[Area] 3 considerazioni a margine....

Francesco Messina frate.adso1962 a gmail.com
Dom 2 Set 2018 19:34:50 CEST


Un dialogo domenicale con Marco Imperato mi ha fatto venire in mente qualche considerazione. 

1. L’ennesima mistificazione mediatica che ha riguardato un provvedimento del Tribunale del riesame di Milano dimostra che quando si discute del rapporto tra realtà oggettiva e percezione di essa non si devono dimenticare due temi qualche modo prodromici: quello di chi comunica e di cosa comunica; e quello chi riceve il contenuto della comunicazione.

Infatti, esiste un stretta relazione tra l'informazione e il processo di globalizzazione degli ultimi anni, al punto essa influisce su come l'informazione "forma" (appunto!) l'opinione pubblica.



2. Quanto ho prima scritto porta al tema del "consumo" dei media da parte dei cittadini.

Dobbiamo prendete atto che mentre nei decenni scorsi il principale oggetto di riflessione degli studiosi della comunicazione ha riguardato l"offerta" delle informazioni, da alcuni anni ormai l'attenzione si è spostata sul "destinatario", e cioè sul "consumatore" del “prodotto” a lui messo a disposizione da chi gestisce gli strumenti di comunicazione o da chi utilizza in modo costante la rete.

In sostanza, oggi ci si muove all'interno di una logica di mercato, inteso quest’ultimo come il luogo in cui  sempre più si negoziano risorse e bisogni sociali.

Seguendo questa impostazione, quindi, non rilevano tanto i contenuti scambiati e, soprattutto, la loro "qualità", bensì la "quantità" di scambi e i soggetti interessati a essi.

Si è così potuto sostenere – anche molto autorevolmente - che "informazioni" e "merci" sono tra loro assimilabili quanto ai concetti della circolazione e della concorrenza.

Ma non vi è dubbio - almeno per chi (e spero anche noi) ha una visione della politica che guarda al progresso di tutti, e non al vantaggio di pochi - che una tale “assimilazione” non regge più se si considera la democrazia positiva, quella, cioè, in cui si manifesta la libertà di scelta consapevole del cittadino.

La posizione di chi "produce" informazione è diversa rispetto a chi ne fruisce perché per quest'ultimo il non avere una qualche forma di contatto con il mondo dei media equivale all’esclusione dalle relazioni sociali. E quasi nessuno di noi vuol essere o rimanere isolato!



3.  Concludo, ricordando che il rapporto tra selezione delle notizie (la c.d.“agenda setting”) e pubblico è influenzato dalle conoscenze pregresse di quest'ultimo.

Maggiori saranno le competenze di chi legge, vede o ascolta su un determinato argomento, e minori saranno le possibilità di chi gestisce la "agenda" d'imporre determinati contenuti.

Diversamente, la scarsa conoscenza delle persone renderà maggiore la loro dipendenza cognitiva e, quindi, anche la formazione della loro "opinione".

Il convergere e il posizionarsi delle diverse "esigenze" (tra chi gestisce il mezzo e il pubblico) porta alla "costruzione" della realtà sociale, quella realtà che oggi notiamo proposta nel "newsmaking" giornalistico e che poi si estende alla formazione dei temi della discussione pubblica.
La domanda, quindi, è: siamo in grado e vogliamo impegnarci, non dico di far mutare verso alle cose, ma almeno per rallentare o rendere più difficoltoso lo sprofondare la collettività verso uno stato di sempre minor controllo critico, prendendoci – in modo organizzato – qualche responsabilità?


Francesco Messina, giudice Tribunale Pesaro 


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