha avuto una veloce evoluzione negli ultimi sessant’anni, in particolare da quando ha contato di meno la teologia e hanno avuto più rilievo altre discipline, come la sociologia e l’economia.

 La metamorfosi è iniziata da quando, dal 1939, si è acquisita consapevolezza del valore, anche religioso,  della pace e ci è si impegnati a costruirla politicamente. Quindi la pace non solo come idealità religiosa, ma come obiettivo politico, da perseguire mediante la trasformazione sociale nel senso della giustizia. Questa è stata la vera svolta. Originariamente, nella fase più violenta del conflitto con il Regno d’Italia, la giustizia sociale era stata più che altro la base di una critica politica a nazionalisti e liberali per mobilitare le masse contro il nuovo ordine. In questo i cattolici sociali papisti facevano lo stesso lavoro dei socialisti rivoluzionari, perché era propriamente ad una rivoluzione politica che miravano. Volevano destabilizzare  e abbattere il nuovo ordine. I ministri di polizia consideravano di una stessa fatta clericali e socialisti rivoluzionari. Questo poi spiega perché il Papato non ebbe difficoltà ad intendersi con una forza rivoluzionaria come il fascismo mussoliniano, liquidando sbrigativamente le prime esperienze politiche del cattolicesimo democratico italiano.  Con fascisti e socialisti condivideva l’avversione al liberalismo. Accettò il nazionalismo italiano quando le si accordò un ministato di quartiere a Roma, considerando chiusa vantaggiosamente (anche dal punto di vista economico e sociale) la “questione romana”, apertasi nel 1870 con la conquista italiana di Roma. La dottrina sociale del Papato si limitava, almeno fino al ’39, a questo. La rottura con il fascismo avvenne durante il regno di Pacelli – Pio XII e sul tema della guerra, alla quale quel Papa era molto contrario, perché intuiva i disastri sociali che avrebbe comportato, come era avvenuto nel ’14-‘18. L’altro tema di contrasto fu la politica fascista di persecuzione etnica contro gli ebrei nel presupposto di una loro inferiorità e perversione per così dire biologica, che non poteva essere accettata dal Papato perché il Fondatore e tutti i suoi primi seguaci erano stati  ebrei. Appena eletto regnante, il papa Pacelli, dall’agosto 1939, diede allora il  via  libera ai cattolici democratici, in particolare agli universitari formatisi nelle organizzazioni di Azione Cattolica seguite da Montini. Commissionò azione sociale e un progetto di costituzione democratica, che effettivamente fu steso a Camaldoli nel luglio 1943, nel corso di un incontro nella foresteria del monastero di Camaldoli, sull’Appennino Toscano. Tutto questo avvenne con il regime fascista ancora vivo e vitale. In questo lavoro i cattolici democratici si incontrarono clandestinamente con i comunisti, che avevano pervicacemente continuato la lotta contro il fascismo, irriducibili. L’antica consuetudine dialettica con il socialismo aiutò. Mio padre fu coinvolto in un’esperienza di quel tipo nel gruppo Labriola di Bologna animato dal suo amato maestro prof. Paolo Fortunati, insegnante di statistica all’università di Bologna. Era nel comitato di redazione della rivista Tempi Nuovi, che, nel quadro delle attività resistenziali, si occupava dell’approfondimento dei temi del socialismo e del comunismo.  Si laureò in statistica con una tesi sulla teoria delle crisi cicliche in Karl Marx. Al seguito di Angelo Salizzoni, che fu in seguito sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi  Moro, partecipò poi alle prime attività  politiche della Democrazia Cristiana bolognese. Già prima del crollo terminale del fascismo, i cattolici democratici avevano dunque una giovane classe politica colta e professionalmente adeguata, di alto profilo intellettuale e morale,  pronta ad impegnarsi nel governo su mandato del Papa e un progetto di nuova Costituzione. Questi cattolici democratici non erano anticomunisti, né antisocialisti, per la dura esperienza di lotta in uno stesso schieramento antifascista. Obiettavano al comunismo di marca leninista il totalitarismo e al marxismo il suo carattere ostile alla fede religiosa. Ma sapevano intendersi con i comunisti e i socialisti come poi fu dimostrato nel lavoro della prima sottocommissione della Costituente che scrisse i  “principi fondamentali” , nella quale fu fondamentale il comune sentire di Basso, Dossetti, Iotti, La Pira, Moro, Togliatti. Profonda intesa, non “contratto” come si dice oggi.  Il lavoro che i cattolici democratici si proponevano andava molto oltre la conquista del governo. Avevano un progetto di democrazia popolare a forte impegno sociale in cui volevano coinvolgere i socialisti e i comunisti, contrastati naturalmente dai clerico-moderati e dai clerico-fascisti, come ancor’oggi avviene. Per questo De Gasperi definì la Democrazia Cristiana un “partito di centro che guarda verso sinistra”. L’idea era quella di rendere irreversibile la rivoluzione sociale, che poi è il senso dell’espressione comunista “dittatura del proletariato”. Indietro non si doveva tornare. Erano le masse che dovevano essere educate a resistere ad ogni nuova tentazione di tipo fascista ed ecco perché era indispensabile l’intesa con socialisti e comunisti che ne controllavano molta parte, in particolare quella dei lavoratori dell’industria.

