[Area] R: fiesoli

Vignale Lucia lucia.vignale a giustizia.it
Mar 10 Lug 2018 18:59:03 CEST


Caro Stefano,

probabilmente mi sono spiegata male, perché in realtà siamo d'accordo.

Io sono fermamente convinta che si debba  cercare di capire se si è  sbagliato o si è  fatto bene anche ascoltando le ragioni di chi ci critica, ma non mi pare che nella mail cui ho risposto ci fosse scritto questo. C'era scritto:  "se la giustizia è amministrata in nome del popolo, non possono i suoi sacerdoti suscitare scandalo".

Se si condivide questa frase, infatti, (e ribadisco che del caso Fiesoli non so nulla, quindi il mio voleva essere un discorso generale) , amministrando la giustizia "in nome del popolo"  forse  si dovrebbe negare sempre la protezione internazionale, oppure ritenere scriminato per legittima difesa  chi spara al ladro che fugge colpendolo alla schiena.

Insomma: ben vengano le critiche, tanto più se riguardano formalismi che allontanano il giudice dalla realtà, ma , per favore, non si dica che la bontà di una decisione si misura sul grado del consenso che essa raccoglie nell'opinione pubblica.

Lucia


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Stefano Celli <stefano.celli a giustizia.it>
Inviato: martedì 10 luglio 2018 18:01
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: fiesoli


Beh, questa volta dissento da Lucia, pur con tante precauzioni.

Trascrivo un paio di passaggi dell'ordinanza che Ornella ci ha inviato:

Il senso dell'affermazione è che è eseguibile la pena che sia stata determinata
e non anche quella che sia già determinabile, sia pure in modo certo, ma non
ancora applicata specificamente.

e ancora

Il fatto che il risultato finale non potrà consistere in una pena inferiore a
quella ora posta in esecuzione non significa che la pena sia stata già definita.

La decisione sarà anche ineccepibile, ma cozza contro il buon senso. Che non c'entra nulla con il sentir della maggioranza, che può essere una maggioranza dissennata.

Non vedo, nell'accorato sfogo di Ubaldo Nannucci, un'invocazione del meccanismo stigmatizzato da Ferrajoli.

E credo fermamente che, fermo restando quel che dice Ferrajoli, che la società civile ci interpelli sempre, perché bisogna capire se chi ci critica (o ci approva) può avere una ragione. Insomma io non inseguo il consenso, ma se mi dicono che sbaglio cerco di capire se ho fatto bene o no. Sia che me lo dica il giudice, sia che venga criticato dal popolo. E ovviamente cerco i fondamenti delle mie ragioni nel diritto, mai nel consenso (altrimenti mi candiderei al parlamento).

Non si tratta di condannare a morte o a trent'anni piuttosto che a dieci; non si tratta di assolvere l'imputato, in assonanza/dissonanza con la pubblica opinione o i potenti.

Penso che sia singolare affermare che "il risultato finale non potrà consistere in una pena inferiore"(vedi sopra) e poi negare che questa pena sia stata (almeno per quella parte) definita.

Questo, per me, è un formalismo. Che non mi piace, sia che Salvini, Di Maio, Bersani, Renzi, Orlando, Berlusconi, Fico e persino Mattarella siano consenzienti oppure no.

E forse è pure sbagliato, ma io di esecuzioni capisco poco, quindi ...

Stefano


Il 10/07/2018 13:35, Lucia Vignale (Esterna) ha scritto:
Da “Giurisdizione e consenso” di Luigi Ferrajoli:  deve “esserci un giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la maggioranza della pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove quando i medesimi poteri ne pretendono l'assoluzione”.
Io proprio non so nulla del caso Fiesoli, ma la mail di Ubaldo Nannucci mi ha subito richiamato alla mente la citazione che ho trascritto.
Io credo che questa frase di Ferrajoli  sia ancora valida e lo sia oggi più che mai  perché l’indipendenza e l’autonomia dei Magistrati ha fondamento nel carattere non consensuale né rappresentativo della loro legittimazione.
Cari saluti a tutti
Lucia Vignale

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di u.nannucci a alice.it<mailto:u.nannucci a alice.it>
Inviato: martedì 10 luglio 2018 09:26
A: area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>
Oggetto: [Area] fiesoli

la scarcerazione di rodolfo fiesoli rivela che c’è qualcosa di sbagliato nella amministrazione della giustizia. quando le decisioni giudiziarie suscitano riserve, anzi indignazione nella società civile, vuol dire che c’è qualcosa di aberrante nel nostro modo di amministrare giustizia. il giudice è percepito come padrone della giustizia, non come organo indipendente che applica la legge. e non basta nascondersi dietro formalismi tecnici, che ignorano il senso vero della giurisdizione. se la giustizia è amministrata in nome del popolo, non possono i suoi sacerdoti suscitare scandalo. quando i fatti sono accertati in termini di ragionevole certezza, l’applicazione della pena è un dovere istituzionale. neanche la cassazione se ne può sciogliere, se non vuol diventare un legislatore libero di inventarsi sentenze creative. come recenti e molteplici decisioni, spesso tra loro contradditorie, rivelano
ubaldo nannucci



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