 Naturalmente quando si parla spregiativamente di “democristiani” e di “comunisti” non si ha consapevolezza di quello che ho descritto. Si pensa ai democristiani della decadenza, quali furono dalla metà degli anni ’80, e ai comunisti sovietici, senza considerare quanto fossero diversi quelli italiani, che espressero storicamente una classe politica di alto profilo intellettuale e  morale, della quale l’Italia non poté valersi quando più sarebbe stato necessario, per contrastare più efficacemente la crisi della politica che si manifestò dalla metà degli anni ‘80. I comunisti rimasero sempre forza di opposizione, non si riuscì mai ad aprir loro la strada del governo democratico in Italia. Ad un certo punto finirono e si trasformarono.  Poi, nelle successive metamorfosi, espressero anche una classe di governo; però rimasero anche allora condizionati dal fattore “K”, come si chiamava negli anni ’70, vale a dire  l’interdetto contro governi con partecipazione comunista, quindi dal sospetto dei loro critici che, una volta al potere, non si sarebbe più riusciti a mandarli all’opposizione. Così sembrarono considerare una prova di maturità politica quando, da forza di governo, si riusciva a mandarli nuovamente all’opposizione. Un influsso di quel modo di pensare si è avvertito anche dopo le recenti elezioni politiche.  Per i cattolico democratici il problema non si poneva: il  loro mandato era di rimanere sempre al governo. In effetti negli anni ’90 ci riuscirono dividendosi formalmente e colonizzando destra e sinistra, ricucendo da quelle posizioni  la società italiana. Ma venne meno il progetto di riforma sociale. Questo fondamentalmente per l’attenuarsi dell’impulso del Papato, dal papa Wojtyla in poi, che divenne meno legato all’Italia. Il principale handicap dei cattolici democratici era stato storicamente quello di muoversi prevalentemente sulla base di quell’impulso. L’intesa con il socialismo divenne difficile per l’interdetto che veniva dal papa Wojtyla. E dagli anni ’90 il socialismo italiano, poi, apparve liquefarsi. Negli anni ’80 era sembrata progressivamente  prevalere in esso  l’ala più anticlericale e antireligiosa, come nel craxismo.  Ed è proprio la mancanza di quell’impulso il problema nelle ultime vicende politiche nazionali. La forza politica della Chiesa, pur ancora imponente,  non è stata attivata né dal Papato né dai vescovi italiani. Perché? Si può pensare che abbiano inciso la profonda spaccatura verticale che attraversa il mondo ecclesiale per varie ragioni e le gravi difficoltà che travagliano il Papato nel suo lavoro di adeguamento ai tempi, troppo a lungo rimandato. Ma la ragione vera penso sia che per almeno una generazione, regnante papa Wojtyla, non si è proseguita quell’attività di formazione delle masse cattoliche alla politica democratica che era stata affidata storicamente all’Azione Cattolica. A lungo i  rapporti con la politica di governo erano stati regolati direttamente dai vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, centrandoli su alcuni specifici temi di interesse, quali i finanziamenti alle istituzioni e scuole religiose, le questioni matrimoniali (chi si può sposare e come) e riproduttive (aborto, contraccezione), il fine vita e l’obiezione di coscienza. Era venuto meno l’interesse per la riforma sociale, probabilmente pensando che la pace europea fosse ormai un risultato irreversibile. La storia recente dimostra che non è così. Dunque gli appelli che vengono da Papa e vescovi, come quello recente del cardinal Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, sembrano ora  cadere nel vuoto. Manca l’agente politico in grado di raccoglierli. Le parole dell’imponente letteratura pontificia rimangono parole. Rendendosene bene conto, il Papato non ha lanciato l’ordine di impegnarsi, come aveva fatto invece dal 1939 e in altre occasioni successive. Ricordo, ad esempio, la spettacolare azione politica promossa da papa Wojtyla negli anni ’80 con le scuole di politica animate dai gesuiti Bartolome Sorge ed Ennio Pintacuda, dalle quali scaturì la riforma politica che va sotto il nome di “primavera palermitana”. La formazione, l’educazione, devono sempre precedere l’impegno politico. Secondo il  modo di pensare della Chiesa, politici non ci si improvvisa.

   Di questi tempi, abbiamo quindi veramente vissuto una fase di cambiamento, che presto si rifletterà, credo,  anche sulla Costituzione. Molti in Italia non intendono più il suo parlare. A prenderla sul serio sono rimasti in genere i magistrati, però non di rado per ragioni di semplice logica giuridica, trattandosi di norma posta al di sopra della altre. Nella passata legislatura si è però aperta la via alla decostituzionalizzazione  di certi importanti principi, come quello del diritto al lavoro. E’ possibile che si prosegua con quello della salute e con la previdenza sociale. C’è poi il tema della progressività tributaria. E’ un nuovo mondo che sta manifestandosi. Vorrà darsi, alla fine, una sua costituzione.

  Di certe cose si è perduta memoria. Il rischio, in casi simili, è che la storia si ripeta. Non penso al fascismo, la cui religione nazionalista suonerebbe ostica alla gente d’oggi, con tutti i suoi appelli al sacrificio della vita per la Patria. Ma all’Italia degli stati preunitari, colonizzata dagli altri europei. Il disfacimento dell’unità nazionale potrebbe accompagnarsi al fallimento del processo di unificazione europea, il capolavoro del cristianesimo sociale e democratico, che improntava le nazioni dalle quali originò, Francia, Germania e Italia.

Mario Ardigò











Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di thorgiov
Inviato: venerdì 8 giugno 2018 09:21
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.



O puoi andarci per non parlare con nessuno, ma solo per farti vedere da quel prete. O, più semplicemente, non andarci affatto, se non hai interesse a farlo. Indubbiamente la Chiesa cattolica ha grosse disponibilità economiche, che sono quelle che oggi contano. Possiede anche, grazie alle parrocchie, una presenza capillare nel territorio, quella presenza che i vecchi partiti avevano e che i nuovi, con l'eccezione della Lega, hanno perso da molto tempo. Ha una storia ed una esperienza di due millenni. Per questo esistono molte persone che, pur non essendo affatto credenti e neppure cattoliche, hanno interesse a rapportarsi con la Chiesa. Però un tempo il Vaticano aveva una forza di persuasione che oggi ha perso. Rammento una recente intervista al fondatore della Comunità di Sant'Egidio, il quale nell'occasione ha dichiarato che il voto del 4 marzo 2018 ha evidenziato il disinteresse della popolazione per le tesi della Chiesa. Non è un caso che le invettive di Gesù nel Vangelo fossero dirette contro le città che erano rimaste indifferenti al suo messaggio. L'ostilità vivifica la Chiesa, che può testimoniare la propria presenza con il martirio. L'indifferenza la distrugge nelle fondamenta. Questo è un processo storico che in realtà va avanti da anni. Negli anni '60 del secolo scorso destò scalpore un giudizio penale per diffamazione a carico di un vescovo che aveva definito pubblici concubini due conviventi more uxorio. Per la prima volta i cattolici scoprirono di potere essere minoranza e che la Chiesa non poteva affermare liberamente il proprio magistero. Un tempo le parrocchie contavano moltissimo perchè non esistevano altri centri di aggregazione nella società. Tanto per fare un esempio, se si voleva imparare a giocare a calcio, bisognava frequentare l'oratorio. Oggi esistono le scuole di calcio private. E poi, al di là dei discorsi sui massimi sistemi, davvero pensi che il Governo del Berlusca sia caduto perchè la CEI aveva manifestato esplicitamente delle critiche al modo di vivere del Capo del Governo dopo il caso Ruby ? Il buon Silvio, dopo tutto quello che ha combinato, ancora alle ultime elezioni ha avuto comunque milioni di voti. Ovviamente tra quei voti non c'era il mio. Ma non perchè io sia cattolico. Anzi, sono ateo.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



Il 07/06/2018 18:43, Ferrari Roberto ha scritto:

   Forse non è questo il senso dell' intervento di Ardigò, senza dubbio interessante e stimolante. Ma sono personalmente convinto che il Papa avesse molte Divisioni sfuggite al conteggio di Stalin. Di certo la Chiesa è viva e il PCUS è morto.
   La Chiesa Cattolica è soprattutto Romana; da Roma ha ereditato una sapienza politica che le consente tuttora di mantenere la leadership in gran parte del mondo conosciuto.
   Di questo è ovviamente parte anche l' economia finanziaria. In essa sono racchiusi potenti strumenti di governo extraterritoriale. Più potenti delle divisioni di Stalin; flessibili e facili da spostare da un fronte all' altro.
   Nè ha molta importanza la conta dei fedeli; conosco un mucchio di ufficiali cattolici non credenti, nè praticanti. In Chiesa puoi andare a parlare con Dio, come dicevano di De Gasperi, o col prete, come dicevano di Zio Giulio.




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   Da: Area <area-bounces a areaperta.it><mailto:area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov <thorgiov a libero.it><mailto:thorgiov a libero.it>
   Inviato: lunedì 4 giugno 2018 16:22
   A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
   Oggetto: Re: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.



   Dici sul serio ? Secondo te furono le esplicite critiche rivolte dai vescovi italiani a Berlusconi in occasione del famoso scandalo del Bunga Bunga a causare la caduta del suo Governo ? E chi lo sapeva che il Silvio nazionale era tanto religioso, tanto pio, che non poteva rimanere insensibile alle critiche della CEI ? Si vede che rimase folgorato come San Paolo sulla via di Damasco. Dunque non fu un complotto internazionale a fargli sloggiare le tende, come lui di continuo sostiene. Furono i rimorsi della coscienza, che però non ci sarebbero stati se non si fosse mossa la cosiddetta Chiesa docente. Non sapevo neppure che il fascismo nel 1929 non crollò solo grazie al Concordato, che fu stipulato da Mussolini novello "uomo della Provvidenza". Ma dai!

   Nel 2011 il Berlusca fu convinto dalla tempesta finanziaria che si abbattè sull'Italia, e più precisamente dal pericolo, molto concreto, che questa andasse a danno anche delle sue società quotate in borsa. Il suo Esecutivo era bloccato, non riusciva a fare niente se non a occuparsi di giustizia, settore questo effettivamente molto caro al capo del Governo per motivi non proprio nobili. Ma i mercati finanziari sono una forza troppo potente ai tempi nostri. Quanto al fascismo, nel 1929 il regime era già consolidato nelle sue strutture, ivi compreso il Tribunale Speciale per i delitti politici, anche se indubbiamente il Concordato giovò molto a Mussolini. Da quel momento però incominciò una spietata concorrenza tra fascismo e Chiesa cattolica nella materia della educazione dei giovani, che ciascuna delle due forze voleva esercitare a modo suo, quasi in regime di monopolio. Ad oggi, per fortuna, almeno dal mio punto di vista, la Chiesa cattolica conta pochissimo tra la gente, anche se i telegiornali continuano a trasmettere ogni giorno le sue opinioni, espresse su qualsiasi materia. Ma chi le ascolta queste opinioni ? Non lo vedi che le chiese sono praticamente vuote, frequentate quasi esclusivamente da anziani ? Qual è la reale importanza dei messaggi di Bergoglio, che siano ispirati o meno alla teologia della liberazione ? Tu parli dell'Azione Cattolica come struttura specificamente politica da cui deriva in gran parte la struttura della democrazia repubblicana post-fascista, ma forse non rammenti lo schiaffo metaforico che le diede il Sindaco Raggi quando nel 2016 si rifiutò di presenziare ad un incontro organizzato in Vaticano da questa associazione con una scusa, non perchè fosse in rotta ideologica con le Acli, ma perchè semplicemente si annoiava di andare a quella riunione. Insomma, la vedeva come qualcosa di inutile, e aveva ragione, perchè oggi politicamente l'azione cattolica non conta più nulla . Indubbiamente nel corso dell'ultima legislatura c'era un Capo del Governo cattolico, vale a dire Gentiloni, ed anche alcuni ministri cattolici, come Graziano Delrio. Ma una volta che se ne sono andati loro, la Chiesa non ha più nessun referente, in assoluto. Quando c'era la Democrazia Cristiana era tutto diverso : i ministri cambiavano come trottole, ma il partito continuava ad essere un riferimento per tutti i cattolici e quindi anche per il Vaticano. Ma oggi non c'è più la Democrazia Cristiana, e anche i cattolici sono diventati una minoranza. Certo, è una minoranza molto attiva e, aggiungo io, molto fastidiosa, che interviene su tutto. Certo, il Vaticano è uno Stato nello Stato, molto autoreferenziale, economicamente molto florido. Tuttavia, in fin dei conti, per una religione che ha come proprio fine il proselitismo, esiste qualcosa di insopportabile : l'indifferenza al suo messaggio. Questo spiega le invettive contenute nel Vangelo contro le città che non si convertivano. L'indifferenza è qualcosa che la Chiesa non riesce ad accettare, mentre il martirio è una conferma della sua esistenza, della sua importanza. Nel Colosseo non si uccidono più i cristiani. Ma al Campidoglio non vengono più ascoltati, e questo per Bergoglio è molto peggio.

   FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )





   Il 04/06/2018 06:41, Ardigo' Mario ha scritto:

        Riguardo al Governo, la Chiesa cattolica non è una "religione", ma una grande forza politica, incomparabilmente più influente e attrezzata di ogni altro partito oggi corrente. E' quella che prima diede un'occasione al fascismo mussoliniano e poi alla democrazia, dominandola fino al 2012. Nel settembre 2011 una prolusione del cardinale presidente della CEI causò di fatto la caduta di un Governo. In Italia è attualmente profondamente divisa, verticalmente, dai vertici alla base, ma condivide alcuni principi di azione sociale. In Italia è anche una forza autonoma, autoreferenziale, una variabile indipendente.  I suoi vertici non sono più espressione della marginalità italiana, si sono mondializzati, parlano tutte le lingue del mondo. Ha una raffinata diplomazia. Da metà Ottocento in Italia si dedicò all'agitazione sociale, facendo di clero e religiosi un corpo sostanzialmente di "rivoluzionari di professione", prima che ci pensasse Lenin.  A quei tempi "clericale" equivaleva a "eversivo" e i clericali vennero colpiti dalle leggi antisovversione italiane dell'epoca, da quelle di Crispi in poi. Dal 1906 si dotò di una struttura specificamente politica, nell'Azione Cattolica. Da quest'ultima deriva in gran parte la struttura della democrazia repubblicana post-fascista. La si vide all'opera nell'agitazione delle masse in occasione delle elezioni politiche del 1948. Quel suo  agente politico è progressivamente venuto meno, non più curato come tale durante il lungo regno religioso di Karol Wojtyla, così come il partito "cristiano". Ora però sta iniziando ad essere pervasa dalla "teologia del popolo" di origine latino-americana, fortemente contrastante con molte idee della politica di oggi. Mario Ardigò


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      Da: Area <area-bounces a areaperta.it><mailto:area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov <thorgiov a libero.it><mailto:thorgiov a libero.it>
      Inviato: domenica 3 giugno 2018 20:39
      A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
      Oggetto: Re: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.



      Non lo so se alcuni esponenti del cosiddetto Governo del cambiamento stiano blandendo la Chiesa cattolica o in generale gli elettori cattolici. Sono però sicuro che, per restare in piedi, l'attuale Governo dovrebbe convincere non coloro i quali credono in una religione, ma i mercati finanziari, che adottano un solo motto : Dio perdona, io no !

      FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )



      Il 03/06/2018 18:13, Ardigo' Mario ha scritto:

         Dal 1864, quelle del marzo scorso sono le prime elezioni politiche nazionali in cui il Papato non è intervenuto. La Chiesa cattolica è comunque, attualmente, la prima forza politica della nazione con un organizzazione capillare e centri di formazione di alto livello. Una forza ancora potente, anche  a livello mondiale. Questa organizzazione politica è stata messa in piedi in Italia nel 1906, in previsione dell'introduzione del suffragio universale maschile e di un intervento di una forza di massa papista nelle elezioni politiche, che in effetti vi fu alle elezioni del 1913. E' stata poi la base sulla quale, dal 1939, si è costruita la lunghissima egemonia del cattolicesimo politico e la stessa democrazia repubblicana post-fascista. Però nessuna delle forze politiche che partecipano oggi allo scontro politico ha mantenuto dimestichezza con quella realtà. La dottrina sociale, che è la sua ideologia, è stata del tutto ignorata. La politica oggi egemone non sente la necessità di una "conciliazione", come invece avvenne al fascismo storico, che ad essa dovette il decennio, dal 1929 al 1939, in cui, da basi pericolanti, divenne forza totalitaria e pervasiva. Ma avverte vagamente la presenza di quel soggetto politico e lo teme. E a ragione. perché l' ideologia che ha prevalso di questi tempi  è non solo altamente laicizzata, ma contrastante con principi basilari della dottrina sociale.  Una veloce lettura della più recente enciclica sociale, la Laudato si' può bastare per convincersene. Non c'è in essa una sola parola che non suoni come un rimprovero verso le opinioni prevalenti nell'Italia di oggi.

           Non conoscendo com'è la Chiesa cattolica italiana di oggi, avendone imprecise antiche reminiscenze, alcuni la pensano fatta in prevalenza da bacchettoni ossessionati dal sesso. Che naturalmente ci sono ancora, per carità. Ma sono realtà marginali, anche se piuttosto chiassose. Gli omosessuali e le loro famiglie in genere sono accolti da amici nelle parrocchie.  Non si tratta di iniziative spontanee, ma di orientamenti del Papa e del vescovi.

          Chi ha poca familiarità con la Chiesa, può pensare di tentarla offrendole l'ostilità verso le famiglie omosessuali, in cambio di appoggio o anche solo del silenzio. Ma quell'ostilità è vissuta in genere  come peccaminosa dai credenti. Colpire le famiglie omosessuali è di solito ritenuto malvagio. E in religione si cerca di combattere le tentazioni. Ti conducono sul pinnacolo del Tempio e ti dicono che tutto quello che vedi sarà tuo, promettono potenza, se si cederà, prostrandosi.  E, la potenza di questo mondo, come sempre, si ottiene a spese dei più deboli. Una potenza che in religione ci si impegna a ripudiare.

          Mario Ardigò




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         Da: Area <area-bounces a areaperta.it><mailto:area-bounces a areaperta.it> per conto di Ciccio Zaccaro <giozaccaro a alice.it><mailto:giozaccaro a alice.it>
         Inviato: domenica 3 giugno 2018 16:39
         A: area
         Oggetto: [Area] il governo, le famiglie, i minori ed il Csm.



         Il Contratto di governo, presupposto programmatico del governo Lega-5stelle, poco dice sulla giustizia civile ( nulla sulla Corte di Cassazione... grande malata) e tace sul tema dei diritti.

            In materia di persone e famiglia, emerge poi una visione tutta adultocentrica (si veda, per esempio, l’attenzione al “diritto” di ciascun genitore separato ad avere  con se’, per pari tempo, il figlio, disinteressandosi della volontà e dell’interesse dei minori).

            Preoccupano, infine, le dichiarazioni del ministro alla famiglia che nega l’esistenza delle famiglie arcobaleno. Comunque la si pensi sul tema, i legami familiari fra persone dello stesso sesso e la omogenitorialita’ sono fatti che sempre più si affermano nella società italiana. Negarne l’esistenza, significa privare di regolamentazione quello che già e comunque esiste.

            Significa anche svilire il lavoro dei giuristi e dei tribunali che, negli anni, hanno trovato soluzioni equilibrate e sempre prese nell’interesse del minore.

            Significa imporre un punto di vista ideologico alle parti che rivendicano i diritti in tribunale ed ai giudici che cercano di tutelare i diritti con le sentenze.

            Anche per questo il futuro Csm deve essere forte ed autorevole. Lo deve essere per difendere l’indipendenza e l’autonomia della giurisdizione, sopratutto nell’interesse dei cittadini nel cui nome e’ esercitata.

            Deve esserlo anche quando si occupa di giustizia per le persone, le famiglie e per i minori.

            Si dovranno adeguatamente valorizzare le professionalità e le specifiche esperienze professionali, soprattutto nella scelta dei dirigenti degli uffici come non sempre e’ accaduto.

            Si dovrà studiare come dare conto, in sede di valutazione di professionalità, del tempo e del modo di ascolto del minore, che sfugge ai freddi rilievi statistici ma che invece sostanzia la giurisdizione in materia. Ascoltare i minori e tenere conto del loro interesse e’ un obbligo e non un capriccio dei giudici.

            Si dovranno valutare i progetti organizzativi delle procure ordinarie e minorili, anche nella misura in cui dettino la linea dell’ufficio per gli interventi negli affari civili.

            Si dovranno adeguare i format dei programmi di gestione perché, per ovvi motivi, i procedimenti civili nell’interesse dei minori non devono per forza chiudersi in tre anni ma devono durare fintanto dura il pregiudizio per il minore.

            Il Csm riguadagnerà credibilità anche quando saprà rendersi conto delle specificità degli uffici specializzati e adeguare la propria azione ad essi.

            Giovanni Ciccio Zaccaro





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